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Una Regione senza un domani

Visioni opposte a nord e a sud di Salorno. Ma il futuro dell'ente può essere una nuova Unione regionale europea Trentino-Alto Adige/Südtirol-Tirolo
Euregio Coronavirus
Foto: Land Tirol/LPA

Nel documento finale della Convenzione di Bolzano così si legge riguardo al ruolo della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol: “Si è manifestato consenso sulla necessità di superare l’attuale configurazione della Regione [...] Una parte dei componenti della Convenzione dei 33 è palesemente a favore dell’abolizione tout court della Regione.” Nel documento finale della Consulta di Trento, sempre in merito al ruolo della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, si legge: “Si propone che la Regione mantenga il carattere costituzionale di ente pubblico territoriale, accentuando la sua funzione di strumento di cooperazione, di coordinamento e di concertazione fra le due Province autonome”.

Vi è quindi una divergenza di base: a Trento nessuno vuole abolire la Regione mentre a Bolzano molti sono favorevoli alla sua abolizione. Partendo da questa differenza di vedute tra le due Province. la mia tesi è che l’attuale forma della Regione non ha futuro. Non ha futuro in quanto è priva di una legittimazione politica, pur avendone una costituzionale.

Legittimazione

La legittimazione si riferisce al riconoscimento sociale di una società e del suo sistema di regole. La legittimità non deriva soltanto da una procedura democraticamente garantita attraverso libere elezioni, ma anche dall’azione comunicativa di giustificazione da parte del potere politico. In democrazia il potere politico dipende dal consenso e richiede una sua giustificazione. Entrambi, consenso e giustificazione, si realizzano attraverso e nel quadro della comunicazione politica che si articola nella sfera pubblica. La legittimità ha presupposti giuridici, ma il concetto moderno di legittimità oltrepassa questa dimensione e si occupa dei presupposti soggettivi del grado di riconoscimento del potere politico. La legittimità non è nemmeno uno status che, una volta raggiunto, si perpetua. La legittimazione descrive le caratteristiche specifiche, storiche e culturalmente variabili del riconoscimento di un particolare ordine politico. Le idee su cui si basa la legittimazione sociale non cambiano soltanto in relazione al tempo. Sono anche in competizione tra loro e si sovrappongono in vari modi. La legittimazione come processo si riferisce a sua volta a una procedura che si verifica continuamente. In una società moderna e aperta la legittimità richiede quindi un rinnovamento costante attraverso la mediazione comunicativa delle sue ragioni di validità.

Partendo da questi presupposti di legittimità, prendiamo in considerazione la realtà attuale della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol e domandiamoci: su quale legittimità si basa? Esiste, certo, una legittimazione formale nell’ordinamento costituzionale italiano. Non esiste più una legittimazione politica-democratica attraverso le elezioni, perché sappiamo che i consiglieri regionali non vengono più eletti direttamente, ma sono la somma dei consiglieri provinciali di Trento e di Bolzano.

Dopo la riduzione dei parlamentari, con il referendum costituzionale del settembre 2020, non esistono neppure parlamentari che siano espressione della regione. Ci si potrebbe anche chiedere in che cosa consistesse la particolarità dei parlamentari regionali. Di fatto non esisteva una differenza sostanziale tra un parlamentare provinciale e uno regionale. Dunque, la legittimazione politica della regione attraverso elezioni democratiche non esiste più dal 2001 con riforma costituzionale.

Esiste invece una legittimazione elettiva indiretta, derivativa, attraverso i consiglieri provinciali di Trento e di Bolzano. Questa si esprime anche nella composizione della Giunta regionale non più espressione di maggioranze politiche regionali, ma delle due Province in forma della cosiddetta “staffetta”, non prevista dal nuovo Statuto di autonomia del 1972.    

Sappiamo anche che la regione è stata più o meno svuotata delle sue funzioni. Quasi tutte le funzioni amministrative sono state delegate alle due Province di Trento e di Bolzano. C’è stato anche un tentativo di delegare le competenze legislative, bocciato dalla Corte costituzionale. Ma la volontà politica di delegare anche queste competenze esisteva, e non soltanto da parte della maggioranza dei consiglieri provinciali dell’Alto Adige/Südtirol, ma anche del Trentino.

(Apro qui una parentesi: a questo riguardo si manifestano anche atteggiamenti ipocriti. Quando si parla delle indennità dei consiglieri regionali, né Trento né Bolzano chiedono la delega di questa materia alle due Province: un modo poco elegante per non assumersi le proprie responsabilità.)

La legittimazione giuridica non basta perché ogni istituzione ha bisogno di consenso e giustificazione da parte della società civile. Esiste questa legittimazione che dovrebbe esprimersi non solo attraverso le elezioni, ma anche attraverso la comunicazione permanente tra i rappresentanti politici e i rappresentati per formare, tra l’altro, anche una cultura politica regionale?

Se manca un consenso legittimatorio da parte della classe politica, in specie da parte di Bolzano, perché dovrebbe esistere una legittimazione da parte della società civile? Da un punto di vista storico vorrei ricordare che durante i lavori per il Primo Statuto di autonomia del 1948 l’esecutivo della Südtiroler Volkspartei (SVP) era a favore della regione. Specialmente il primo segretario politico della SVP, Erich Amonn, ed accanto a lui il segretario amministrativo del partito, Josef Raffeiner, erano convinti che presentarsi a Roma insieme ai trentini sarebbe stata una carta vincente. Tuttavia la storia è poi andata in un’altra direzione.

Va pure ricordato che i rappresentanti dell’Alto Adige/Südtirol del “Forum dei 100”, espressione della società civile, nella Convenzione sull’autonomia si sono espressi consensualmente e senza distinzione linguistica contro l’attuale collaborazione istituzionalizzata tra Trento e Bolzano e hanno raccomandato una stretta collaborazione in settori specifici tramite organismi ad hoc. Mi pare, inoltre, che anche la società civile trentina abbia già abolito “mentalmente” la Regione.

L’attuale configurazione della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol non ha futuro. Certo, la classe politica trentina difende l’istituzione Regione, perché senza Regione autonoma non esisterebbe una Provincia autonoma di Trento. Ma sono convinto che, se ci fosse una garanzia per il mantenimento della specialità trentina, nessuno difenderebbe questa Regione.

Come uscire da questo dilemma, iniettando nuova vita a qualcosa che possa suscitare interesse e creare pertanto legittimazione formale e materiale?

 

Flussi di transizioni sociali e premi

Per trovare una risposta a questa domanda parto dalla concezione di regione da un punto di vista sociale, non giuridico. Il politologo austro-americano Karl W. Deutsch (1912-1992) esamina i rapporti tra la popolazione di un territorio in base ad una “teoria della frontiera.” Deutsch parte dal presupposto che le frontiere non sono delle linee tracciate in modo arbitrario, ma linee tracciate là dove si è verificata una diminuzione nella frequenza di flussi di transizioni sociali. Quanto più varie e intense nell’ambito di un territorio sono queste transizioni – economiche, sociali, culturali, di informazioni ecc. –, tanto più esso sarà coeso. Esistono inoltre una serie di elementi strutturali che determinano un’integrazione regionale: le transizioni devono essere consistenti, conciliabili tra loro, veloci e di una certa importanza. In seguito la somma delle transizioni aumenterà, se ad esse sono collegate dei premi.

Anche se in passato esperienze comuni possono aver avuto un importante ruolo per l’integrazione di un territorio, sono però soprattutto i premi, le aspettative volte al futuro che determinano le condizioni per un’integrazione identitaria e per il superamento delle frontiere comunicative. Infine va sottolineata l’importanza di alcuni altri elementi come la convergenza dei valori, la prevedibilità di comportamenti, l’esistenza di canali comunicativi sociali e la mobilità delle persone.

Uno sguardo alla realtà sociale ci conferma che esistono tutta una serie di flussi di transizioni tra Bolzano e Trento, una sostanziale convergenza democratica dei valori, la prevedibilità di comportamenti ecc. Questo significa che la Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol non è solo un’area geografica con una cornice politico-istituzionale, ma è una regione sostanziale, dove esistono intensi flussi di transizioni.

Come esempio si può prendere il flusso delle persone. Mi riferisco ai due ultimi sondaggi sull’Euregio degli anni 2019 e 2021. La frequenza dei viaggi compiuti dalla popolazione tirolese, altoatesina e trentina negli altri territori riferiti al periodo 2018/19 segnala che il 77,2% dei tirolesi ha visitato l’Alto Adige ed il 39,4% di loro è stato almeno una volta in Trentino. Nonostante la pandemia, nel periodo 2020/21 il 54,2% dei tirolesi ha visitato l’Alto Adige e pur sempre il 27,8% il Trentino.

Per quanto riguarda i sudtirolesi, nel periodo 2018/19 il 75,6% ha visitato il Tirolo, il 72,4% il Trentino. Nel periodo 2020/21, il 55,3% ha visitato il Tirolo ed il 68,8% il Trentino. Sempre nel periodo 2018/19 i trentini da parte loro si sono recati per il 75,6% in Alto Adige, per il 39,6% in Tirolo. C’è stata una lieve flessione nel periodo 2020/21 a causa della pandemia: il 71,2 ha visitato l’Alto Adige e il 30,6% il Tirolo.

Riferito al periodo 2020/21, l’84,0% dei tirolesi è convinto che la collaborazione tra le tre province sia molto importante o comunque importante. Lo è il 91,8% dei sudtirolesi e il 92,4% dei trentini. La popolazione è interessata che le tre province rafforzino la collaborazione in molti settori: viabilità, turismo, economia, ambiente e formazione. Sono policies che non rientrano nelle competenze dell’attuale Regione. Sono questi i settori collegati ai “premi” che la società civile si aspetta e di cui vuole usufruire.

Unione regionale europea   

Se la Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol nell’attuale forma non ha più un futuro, si deve pensare ad un’alternativa su queste basi:

- salvaguardia dell’autonomia speciale;

- legittimazione formale e materiale;

- orientamento alla nuova realtà creatasi con l’integrazione europea;

- flessibilità nel recepire interessi concreti, incentivi e premi a favore della società.

In questo senso immagino una nuova regione che non comprenda solo Trento e Bolzano, ma anche Innsbruck. L’Euroregione oggi si basa su un fondamento giuridico che si esprime nel Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT). Anche se la cooperazione transfrontaliera dispone di una solida base giuridica garantita dal diritto europeo, per il nostro scopo non basta. Tramite un accordo internazionale tra Italia e Austria, magari con il patrocinio dell’Unione Europea, si dovrebbe arrivare all’istituzione di una regione transfrontaliera che si potrebbe chiamare “Unione regionale europea” e che sarebbe una specie di “condominio” dei due paesi Italia e Austria secondo il diritto internazionale. Si tratterebbe, in un certo senso, di un secondo trattato di Parigi.

 

Ciò garantirebbe anche in futuro la specialità autonomista sia per il Trentino, per l’Alto Adige e anche per il Tirolo che oggi all’interno del quadro federale austriaco è una regione ordinaria. Questo nuovo condominio regionale avrebbe una legittimazione formale, giuridica, ma anche, in base ai dati attuali a nostra disposizione, una legittimazione materiale e politica.

Questa cooperazione si inserirebbe - come prima regione transfrontaliera di nuovo tipo - nel processo di integrazione europea e in un potenziale futuro assetto europeo. Questa unione regionale europea dovrebbe avere un’organizzazione “leggera”, in una cornice in cui le tre province si coordinano tra loro su base volontaria e su temi concreti al fine di rafforzare  le proprie policies. Per una legittimazione democratica dovrebbe avere un consiglio euroregionale eletto direttamente e non dalle sedute congiunte delle tre assemblee legislative, come si profila attualmente. Dovrebbe avere una funzione legislativa su questioni non definite a priori, adottando leggi quadro o direttive comuni a livello euroregionale. Per sottolineare un forte ancoraggio europeo si potrebbe pensare ad una circoscrizione elettorale unica delle tre province per l’elezione di un/a rappresentante al Parlamento europeo.

Il sondaggio sulle aspettative e potenzialità del 2017 aveva anche chiesto: “Riterrebbe opportuno far eleggere direttamente dalla popolazione dell’Euregio un organo politico congiunto?” Nel complesso delle tre province c’è stata una maggioranza del 54,1%, tra cui il 62,3% del Trentino, il 60,7% dell’Alto Adige e – minoritario – il 39,5% del Tirolo. Già vent’anni fa, in un sondaggio del 1996 sull`Euregio, il 55,5% dei trentini, il 62,5% dei sudtirolesi e il 67,1% dei tirolesi era a favore di un organo politico congiunto, con una media sui tre Länder del 61,7%.  

Questa Unione regionale europea di nuovo tipo avrebbe tre punti di riferimento politici: Roma, Vienna e Bruxelles. Nel frattempo si sono manifestate già tendenze, formali e informali, che vanno in questa direzione. Ne elenco solo due.

Penso all’Ufficio comune delle tre province per i rapporti con l’Unione europea a Bruxelles. Oppure all’incontro del 2016 tra l’allora ministro degli Interni Angelino Alfano e i tre presidenti dell’Euregio a Roma per discutere di profughi e frontiere. C’erano Ugo Rossi del Trentino e Arno Kompatscher dell’Alto Adige, ma anche il presidente del Tirolo, Günther Platter: tre presidenti provinciali, di cui uno non italiano, si erano presentati a Roma per discutere una questione per la quale non avevano una competenza formale.  

Vorrei chiudere con un omaggio a Renato Ballardini, parlamentare e poi consigliere regionale del Trentino-Alto Adige nonché membro delle commissioni dei Dodici e dei Sei. Nel 1999 su “Pagine federaliste” (n. 4) aveva anticipato ciò che ho proposto. Scriveva Ballardini: “Liberare Trento e Bolzano da un ordinamento regionale che li costringe in un vincolo innaturale, per confederarli fra di loro ma anche con Innsbruck, può essere una meta promettente e degna per entrare nel nuovo millennio”.

 

Riferimenti bibliografici:

* Bussjäger, Peter et al (2011) (a cura di): Der Europäische Verbund territorialer Zusammenarbeit (EVTZ): Neue Chancen für die Europaregion Tirol-Südtirol-Trentino (Institut für Föderalismus – Schriftenreihe Band 113), Wien: Braumüller.

* Ballardini, Renato (1999): Trento e Bolzano confederate, in: Ferrandi, Giuseppe (a cura di): Per in Trentino che verrà (Pagine Federaliste, n. 4), Trento: Nuove arti Grafiche “Artigianelli,” 11-12.  

* Deutsch, Karl W. (1972): Der Nationalismus und seine Alternativen, München: Piper (prima edizione: Deutsch, Karl W. (1953): Nationalism and Social Communication. An Inquiry into the Foundations of Nationality, Cambridge/London: Mit Press Classic).

* Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano (2018): Proposte in ordine alla revisione dello
Statuto di autonomia Convenzione dei 33, http://www.konvent.bz.it/sites/default/files/atoms/files/proposte_in_ordine_alla_revisione_dello_statuto_di_autonomia_c33.pdf (7.11-2021).

* Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano (2018): Proposte in ordine alla revisione dello Statuto di autonomia Forum dei 100, http://www.konvent.bz.it/sites/default/files/atoms/files/proposte_in_ordine_alla_revisione_dello_statuto_di_autonomia_f100.pdf (7.11.2021).

* Consiglio della Provincia autonoma di Trento (2018): Documento conclusivo della Consulta. Relazione sulla partecipazione, https://www.riformastatuto.tn.it/content/download/16357/263768/version/1/file/Documento+conclusivo.+Proposte+per+la+riforma+dello+Statuto+di+autonomia.pdf (7.11-2021).

Il nuovo Statuto di Autonomia (2009), a cura della Provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige, Bolzano: Ufficio Stampa/Karo Druck.

* Nick, Rainer/Pallaver, Günther (1998): Jenseits von Grenzen. Die Europaregion aus der Sicht der Bevölkerung, Innsbruck: Studia Universitätsverlag.

Happacher, Easther/Toniatti, Roberto (a cura di): Gli ordinamenti dell`Euregio. Una comparazione, Milano: Franco Angeli.  

* Traweger, Christian/Pallaver, Günther (2018): l´Euregio Tirolo – Alto Adige – Trentino. Aspettative e potenzialità. Risultati di un sondaggio, Innsbruck: EVTZ Europaregion Tirol-Südtirol-Trentino.

* Traweger, Christian/Pallaver, Günther (2021):  Europaregion/ Euregio. Bevölkerungsbefragung in Tirol, Südtirol und dem Trentino. Hauptergebnisse, Innsbruck: Bericht.

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Matthias Wallnöfer Do., 09.12.2021 - 19:23

Sehr guter Aufsatz. Dank der Region werden wir Südtiroler in vielen Teilen Italiens auch als "Trentini" angesprochen (bzw. im "Trentino" wohnhaft), da die Regionsbezeichnung "Trentino-Alto Adige" in abgekürzter Form Verwendung findet. Erstens finde ich diese Bezeichnung verfehlt, da uns nicht die richtige Anrede zuteil wird. Zweitens deutet sie darauf hin, dass die Regionen eine viel größere Sichtbarkeit genießen als die (autonomen) Provinzen. Letzterer Umstand lässt sich durch viele Landkarten und IT-Systeme eindeutig untermauern.

Do., 09.12.2021 - 19:23 Permalink