Umwelt | Toblacher Gespräche

“Due tonnellate di cibo al mese”

Francesco Ardito è il fondatore di “Last Minute Sotto Casa”, un'app contro lo spreco alimentare. Sabato 30 settembre sarà ospite dei “Colloqui di Dobbiaco”.
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Foto: web

di Valentino Liberto

Esiste una app gratuita nata a Torino, “Last Minute Sotto Casadisponibile su Android e iOs, che permette ai negozianti di vendere a prezzi ribassati la propria merce fresca che rischia di avanzare a fine giornata, e alla clientela di vicinato di acquistarla. Facendo del bene al proprio portafoglio, al negoziante – e all'ambiente. Il fondatore della start up Francesco Ardito interverrà sul tema del foodsharing ai “Colloqui di Dobbiaco” sabato, 30 settembre 2017, alle ore 15:45. Lo abbiamo intervistato in anteprima, al ritorno da un incontro istituzionale a Lucca.

Salto.bz: Il progetto “Last minute sotto casa” si sta espandendo...

Francesco Ardito: Siamo di rientro dalla Toscana, dopo un incontro molto positivo. Oggi c'è stata la prima riunione con l'amministrazione comunale di Lucca: abbiamo incontrato l'assessore all'ambiente e quello alle attività produttive, entrambi molto volenterosi e fortemente interessati a far partire in tempi brevi il progetto. Nelle prossime settimane avremo altri appuntamenti a Bergamo, a Verona... amministrazioni che – aldilà di quanto successo spontaneamente in giro per l'Italia – ci stanno contattando per cercare di sviluppare il progetto di concerto sui vari territori.

Anche a Torino siete partiti assieme all'amministrazione comunale?

Sì, all'inizio ci ha supportati il Comune di Torino, organizzando una bella conferenza stampa di lancio. Noi abbiamo fatto degli incontri sul territorio, quando dove di volta in volta alcune città ci coinvolgevano. Ma l'altra attività è stata, se vogliamo, più “mediatica” e ci ha consentito di ricevere richieste dai vari territori , o in maniera spontanea da parte di negozianti che si registravano all'applicazione, e di cittadini che si scaricavano l'app per ricevere le offerte a due passi da casa.

Ma veniamo al dunque: come funziona l'applicazione?

Il meccanismo è il seguente: i negozianti di prodotti alimentari si trovano con dei prodotti vicini alla data di scadenza – e purtroppo capitano spesso in tale condizione –, ad esempio la panetteria con ancora sei tranci di pizza a venti minuti dalla chiusura (e probabilmente non li venderà più e rischia di buttarli) o il piccolo negozio di alimentari, il supermercato del quartiere che ha due torte confezionate a scadenza tra 5 giorni, e quattro confezioni di ricotta a scadenza tra 3 giorni. Ecco, quando un esercente si trova nella posizione in cui presume che un prodotto alimentare possa non essere venduto, e quindi rischiare di essere buttato, manda un messaggio tramite “Last minute sotto casa” nel quale dice, per capirci, “ho ancora quattro confezioni di ricotta a scadenza domani, a metà prezzo”. Il negoziante riesce a usare questo nostro strumento, che noi definiamo “megafono digitale”, dandogli la possibilità di uscire dal negozio e urlare a squarciagola nel quartiere: niente di più di questo, sfruttiamo solo la tecnologia e la grande diffusione degli smartphone.

Un uso della tecnologia che risulta vantaggioso sia per il negoziante che per il cliente.

Il negoziante fa sapere di avere dei prodotti che altrimenti chi abita in zona, anche lì di fronte, non saprebbe essere disponibili a metà prezzo. Il cittadino che ha scaricato la app riceve il messaggio: se sono interessato a mangiare un'insalata con pomodoro e mozzarella, compro quella mozzarella che scade tra due giorni ma che ovviamente stasera è ancora fresca e buona. E la pago metà. Un modo per mettere in contatto domanda e offerta su prodotti alimentari che rischiano di essere buttati. È un progetto che chiamiamo “win win win”, dove a vincere sono tre soggetti. Vince il negoziante, che riesce a generare un incasso maggiore, perché gli si genera un'opportunità ulteriore di vendita, sebbene a prezzo molto più basso. gli sconti minimi concessi sono del 40%, quindi si va anche al 50-60% di sconto. Il negoziante ha il grosso vantaggio di vedere entrare dei volti nuovi nel punto vendita, e questo a volte è molto più importante dei 5 euro in più incassati quella sera. Il cittadino è il secondo vincitore, “win”, perché riesce comunque a fare la spesa a due passi da casa con dei prodotti freschi pagandoli la metà. Il terzo vincitore è il pianeta, perché si libera da questa insensata produzione di rifiuti. Un alimento scartato, anziché diventare rifiuto, si trasforma in una risorsa sia per il negoziante che per il cittadino.

Dal punto di vista dell'impatto ambientale, ci sono due elementi positivi: uno è la lotta allo spreco di cibo – grande tema in questo secolo – e l'altro è l'incentivo al commercio di vicinato.

Noi lavoriamo molto col discorso della prossimità. Usiamo la fredda tecnologia – se non ci fosse internet, se non ci fossero le app, Last minute sotto casa non esisterebbe – ma la usiamo per riavvicinare le persone. Mentre se acquisto un prodotto su Ebay o Amazon, mi arriva a casa l'offerta, ovvero il prodotto inscatolato e me lo apro da solo, nel nostro caso l'utente deve scendere, attraversare la strada e fare due parole con il pizzaiolo, il macellaio, il pescivendolo. C'è anche questo aspetto particolare di utilizzo della tecnologia per ripristinare rapporti fisici.

Togliendo il luogo comune che questi mezzi virtuali allontanino le persone. Quale impatto ha avuto l'esperienza iniziale a Torino?

Noi siamo partiti da Torino, in particolare dal mio quartiere, dove sono andato a intervistare 22 negozi, tra panetterie, pasticcerie, gelaterie, gastronomie, rosticcerie, macellerie, verdurieri, pescherie, piccoli negozi alimentari. Ho chiesto loro cosa facevano del prodotto alimentare, e mi hanno risposto che purtroppo spesso rischiavano di buttarlo via. A volte al negoziante conveniva girarsi dall'altra parte e buttare nel bidone, quei tre pezzi di pizza, piuttosto che stare a organizzarsi per darli a qualcuno. Abbiamo cominciato con una versione semplice, solo via mail, a chi si registrava. Il Comune di Torino ci ha sostenuto subito con molta comunicazione, l'applicazione ha iniziato a diffondersi. Tanta copertura mediatica a livello nazionale ci ha aiutato a crescere a macchia di leopardo in molti angoli d'Italia, e grazie ad alcune amministrazioni – come il caso di oggi – che sono venute a sapere del progetto e cui piacerebbe svilupparlo, spingerlo, comunicarlo.

In quali città, oltre a Torino, siete già operativi?

Torino è la città dove il progetto funziona meglio, ma abbiamo attività su Milano, Palermo, Terni, Genova. A breve annunceremo la partenza su Lucca. Altra cosa che ci fa piacere ricordare è che il progetto cresce grazie a molti premi assegnati a livello nazionale e internazionale, un bel riconoscimento. Siamo stati premiati dal Presidente della Repubblica lo scorso anno per l'impatto che questo progetto stava generando, da Altroconsumo abbiamo ricevuto il premio “Healthy & sustanaible food consumers communication”, il “Premio innovazione amica dell’ambiente 2015” da Legambiente. Ma anche premi importanti in termini economici, l'Unione Europea ci ha premiato con ben 100mila euro, il premio Edison “Pulse 2015” con altri 100mila euro. Una start-up ancora piccola è riuscita a crescere grazie al merito, a un'idea che piace molto.

Quante persone lavorano allo sviluppo della app?

Siamo partiti in due, io come ideatore più l'altro socio fondatore, e adesso il team è composto da otto persone. Ognuno con dei ruoli precisi, dall'assistenza clienti a quella dei negozianti, allo sviluppo tecnologico. Abbiamo assunto da sei mesi il nuovo direttore generale, un giovane trentenne. Ci piace scommettere sui giovani e affidargli responsabilità. Siamo una sturt up che piano piano sta crescendo, ora vediamo dove andremo a finire.

Ai “Colloqui di Dobbiaco” ci si confronta da molti anni sui temi dell'ecologia profonda. Quanto è importante per lei quello che ha definito “terzo win”, ovvero salvare il pianeta?

Giusto per dare un dato: adesso, ogni mese, grazie alle offerte che vengono inviate dai negozianti e acquistate a metà prezzo dai cittadini, siamo nell'ordine di grandezza delle due tonnellate e mezzo di cibo che ogni mese riusciamo a non far gettare via, grazie a questo nostro progetto.