Kultur | L'anniversario

Un teatro controverso

Il 9 settembre il teatro comunale di Bolzano, che divise le comunità italiana e tedesca, fa vent'anni. Ne parlano Luis Durnwalder, Giorgio Delle Donne e Rudi Benedikter.
Stadttheater Bozen
Foto: Hannes Prousch

Vent’anni fa, la cabalistica data del 9\9\1999 fu scelta per la inaugurazione del nuovo teatro comunale di Bolzano, in piazza Verdi. Non furono anni facili, tanto che su un progetto certo impegnativo, le comunità e i partiti di madrelingua italiana e tedesca litigarono furiosamente.

Ne abbiamo parlato con Luis Durwalder, presidente della Provincia dal 1998 al 2104,  poi molto brevemente con Rudi Benedikter, militante Verde ed avvocato (che allora si mise di traverso al progetto e ora non trova il tempo per tornarci su e spiegare). Infine, con Giorgio Delle Donne, storico bolzanino.

Il prossimo 9 settembre saranno vent’anni. L’anniversario del grande teatro comunale di Bolzano sarà celebrato, festeggiato (e un po’ ricordato) durante una intensa giornata di happenings, drink e un paio di dibattiti un po’ defilati.

Motivo: il nuovo progetto del teatro di piazza Verdi, che sarebbe stato inaugurato 20 anni fa dall’allora vicepresidente del Consiglio Sergio Mattarella, divise profondamente le comunità italiana e tedesca. La prima, con Claudio Emeri e Claudio Nolet, “vecchi socialisti” e persone non di apparato ma di cultura e di impegno civile lottò per la nuova struttura. E la comunità tedesca? No e ancora no. Persino da parte di Rudi Benedikter, avvocato ed esponente dei Verdi. Che ieri si schermiva: “E’ passato tanto tempo. Sto pedalando, lei mi prende alla sprovvista…”.

 

 

Luis Durwalder, presidente della Provincia autonoma di Bolzano dal 1989 ai primi giorni del 2014, tiene a dire qualcosa del suo partito, la SueditirolerVolkspartei, da sempre una forza politica maggioritaria. “Ho fatto di tutto, allora per convincere gli esponenti del mio partito a pensare a un progetto comune. D’altro canto, c’erano anche assessori italiani contrarissimi a un nuovo teatro sia tedesco sia italiano”. E come la mettiamo con una Svp contraria ad una nuova struttura cultural-teatrale comune ai due principali gruppi etnici della provincia? Ancora Durnwalder: “All’inizio, vero. Ma poi abbiamo iniziato a trattare, litigando molto e per molto tempo. Anche sui componenti del consiglio d’amministrazione. Ora, abbiamo un bel teatro e anche un auditorium bellissimo. Ora tutto questo è normale. Ma allora…”. 

Ricostruisce Delle Donne: “Il nuovo teatro di Bolzano non esisterebbe senza le figure politiche di Claudio Emeri e Claudio Nolet, entrambi assessori alla cultura del Comune di Bolzano. Erano socialisti di vecchio stampo, con una forte formazione culturale ed una chiara concezione del ruolo di Bolzano capoluogo della provincia”. Spunta persino una notizia dei giorni nostri. Alla nostra domanda “perché il Comune di Bolzano non ha tre assessori alla Cultura come la Provincia”, Durnwalder risponde trasparente: “Perché i partiti non sono ancora maturi. E perché i partiti non sono ancora d’accordo”. Uhm. E il Verde Benedikter (lo stesso partito di Alexander Langer)? Forse sta ancora pedalando. 

 

 

Ma ecco qui sotto l’intervista allo storico Giorgio Delle Donne. 

Professore, quale è la vera storia del progetto del nuovo teatro comunale di Bolzano, nato 20 anni fa?

Nessuno storico serio si sognerebbe di raccontare "la vera storia". Io posso raccontare quelli che sono i miei ricordi personali, di un periodo nel quale ero molto attento alla situazione politica locale. La questione del teatro non può non essere inserita nella questione altoatesina del XX secolo, con la costruzione del teatro di Piazza Stazione nell'epoca Perathoner, in seguito italianizzato dai fascisti che lo intitolarono a Verdi. Dopo il bombardamento della seconda guerra per anni rimasero le macerie ed i locali agibili vennero occupati da famiglie di senzatetto. Per decenni si discusse se riedificare il vecchio teatro bombardato o se costruirne un altro. Nel frattempo il Teatro stabile di Bolzano fondato nel dopoguerra utilizzò varie sedi provvisorie, fino alla costruzione del teatro di Gries, in seguito distrutto da un incendio. Negli anni Sessanta venne edificata la Haus der Kultur Walther von der Vogelweide, riservata alle associazioni di lingua tedesca. Il Teatro stabile aveva una programmazione in lingua italiana; all'epoca tutto era "doppio", anche se in misura diversa, e le strutture gestite dai tedeschi erano ben finanziate dalla Provincia e perfettamente funzionanti, quelle gestite dagli altoatesini un po' meno, non solo per colpa della politica SVP ma anche per una storica incapacità degli altoatesini di rapportarsi con il territorio locale. Nella prima fase del Secondo statuto, dopo il 1972, la generazione di Magnago, Benedikter e Zelger attuò l'autonomia con uno spirito revanchista, facendo pagare agli altoatesini quello che lo Stato italiano fascista prima e repubblicano della Prima autonomia poi aveva fatto nei confronti dei sudtirolesi. La città di Bolzano è stato il principale obiettivo di questa politica. Dal punto di vista quantitativo la città ha perso oltre 10.000 abitanti negli anni Settanta ed Ottanta. Non si poteva costruire oltre Via Resia; l'SVP era contraria alla costruzione del nuovo teatro, all'università, a tutto quello che non era nelle proprie mani. La situazione è cambiata solamente dalla fine degli anni Novanta, quando il partito ha potuto controllare, direttamente o indirettamente, anche la città di Bolzano.

 

 

E' vero che la comunità tedesca locale era contraria al progetto e perché?

La posa della prima pietra del nuovo teatro di Piazza Verdi avvenne alla fine del maggio del 1995, a pochi giorni dalle elezioni comunali di giugno. Basta leggere le cronache dei giornali dell'epoca per vedere che l'assessore provinciale alla cultura di lingua tedesca Hosp era nettamente contrario, così come il vicesindaco tedesco di Bolzano Mayr. Nessun esponente della SVP partecipò alla cerimonia della posa della prima pietra né all'inaugurazione del settembre 1999. Per avere una presenza di lingua tedesca l'amministrazione comunale invitò alla posa della prima pietra il sindaco di Innsbruck Herwig von Staa. Durante la cerimonia vi furono proteste dei candidati SVP alle imminenti elezioni comunali e del Verde Rudi Benedikter, che con il gruppo "Piazza Verdi-Abitare" proponeva di costruire il nuovo teatro al posto della vecchia Fiera campionaria di Via Roma, i cui locali si sarebbero resi disponibili entro due anni.

Tra gli italiani con responsabilità critiche chi lavorò molto al progetto? E tutti i tedeschi furono ostili oppure si registrarono astensioni o addirittura favorevoli?

Il nuovo teatro di Bolzano non esisterebbe senza le figure politiche di Claudio Emeri e Claudio Nolet, entrambi assessori alla cultura del Comune di Bolzano. Erano socialisti di vecchio stampo, con una forte formazione culturale ed una chiara concezione del ruolo di Bolzano capoluogo della provincia, che non avrebbe dovuto essere subordinato alla Provincia autonoma. Non a caso seppero resistere con motivazioni culturali e non nazionalistiche alle continue richieste della SVP, tuttora presenti, di sdoppiare etnicamente l'assessorato alla cultura del Comune di Bolzano, analogamente a quanto avviene in Provincia. La SVP richiede la tutela delle minoranze in quanto minoranza nazionale, ma esercita il potere in base ai rapporti di forza numerici a livello locale-provinciale, salvo nel caso di Bolzano, dove è minoranza numerica e quindi richiede nuovamente una tutela in quanto minoranza. Ma questa è un'altra storia. O forse è sempre la stessa.