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Il pesante conto post lockdown

L’allarme di CNA: quattro aziende su dieci rischiano di non sopravvivere. “Servono piani e risorse”. Da domani, 1° luglio, bonus da 100 euro per i dipendenti.
Imprese
Foto: upi

Scatta da domani, mercoledì primo luglio, il taglio del cuneo fiscale sugli stipendi dei lavoratori dipendenti, introdotto con la legge di Bilancio 2020 dal governo Conte.
Pensionata la misura di 80 euro per i lavoratori dipendenti voluta dall’allora premier Matteo Renzi al suo posto arriva il bonus IRPEF da 100 euro per chi ha un reddito fino a 28mila euro. Nel contempo una nuova detrazione fiscale sarà applicata a tutti coloro che guadagnano fino a 40mila euro l’anno.
Una buona notizia accanto a un’altra non altrettanto confortante sul piano locale. Secondo una recente indagine dell’Astat il 37,3% delle imprese altoatesine e il 36,9% delle imprese trentine hanno “seri rischi operativi e di sostenibilità dell’attività. Un dato in linea con il 38% nazionale e un po’ sopra la media del Nordest che si ferma al 34,5%. In pratica, 4 aziende su 10 stanno rischiando la chiusura per effetto dell’emergenza sanitaria. Non sono a rischio solo le attività turistiche e di ristorazione, perché a cascata andranno in crisi anche il commercio, l’artigianato e tutti i comparti legati ai consumi interni”, spiega il presidente CNA Trentino Alto Adige, Claudio Corrarati tirando le prime somme a 45 giorni dalla ripresa di quasi tutte le attività.


Preoccupa in particolare il dato sulla mancanza di liquidità per far fronte alle spese correnti e ai debiti. “Se in Alto Adige questo problema è avvertito dal 33,2% delle aziende, in Trentino raggiungiamo il 51,9%, in linea con il 51,5% nazionale e il 49% del Nordest. Una disparità, a pochi chilometri di distanza, che deve essere analizzata a livello politico e dalle istituzioni bancarie”, così Andrea Benoni, presidente di CNA Trentino.

I dati diffusi dall’Astat indicano un calo del 7,3% del Pil altoatesino su base annua, mentre in Trentino il calo dovrebbe toccare il 10%. L’impatto occupazionale, per adesso ancora non definitivo in attesa dell’esito della stagione turistica, desta comunque forte apprensione visto che, attualmente, in Alto Adige ci sono 28.200 persone senza lavoro rispetto agli 8.800 di media del 2019. Analoga situazione in Trentino.


Ai ripari

 

La richiesta che arriva dall’associazione degli artigiani è di attivare un tavolo permanente #EconomiaRiparti in entrambe le Province autonome. “Apprezziamo quanto fin qui fatto dagli enti territoriali per agevolare i prestiti, erogare contributi a fondo perduto, accelerare il pagamento della cassa integrazione, sostenere le famiglie in difficoltà, sospendere mutui, prestiti, tasse, imposte, affitti. Misure straordinarie rispetto ad un’emergenza straordinaria - affermano i vertici di CNA regionale -. Adesso, però, non possiamo stare in attesa dei soldi promessi dall’Ue, ma dobbiamo mettere in piedi riforme strutturali, a cominciare dalla revisione dei bilanci delle Province, che non possono continuare ad essere imbalsamati sulle spesse correnti che assorbono gran parte della disponibilità finanziaria. È necessario - proseguono Corrarati e Benoni - liberare risorse per investimenti incidendo profondamente sulla riduzione della burocrazia, sulla digitalizzazione, sullo smart working produttivo, sui costi e sull’efficienza della sanità e del sociale, che non possono essere migliorati facendo pagare ancor di più i cittadini. Non vogliamo rincorrere dati allarmanti, ma affrontare con determinazione i problemi che tali dati mostrano”.

Non possiamo stare in attesa dei soldi promessi dall’Ue, ma dobbiamo mettere in piedi riforme strutturali, a cominciare dalla revisione dei bilanci delle Province

E ancora: “Un primo segnale concreto per le imprese sarebbe l’attivazione di soluzioni territoriali per l’ecobonus al 110% sulle ristrutturazioni e sui risanamenti di edifici, vista la lentezza con cui il governo sta precedendo per indicare soluzioni pratiche sulla cessione del credito d’imposta che consentirebbe di far partire consistenti investimenti privati a vantaggio delle PMI locali”.