Kultur | Testo e musica

Articolo immersivo: Morning Mood

Un articolo che abbina l’udito alla vista. Tra colpi di scena e cambi di ritmo, abbiamo riassunto una mattinata di due studenti che non sopportano la nebbia bolognese.
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La nebbia
Foto: Edoardo Nardelli

Abbiamo provato a creare un articolo “immersivo” possibile da proporre solo su siti online. Quello che potrete leggere è un semplice racconto che tenta di non prendere in considerazione solo la lettura e l’immaginazione del lettore, ma anche un brano musicale con i suoi ritmi e la sua musicalità. Prima di leggere avviate il video YouTube e alzate il volume per immergervi in questo racconto a 360°. Inizialmente i paragrafi tentano di seguire le prime strofe del brano che si ripetono per facilitare chi legge a prendere il ritmo di lettura sulla musica.
Fotografie di Edoardo Nardelli. Musica “Morning Mood” di Edvard Grieg. Testo di Edoardo Nardelli e Andrea Dalla Serra. Buona lettura e buon ascolto.

Edvard Grieg - Peer Gynt - Suite No. 1, Op. 46 - I. Morning Mood, per Fledermaus1990

Siamo studenti e, come tali, a Bologna non possiamo che non vivere bene. Università, compagnia, centri sociali, attività da fare e osterie. Si è sempre in movimento. Siamo tra i fortunati che, qui a Bologna, non solo ci studiano, ma ci vivono anche.
Trovare casa in città, anche se fuori le mura, è un’impresa che, raggiunta, diventa quasi un vanto. Viviamo in un palazzone alto alto, siamo al decimo piano e, da una parte vediamo i palazzi e i Gessi Bolognesi, dall’altra la “città vecchia” con la sua storia fatta di cantautorato e segreti da scoprire.
Il finestrone del giro scale dà dritto dritto su San Petronio e le Due Torri. Ma il clima? Il clima com’è? D’inverno certo la visuale non è buona. Nebbia, tutte le mattine. Ci si alza e… nebbia. Si va a dormire e… nebbia. Settimane e settimane passate con il grigio fuori dalla finestra di sera e di mattina.

Una mattina come un’altra se non fosse che questa mattina ci siamo svegliati, abbiamo alzato lentamente le tapparelle che, tra un buco e l’altro, lasciavano intravedere qualche spiragli di luce. Luce che perforava la stanza e l’accecava da quanto non fosse abituata a quel livello di luminosità dopo periodi opachi senza un raggio di sole.

Decidiamo di alzare del tutto le tapparelle, guardiamo fuori, si vedono i palazzi difronte! Si vede il cielo, non ci sono nuvole. La visibilità è buonissima. Ci vestiamo velocissimi fiondandoci nel giro scale. Dal finestrone vediamo tutta Bologna, le Due Torri illuminate e il centro che finalmente ha preso luce! Aaah, finalmente! Finalmente sono tornate le belle giornate.

Torniamo in appartamento increduli. Ma, dopotutto, è solo una “bella giornata, cosa c’è di tanto speciale?
In Università si va in bicicletta quando c’è il sole e, se piove, ci si sposta con i mezzi pubblici che, tutto sommato, non hanno molto da invidiare rispetto a quelli a cui siamo abituati noi bolzanini. C’è il bus, c’è il filobus e no.. neppure qua a Bologna c’è il tram. Di simile a Bolzano, qui, in una giornata di pioggia, è solo l’immenso traffico e le infinite colonne che si formano nelle arterie principali della città. Arterie che, visto che d’inverno è brutto, sono sempre tutte bloccate e, per noi oramai, superare le macchine con le nostre biciclette è quasi diventato uno sport.
Dubbiosi ci chiediamo quanto dureranno queste giornate di sole… cerchiamo su Google e, con gli occhi sbarrati, leggiamo le previsioni - parlano chiaro: pioggia, freddo e probabilità di nevicata. “Come neveee?!” esclamiamo entrambi.

Il problema, in realtà, non è tanto il brutto tempo in sé, ma la nebbia. Quella nebbia che ci impedisce di vedere i palazzoni intorno a noi, quella nebbia che diventa quasi una metafora dell’incapacità della nostra società di vedere lontano, di fare progetti a lungo termine, in sostanza: di investire nei giovani e non principalmente sulle pensioni. Una nebbia che ci offusca la visuale proiettandoci esclusivamente sul presente, senza avere una minima prospettiva verso il futuro.

Presi dalle circostanze così belle, però, non possiamo che non goderci la giornata splendida con protagonista un evento così raro quanto speciale per la sua singolarità.

Riflettendoci: tutte le nostre giornate iniziano da quel momento in cui alziamo le tapparella della finestre e vediamo il mondo là fuori. E quel momento può determinare come sarà la nostra giornata ancora tutta da scrivere. Ma, nel preciso istante in cui ci alziamo dal letto e ci avviciniamo alle tapparelle, il meteo, per quanto ne possiamo sapere, può essere bello e brutto contemporaneamente, un po’ come il gatto di Schrödinger: fin che non alziamo le tapparelle non lo possiamo sapere. Anche se, in questo caso, alzando le tapparelle non modifichiamo nulla del meteo esterno. Qualcosa però, a dire il vero, possiamo modificarla: guardando fuori dalla finestra, la mattina, possiamo ricevere una notizia positiva o negativa – può esserci il sole come la neve, il cielo azzurro come la nebbia – ma il meteo esterno non potrà mai modificare il nostro stato d’animo interiore, se saremo capaci di accogliere una qualsiasi notizia cogliendo da questa un lato unico di autenticità.

(Se presenti, godetevi i secondi residui di musica).