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Figli della favola

Quando l’ETA annuncia la fine del conflitto armato, due giovani baschi decidono che la lotta deve continuare. Un viaggio tra idealismo, identità e una realtà deludente.
Figli della favola
Foto: Il libraio

Joseba e Asier hanno vent’anni e aspettano in una fattoria in Francia che il loro addestramento cominci. Si sono uniti all’ETA, l’organizzazione terroristica basca, ma dopo un trasferimento clandestino sono fermi da mesi nell’allevamento di galline dei coniugi Fabien e Guiellemette, vicino Tolosa.

Erano trascorsi sei mesi dal loro ingresso nell’ETA. Ingresso o quasi ingresso. Non sapevano di preciso.

Si sottopongono a un addestramento donchisciottesco, allenandosi a sparare con le dita, sequestrando galline e fingendo l’esecuzione di un ignaro anziano al parco. Nel tempo che scorre lento nella campagna francese, Joseba sogna di vedere il figlio (o figlia?) che non ha mai conosciuto mentre Asier non ha altra famiglia che la lotta – o l’idea della lotta. È il 2011, e mentre i due giovani aspettano di unirsi alla lotta armata per la liberazione di Euskal Herria, la lotta armata finisce: dopo anni di trattative con lo stato spagnolo, ETA annuncia la fine del conflitto armato con un video diffuso il 20 ottobre 2011.

Il comunicato non spegne la passione di Joseba e Asier, anzi la accende e dà il via a una serie di avventure e disavventure, fino all’epilogo. Il romanzo è pieno di assenze: l’ETA, i compagni, un’arma, un sostegno popolare, popolano le fantasie dei giorni francesi ma non prendono mai una forma tangibile. Man mano che i giovani cercano di avvicinarsi alla favola di cui sono figli, ne escono: ogni passo che porta verso il paese basco è un passo verso una realtà più deludente di quella sognata nella fattoria di Fabien e Guillemette.

Guardavano sorpresi i muri. Dove sono le scritte di una volta? E i manifesti? E quegli striscioni, tra una facciata e l'altra, a favore dei detenuti dell'ETA?

A sette anni da Patria, Fernando Aramburu parte di nuovo dal 2011 e lo fa con la parabola tragicomica di due ventenni arrivati in ritardo sulla Storia. Se nel romanzo vincitore del Premio Strega Europeo nel 2018, due famiglie si trovano a fare i conti con il passato legato drammaticamente all’ETA, in Figli della favola l’ETA è un futuro che non arriva mai. Joseba e Asier sono sullo stesso fronte – ma sono soli, senza che nessuno che stia sull’altro.

Per chi non conosce l’ETA e il Paese basco, il romanzo è un modo leggero per avvicinarsi alla storia dell’organizzazione partendo dal suo scioglimento. Nei loro goffi addestramenti protagonisti non compiono azioni violente ma fantasticano di farlo, senza mai nascondere il modo di agire che ha caratterizzato il gruppo armato nei suoi cinquant’anni di attività. Con un po’ di ingenuità, Joseba e Asier accompagnano chi legge in un breve viaggio nell’idealismo e nell’identità, mostrando il peso che possono avere per chi ha qualcosa e chi nulla da perdere.

 

Figli della favola