Umwelt | Impianti Seveso

Le fabbriche “pericolose” in Alto Adige

Sono quasi mille gli stabilimenti in Italia “a rischio di incidente rilevante”, fra questi 4 in provincia di Bolzano, 6 in Trentino. L’inventario ora aperto al pubblico.
Acciaierie Valbruna
Foto: Acciaierie Valbruna

Un’azienda che opera nella distribuzione di GPL e una concessionaria ENI, una fabbrica attiva nel settore della metallurgia e siderurgia e una specializzata nella produzione di filo capillare di rame smaltato. Quattro sono gli stabilimenti altoatesini, rispettivamente Liquigas a Laives, Petrolcapa a Ora, Acciaierie Valbruna a Bolzano ed Elektrisola a Campo Tures, che rientrano fra i 981 che in Italia trattano sostanze pericolose e che, in caso di incidente, potrebbero causare gravi danni alla popolazione e all’ambiente, ragion per cui rientrano fra i “sorvegliati speciali”.

Si tratta tecnicamente di impianti a rischio di incidente rilevante, e sono stati elencati nell’inventario che il Ministero per la Transizione ecologica ha reso accessibile al pubblico, cosicché i cittadini e soprattutto chi abita vicino a questi impianti possa conoscerne meglio l’attività, informarsi sugli scenari di rischio, sui potenziali effetti sulla salute e sull’ambiente e sapere come comportarsi in caso di incidente. Il servizio web, che finora era riservato all’accesso delle amministrazioni pubbliche, è stato integrato con una sezione aperta al pubblico, consultabile senza procedura di registrazione. Le informazioni sono aggiornate in tempo reale con i dati contenuti nell’Inventario nazionale degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, forniti dal gestore con la notifica.

Questi siti sensibili vengono chiamati anche “impianti Seveso”, dal nome della direttiva europea emanata nel 1982 (recepita in Italia con il DPR 17 maggio 1988) e che impone agli stati membri di identificare i propri siti a rischio. L’Unione europea adottò la direttiva (ne sono seguite altre 3, l’ultima è la 2012/18/UE) proprio allo scopo di attuare una politica comune per prevenire e affrontare i grandi rischi industriali. La decisione arrivò dopo l’incidente avvenuto il 10 luglio del 1976, dovuto alla perdita di controllo di un processo chimico complesso, presso l’azienda ICMESA tra Seveso e Meda, in provincia di Monza e Brianza, che lavorava prodotti chimici di base e prodotti farmaceutici. Si verificò la fuoriuscita di una nube di diossina (TCDD), una sostanza estremante tossica, che si diffuse su un’ampia area intorno alla fabbrica, colpendo i comuni di Meda, Seveso, Desio e Cesano Maderno. Viene considerato il più grave disastro ambientale mai avvenuto in Italia.

 

Il quadro

 

Dal censimento, elaborato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), emerge che il record di impianti Seveso a livello nazionale va alla Lombardia (257 stabilimenti); segue a distanza il Veneto con 89, e l’Emilia Romagna con 84. Staccato il Trentino Alto Adige con 10 aziende “a rischio di incidente rilevante”, di cui le quattro citate in provincia di Bolzano e sei in Trentino ovvero Autogas Nord a Lavis e Gabogas 2 a Condino (stoccaggio di GPL); Suanfarma a Rovereto (produzione di prodotti farmaceutici); Pravisani a Trento (produzione, distruzione e stoccaggio di esplosivi); Firmin a Lavis (stoccaggio di combustibili); Manica a Rovereto (produzione e stoccaggio di pesticidi, biocidi e fungicidi).

Un esempio altoatesino riportato nell’elenco: le Accaierie Valbruna di Bolzano, “attività siderurgica con produzione di acciai speciali, leghe e superleghe”. Nella scheda dedicata si legge, fra le altre cose, di potenziali pericoli sia per la salute (rischio di tossicità acuta, a causa della produzione di un composto chimico, il fluoruro di idrogeno) sia per l’ambiente (per l’abbattimento di fumi e polveri).