Kultur | Bettenobergrenze

Weil es sich der Gast so wünscht

"Betten-Obergrenze" "Bettenstopp in Südtirol" Am Donnerstag schien ein Ruck durch Südtirol zu gehen: Das „Tourismus-Entwicklungskonzept 2030+“


Hinweis: Dies ist ein Partner-Artikel und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
Cover Turris Babel 84
Foto: Corinne L. Rusch

In Zusammenarbeit mit der Architekturstiftung Südtirol / in collaborazione con la Fondazione Architettura Alto Adige.

Für die einen ein überraschender Schockmoment für die anderen eine schon lange absehbare und notwendige Lösung. Auch die Architekturstiftung Südtirol beschäftigt sich schon lange mit dem Status Quo und den Folgen der Tourismuslandschaft Südtirol. So z.B. bereits 2010 mit der 84. Ausgabe von Turris Babel „Weil es sich der Gast so wünscht_Perché i nostri ospiti lo desiderano“:

 

 

 L'editoriale del No. 84 del Turris Babel: Weil es sich der Gast so wünscht_Perché i nostri ospiti lo desiderano

Testo: Carlo Calderan

 

Siamo tornati al punto di partenza. Nella prima fase della conquista turistica delle Alpi il modello insediativo è stato quello del palazzo urbano costruito come un avamposto della civilizzazione in mezzo alla natura selvaggia, inquadrata e addomesticata dalle logge delle comode stanze di un Grand Hotel. Oggi, cento anni dopo, si progettano di nuovo alberghi di grandi dimensioni isolati nel paesaggio. Gli albergatori cercano di abbandonare i fondovalle a tal punto congestionati e saturi da non corrispondere più al prodotto che si vuol vendere: una vacanza immersi nella natura e nel silenzio, in un ambiente incontaminato per rigenerarsi dallo stress quotidiano, a Santa Cristina non è semplicemente credibile.

Die Hoteliers versuchen, dem überfüllten und verbauten Talgrund zu entkommen, weil er nicht mehr dem Produkt entspricht, das sie verkaufen wollen: dem Urlaub in einer unberührten Natur, in absoluter Ruhe und in reiner Bergluft, damit der Gast sich von seinem Alltagsstress erholen kann

Ortisei o la conca di Corvara non sono più spendibili come attrazioni in se, non a caso immagini che le ritraggono sono scomparse dai dépliant turistici della Val Gardena e della Val Badia. Da qui nasce “l’attacco” all’Alpe di Siusi, o le stanze capsule di Ross Lovegrove tra i boschi accanto alle piste dell’Alta Badia. L’attenzione degli investitori non si concentra tuttavia solo sui luoghi deputati dell’immaginario dolomitico. Il successo del Vigilius di Matteo Thun, costruito in un luogo non particolarmente fotogenico, dimostra come qualsiasi punto del paesaggio possa diventare unico, a patto di riuscire a renderlo esclusivo, limitandone l’accesso ad esempio, ed a farlo “sentire” grazie alla sua architettura. Una strategia che funziona a tutte le scale di intervento come dimostrano la stanza del Laurin desituata in un parco di Magrè o le case sugli alberi che Zumthor sta progettando nei boschi di Briol. Alla base vi è una sorta di democratizzazione del paesaggio, la consapevolezza che i valori che gli attribuiamo, compresi i livelli di tutela con cui cerchiamo di difenderne certe parti, sono non solo arbitrari (perché l’alpe di Siusi è più bella della gola della Rienza tra Rio di Pusteria e Bressanone?), ma anche transitori. Se ogni luogo può essere attivato, se i Koja Wiesen, dei prati sconosciuti ai più, improvvisamente attirano l’attenzione di un grande gruppo alberghiero seminando il panico in una città, ritorna di attualità il tema dell’inserimento di una nuova costruzione in un paesaggio preesistente, con la sua morfologia fisica, con le sue regole insediative, i suoi utilizzi consolidati, il suo sistema percettivo. Escludendo l’occultamento fisico, cioè la sparizione sottoterra alla Manincor, non sempre possibile per un albergo, così come il camuffamento, se - condo il canone involontariamente creato da Holzmeister con l’hotel Drei Zinnen di Sesto, l’albergo come maso ingigantito cioè, e a maggior ragione gli Hotel fine secolo di Carezza, Braies, Dobbiaco che, liberati dall’aura del bel tempo andato, ci appaiono come testimonianza di un’arrogante colonizzazione turistica (non a caso Gellner nel suo piano per Misurina progetta la demolizione dell’hotel sul lago per permettere al Sorapis di specchiarsi nuovamente indi - Carlo Calderan La costruzione del paesaggio turistico Editorial Editoriale Edoardo Gellner, 1983: ripristino del Lago di Misurina previsto dal piano-guida per il recupero del lago turrisbabel 84 November Novembre 2010 5 sturbato), non ci rimane allora che Barth. Come ha osservato Friedrich Achleitner, gli edifici di Barth, anche quando sono inseriti nel paesaggio aperto, rimangono costruzioni urbane, Barth non cerca di rimuovere il confine tra natura e artificio o di stemperare l’estraneità della nuova costruzione rispetto all’intorno rurale in cui si colloca. Il nuovo edificio andrà a modificare inevitabilmente il contesto. I micro complessi urbani di Barth intrattengono però un dialogo con esso, reagiscono al paesaggio: esaltandone la topografia scoscesa con piani orizzontali a scalare come nell’istituto scolastico a Scezze, o al contrario, nel seminario maschile a Salern, disponendosi lungo una linea di livello, occupando il margine tra una radura e il pendio boscoso, ridisegnando, quasi fortificando il limite antropizzato della valle, o assecondando la morfologia del terreno aderendo alle linee dominanti del paesaggio come nella casa per religiosi in pensione a Kranebitt che si appoggia ad un muro di contenimento il quale, allungandosi ben oltre l’edificio, sembra essere preesistente e si confonde nel paesaggio terrazzato dei vigneti in pendio. Non è però la consapevolezza di modificare un paesaggio che appartiene a tutti ciò che sembra guidare i progettisti di questi nuovi insediamenti turistici.

Obwohl alle wissen, dass Bauen auch die Landschaft verändert, scheinen die Planer der neuen Hotel - anlagen nicht von diesem Bewusstsein geleitet zu sein

Difficilmente troveremo tra le vedute prospettiche che raccontano i progetti una vista da lontano, l’intorno, il luogo specifico in cui si trovano, quando non sia un contesto d’invenzione, è visto sempre dall’interno. L’hotel è con - cepito come una struttura autarchica, una sorta di transatlantico che scorre davanti al paesaggio, che rimane alla fonda senza lasciar scendere gli ospiti a terra. L’impressione di essere soli, in prima fila di fronte al paesaggio è però illusoria e funziona solo nelle sceneggiature per quadri prospettici delle tavole di concorso. La vicinanza di altre strutture alberghiere è rimossa. La nuova area di sviluppo turistico a Sant’Andrea è a questo proposito emblematica, tre grandi alberghi verranno costruiti poco distanti dal paese e non lontani dall’arrivo di un impianto sciistico. Per ognuno è previsto un lotto a bosco abbastanza grande da conservare uno schermo di alberi sufficiente a nasconderne la massa e a renderli reciprocamente invisibili. Nulla si dice degli spazi di interconnessione, del sistema di percorsi che avrebbe potuto connetterli tra loro, con le piste da sci, con il paese. Nessuno studio dei corpi edilizi, della loro disposizione e dimensione ci ha fatto comprendere come modificheranno questa parte delle pendici della Plose: siamo al grado zero della progettazione urbanistica. Sarebbe ora che il paesaggio turistico, la trasformazione del territorio espressa dal settore economico più rilevante della nostra provincia, invece di essere subito venisse finalmente progettato.

Es wäre an der Zeit, dass die Tourismuslandschaft, also die Veränderung unseres Territoriums durch die größte wirtschaftliche Macht im Lande, endlich geplant würde und nicht nur erduldet werden muss.

 

 

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Josef Fulterer Fr., 13.05.2022 - 06:46

Was freiwillig und mit der passionierten Arbeit der jungen Architekten mit viel Holz, ohne entsprechendem Dachschutz, so freigesetzt wird, erfordert einen sehr hohen Wartungsaufwand und ist alles eher als eine nachhaltige Bauweise.
Frühere Generationen haben das Holz in den Fassaden so eingesetzt, dass es Jahrhunderte überdauert hat.

Fr., 13.05.2022 - 06:46 Permalink