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Vivere sotto scorta

Il giornalista Paolo Berizzi a Bolzano.

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Foto: w

Ci sono, in Italia, ventiquattro giornalisti che devono vivere sotto scorta. Ventitré di essi sono minacciati dalla criminalità organizzata. Hanno scritto di mafia, camorra, ‘ndrangheta. Uno solamente deve essere protetto dalla destra neofascista neonazista che gli ha giurato vendetta. È anche, cosa assai poco commendevole per l’Italia, l’unico operatore dell’informazione che si trovi in questa situazione in tutta Europa, dove pure non mancano i movimenti di estrema destra e i giornalisti che di essi si occupano.

Quel giornalista è Paolo Berizzi, che, da diversi anni ormai, sul quotidiano La Repubblica racconta nei suoi articoli e, da qualche tempo, nella nota quotidiana intitolata “Pietre” fatti e misfatti dell’estremismo di destra nel nostro paese, manifestazioni di ossequio e di esaltazione del passato ventennio, incursioni con violenze verbali e fisiche contro avversari politici ma anche contro stranieri, omosessuali ed altre categorie messe all’indice da questi epigoni del fascio e della svastica.

Paolo Berizzi, nei giorni scorsi, è venuto, con la sua scorta, a Bolzano per presentare il suo ultimo libro che altro non è se un approfondimento preciso e puntuale delle cronache che pubblica ormai senza interruzione da diversi anni. Il volume, intitolato “Educazione di un fascista” e pubblicato da Feltrinelli, contiene tutte le tappe di un viaggio attraverso un mondo nel quale giovani, anche giovanissimi, vengono avviati ed educati all’ideologia dell’uomo forte, del suprematismo, del mito della forza fisica coltivato accuratamente nelle palestre dove il semplice esercizio delle tecniche di combattimento e difesa personale diventa strumento di aggressione e di sopraffazione.

Berizzi, invitato nel capoluogo altoatesino da Anpi e Arci, ha raccontato al pubblico seduto sulle gradinate del piccolo anfiteatro di Parco Petrarca, le caratteristiche di un fenomeno che affonda le sue radici in una cultura probabilmente mai scomparsa in Italia nel secondo dopoguerra ma che, egli sostiene, era rimasta in un qualche modo sotterranea, sicuramente non esibita come oggi, non portata in piazza, con la connivenza della protezione di forze politiche che aspirano a governare il paese e che a questa destra estrema strizzano l’occhio, per tattica elettorale ma, secondo il giornalista, anche per un’obiettiva comunanza di certi ideali.

Di fronte a questo, di fronte anche all’incertezza, dice Berizzi, con la quale autorità e magistratura fanno fronte ad una realtà che ricade pienamente sotto le fattispecie delle leggi Scelba e Mancino sulla ricostituzione e l’apologia del fascismo, occorre un’assunzione di responsabilità piena da parte di tutta la galassia dell’antifascismo. Occorre illuminare questa realtà e parlarne senza mai smettere.

Anche a costo di dover vivere sotto scorta.