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Quando tutto incominciò

l mondiali di sci del ’70 in Val Gardena

La storia procede anche per strappi” sosteneva lo storico e filologo Luciano Canfora e non si può non essere d’accordo se si osserva un po’ di attenzione la vicenda che riguarda lo sviluppo della società altoatesina nella seconda metà del 900. Nell’immediato dopoguerra e negli anni successivi la provincia figurava nelle posizioni di retroguardia in quella classifica che mette in fila le regioni europee per tasso di ricchezza e benessere. Poi inizia processo di vorticoso cambiamento porta l’Alto Adige nelle primissime posizioni di quella stessa graduatoria sul finire del secolo e del millennio. Come tutto ciò sia avvenuto è stato oggetto più volte di analisi, ma è certo che vi è stato un momento storico ben preciso nel quale alcuni interruttori sono stati accesi e che questi cambiamenti sono tra i fattori fondamentali che hanno portato l’intera società altoatesina a dismettere il vestito del sottosviluppo e della povertà ad indossare quello della ricchezza e del benessere diffuso (perlomeno per alcuni segmenti della popolazione).

Se guardiamo con attenzione vi è un momento preciso, individuabile più o meno all’inizio degli anni 70, nel quale avvengono almeno tre di questi eventi. Sono L’entrata in vigore della nuova Autonomia (1972) che scarica su Bolzano forti competenze e risorse finanziarie via via sempre più massicce, il completamento e l’entrata definitiva in funzione della A22 (aprile 1974 con l’apertura dell’ultimo tratto Bolzano-Chiusa) e infine, ed è di questo che ci occuperemo in questo e nel prossimo articolo, i campionati mondiali di sci del 1970 in Val Gardena.

Può apparire bizzarro accostare un avvenimento sportivo a dei fatti di portata così rilevante come il secondo Statuto, ottenuto dopo una lunghissima e travagliata crisi politica o la costruzione dell’Autobrennero, giunta a togliere definitivamente dall’isolamento e dalla marginalità economica una terra che aveva vissuto a metà dell’800 il primo passaggio importante con la costruzione della ferrovia. Se si guardano bene le cose, se si osservano i fatti e le loro conseguenze ci si accorgerà che così però non è. I mondiali di sci del 1970 rappresentano un momento chiave per capire come abbia fatto il turismo altoatesino, non solo quello invernale, a transitare da un modello artigianale, ancorato ai romantici schemi ottocenteschi, a tramutarsi, nel giro di qualche decennio, in una macchina industriale organizzata secondo le tecniche più moderne e in grado di proporsi sulla scena internazionale come uno dei luoghi eletti per le vacanze di una comunità nazionale e internazionale ogni anno più vasta.

È un fenomeno, quello della Val Gardena nel 1970, che ripete in parte quello avvenuto non molto lontano, nel Tirolo austriaco, con le Olimpiadi invernali che si erano svolte a Innsbruck solo sei anni prima. In quel caso l’evento sportivo aveva proiettato l’immagine della regione tirolese in tutto il mondo e la costruzione di nuovi impianti e di nuove strutture sportive era stata solo l’antipasto di uno sviluppo che aveva significato l’internazionalizzazione dell’offerta turistica.

Era quel che serviva anche all’Alto Adige e non fu l’ultima delle ragioni per cui un piccolo gruppo di operatori turistici e dirigenti sportivi aveva iniziato, nei mesi e negli anni precedenti, una dura battaglia per far assegnare alla Val Gardena l’organizzazione dei mondiali. Nel ricordo di uno di questi pionieri, il gardenese Erich Demetz, la guerra non fu facile né da combattere né da vincere. “La FISI  - ha scritto in un testo commemorativo di quella lontana avventura - intendeva proporre Sestriere come sede dei Campionati del 1970 e, inoltre, in Val Gardena, si erano attivati alcuni movimenti ambientalisti che da una manifestazione di quel livello temevano interventi significativi sul territorio. Un dépliant distribuito da “Italia Nostra” portava un titolo ad effetto: “Salviamo Selva”. Contro la costruzione della pista di discesa maschile, che in virtù del regolamento internazionale di gara doveva avere il dislivello minimo di 800 metri e quindi doveva terminare in prossimità di S. Cristina e che necessitava, inoltre, di un collegamento funiviario per raggiungere la partenza del Ciampinëi, era stato depositato in municipio di Selva un documento sottoscritto da oltre 400 oppositori. Durante la seduta straordinaria del Consiglio Comunale di Selva, indetta per approvare il progetto, ebbe luogo una bellicosa manifestazione popolare”.

Nonostante tutto e nonostante tutti, l’assegnazione dei mondiali alla Val Gardena ci fu ma, come detto, l’impegno a realizzare una manifestazione sportiva cadde come un macigno su una realtà turistico imprenditoriale che era rimasta ancorata a schemi che risalivano ai decenni se non addirittura secolo precedente. “….prima dei Campionati Mondiali di Sci del 1970 – è ancora Erich Demetz a parlare -  la vetta del Ciampinëi, da dove si diramano oggi le piste da sci più importanti della valle, era raggiungibile solo a piedi, che alberghi tradizionali, come lo storico hotel Oswald di Selva, chiudevano a gennaio per mancanza assoluta di prenotazioni e che i maestri di sci nello stesso periodo occupavano il proprio tempo per trasportare dai prati e dai boschi fieno e legna su rudimentali slittoni di legno. Le rare chiamate telefoniche internazionali dovevano essere prenotate attraverso un centralino e per il collegamento si attendevano ore. Per l’uso dei pochi impianti di risalita, appartenenti a società o imprese familiari distinte, si doveva pagare le corse separatamente. Un sistema di abbonamento generale non era neppure immaginabile e, a causa del campanilismo, un progetto unitario di promozione turistica fra i tre comuni della valle (Ortisei, S. Cristina e Selva) non era neppure pensabile”.

Il discorso va ben oltre il ristretto ambito della Val Gardena. Ad illustrare la situazione qualche dato estrapolato dalle cronache di allora e da qualche statistica più recente: mezzo secolo fa, quando si inaugurano i Mondiali l’Alto Adige può contare su un patrimonio complessivo di 70.000 posti letto distribuiti su 2600 esercizi. Attualmente la situazione complessiva, esercizi alberghieri ed extra alberghieri sommati, parla di un totale di oltre 220.000 posti letto collocati in oltre 12.000 tra alberghi e pensioni, e sicuramente si tratta di un calcolo, quello recente, approssimato per difetto, vista la tumultuosa crescita dei posti letto offerti in case private.

Un altro confronto che convince quello riguardante i chilometri di piste offerte agli amanti dello sci: dell’intero comprensorio altoatesino erano 330 nel 1970 ed hanno raggiunto e superato la cifra di 1200 in tempi recenti.

Le cifre non dicono tutto. A pesare, nel confronto, e soprattutto la presenza di un modello organizzativo che prende le mosse proprio da quei lontani avvenimenti del febbraio 1970. La rievocazione di Erich Demetz è impietosa: la parcellizzazione degli impianti di risalita imponeva agli sciatori dall’epoca di metter continuamente mano al portafogli per pagare il costo di un viaggio in seggiovia o in funivia praticamente ad ogni discesa. Ci volle del bello e del buono, in quegli anni e in quelli successivi per convincere tutti che l’unione, sotto l’egida di un’organizzazione comune come il Superski, avrebbe garantito uno sviluppo sempre maggiore. Furono alcuni pionieri a guidare l’intera operazione e tra di essi ci piace ricordare il lombardo Gianni Marzola. L’altro aspetto fondamentale fu costituito dal formidabile volano pubblicitario rappresentato dalla diffusione su scala mondiale delle immagini riguardanti le gare di sci. Dopo i Mondiali del 1970 la Val Gardena restò abbonata a questo tipo di appuntamenti inaugurando la tradizione delle gare di coppa del mondo, fissate tra l’altro alla metà del mese di dicembre, quando la stagione invernale è appena agli albori e quando in tanti devono ancora decidere su quali piste andranno ad indossare sci e scarponi. Un fenomeno che nel tempo si è allargato, coinvolgendo anche la vicina Val Badia e che rappresenta ogni anno un eccezionale spot pubblicitario per l’intero comprensorio turistico.

Fu un processo non facile da realizzare e non privo, come lo stesso racconto di Erich Demetz ricorda, di forti momenti di contrasto, soprattutto sul piano della tutela ambientale. Le riserve di allora, superate in nome dello sviluppo turistico, sono, in definitiva, quelle presenti ancor oggi, a fronte di un sistema enormemente ingigantito, ma che pare incapace di trovare un limite.

Tutto iniziò dunque in quel febbraio del 1970. Nel secondo e ultimo articolo di questa serie racconteremo una piccola cronaca di quei giorni cruciali. (1 – prosegue)

Der Vinschger Philatelist Sebastian Felderer stellte salto.bz einige Gustostückerl aus seine reichhaltigen Sammlung zur Illustration dieses Beitrages zur Verfügung. Wir bedanken uns.