Umwelt | Il progetto

Un'altra cava nel cuore dello Sciliar

Quel che conviene agli affari si rivela ancora una volta una forte minaccia per l’ambiente. Le conseguenze irreversibili del nuovo progetto estrattivo a Novale di Fiè.
Kritzinger
Foto: Kritzinger

Tra chi sceglie l’Alto Adige per le proprie vacanze ma rifugge dai luoghi più gettonati dal turismo di massa troviamo sicuramente chi ha orientato la propria scelta verso la frazione di Novale di Fiè, una piccola e verdeggiante località situata nel cuore dell’altopiano dello Sciliar, a una manciata di chilometri da Siusi, un luogo in cui ai grandi resort sopravvivono ancora i piccoli agriturismi a gestione familiare. Tra questi troviamo anche il Pardellerhof, uno storico maso di oltre 400 anni gestito dalla famiglia Steiner e particolarmente apprezzato dagli amanti delle escursioni e dell’aria aperta. Un piccolo angolo di paradiso destinato tuttavia a mutare per sempre.
La società Kritzinger sta infatti progettando di aprire una nuova cava di ghiaia proprio in prossimità del maso, in un’area verde completamente ricoperta da prati e foreste ricchissime di biodiversità, habitat naturale di numerose specie di animali, alcune di queste fortemente minacciate.

 


Il progetto
 

La zona interessata al progetto, sottoposta a vincolo idrogeologico-forestale, verrebbe suddivisa a sua volta in due grandi sotto-aree. A sud, avrà luogo l'estrazione vera e propria della ghiaia attraverso la trivellazione e la rimozione del sottosuolo, mentre nella zona nord avverrà lo scarico del materiale di scavo.
Per accedere al sito dovranno essere costruite nuove strade di cui una, a sud-ovest, nel mezzo della foresta incontaminata per una lunghezza di 200 metri e una larghezza di quattro. Tuttavia, essendo un luogo notevolmente in pendenza (misurata al 76%) il movimento di terra necessario ad adattare la strada ai camion che servono la cava porterà a una larghezza molto più ampia di quanto previsto dal piano iniziale, con notevoli ripercussioni sull’intero ecosistema forestale.


 

Una zona da proteggere
 

L'area centrale del sito ospita una fascia boschiva di carpino nero protetta, in grado di fungere da area di copertura, fonte di cibo e corridoio di collegamento con le foreste circostanti, anch’esse coinvolte nel progetto estrattivo. Sia la zona boschiva che quella forestale costituiscono degli habitat rilevanti dal punto di vista ecosistemico: secondo il portale FloraFauna del Museo di Scienze Naturali dell'Alto Adige, sono presenti numerose specie animali tra cui 7 varietà di rettili, 13 mammiferi e 10 specie di uccelli, molti di questi considerati fortemente a rischio.

 

A subire le conseguenze maggiori saranno soprattutto i piccoli mammiferi, fortemente dipendenti dal proprio habitat specifico e impossibilitati a spostarsi facilmente in zone adiacenti (come potrebbero fare animali come il capriolo o il cervo). Una perdita di habitat potrebbe essere dunque fatale per popolazioni animali già compromesse: nell'area del progetto si segnala infatti la presenza del ghiro e del moscardino, entrambe specie in declino in Alto Adige. Fortemente a rischio anche la talpa che non sarebbe in grado di sopravvivere all’impatto dello scavo diretto.

 

Importante resta inoltre l’elemento paesaggistico, caratterizzato da una continua alternanza di prati, querceti, pini e carpini con lo sfondo del massiccio dello Sciliar. Diversi sono i sentieri percorribili nella zona, come il percorso escursionistico n.12, che attraversa direttamente l’area votata a progetto e che sarà destinato pertanto a scomparire. Lo stesso Rapporto Paesaggistico pubblicato nei giorni scorsi, sottolinea inoltre come l'impatto negativo sul paesaggio avrà ripercussioni sull’uso turistico e ricreativo dell’intera località.


Le conseguenze
 

Con la realizzazione del progetto gli habitat sull'intera area del progetto andranno completamente distrutti e sarà solamente l’area di prato centrale, dopo la dismissione della cava, a venire restaurata. L'area boschiva centrale sarà invece persa per sempre con ripercussioni dirette sullo sviluppo della popolazione locale delle specie che vi si riproducono, in primis il ghiro. Anche in caso di restauro dovranno passare molti anni prima che possa tornare a svolgere pienamente la sua funzione originaria di corridoio ecologico. Anche dopo l’abbandono dell'arteria di accesso temporanea, la foresta necessiterebbe di diversi decenni prima di rigenerarsi completamente.

 

Il disboscamento comporterà un notevole deterioramento del paesaggio locale, così come la prevedibile compattazione del suolo con mezzi meccanici aumenterà la sua propensione all'erosione e la conseguente minaccia di episodi franosi. L'attività di estrazione creerà inoltre una nuova e inedita fonte di disturbo, in termini di inquinamento atmosferico che si concretizzerà attraverso rumori, dispersione di polveri e aumento del traffico, impattando ulteriormente sulla qualità ecologica e il valore ricreativo della zona.


La mitigazione che non c’è
 

La costruzione della cava di Fiè impatterà in maniera permanente e irreversibile gran parte del territorio interessato, mentre le misure di mitigazione e riduzione del danno previste si annunciano inefficaci sin dal principio. Secondo il Decreto del Presidente della Provincia 4 settembre 2014, n. 271) “Modifiche del regolamento di esecuzione alla legge provinciale sulle cave e torbiere”, il responsabile del processo estrattivo dovrà far fronte ad un canone pari a € 0,50 per m³ di ghiaia estratta, che andrà pagato al comune interessato, in questo caso Fiè allo Sciliar,  sotto forma di misure compensative. Nel caso della cava del Pardeller, con 91.000 m³ di materiale da estrarre, il comune finirebbe per incassare un totale di 45.500 €, di cui il 51% dovrà essere utilizzato per misure di compensazione ambientale, misure che allo stato attuale sono state elaborate dalla stessa Kritzinger in collaborazione con l'amministrazione comunale. Si tratta di interventi programmati su un arco temporale di cinque anni e che prevedono la ristrutturazione e manutenzione del sentiero forestale "Petergel", il trasferimento e riprogettazione del parco giochi e la ristrutturazione di alcune strade forestali, interventi che non porterebbero beneficio alcuno agli habitat irrimediabilmente stravolti dalla realizzazione della cava da parte della Kritzinger.

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Franz gasser Do., 27.01.2022 - 05:47

Ein Wahnsinn, die Ausbeutung der Natur.
Sobald der letzte Sankorn, verkauft ist, wird auch ein Kritzinger verstehen müssen, dass er Geld nicht essen kann, und auch nichts mitnehmen kann.
Ein Holzpyiama, ohne Taschen wird auch ihn ,für die " letzte Reise " reichen müssen.

Do., 27.01.2022 - 05:47 Permalink
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Stefan S Do., 27.01.2022 - 09:38

Abgesehen von dem Irrsinn in einem kulturlandschaftlich gewachsenen Raum ein solches Projekt zu genehmigen bin ich doch sehr überrascht mit welchen lächerlichen Ausgleichsmaßnahmen so etwas durch gewunken wird.
Ist es nicht sogar EU Recht dafür in der gleichen Größenordnung Ausgleichmaßnahmen in der gleichen Güte zu erstellen?
Ein typisches Beispiel wie die Kosten für den Raubbau an der Natur den nächsten Generation aufgebürdet werden für einen kurzfristigen privaten Gewinn.

Do., 27.01.2022 - 09:38 Permalink
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Winfried Theil Fr., 28.01.2022 - 19:19

In wenigen Jahren wird beim Bau der BBT Zulaufstrecke im Eisacktal jede Menge inertes Material zu Tage gefördert! Warum ist dann so ein Eingriff in eine wertvolle Landschaft überhaupt notwendig?

Fr., 28.01.2022 - 19:19 Permalink
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rotaderga Fr., 28.01.2022 - 20:56

Allerdings sollte man auch den Umstand in die Bewertung einfließen lassen, dass es eine Schottergrube im Mittelgebirge und vor Ort wäre und somit lange Anfahrtswege vom Talboden, Energieverbrauch und Luftverschmutzung drastisch verringert würden. Eine Kosteneinsparung für die Bauvorhaben in der Umgebung allemal.

Fr., 28.01.2022 - 20:56 Permalink