Umwelt | L'allarme

Clima teso, servono azioni drastiche

Il 29 novembre il quarto Global Climate Strike. L'ONU: se non riduciamo le emissioni del 7,6% all'anno le temperature cresceranno di oltre 3 gradi.
Corteo studenti marzo 2019
Foto: salto.bz/N.Arrigoni

Gli studenti e i giovani che scendono in piazza il 29 novembre anche a Bolzano, in occasione del quarto Global Climate Strike (appuntamento alle 11, in piazza Verdi) possono preparare nuovi striscioni: a pochi giorni dalla Cop25 di Madrid, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite in programma da lunedì, il Programma per l'ambiente dell'ONU (UNEP) ha offerto nuovi argomenti alle proteste, con la pubblicazione dell'Emissions Gap Report.

Due, in particolare: se le emissioni globali non scendono del 7,6% in ogni anno tra il 2020 e il 2030, il mondo fallirà l'obiettivo di contenere l'innalzamento delle temperature entro 1,5°, obiettivo dell'Accordo di Parigi.
Se restano confermati gli impegni sottoscritti ad oggi, le temperature potrebbero aumentare fino a 3,2°, causando un impatto ancor più distruttivo e su larga scala. Secondo l'UNEP, "dovrebbe crescere l'ambizione collettiva per realizzare la riduzione necessarie nel prossimo decennio a contenere l'aumento delle temperature entro 1,5°".

 

Secondo l'agenzia ONU per l'ambiente, il 2020 sarà un anno critico per le politiche sul clima, che si chiuderà con la Cop26 di Glasgow, durante la quale i Paesi saranno chiamati a significativi passi in avanti sui propri impegni ambientali. “Sono dieci anni che l'Emissions Gap Report suona un allarme, e per dieci anni il mondo ha continuato ad aumentare le sue emissioni” ha commentato il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. “In nessun altro momento storico è stato così importante ascoltare la scienza: se non prestiamo attenzione a questi allarmi, e non prendiamo decisioni drastiche per ridurre le emissioni, continueremo ad essere testimoni di catastrofi come ondate di calore, tempeste ed inquinamento”.

Come evidenzia il report, dal 1990 ad oggi solo l'Unione Europea ha ridotto le emissioni in termini assoluti e proprio in data odierna, peraltro, il Parlamento europeo ha dichiarato l'emergenza climatica e ambientale in Europa e nel mondo. Gli Stati Uniti d'America, invece, all'inizio di novembre hanno addirittura avviato il processo per "uscire" dall'Accordo di Parigi. Spiega l'UNEP che nel breve periodo tocca ai Paesi sviluppati ridurre le proprio emissioni in modo rapido, per ragioni di equità nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, che dovranno comunque contribuire. “Il nostro fallimento collettivo, l'incapacità di agire per tempo e in modo forte contro il cambiamento climatico, ci obbliga oggi a profonde riduzioni delle emissioni - ha spiegato Inger Andersen, direttore esecutivo di UNEP -. Questo mostra come i Paesi non possano semplicemente attendere la fine del 2020, quando verranno presi i nuovi impegni sul clima, per agire. Ogni città, ogni regione, ogni imprese, ogni cittadino devono agire ora”. Se non ci muoviamo adesso, ha aggiunto, “dovremo iniziare a considerare l'obiettivo di 1,5° irraggiungibile ben prima del 2030”.

John Christensen, che è il direttore di UNEP DTU partnership, una struttura tecnica che coinvolge Nazioni Unite e la Technical University of Denmark, pone l'accento sul "dove" agire: "La riduzione richiesta può essere raggiunta solo trasformando il settore dell'energia. C'è una buona notizia: vento e sole sono in molti Paesi la fonte di elettricità più economica. È importante, a questo punto, lavorare per progettare e realizzare reti decentralizzate".

 

On the Brink - Emissions Gap Report 2019 launch