Chronik | Il caso

Se la casa diventa un ricatto

La crisi abitativa e l’inaccessibilità degli alloggi Ipes sgombrano il campo ad affittacamere e speculatori senza scrupoli. A una famiglia di Bolzano ora tocca la strada.
speculazioni
Foto: Salto.bz

“Pochi giorni fa stavo pensando di lasciare un biglietto. Poi sarei salito sul tetto della Provincia e mi sarei gettato nel vuoto. Cosa avrei scritto? Adesso, per una volta, pensate alla mia famiglia”. 

Comincia così il racconto di K., 53 anni, molti dei quali passati a Bolzano. Lui la definisce una vita semplice, la sua, iniziata in Marocco e scandita da lavori massacranti e da tanti sacrifici. Non per lui, si affretta a precisare, ma per il futuro dei suoi quattro figli, tutti nati a Bolzano, la città dove frequentano la scuola, chi l’asilo e chi il liceo. 
Per anni K. ha chiamato casa il quartiere di Don Bosco, dove viveva in affitto con la sua famiglia fino a che i proprietari non hanno deciso di vendere. Un momento di transizione come un altro ma che per K. ha dato il via a una spirale di incubi senza via di uscita.
Dopo una parentesi forzata in Marocco, comincia la ricerca sempre più disperata di un appartamento. Passano i mesi ma nessuno sembra volergli affittare una casa. Chi lamenta che la famiglia è troppo numerosa, chi, senza tante remore, fa sapere che non intende affittare a stranieri. K. passa al setaccio tutte le agenzie immobiliari dentro e fuori il capoluogo, controlla e contatta tutti i giorni, maniacalmente, ogni singolo annuncio sul web e sui giornali. 
Niente. 

Ho bussato a tutte le porte e non hanno fatto altro che rimbalzarmi da una parte all’altra, come una trottola. Come se la mia vita e quella della mia famiglia fosse un gioco, per loro


Comincia a rivolgersi alle istituzioni. Da Ipes al Comune, passando per la Provincia e persino dai singoli consiglieri. 
Si è rivolto alla Caritas, K., presentandosi come un senza dimora che poteva sostenere un affitto di novecento euro al mese. “Ho bussato a tutte le porte e non hanno fatto altro che rimbalzarmi da una parte all’altra, come una trottola. Come se la mia vita e quella della mia famiglia fosse un gioco, per loro”.
Per K. nessuna soluzione, solo consigli. Gli hanno proposto di dividere il nucleo familiare, lui per strada, l’adorata moglie, con problemi di salute, e i quattro minori in una struttura protetta: “Non mi sono mai separato da loro. Li porto a scuola tutti i giorni, non ho mai passato una notte lontano dalla loro stanza. Come potrei farlo adesso?”

Mi hanno detto che è tutto più semplice se sei italiano perché Ipes non ha più bisogno dei requisiti di accesso che invece pretende dagli stranieri


Gli uffici di Ipes, dove da anni recapita la propria domanda per accedere ad un alloggio popolare, gli hanno suggerito di attendere un anno. In questo modo la figlia, divenuta maggiorenne, avrebbe potuto acquisire la cittadinanza italiana, presentare a suo nome la domanda e, di conseguenza, avere più chances di entrare in graduatoria: “Mi hanno detto che è tutto più semplice se sei italiano perché Ipes non ha più bisogno dei requisiti di accesso che invece pretende dagli stranieri. Ma nel frattempo dobbiamo morire?” si chiede, mentre a stento trattiene le lacrime. 
Con lo spettro della strada nel cuore dell’inverno, a K. non resta che rivolgersi ai numerosi affittacamere e B&B che affollano il capoluogo altoatesino. Un mercato ricco e fiorente, quello dei soggiorni a breve termine senza contratto e su cui è conveniente investire: le tasse e la burocrazia sono irrisorie rispetto ai contratti di affitto a lungo termine. Inoltre è scongiurato il rischio di venire colpiti dalla nuova disciplina sugli alloggi sfitti voluta dalla Giunta provinciale, che prevede un aumento della tassazione ai proprietari che decidono di non immettere il proprio immobile sul mercato.
I costi per K. diventano esorbitanti: si parte da un minimo di 200 euro al giorno che in pochissime settimane hanno prosciugato anni di faticosi risparmi. Le settimane diventano mesi. K. comincia a chiedere soldi, si indebita con amici e parenti. Con la solita precisione che lo contraddistingue K. sfoglia con le mani ruvide un’enorme quantità di ricevute rilasciate dagli affittacamere e dalle piattaforme di intermediazione.

 

 

Quasi tutti chiedevano di essere pagati in contanti, rigorosamente in nero, riferisce K. il quale alle sue rimostranze è stato risposto con un aumento del conto, pari all’Iva che avrebbe dovuto sostenere. 
Dopo mesi, da un giorno all’altro, l’intera famiglia ha dovuto abbandonare l’ultimo appartamento senza tante formalità: “Non avendo avuto i soldi nell’immediato per fermarlo con anticipo, l'appartamento è stato prenotato da altre persone e ci hanno cacciato di conseguenza”.

I figli piangono, chiedono al padre perché non possono essere come tutti gli altri

Per l’ennesima volta K. e la sua famiglia preparano le valigie. I figli piangono, chiedono al padre perché non possono essere come tutti gli altri. Il padre cerca di consolarli, dicendo che andrà tutto bene. 
A piangere ora è lui, mentre si pone la stessa domanda. 

Un conoscente gli fornisce il numero di un noto affittacamere a pochi passi dallo stadio Druso.
È l’inizio di un altro incubo, tale a tal punto da spingere K. a sporgere denuncia.
Siamo alla fine di aprile, K. incontra L., la proprietaria dell’immobile che gli mostra il modesto appartamento. L’apparente gentilezza di L. spinge K. a raccontarle la sua situazione, confidandole l’urgenza di una soluzione abitativa. L. risponde che il prezzo era di 350 euro al giorno e che avrebbe dovuto pagare in anticipo. K. consegna alla donna tutto quello che gli era rimasto: 2000 euro in contanti. I problemi, nonostante il prezzo pagato superi abbondantemente quello di un soggiorno in qualche suite stellata, sorgono sin da subito. 

Alla richiesta di ricevuta fiscale e di provvedere ai problemi dell’appartamento l’atteggiamento di L. muta radicalmente


L’appartamento era freddo (si scoprirà successivamente a causa di una finestra perennemente aperta in una stanza chiusa a chiave), così come l’acqua, rendendo impossibile per la famiglia farsi persino una doccia. Alla richiesta di ricevuta fiscale e di provvedere ai problemi dell’appartamento l’atteggiamento di L. muta radicalmente. Comincia ad aggredire K., millantando conoscenze tra le Forze dell’ordine e l’Ufficio immigrazione. L. pretende altri soldi altrimenti “gli avrebbe gettato tutte le cose dalla finestra, figli compresi”. 

K. paga ancora, non può chiedere ai figli di spostarsi di nuovo. La ricevuta, con un ulteriore sovrapprezzo, viene rilasciata da L. che manda un suo collaboratore ad aprire la valvola dell’acqua calda. 
K. si tranquillizza ma il sollievo dura poco.

 

K. decide allora di chiamare l'intervento della Polizia. Uno degli agenti accorsi sul posto, sostiene K., saluta amichevolmente la donna, chiedendo notizie del marito, un ex praticante avvocato attualmente sospeso. La donna chiede alla pattuglia di mandare via la famiglia che, a suo dire, non avrebbe pagato alcuni giorni di affitto.

 

Gli agenti spiegano che non era possibile, vista la presenza di quattro minori, e hanno suggerito alle parti di accordarsi per trovare una soluzione, fornendo alla famiglia alcuni giorni per trovare una nuova soluzione. Invano K, ha chiesto agli agenti che hanno redatto il verbale di identificare il secondo uomo che avrebbe fatto irruzione nell’appartamento dove erano presenti la moglie e il figlio ammalati.
La soluzione, se così si può chiamare, è stata trovata unilateralmente da L. la sera stessa.

 

Dopo essere stati lasciati senza acqua, luce e gas e spaventati per l’incolumità dei figli, dopo soli 10 giorni K. e la sua famiglia lasciano la casa la mattina successiva. Per quanto impensabile, questo non è un caso isolato. Il team legale che sta assistendo K. riferisce l'esistenza a Bolzano di una vera e propria prassi tra i proprietari di immobili per lo sfruttamento dello stato di necessità di persone vulnerabili, quasi sempre di origine straniera. Si parte dai costi esorbitanti per alloggi malsani, sovraffollati e in pessime condizioni strutturali, fino al trattenimento pretestuoso della caparra.

Nella nostra vita non abbiamo mai chiesto nulla, solo di poter pagare un affitto giusto e di vivere in tranquillità con i nostri figli, che dovrebbero preoccuparsi solo di studiare

Le vittime della donna, proprietaria di diversi immobili affittati a soli stranieri, sarebbero state numerose tanto che il team legale, a cui diverse di loro si sono rivolte, si starebbe preparando ad avviare l'iter per una maxi causa collettiva.
“Ora abbiamo trovato un affittacamere fuori Bolzano a 160 euro al giorno - ci fa sapere K. - Un sacerdote ci ha aiutati, anticipando la prima settimana mentre aspettavo il mio stipendio mensile. Non potremo stare a lungo e martedì (domani, 17 maggio ndr) non avremo altri posti dove andare. Per questo ci appelliamo a chiunque possa metterci a disposizione un appartamento da affittare a un prezzo equo, almeno fino alla fine del mese. Nella nostra vita non abbiamo mai chiesto nulla, solo di poter avere una casa e di vivere in tranquillità con i nostri figli, che dovrebbero preoccuparsi solo di studiare. Abbiamo chiesto troppo per Bolzano?”
 

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Massimo Mollica Mo., 16.05.2022 - 09:07

Questa è la dura realtà che fa male, malissimo. Lo ribadisco da anni su queste pagine che uno dei maggiori problemi sono gli immobili (e per inciso se ne parla posicchissimo pure qui). Il problema di base è l'avidità umana e in un paese che si definisce civile questa dovrebbe essere mitigata dal welfare e leggi dello stato. Ma questo non avviene e quindi tutti fanno quello che vogliono sulla pelle della povera gente. Vi pare un paese civile questo?
Mi rivolgo a tutti gli uomini di potere a incominciare da Kompatscher, da Caramaschi, dal mio PD ai Verdi. (le destre non le considero semplicemente perché se ne fregano) E' questa la società che sognavate? E' questo per il quale vi siete battuti e siete entrati in politica?
Possiamo tollerare una casta che fa il bello e cattivo tempo e pretende pure pagamenti in nero?
Riuscite a dormire tranquillamente con la vostra coscienza?

Mo., 16.05.2022 - 09:07 Permalink
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Massimo Mollica Di., 17.05.2022 - 08:42

Antwort auf von Francesco Palermo

Ottima iniziativa Francesco! Non me ne intendo molto di piattaforme ma Aranzulla ne indica sostanzialmente 3, tra le quali GoFundMe e BuonaCausa.org. Per la trasparenza dovrebbe essere gestita da una ONLUS cittadina così che sia certificata la raccolta stessa. A dirtela tutta si dovrebbe trovare una sorta di sinergia tra le varie realtà locali anche sugellate almeno da uno stabile unico. Perché non ho mai capito perché la carità deve avere vari canali: come Save the children, Emercengy e Medici senza Frontiere. Ok sto divagando. La racconta andrebbe fatta per loro ma anche per noi, per restare umani. Anche se di umano vedo sempre meno, anche qui su SALTO.

Di., 17.05.2022 - 08:42 Permalink
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Michael Bockhorni So., 22.05.2022 - 16:27

Es ist beschämend, alle spielen mit, kein Ruhmesblatt für Südtirol. Diese Geschichte sollte in einer der Hochglanz Tourismus Broschüren zur Aufklärung über die Weltoffenheit in diesem Land.

So., 22.05.2022 - 16:27 Permalink