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Auto elettriche, arrivano gli incentivi

Una panoramica sulle vetture elettriche: consumi di energia e risparmio di emissioni di anidride carbonica; ricarica, raccolta, smaltimento e riciclo delle batterie.
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Foto: Eelctric Car

Scade oggi, 31 agosto, per quest’anno il termine per presentare la domanda per i contributi provinciali destinati alle aziende che acquistano veicoli elettrici (macchine, biciclette cargo oppure scooter elettrici) e colonnine di ricarica.

Il mercato delle auto elettriche comincia a prendere piede, come si ricava dall’Annuario statistico dell’Automobil Club d’Italia 2017, consultabile a questo link.

Il Ministero delle Infrastrutture dei Trasporti nel fotografare la situazione concernente tutti i veicoli, compresi quelli ad alimentazione elettrica ha registrato il parco circolante dei veicoli a livello nazionale e con aggiornamento al 31 maggio 2017 il parco circolante dei veicoli in Trentino Alto Adige

Intanto abbiamo voluto rispondere ad alcune domande sulle batterie delle automobili elettriche: dove si ricaricano? quanta energia si consuma e quanto si risparmia in emissioni di CO2? che fine fanno le batterie esauste e come si smaltiscono? 

I ricaricatori

 

In  provincia di Bolzano sono situati in punti diversi i ricaricatori delle batterie per le auto elettriche: alcuni sono stati installati dall’azienda di energia elettrica Alperia, mentre gli altri da diverse compagnie elettriche e da singoli imprenditori.

Per quanto riguarda i ricaricatori di Alperia, le prime due stazioni “Quick” sono state installate nel 2014 a Bolzano ed a Merano, alle quali poi sono seguite le altre.

Ad ora in Alto Adige vi sono 40 Stazioni pubbliche di ricarica di cui 36 del tipo “Quick “ (ricarica accelerata, 22 kW) e 4 di tipo “FAST” (ricarica veloce).

Nel Comune di Bolzano si contano 8 ricaricatori Quick ed 1 FAST. La mappa, dalla quale si può vedere la dislocazione dei ricaricatori in tempo reale, è consultabile online alla sezione smart mobility del sito web di Alperia, dal quale si possono conoscere i costi per i privati e per le aziende con le relative modalità di pagamento.

 

Quante ricariche sono state effettuate e quante emissioni di CO2 (anidride carbonica) si sono risparmiate?

Al 24 agosto (ore 16.30 circa) sono 29.600 le ricariche effettuate da privati cittadini e da tanti turisti, ed anche dalla flotta aziendale di Alperia che ha 30 vetture elettriche.

Dalla prima installazione di ricaricatori ad oggi è stata erogata energia per 164.364 kwh totali (ricariche pubbliche e quelle del parco auto Alperia), di cui 74244 kWh nel 2016 e circa 49.000 kWh nel 2017 fino alla data ed all'ora sopra indicati.

I kilowatt erogati dipendono dal tipo di macchina e variano da 3/22 kW in CA (corrente alternata) o 45kW in CC (corrente continua).

Per sapere quante emissioni di CO2 siano state risparmiate fino ad oggi il sistema con un suo programma effettua il calcolo in automatico della media di emissioni CO2 sulla mappa interattiva presente sul  sito internet della suddetta compagnia elettrica. Giusto per dare un’idea, al 24 agosto (fino alle ore 16.30 circa) si sono risparmiati 170.165 kilogrammi di CO2. Questo dato si riferisce sempre al totale costituito dalle ricariche pubbliche e da quelle promananti dal parco auto Alperia.

 

La raccolta, lo smaltimento ed il riciclo delle pile esauste

Le batterie per auto elettriche sono classificate come accumulatori industriali, quasi sempre di tecnologia a ioni di litio, e rientrano nella categoria dei rifiuti speciali, ​giacché sono rifiuti che provengono dalle attività di manutenzione e sostituzione svolta dalle officine autorizzate delle case produttrici dei veicoli o dal circuito dell’autodemolizione.

 

Abbiamo chiesto di illustrarci il ciclo di raccolta, smaltimento e riciclo delle batterie a Luigi De Rocchi, responsabile della Divisione Studi e Ricerche di COBAT(Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo) che assieme agli altri sistemi operanti in Italia fa parte del CDCNPA (Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori).

Salto.Bz: Luigi De Rocchi, a chi si consegnano le batterie per le auto elettriche?​

​Luigi De Rocchi: Le batterie esauste o anche difettose disinstallate dalle auto elettriche sono di grandi dimensioni, potenzialmente rischiose da movimentare, in quanto il litio è un metallo estremamente reattivo e a contatto con l’acqua o solo con l’umidità dell’aria può dar luogo ad una reazione chimica molto violenta con rischi di incendio. Per tale motivo questi accumulatori debbono essere gestiti con cura e con le dovute precauzioni previste dalla normativa sulla sicurezza, sia da parte delle officine che producono il rifiuto che da parte dei Punti Cobat che lo vanno a ritirare. Per questo COBAT fa uso di policy standard, a norma di legge, che chiede tassativamente di implementare sia al produttore del rifiuto che alla propria rete di raccolta. COBAT svolge mediante la propria rete di Punti Cobat presente sul territorio nazionale (sono circa una novantina di aziende) l’attività di raccolta degli accumulatori a fine vita o difettosi presso le officine del circuito delle case automobilistiche aderenti e, una volta effettuato il ritiro, provvede poi all’invio degli accumulatori raccolti presso impianti esteri in possesso di tutti i requisiti previsti dalla Direttiva europea 2006/66/C per effettuarne il trattamento ed il recupero. In Italia, al momento non esistono ancora impianti per il trattamento di questa particolare tipologia di accumulatori.

Quanto costa la consegna della batteria esausta? 

Nulla. Per il produttore del rifiuto non ci sono costi in quanto gli stessi vengono assolti a monte dalla casa automobilistica aderente al Consorzio. E’ il principio della Responsabilità Estesa del Produttore del bene.

Qual è la situazione attuale con riguardo al riciclo delle batterie delle auto elettriche?

Nella gestione del fine vita delle batterie delle auto elettriche non esiste ancora una tecnologia di trattamento conclamata. Al momento gli impianti che trattano gli accumulatori al litio sono molto pochi in Europa (i principali attualmente sono in Francia e in Belgio) ed utilizzano tecnologie di derivazione per il trattamento di altre tipologie di accumulatori. In sostanza non ci sono ancora impianti dedicati al solo riciclo degli accumulatori al litio e l’efficienza del recupero è ancora insoddisfacente, sebbene dal trattamento di questi accumulatori gli impianti siano in grado di ottenere i metalli a maggiore valorizzazione (ossia il cobalto ed il nickel). Per quanto riguarda l’Italia non ci sono ancora impianti per il trattamento di questi accumulatori, anche per la mancanza di batterie da trattare data la partenza piuttosto stentata della mobilità sostenibile nel nostro paese rispetto ad altri paesi europei come la Norvegia o l’Olanda, dove le politiche per la mobilità sostenibili sono decisamente  più avanti delle nostre.

Quali sostanze si possono recuperare dalle batterie per le auto elettriche?

Litio, nichel, cobalto, ferro, rame, oltre alle parti metalliche dell'involucro delle batterie. Diversamente dagli accumulatori al piombo, per i quali la tecnologia di trattamento è ormai consolidata e di massima efficienza, trattare gli accumulatori al litio costa ancora troppo: circa 2500/3000 euro a tonnellata, un costo vertiginoso rispetto alle attuali prospettive di sviluppo di questi accumulatori. Per questo motivo la vera sfida da affrontare per rendere sostenibile il fine vita di queste batterie deve andare in due differenti direzioni; la prima è quella di aumentare l’efficienza di riciclaggio dei processi, attualmente troppo bassi, mentre la seconda è quella di riuscire a trovare dei comparti nel mercato nei quali la rivendita delle materie prime seconde garantisca le maggiori marginalità, nella nuova ottica dell’economia circolare. Con riguardo al litio, il materiale principalmente impiegato per le batterie delle auto elettriche, i costi del suo recupero dagli accumulatori sono ancora superiori agli oneri per l'approvvigionamento primario di tale materiale dai laghi salati della Bolivia e dell'Argentina. Tra qualche anno però, quando la domanda di litio salirà per la prevista crescita di produzione di questi accumulatori, i costi di acquisto di litio primario inevitabilmente cresceranno e questo renderà competitivo il recupero del litio secondario dal trattamento degli accumulatori.

Qual è la prospettiva futura dal punto di vista energetico?

Anche in considerazione dei mutamenti climatici attualmente in atto, in futuro si ricorrerà sempre di più alla produzione di energia da fonti rinnovabili e all’adozione di politiche di mobilità sempre più sostenibili, a basse emissioni o a emissioni zero. Questo nuovo scenario dovrà essere inevitabilmente sostenuto dallo sviluppo delle batterie di nuova generazione, poiché l’accumulo energetico, in un mondo sostenibile, ne diverrà il suo fondamento. Ma lo sviluppo di una mobilità elettrica davvero competitiva rispetto a quella tradizionale dovrà necessariamente prevedere una robusta infrastrutturazione del territorio mediante reti di ricarica fruibili ed efficienti, non soltanto nelle grandi città ma anche sulle lunghe percorrenze, in particolare sulle direttrici autostradali; la vettura elettrica utilitaria ha un'autonomia di circa 250/300 Km, mentre una non utilitaria di circa 400/450 Km, ancora troppo basse per competere con una vettura tradizionale sui lunghi tragitti.

​Cosa studia il Cobat?​

COBAT sta conducendo insieme al CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche, ndr) uno studio per l’individuazione di tecnologie innovative per il trattamento degli accumulatori al litio, ed i primi risultati conseguiti sono molto incoraggianti; per questo motivo, tra la seconda metà del 2018 e l’inizio del 2019, vi è l’intenzione di testare su un impianto pilota tali tecnologie per verificare la sostenibilità e l’efficienza dei processi individuati.

Considerato che per ricaricare la batteria l’auto elettrica ha bisogno di energia prodotta spesso da fonti fossili, essa non è proprio ad emissione zero. Qualcuno sostiene che un’auto elettrica possa finire per inquinare quasi quanto un’auto tradizionale. E’ così?

E’ vero, l’auto elettrica è ad emissioni zero ma se l’energia elettrica per ricaricare la sua batteria non è prodotta da fonti rinnovabili (la produzione mondiale di energia elettrica da fonte rinnovabile sta comunque aumentando esponenzialmente), il bilancio dell’impatto dell’uso dell’auto elettrica non è zero. Tuttavia dobbiamo considerare che lo spostamento della produzione di sostanze inquinanti dalle città alle centrali di produzione di energia elettrica ubicate al di fuori dei centri urbani, genera già di per sé un aumento della qualità dell’aria nelle aree metropolitane, dove il costo per malattie e decessi riconducibili soprattutto alle polveri sottili costa al Sistema Sanitario Nazionale più di 90 miliardi di euro all’anno. Deve inoltre essere considerato un altro importante aspetto: l’efficienza di un motore elettrico (oltre il 90%) rispetto ad un motore tradizionale endotermico (che non supera il 35%), in quanto il resto dell’energia ricavabile dalla combustione del carburante se ne va in attrito e calore. Questo significa che al netto delle perdite energetiche che si generano nelle centrali per produrre energia elettrica da fonti fossili, il bilancio finale dei consumi (e quindi degli impatti ambientali) è comunque a favore del motore elettrico rispetto al motore tradizionale.