Abecedario
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Politik | Avvenne domani

Abecedario dell’anno funesto

Parole e persone del 2020 altoatesino (prima parte).

A: areale ferroviario. Ci auguriamo sinceramente che cada nel 2021 quel fatidico giorno in cui un imprenditore, da solo o assieme ad altri sodali, accetterà di sborsare sull’unghia un cifretta niente male per assicurarsi, in un futuro prossimo ma non vicino, la disponibilità dei terreni su cui far sorgere il nuovo quartiere immaginato, laddove oggi corrono i binari, dall’archistar Podrecca.  Sino ad allora ogni scetticismo è bandito e annichilito a suon di poderose e ottimistiche bordate polemiche dai sostenitori dell’operazione, Sindaco Caramaschi in testa. Avanti quindi con il minuetto dei test, delle richieste di informazioni, delle manifestazioni di interesse (non impegnative sia ben chiaro).

B: Boschi, Bressa & Biancofiore. Un po’ è l’effetto Covid e un altro po’ quello dell’infinita serie di rivolgimenti che hanno straziato la politica italiana, ma le ultime elezioni politiche, febbraio 2018 e quindi meno di tre anni fa, ci sembrano appartenere ad un’altra epoca, come la defenestrazione degli imperiali a Praga. Da quelle nebbie protostoriche ecco palesarsi anche alcuni protagonisti di quella storia. L’impavida Boschi che conduce guerre corsare per conto di capitan Renzi contro il Conte bis è davvero la stessa che venne a raccoglier voti in Alto Adige promettendo eterna affezione a questa terra? Non fosse sui giornali e in TV a litigare con la Gruber verrebbe da segnalare il caso a Chi l’ha visto. Ormai archiviato per stanchezza e abitudine invece il caso di Gianclaudio Bressa che a Bolzano ha la sua base elettorale e solide amicizie ormai da decenni. Incassa i voti e sparisce. C’è chi giura che comunque, ben celato nell’ombra, sia lui a dare la linea al PD altoatesino. Per la famosa serie: si fa ma non si dice. A Michaela Biancofiore tutto si può (e si deve) rimproverare ma non l’assenza dalla scena locale. Appare a singulti, esterna a raffica, comunica e soprattutto scomunica. Alle ultime comunali, seccata per l’ennesima rimozione dall’incarico di coordinatrice, ha appoggiato con aria di sfida i candidati di un’altra lista. Il risultato è lo stesso. La sua Forza Italia si raggrinzisce sin quasi a scomparire.

C: concessione A22. Quasi in coda all’anno terribile pare passata in Parlamento la norma che autorizza la A22 a liquidare brevi manu i soci privati e a formare una società solo pubblica per poter ottenere finalmente una concessione attesa da sin troppo tempo. Che la partita sia ancora tutta da giocare lo dicono le bottiglie di bollicine stappate negli studi di avvocati che già stanno scrivendo citazioni per le cause originate dai risarcimenti ritenuti micragnosi. Ai margini dell’intera vicenda anche un particolare che pare essere uscito dai riflettori della cronaca. La nuova società “in home” avrebbe dovuto avere, secondo il progetto SVP, un nuovo nome e soprattutto una nuova sede, Bolzano. Si saprà presto se questo Los von Trient autostradale è stato dimenticato o no.

D: Durnwalder (due). Lo zio se ne sta asserragliato causa Covid, nel suon buen retiro venostano e, seguendo una moda che dilaga tra gli Altmandatare SVP, scatena periodicamente bordate di furibonda critica ai suoi eredi. L’altro, il nipote, si muove a passi felpati sul proscenio romano. Assomiglia ad uno di quei proconsoli che Roma mandava a far carriera in provincia e che accumulavano legioni ed esperienza con il chiaro proposito di spenderli poi nella conquista del potere. E il potere, per un Durnwalder da Falzes, non può materializzarsi che al secondo piano di Palazzo Widmann. Curiosità vorrebbe che i due raccontassero se si parlano, se lo zio consiglia e se il nipote fa tesoro di tanta sapienza. A suo tempo sapremo.

E: ex-Longon. Se la Società Condotte avesse vinto l’appalto per la piramide di Cheope staremmo ancora aspettando la posa della prima pietra. Le storie dell’ex Longon e del carcere di Bolzano, sia pur diverse dal punto di vista giuridico e amministrativo, hanno una trama comune. Grandi progetti sui quali, è il caso dell’Ex Longon, si è discusso e polemizzato per decenni, arrivati alla fase esecutiva entrano in una sorta di congelatore politico e rimangono lettera morta. L’idea di una casa comune che accolga assieme le tre biblioteche pubbliche bolzanine continua a suscitare comprensibili avversioni in chi di divisioni vive. Troppo rischiosa l’ipotesi che una semplice coabitazione si trasformi in una convivenza feconda di stimoli culturali. Intanto, a Natale, come ogni anno, il saluto, in presenza o virtuale, del Vescovo ai carcerati di via Dante contiene l’augurio che si possa prima o poi lasciare al suo destino urbanistico (anch’esso tutt’altro che chiaro) la vecchia prigione absburgica. E intanto gli anni e passano sui davanzali delle finestre con le sbarre che si affacciano sui prati del Talvera ci sono i panettoni regalati per festeggiare il 2021. Un altro anno senza un carcere decente.

F: Fake news. Il concetto era nato per identificare quelle che nel gergo giornalistico sono sempre state chiamate “bufale” ovverossia le storielle curiose, totalmente inventate, ma che circolavano e periodicamente riaffiorano tra i bassifondi della cronaca. Esempi tipici quello del novello sposo che dopo una vacanza in Africa assiste alla nascita di un figlio di pelle diversa dalla sua o della famiglia che riceve da partenti lontani una lattina misteriosa, ne cucina il contenuto e scopre poi di aver ingerito le ceneri di un bisnonno. Poi negli ultimi anni, grazie al moltiplicatore costituito dai social le fake news si sono tinte dei colori del complottismo politico e delle strategie di sovversione pilotate da organismi parastatali. Adesso il termine dilaga nell’uso, perdendo di conseguenza il proprio senso d’esistere. È fake news qualsiasi notizia non gradita, un’opinione altrui non condivisa sino ad arrivare all’anatema corale contro il cosiddetto terrorismo mediatico. La vera sfida è trovare il filo d’Arianna per aggirarsi in questo labirinto di verità e menzogne.

G: Guido Bocher. Dopo due consiliature, a settembre, si è congedato dalla gente di Dobbiaco. È stato, per una decina d’anni il sindaco di tutti anche se era italiano in un paese a stragrande maggioranza tedesco. Quando, a sorpresa, fu eletto per la prima volta il Principe di Falzes aveva scagliato l’anatema. Anche se con Bocher aveva una vecchia amicizia consolidata ai tempi in cui l’italiano era al settore foreste della Provincia, una cosa del genere non poteva accadere. I suoi dell’Alta Pusteria gli spiegarono che invece poteva accadere benissimo. Così è andata.

H: Hoteliers und Gastwirteverband &Handels- und Dienstleistungsverband. Sono le due corazzate del sistema economico altoatesino. Da sempre fanno sentire il loro peso con un lavoro di lobbying reso più agevole in passato dal fatto che i vertici delle associazioni albergatori e commercianti occupavano non di rado gli scranni più alti della politica in casa SVP. Non passa giorno senza che i rispettivi leader, l’ex senatore SVP Pinzger e Philipp Moser, non facciano capolino per polemizzare, contestare, protestare, suggerire. Adesso, in una congiuntura drammatica, affiora a tratti uno stranito stupore nel constatare che quell’autonomia da sempre invocata come una panacea, può tradursi a volte in una disciplina più severa di quella imposta a livello nazionale. Dietro le saracinesche abbassate cresce la rabbia.

I: immunità. Una modesta proposta linguistica. Smettiamo di parlare di immunità di gregge. La parola, senza offesa per gli ovini, suona male. Usare il termine gruppo sarebbe meglio.

J: Jannick Sinner. Non appena il giovanotto è parso avviato verso un luminoso futuro, è scattata, deprimente quanto inevitabile, la piccola trappola che da sempre una parte (la peggiore) dei giornalisti sportivi italiani tende ai campioni fioriti tra Salorno e il Brennero. Si sentono italiani, sventolerebbero il tricolore, canterebbero l’Inno di Mameli? Così, tanto per giocare alla provocazione meschina, su questioni che con lo sport e con l’impegno che questi campioni mettono nel gareggiare con i colori azzurri non c’entrano nulla. È toccato anche a Sinner che, intelligente come ha già dimostrato di essere, se ne farà una ragione. Come tutti gli altri.

K: Kompatscher Arno. 2021: ogni mattina in Alto Adige, come sorge il sole, Kompatscher si sveglia e sa che dovrà correre più di una mezza dozzina di pretendenti o finirà nella galleria degli ex presidenti. Ogni mattina in Alto Adige, come sorge il sole, non importa che tu sia Kompatscher o un pretendente, l'importante è che cominci a correre.

L: Lidia Menapace. Si è detto tutto o quasi tutto. Resta da ricordare ancora una volta che questa donna, quando ancora faceva parte del partito cattolico, fu in primo piano tra coloro che condussero la DC sulla strada del dialogo con la SVP per una nuova autonomia. Fu odiata, allora anche per questo. A destra si coniò l’epiteto di “Amazzone bianca”. Nulla di offensivo a ben vedere e in effetti quella di Lidia nella politica a cavallo di due secoli è stata una lunga e splendida cavalcata.

(Fine della prima parte. Segue)