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A maggio boom di disoccupati

Quasi 29mila senza lavoro in Alto Adige. Tra le cause: l’inizio ritardato della stagione nei settori alberghiero e ristorazione. Achammer: “Cifre ancora impressionanti”.
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Foto: inews24.it

Il bilancio è impietoso: all’inizio di maggio il numero dei disoccupati iscritti ha raggiunto un picco di quasi 29.000 unità. Parallelamente si è registrato un calo dei lavoratori dipendenti. “Si tratta di una situazione particolare” spiega Stefan Luther, direttore della Ripartizione lavoro della Provincia. “Normalmente in Alto Adige è novembre il mese con il maggior numero di disoccupati iscritti: nel 2019, ad esempio, abbiamo avuto fino a 24.000 disoccupati. Nei mesi estivi dello scorso anno tale numero si è attestato su circa 10.000 persone. Quest’anno le cifre variano da circa 24.000 persone in giugno a 14.000 in agosto. Una variazione importante”.

Secondo Luther la ragione principale per l’aumento del numero di disoccupati iscritti si deve al fatto che la maggior parte di essi sono lavoratori che, a causa dell’inizio ritardato della stagione nel settore alberghiero e della ristorazione, hanno potuto essere assunti solo in un secondo momento o in alcuni casi non sono stati assunti affatto. “Attualmente il numero di disoccupati iscritti si avvicina di nuovo alle cifre del 2019. Ma dobbiamo notare che ci sono ancora 3.900 persone iscritte in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso” sottolinea Luther. Dietro questi dati sul mercato del lavoro si nascondono situazioni sociali molto diverse: si va dalle madri con dimissioni per maternità ai lavoratori stagionali con promessa d’assunzione, alle persone che sono disoccupate per diversi mesi e che non possono essere collocate facilmente, indipendentemente dalla situazione attuale.

La ripartenza dopo il lockdown ha messo al sicuro i posti di lavoro e ha evitato un ulteriore aumento della disoccupazione. Ma le cifre sono ancora impressionanti - attesta Philipp Achammer, assessore provinciale al lavoro -. L’espansione delle attività di mediazione lavoro attraverso i nostri centri mediazione lavoro e il rafforzamento delle politiche attive del lavoro deve essere una priorità nei prossimi mesi e anni”. Occorre evitare - precisano infine dalla Ripartizione lavoro - che in Alto Adige si cronicizzino tali livelli di disoccupazione strutturale: ciò sarebbe antisociale e antieconomico.