Kultur | Arte e storia

“Talia, perché la cultura diverte”

La cooperativa gestisce con successo il Bunker di via Fago. Gino Bombonato: “Bolzano non è solo Ötzi e portici, ha tanti tesori, tra chiese, affreschi e segreti nascosti"
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Foto: Talia

salto.bz: Gino Bombonato, archeologo, presidente e co-fondatore di Talìa, come nasce l’avventura della cooperativa che a Bolzano è sinonimo di cultura e divulgazione?

Gino Bombonato: Talia nasce nel 2011. Pur essendo una cooperativa abbastanza giovane, fin da subito ha cominciato ad occuparsi di servizi culturali a Bolzano. Ma in realtà la prima esperienza di rilievo della nostra realtà si verifica in seguito al terremoto che ha devastato l’Emilia, nel 2012. 

Come si è sviluppato il legame tra il capoluogo altoatesino e l’Emilia colpita dal sisma?  

Attraverso la solidarietà e l’arte. Successivamente al terremoto infatti il direttore dell’importantissima pinacoteca di Cento - città natale del pittore Guercino, uno dei più grandi nomi del barocco italiano - ha fatto un appello a favore della ricostruzione della struttura. Si tratta di un presidio culturale fondamentale: la pinacoteca infatti è dedicata al Guercino e alla sua scuola e possiede opere tra le più importanti al mondo del grande artista. Quadri salvati tra la prima e la seconda scossa del sisma da pompieri, carabinieri, cittadini e soprattutto dal direttore del museo, dott. Fausto Gozzi, che ha poi fatto un appello in televisione proponendo il prestito gratuito delle opere per realizzare delle mostre, nella speranza che parte del ricavato potesse tornare a Cento per la ricostruzione della pinacoteca. Cos’è successo dunque? La mia ex vicepresidente, Stefania Lorandi, che è una storica dell’arte, aveva sentito l’appello e me ne parlò. Io però, essendo da tanti anni esperto di archeologia, non avevo mai fatto mostre d’arte e confrontarmi con un’operazione come quella mi sembrava inverosimile. 

Al contrario, avete deciso di lanciarvi in quest’avventura che ha avuto un esito felice?

È stato così. Per una serie di eventi concatenanti siamo stati i primi al mondo a rispondere all’offerta del direttore della pinacoteca. Le opere sono state poi prestate  alla Galleria nazionale di Varsavia, all’Ermitage di San Pietroburgo, a Tokio, in Brasile, nel Texas, ma prima di tutto sono passate da Bolzano. Il capoluogo, nella cornice di Palazzo Mercantile, ha ospitato ben dieci preziose opere del Guercino. Un’esperienza incredibile, da cui ne sono nate molte altre. 

Dalla mostra sul Guercino ad altre esposizioni?

Sì. Dopo questa mostra dedicata al pittore barocco abbiamo portato un nostro assegno a Cento e lì abbiamo conosciuto dei collezionisti eccezionali che possiedono raccolte strepitose, persone con le quali abbiamo continuato a fare un certo numero di esposizioni. Soprattutto di arte incisoria, che, grazie alla loro conoscenza, ho scoperto essere la più difficile di tutte le arti. Pochi nomi sono famosi, ad esempio Albrecht Dürer, oppure Piranesi, ma la maggior parte dei grandi incisori della Storia, dal Quattrocento in poi, sono per lo più sconosciuti. In realtà, andando a vedere una mostra di questo tipo si scopre letteralmente un mondo. 

Quali mostre di arte incisoria avete organizzato?

Con questi collezionisti siamo riusciti a fare una prima esposizione a Bolzano con opere originali di molti artisti tra cui Rembrandt, nel 2013; poi abbiamo fatto una bellissima mostra sulla stregoneria a Castel Presule, cornice perfetta perché il maniero ha ospitato processi contro le streghe agli inizi del Cinquecento, processi che hanno condannato a morte delle donne innocenti. Abbiamo continuato e nel 2015 siamo persino finiti a Sesto San Giovanni, dove abbiamo allestito una grandissima mostra costituita da 82 opere; un allestimento portato addirittura dentro l’Expo grazie ad un contatto conosciuto nell’ambito della manifestazione internazionale. 

Sono i fiori all’occhiello di Talia?

Ce ne sono molti. Negli ultimi due anni siamo riusciti a fare mostre con opere originali del Dürer, sia al conventino di San Floriano a Laghetti di Egna, meraviglioso convento medievale, sia al castello principesco di Merano e addirittura al castello di Arco che il pittore tedesco dipinse con la tecnica dell’acquerello in uno dei suoi viaggi in Italia. Con le nostre mostre siamo anche riusciti a occupare i più bei palazzi di Bolzano, palazzo Pock, palazzo Menz, palazzo Mercantile, così via. 

Uno dei punti di forza di Talia è la gestione del Bunker di via Fago, è così?

Esatto. Gestiamo da anni il Bunker di via Fago nel quale svolgiamo una serie di attività, a partire da quella principale, ovvero le visite guidate con i ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado e gli adulti. Parliamo soprattutto dei danni del fascismo e del nazismo in Alto Adige. Raccontiamo i totalitarismi non in una chiave ideologica, ma in una chiave prettamente storica, e questo ci sta premiando tantissimo. Oltre alle visite facciamo teatro, musica, concerti, valorizzando lo spazio interno che arriva a 7.000 metri quadrati tra corridoi e sale. Abbiamo anche ospitato due case cinematografiche che hanno realizzato scene di film. L’ultima produzione, del regista Abel Ferrara, vede come interprete Willem Dafoe, candidato all’Oscar nel 2019 per il film su Van Gogh. Inoltre abbiamo fatto una bella rassegna di vini, un mercatino dell’artigianato artistico. Adesso c’è una mostra fotografica sui danni della tempesta Vaia in val d’Ega e nel resto dell’Alto Adige. 
Lo spazio del Bunker è sfruttato nelle sue numerose potenzialità?

Sì. E Talia inoltre valorizza le sue competenze interne. Abbiamo la fortuna di avere come vicepresidente, Martino Bombonato, mio figlio, che è grafico, che cura la parte grafica di tutto quello che facciamo assieme ad un altro socio, Manuel Unterkofler. Per cui anche per le mostre si procede dalla A alla Z. E poi abbiamo Flora Sarrubbo, bravissima attrice di Bolzano, anche lei nostra socia, che, assieme al compagno Claudio Montresor, si spendono moltissimo per la cooperativa e in particolare per il Bunker. Per fare in modo che quello che consideriamo un monumento cittadino diventi qualcosa di conosciuto ai bolzanini, di utilizzabile per attività culturali e che continui a raccontare la storia di quello che è successo tra fascismo e nazismo proprio nel nostro capoluogo. 

La cooperativa ha dei nuovi progetti nel cassetto?

In generale vogliamo continuare a portare cultura su più fronti affrontando le difficoltà, che sono principalmente legate ai pochi fondi che sono a disposizione. Progetti ne abbiamo tantissimi, però, evidentemente, ci sono altre priorità. Ci piacerebbe ad esempio fare un libro sulle chiese scomparse di Bolzano. Sembra una sciocchezza ma non lo è: dal quinto secolo dopo Cristo in poi la città ha perso qualcosa come cinquanta chiese, dalle basiliche paleocristiane alle ultime costruzioni del Ventennio. Ci sono misteri, aneddoti, scoperte casuali, è un pezzo importante della storia del capoluogo. In generale pensiamo che la gente voglia poter scoprire cose che non conosce, divertendosi. I nostri progetti sono pensati per questo scopo.

La cultura non è una cosa pesante?

Proprio così. Ci piace inventare progetti che facciano al contempo conoscere e divertire. Purtroppo Bolzano ha poco da offrire dal punto di vista artistico-culturale, ma alcuni segreti molto carini li possiede. Ci piacerebbe fare una mostra fotografica sui piccoli tesori della città, conosciuti solo dagli addetti ai lavori. Pensiamo ad esempio all’antico convento dei cappuccini, tra via Cappuccini e via Isarco, oggi sede di una scuola professionale. Nel suo vecchio chiostro una scala conduce ai resti sottostanti di un antico castello, castel Wendelstein, che pochissimi conoscono. Il sito si può visitare, solo che non si fa nulla per pubblicizzarlo. Un altro esempio, sempre nella scuola, è la sala dei cavalieri che conserva dipinti di un ciclo profano di tornei cavallereschi la cui qualità è superiore al ciclo di castel Roncolo. Proseguendo, presso la biblioteca del convento dei francescani, ci sono affreschi molto belli da scoprire. Ancora, sarebbe bellissimo aprire le porte dell’antichissima chiesa di San Quirino, l’unica chiesa rotonda di Bolzano.

A Bolzano si fa poco per arricchire la visita della città a livello culturale?

L’Azienda di Soggiorno fa tutto il possibile, avendo a disposizione brave guide per far conoscere gli aspetti storico-artistici della città. Crediamo però che questo non basti. Abbiamo bisogno che il turista non abbia solo l’impressione che Bolzano sia rappresentata dall’Uomo del Similaun, dai portici  e da qualche chiesa. Il capoluogo può offrire tante cose da vedere che neanche ci si immagina. Non vedo quasi mai persone recarsi alla cappella di San Giovanni ai Domenicani, una delle più belle in Trentino Alto Adige. Ancora, ci sono degli affreschi meravigliosi sopra la farmacia Alla Madonna in piazza del Grano. E nella stessa piazza, guardando la pavimentazione, si scorge un grande quadrato disegnato con delle mattonelle di porfido: indica la forma della torre medievale che stava a guardia di una delle tre porte della città, distrutta da un incendio. Un manufatto su cui si possono raccontare mille storie. Come si vede gli esempi non mancano: in generale noi di Talia lavoriamo per valorizzare il patrimonio storico-artistico di Bolzano con nuovi progetti, provando a coinvolgere sempre più gli enti pubblici e le istituzioni, in particolar modo il Museo Civico che da anni sopravvive in un modo per noi poco produttivo. Vorremmo che ritornasse ad essere il museo della città, con persone e studenti che lo frequentano al fine di conoscere la propria storia e le incredibili origini di Bolzano.