Politik | falda di sinigo

Le carte sparite (che nessuno cercherà)

Breve viaggio in uno dei disastri politico-amministrativi di gestione del territorio più assurdi e inspiegabili avvenuti sul suolo altoatesino.
Sinigo acqua nei campi
Foto: (Foto: salto.bz)

Il giornalista e scrittore (ed ex Direttore della Caritas) Paolo Valente anni fa ha scritto uno splendido volume storico che ripercorre la storia di Sinigo, il quartiere a sud di Merano. “Con i piedi nell’acqua” (Alpha & Beta) racconta in dettaglio la bonifica di epoca fascista, l’arrivo dei coloni, le lotte per gli espropri, la nascita del borgo, la costruzione della fabbrica e delle case degli operai. Su tutto ciò che è seguito, e cioè sull’operazione di smantellamento dell’opera di ingegneria idraulica dai primi anni Novanta ad oggi, si potrebbe invece scrivere un legal thriller forse neppure troppo noioso. A patto, però, di andare anche di fantasia. L'aspetto più incredibile di una vicenda di per sé incredibile (quanto meno nell’Alto Adige modello di amministrazione efficiente) è, infatti, che da una serie di uffici pubblici si sono letteralmente volatilizzate una quantità non precisata di carte. Sparite. Nel nulla. Quindi, non solo si ignora chi abbia dato i permessi di intubare i canali, ma non si trovano nemmeno le concessioni o le cartine dell’area per vedere dove un tempo i canali passavano. Tre anni fa l’ex sindaco Paul Roesch, rispondendo a una interrogazione di Francesca Schir che chiedeva notizie sull’incapsulamento del canale principale che scorre lungo via XXIV Maggio, rispondeva candidamente che era “impossibile rintracciare in Comune il progetto originale”. Per lavori svolti non nel Dopoguerra, bensì all’inizio degli anni Novanta” commentava opportunamente il cronista del quotidiano Alto Adige.

E l’attuale sindaco Dario Dal Medico oggi sembra avere le proprie ragioni nel rispondere a Salto.bz che non intende “spendere energie e soldi per capire cosa è accaduto negli anni scorsi”. La sua priorità, ovviamente, "è risolvere il problema". Giusto. Quando si tratta di grane amministrative lo sport più praticato è guardare avanti e "scurdammoce 'o passato", se, come in questo caso, la natura del problema lo consente.

 

L’anno scorso, in questa intervista, il geologo del Comune di Merano, Nikolaus Mittermair che lavora in riva al Passirio dal 2004, a salto.bz che chiedeva se sapesse qualcosa delle autorizzazioni date nei primi anni 2000 e delle carte che 2 anni prima non si trovavano, spiegava: “Questo esula dal mio incarico, non gestisco l’Archivio. Mi sembra molto strano che possa accadere una cosa del genere. Mi sembra quasi impossibile. Io mi occupo della parte geologica, e seguo la questione falda da due anni”. Un mistero. Ma la questione diventa più incomprensibile se si pensa che non si trovano autorizzazioni, permessi, mappe, da nessuna parte. Non si sa nemmeno se qualcuno li abbia chiesti, quei permessi. Lo sceneggiatore del legal thriller a questo punto non saprebbe che pesci pigliare.

I dati di fatto

Quello che si può dare per certo è che nel giro di un paio di decenni, tra la fine degli anni Novanta ed oggi, almeno una dozzina di canali di scolo siano stati interrati per lasciare spazio alle case, e altrettanti siano “spariti” per piantare qualche filare di mele in più. Speculazione agraria, praticamente. “Ciò che risulta di difficile comprensione è che agronomi e scienziati agrari sarebbero tenuti a sapere che in una zona paludosa bonificata i canali di scolo non sono un ornamento. Una palude si forma perché la conformazione geologica del terreno non consente il deflusso delle acque. Se degli esseri umani distruggono i lavori realizzati da altri esseri umani qualche decennio prima per far defluire le acque, quell’area torna ad essere una palude”, dice un residente. In tutta questa vicenda la cosa più assurda è che, se si volesse ripristinare l’opera com’era prima, non sarebbe possibile. Non solo perché al posto dei canali di deflusso ora ci sono i megacondomini delle cooperative lungo via XXIV maggio e via Piedimonte, o i filari di mele. E nemmeno perché al posto della idrovora costruita per pompare l’acqua nell’Adige ora c’è una splendida villa (?) “permutata” con un terreno poco più a sud che ora ospita un colosso del fai da te. No, non si può, proprio perché le carte non si trovano. Ma per quanto riguarda la gestione poco incisiva da parte del Comune pure nell’ultimo decennio, altrettanto misteriosa è la vicenda della comparsa di un cancello lungo via Piedimonte, che è una strada pubblica. Da cinque anni la proprietà dei frutteti è del Demanio (prima era del centro di ricerca di Laimburg), ma non si capisce chi debba autorizzare la rimozione del cancello per consentire ai residenti e ai bimbi di raggiungere la scuola elementare inaugurata due anni fa. Passano gli anni e il cancello resta lì.

Il mini-tour

Ad ogni modo, anche non possedendo alcuna nozione di ingegneria civile e idraulica, per farsi un’idea di ciò che è accaduto a Sinigo è sufficiente fare una passeggiata di un paio di ore accompagnati dagli attivisti del Comitato di quartiere. La catena di “errori” che si possono vedere con i propri occhi è davvero impressionante.

Si è detto in avvio che le mappe sono state fagocitate da un buco nero dell’amministrazione. Il Comitato di quartiere negli ultimi mesi si è messo d’impegno e, usando i pennarelli, ha disegnato una ricostruzione verosimile dell’opera di bonifica originale attraverso le tracce visibili sul terreno e i ricordi delle persone che vivono in zona, discendenti dei “coloni” dell’Opera nazionale combattenti. Eccola, la mappa è questa.

Come si vede i canali scomparsi (principali, promiscui e di scolo) sono quasi una trentina (quelli in rosso sono tutti spariti e così quelli in giallo laddove è scritto "chiuso"). Camminando, nel quartiere, qua e là se ne possono vedere comunque le tracce.

La ricostruzione fotografica incomincia sotto la montagna da via Nazario Sauro, nei pressi di Casa Basaglia. Qui, prima che fosse deviato, accanto alla strada, dove ora ci sono i ciuffi d'erba secca, scorreva un ruscello che scendeva dal pendio di Castel Gatto.

Poco più avanti, sulla sinistra comincia via XXIV maggio. Quello in foto è l'unico canale sopravvissuto. Poco più di 20 anni fa il Comune di Merano decise di realizzare una zona di espansione edilizia.

Subito dopo questo canale sulla destra comincia il complesso di abitazioni che arriva praticamente fino alla piazza di Sinigo. Gli edifici sono dotati di garage che hanno ciclicamente grossi problemi di infiltrazioni. Volgendo lo sguardo sulla sinistra si vedono i meleti oggi di proprietà del Demanio e, fino a 5 anni fa, del Centro di ricerca Laimburg.

Al posto di diversi filari di mele per decenni si vedevano, circa ogni trenta metri, canali di scolo (indicati in rosso nella piantina del Comitato) che facevano defluire l'acqua nel canale principale. Camminando circa trecento metri verso sud si arriva alla fine di via XXIV maggio. Qui passava il canale principale della bonifica che alla fine degli anni Novanta è stato interrato. 

Questo è un tombino che conduce al canale intubato, il quale poi scorre parellamente alla strada verso ovest. Il canali principali non potrebbero essere in nessun caso interrati, e in Comune non si trova alcuna pratica in cui il permesso di interramento sia stato rilasciato. E' uno dei tanti misteri amministrativi di questa vicenda. Il canale è così stretto e i tombini così pochi che sembra sia impossibile da pulire.

Poco a sud della piazza, percorrendo via Piedimonte si arriva al punto in cui un tempo scorreva uno dei ruscelli che scende dal pendio di Castel Gatto. Il corso è stato deviato verso sud, ma tutto il sistema di canali è scomparso (si veda sempre la piantina a sud della piazza principale).

Attraversando la statale e camminando poi verso sud lungo il canale Corridoni si arriva al luogo in cui un tempo trovava spazio l'idrovora che serviva per superare il dislivello naturale e pompare l'acqua in eccesso. Ora al posto dell'edificio c'è una splendida villetta. La concessione e il terreno sono stati dati agli attuali proprietari in cambio dei terreni che oggi ospitano l'OBI. Quando sono stati effettuati i lavori il corso del canale è stato stoppato (si vedono proprio le pietre) ed è stato deviato verso sinistra. Il problema è che il terreno da quella parte è in contropendenza e l'acqua non riesce a defluire.

Ecco, questo grosso modo, è un riassunto di alcuni degli interventi peggiorativi più macroscopici effettuati negli ultimi decenni. Come sia andata veramente, e per la responsabilità di chi, probabilmente non lo si saprà mai. In tutta la vicenda, poi, sicuramente non aiuta il fatto che nelle scelte di sviluppo urbanistico oltre che i tecnici siano coinvolti una serie di politici ed ex politici che hanno oggi ancora un peso a Merano, tanto che nella vulgata sinighese alcuni canali di scolo fatti sparire con degli illusionismi portano ironicamente i loro nomi. Per richiamarli oggi alle loro presunte responsabilità servirebbero però le carte, o diversi mesi di tempo in modo da poter effettuare una ricostruzione storica-giornalistica completa. Quello che lascia l’amaro in bocca è però constatare che le scelte sbagliate sono state quasi certamente compiute in buona fede e per un eccesso di superficialità e sbrigatività. I documenti, invece, non possono in nessun caso sparire “in buona fede. Riesce difficile immaginare che qualcuno abbia deciso di commettere un illecito penale pur di nascondere le proprie e altrui responsabilità. L’altro aspetto che fa decisamente bollire il sangue nelle vene dei residenti (e non solo) è la consapevolezza che a dieci anni dai primi allagamenti difficilmente il problema non sarebbe stato risolto se a finire sott’acqua fosse stata, per fare un esempio, Maia Alta. Ma come notarono i ricercatori dell’Eurac qualche anno fa, Sinigo è da sempre un po’ “negletta”. La Giunta Dal Medico ha promesso di invertire la rotta e qualche giorno fa ha deliberato il primo atto concreto. C'è da augurarsi che per tornare alla normalità non ci vogliano i 7 anni preventivati dal geologo del Comune Mittermair.

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Profil für Benutzer Hartmuth Staffler
Hartmuth Staffler Di., 22.03.2022 - 16:15

Ein Beitrag mit vielen Verdächtigungen und wenig Information und mit der verschlüsselten Botschaft, dass die Faschisten (die seinerzeit den Grund gestohlen, das heißt weit unter dem Wert erworben haben) alles besser gemacht haben.

Di., 22.03.2022 - 16:15 Permalink