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Brain drain, soluzione Europa

Il brain drain minaccia la competitività del sistema produttivo: dal 2006 la mobilità italiana verso l'estero è aumentata del +70,2%. La soluzione si chiama Europa.
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Foto: Unsplash

Una nuova emorragia migratoria sta colpendo l'Italia. Secondo il Rapporto Italiani nel Mondo 2019 della Fondazione Migrantes della CEI, fra il 2006 e il 2019 la mobilità italiana è aumentata del 70,2%. Gli iscritti all'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero (AIRE) sono passati, in valore assoluto, da poco più di 3,1 milioni a quasi 5,3 milioni. Di questi, 108.187 provengono dal Trentino-Alto Adige, il 2% del totale, 52.681 donne e 55.506 uomini. I trentini all'estero sono 63.200 e per la maggior parte (23.775 unità) sono figli e nipoti di generazioni precedenti trasferitesi in Brasile. Gli altoatesini sono 44.987, prevalentemente distribuiti in Paesi europei germanofoni: 15.625 in Germania, 12.125 in Austria e 7.966 in Svizzera. Per dare un'idea: l'unico altro paese straniero che attrae altoatesini è la Gran Bretagna (1.387) mentre nessuno degli altri Stati riesce a superare il migliaio di altoatesini residenti.

Perdita di capitale umano qualificato e retribuzioni d'ingresso tra le più basse d'Italia sono le due cause principali del gap di competitività del Nordest rispetto al resto d'Europa

Il risultato è la fuga dei talenti e la crescente difficoltà di reperire personale qualificato per sostenere lo sviluppo aziendale. Parte anche da qui l'allarme lanciato dalle classi dirigenti del Nordest al Meeting organizzato a Vicenza nella sede di CUOA Business School da ItalyPost. A fotografare il ritardo di un Nordest che arranca rispetto a un'Europa (e soprattuto a un contesto globale) che corre ci ha pensato il professor Marco Bettiol, docente di marketing all'Università di Padova. "Perdita di capitale umano qualificato e retribuzione d'ingresso tra le più basse del nord Italia" secondo Bettiol sono le due cause principali del fenomeno. Il Rapporto Benessere Equo e Sostenibile in Italia restituisce i numeri di questo stillicidio. Nel 2016 la perdita di personale qualificato ha colpito soprattutto Trentino (oltre il 10% fra i giovani di sesso maschile) e Veneto (siamo sul 5%) mentre Lombardia ed Emilia Romagna sono riuscite a mantenere livelli di attrattività sufficienti a rallentare la fuga all'estero dei talenti. Merito, secondo Bettiol, di Milano nel primo caso, della Motor Valley nel secondo caso.

I dati emigratori del Rapporto Migrantes CEI fotografano la dispersione del patrimonio giovanile italiano verso altre realtà nazionali più lungimiranti e attrattive

In ogni caso ciò che resta è “la dispersione del grande patrimonio umano giovanile italiano, capacità e competenze che invece di essere impegnate al progresso e all’innovazione dell’Italia vengono disperse a favore di altre realtà nazionali che, più lungimiranti del nostro Paese, le attirano a sé” si legge nel Rapporto Migrantes. La conferma arriva nuovamente dai dati di Bettiol. Se in Veneto la popolazione con un titolo di studio di terzo livello (PhD) arriva a quota 51,95 su una scala da 0 a 250 (fonte: Comparison of Regional Profiles), in Baden-Württenberg questo valore arriva a quota 97,27 e in Baviera addirittura a 132,81. Ne emerge un quadro di un Veneto e di un Nordest che arrancano, circondato da territori che invece corrono. "Costruzione di una precisa identità - locale ma competitiva a livello globale - e ricerca di professionalità “fuori dal comune” sono le due ricette per i territori. Insieme a queste, l’invito a sognare lanciato da Yoko Ono con la sua installazione DREAM. Per Bettiol sono queste le strade che il Veneto e il Nordest devono battere per avvicinarsi di più all'Europa che corre. Un'opportunità è rappresentata dalle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, tema al centro anche del Meeting di ItalyPost.

L'Alto Adige sperimenta la sua ricetta: un tavolo con Camera di commercio, Eurac e parti sociali per evitare che la carenza di manodopera si trasformi in un freno alla crescita

Quale occasione migliore per il Nordest di maturare finalmente una propria identità europea e globale, non schiacciata su Milano né sbriciolata fra la grande realtà metropolitana diffusa del Veneto produttivo? Gare olimpiche spalmate in location di mezzo nord Italia sembrano il ticket perfetto per salire finalmente sul treno dello sviluppo sostenibile e rispettoso dei territori. A patto che il processo organizzativo non si trasformi nella solita guerra sottotraccia, dove a prevalere è sempre la logica di chi riesce a contare di più economicamente e politicamente. Anche l'Alto Adige prenderà il via domani il primo tavolo per trovare contromisure alla mancanza di lavoratori altamente qualificati. Vi prenderanno parte istituzioni, parti sociali e soggetti attivi nel settore lavoro, formazione e orientamento, l’Istituto di ricerca economica della Camera di commercio e l’Eurac. A convocarlo è stato l’assessore provinciale Philipp Achammer, che con l’iniziativa “Attrattività.PostoDiLavoro.AltoAdige” si è posto un obiettivo chiaro: “Fare in modo che questa carenza non diventi un freno alla crescita”.