Gesellschaft | Pensionati

Le opportunità della Silver economy

Un anno difficile sta volgendo al termine. È a rischio il futuro dei giovani, ma soprattutto la salute e la vita di molti cittadini anziani.
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Silver
Foto: Fabio Petrini Cgil-Agb

Quando a fine febbraio a Codogno il paziente 1 finiva per Covid in rianimazione, nessuno immaginava che era l’inizio di una catastrofe sanitaria, sociale, professionale ed economica.

Difficile scordarsi la paura della gente e le bare portate via dai militari nel Bergamasco a marzo. Gli anziani, oltre a essere un gruppo ad alto rischio, soffrono anche la solitudine, che già li affigge normalmente, ma che con il confinamento, necessario per proteggerli, aumenta ulteriormente. Purtroppo un compromesso tra libertà di movimento e necessità mediche non è un compito facile.

Ora con il vaccino si è spalancata la porta per sconfiggere Covid19, ma nelle prime settimane e nei primi mesi del nuovo anno, dovremo ancora continuare a limitarci. Ciò significa mantenere le distanze, indossare le mascherine e igiene. Ma serve soprattutto la partecipazione massiccia della popolazione alle vaccinazioni, soprattutto di quella in età avanzata.

Sconfitta la pandemia (almeno si spera) vanno affrontati poi gli effetti devastanti sull’economia e i guasti sociali. Va rilanciato il tessuto economico e salvaguardato il reddito di lavoratori e pensionati. Noi dello Spi seguiamo in primo luogo le pensioni, che sembrano assicurate, anche se nel corso degli anni hanno subito comunque delle perdite.

Su questo tema sono in corso trattative con il governo, ma il crollo dell'economia coinvolgerà prima o poi anche i pensionati, perché meno lavoro significa meno contributi sociali e meno entrate fiscali.

Così come non è neppure escluso che la gran massa di denaro messa in circolazione per contrastare la crisi possa incentivare una crescita brusca dell’inflazione. Questo sarebbe un disastro per i pensionati, con gli attuali meccanismi di adeguamento, ma lo sarebbe anche per i salari. Naturalmente molto dipende dalla durata della crisi e dalla nostra capacità di utilizzare il denaro dell'Ue in modo efficiente.

Anche se come pensionati siamo ormai fuori dal mercato del lavoro seguiamo comunque con apprensione i problemi e ci attiveremo assieme a tutti i soggetti coinvolti nella ricerca di soluzioni.

Ma chiediamo di cancellare la percezione che l’aumento dell'aspettativa di vita e il progressivo invecchiamento della società siano il problema centrale nei prossimi decenni. Ci si dimentica che anche gli anni di salute relativamente buona sono in aumento. Da qui la nostra spinta per una legge sull'invecchiamento attivo.

Lo slogan è: meno seminari per discutere il problema apparentemente insormontabile dell'invecchiamento e più iniziative per riflettere sulle potenzialità di questa evoluzione.

Non intendiamo occupare i posti di lavoro destinati ai più giovani, ma puntiamo su un volontariato coordinato dalle istituzioni, che, soprattutto in tempi di crisi, può allentare il peso sulle strutture pubbliche, oltre a diventare un modo per tante persone avanti con gli anni di potersi considerare soggetti utili alla collettività anche grazie alle esperienze maturate nell’arco di una vita.

Poi ci sono ovviamente persone fragili che hanno bisogno di cure. Questa è da sempre un’evoluzione naturale, ma con la prevenzione e uno stile di vita sano, si possono ritardare questi processi degenerativi. E anche un posto di lavoro sano nell’arco della vita attiva contribuisce molto.

Ciò andrebbe a beneficio non solo dell'individuo, ma anche del sistema sanitario. Una cosa è certa: tutti stiamo invecchiando giorno dopo giorno e dovrebbe essere nell'interesse del singolo trascorrere da anziano più anni possibili in modo sano e attivo.

Questo non incide ovviamente sula spesa pensionistica e la sostenibilità del sistema rimane comunque un tema. Ma va anche detto che tutto dipende non solo dal numero delle pensioni, ma soprattutto dalla produttività di un'economia e dalla ridistribuzione della ricchezza generata. In Africa i vecchi sono pochi e le pensioni pure, ma non si vive certamente meglio.

Poi l'Italia ha già posto le basi per un sistema che in futuro sarà sostanzialmente in equilibrio con l'introduzione della pensione contributiva. Di fatto si liquida quanto versato. Ma c'è comunque bisogno di solidarietà nel sistema pensionistico pubblico, soprattutto per i lavoratori a basso salario e i precari.

Come oggi, anche in futuro ci sarà bisogno di una forma graduata di prestazione minima per prevenire la povertà in età avanzata, il cui costo andrà però sulla fiscalità generale.

Va anche detto che gli anziani sono soggetti importanti dal punto di vista economico. La cosiddetta "Silver economy", che pensa in particolare alle persone di età superiore ai 65 anni, è una grande opportunità. Si rivolge a persone che hanno spesso a disposizione i risparmi di una vita e che sono disponibili a spendere.

Si deve però lavorare su un'offerta adeguata all’età per il benessere e la salute, ma anche per i viaggi, il turismo, il tempo libero, la gastronomia e altri servizi. In Italia, almeno in teoria, siamo di fronte a un mercato potenziale di 14 milioni di persone.

Se la "Silver economy” fosse a livello mondiale uno Stato indipendente, il suo Pil si collocherebbe dietro a Stati Uniti e Cina. Anche se i 3.700 miliardi spesi solo in Europa sono calcolati a partire dai 50 anni, la somma è comunque gigantesca.

Vorrei fare un’ultima considerazione su un processo innovato legato alla pandemia, la digitalizzazione. Questa ha subita un’accelerazione impressionante – non solo delle videoconferenze – ma anche per lo spostamento di moltissimi servizi sul Web con l’obiettivo di evitare contatti tra le persone.

Tornare indietro sarà impossibile e forse neppure auspicabile. Ma questo ha fatto emergere con forza il divario digitale tra chi ha un computer e lo sa utilizzare e chi non se ne “intende”. Tolti i “grandi vecchi” molti dei quali hanno già bisogno di sostegno anche per altre attività quotidiane, è giunto il momento che tutti incomincino a imparare almeno i fondamentali.

Non servono strumenti particolari o costosi ma ormai basta uno smartphone per accedere a tanti servizi e moltissime informazioni. Bisogna solo superare le perplessità e la paura di non riuscirci e (finita la pandemia) rivolgersi ai nipoti per farsi insegnare le potenzialità legate a questi strumenti.

Con questi auspici auguro a tutti i lettori di Salto un anno migliore di quello passato, ma soprattutto tanta salute.

Alfred Ebner