Umwelt | Clima

C’è un problema con le valanghe

In Alto Adige temperature in crescita e neve più densa provocano grande pericolo per il territorio. Gli esperti: “Opere su misura per prevenire i dissesti”.
Valanga
Foto: upi

Il quadro, si sa, è tutt’altro che confortante. Da una parte crescono le temperature a livello globale - e in Alto Adige anche sopra la media, con estati più calde di 2,2°C e inverni di circa 0,8°C negli ultimi cinquant’anni -, dall’altra cresce la densità della neve. Questo cosa comporta? Il manto nevoso si scioglie velocemente con il caldo, aumentando le valanghe (di recente memoria quella che ha colpito alcune case in Val Martello), in particolare quelle da slittamento. Si tratta di un fenomeno nuovo provocato da fattori ambientali in primis ma anche, in una certa misura dall’uomo: i pascoli di alta quota non vengono curati come un tempo e i fili d’erba lunghi facilitano l’innesco di una valanga a slittamento. L’obiettivo degli ingegneri altoatesini è creare opere antivalanga pensate ad hoc per il territorio e le sue peculiarità. 

“L’effetto del cambiamento climatico avrà conseguenze anche per quanto riguarda gli aspetti geotecnici relativi alle costruzioni - spiega Giorgio Rossi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Bolzano -. I metodi con i quali si progettano le opere andranno rivalutati alla luce di quello che si sta osservando in natura. È evidente infatti che fenomeni cosiddetti ‘molto rari’ in realtà si manifestano con una frequenza e forza sempre maggiore. Siamo di fronte allo scioglimento del ‘permafrost’ e la drammatica ritirata dei ghiacciai”.

Per Rossi “la progettazione di opere geotecniche come briglie, paramassi e opere paravalanghe, così importanti per la sicurezza del territorio, andrà così adattata sulla base di ciò che oggi accade e che si prevede possa accadere. La stessa valutazione della stabilità dei versanti andrà condotta con strumenti nuovi. L’Alto Adige, con l’applicazione dei piani delle zone di pericolo, si è dato uno strumento efficace e lungimirante al fine di gestire il rischio dai pericoli naturali. La divisione in zone ha permesso di identificare sul territorio le aree a maggiore o minore rischio. Non è detto che non si possa costruire nelle zone a minor pericolo - chiosa infine l'esperto - ma le costruzioni andranno progettate tenendo in considerazione il cambiamento in atto al fine di garantire la sicurezza e l'incolumità delle persone. Gli ingegneri altoatesini hanno competenze e passione per battere il dissesto idrogeologico e aumentare la sicurezza del territorio”.