Gesellschaft | il commento

Turpiloqui Disarmanti

Cosa non va giù della faccenda di Silvia Romano. Dallo shitstorm sui social agli scivoloni mediatici.
Silvia Romano
Foto: Ansa.it

Una parte della faccenda di Silvia Romano non riesco proprio a digerirla. Quella parte che, in gergo tecnico, si chiama “shitstorm”. Letteralmente, tempesta di merda. Consiste nel riempire bacheche e pagine su internet di commenti offensivi. In questo caso il soggetto di tali commenti è una ragazza italiana, che ha deciso di svolgere un progetto di volontariato in Africa. Il destino o il caso ha voluto che la sua esperienza non fosse proprio rose e fiori, ed è stata rapita da terroristi che hanno chiesto un lauto riscatto al governo italiano per la sua liberazione.

Il suo rientro in Italia ha destato scalpore: contestazioni per la mala gestione del governo italiano, controversie sul mai risolto dilemma “meglio uccidere uno e salvarne dieci”, critiche sulla cattiva amministrazione delle risorse economiche del Bel Paese. Ma, soprattutto, ha fomentato una montagna di ingiurie nei confronti della ragazza. I social si sono riempiti di improperi dove ciascuno, dall’alto della propria onniscienza, si è permesso di puntare il dito su Silvia Romano accusandola di qualsivoglia misfatto: etico, religioso, economico, personale. Eticamente il suo misfatto è l’aver fatto volontariato in Africa, invece di farlo nel quartiere dietro casa. Sia mai che qualcuno possa pensare di scavalcare il muro della propria casa e toccare con mano il mondo. Religiosamente, la sua colpa è l’esser diventata islamica, invece di mantenere quella fede cristiana a cui tutti siamo così devoti e che esercitiamo ogni domenica a messa; economicamente, il suo danno è l’aver costretto il governo a pagare terroristi, riducendo tutti gli italiani sul lastrico. Per non parlare poi delle accuse più becere: si è fatta selfies con i bambini in Africa, sorrideva, portava una minigonna. Mi sembrava che sul discorso della minigonna e dell’intimo colorato ci si fosse messo un punto definitivo anni fa, ma devo essermi sbagliata. Sulla falsa riga di queste accuse, tra le ultime notizie giornalistiche c’è quella di una Silvia Romano che si reca dall’estetista dopo la quarantena. Un vero giornalismo d’inchiesta oserei dire. 

Le accuse più becere: Silvia Romano si è fatta selfies con i bambini in Africa, sorrideva, portava una minigonna. Mi sembrava che sul discorso della minigonna e dell’intimo colorato ci si fosse messo un punto definitivo anni fa

Mi chiedo: perché parlare della sua estetica personale o della sua minigonna? Perché parlare della sua conversione? Che si metta il velo, contenta lei. Per quanto mi riguarda, può anche mettersi una coperta addosso. Perché prendere in considerazione l’idea di insinuare rapporti sessuali? Che sia incinta, che sia andata a letto con qualcuno, e chi se ne frega? Maschio, femmina, donna, ragazzo o ragazza, non vedo nemmeno quale sia il motivo di pensare a questo aspetto riguardo un’italiana liberata dopo 18 mesi di prigionia. 

Che fare? Potrei arguire che gli insulti spazzatura sono di una minoranza, che sono distribuiti sui social, che è sfortunatamente ovvio che la violenza inacidita di tali persone incida nella mente molto più forte delle critiche costruttive di chi procede con metodo e ragione. La decontestualizzazione poi di questi commenti non fa altro che rendere la questione ancora più mastodontica, per nulla.

Potrei anche cercare di capire cosa spinga queste persone a scrivere insulti inutili come lo starnazzare di oche in uno stagno. Frustrazione? Ignoranza? Anonimità del web? Pressione sociale che viene incanalata nei social? Disperazione? Moda? Reazione a catena (della serie, siamo tutti pecore)? Una bolgia di parole graffianti, un gorgo di insulti che strisciano, invadono, trasbordano come lava levando come icona la liceità della libertà di opinione. Ma di quale libertà stiamo parlando? O meglio, di quale opinione siamo parlando? Le opinioni si argomentano, si costruiscono, e si discutono per costruire qualcosa di migliore. Gli insulti, gli insulti distruggono soltanto.

Penso a una frase della scrittrice Oriana Fallaci: “Lottate, ragionate con il vostro cervello, ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di se stesso, difendetelo il vostro io, nocciolo di ogni libertà, la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere”. Capisco. Apprezzo il consiglio. Meglio indirizzare la mia energia verso qualcosa di più meritevole che i turpiloqui. D’altra parte, contro i cretini siamo tutti disarmati (dice il giornalista Vittorio Feltri).