Kultur | Salto Gespräch

"Siamo pacifisti e anticapitalisti"

In Pusteria non c’è traccia dell'anabattismo, ma oltreoceano fioriscono comunità - fondate sul patriarcato - che si ispirano a Jakob Huter. Il racconto di due di loro.
targa huter
Foto: Francesca Faccini

Al civico 27 di Palù di San Lorenzo di Sebato (St. Lorenzen - Moos) si trova la casa natale di Jakob Huter (o Hutter). Tra la manciata di case che compongono questa frazione della Val Pusteria abitata da circa quaranta persone, una lastra commemorativa è fissata su una pietra a lato strada: “In questa casa è nato Jakob Huter. Egli fu il più importante leader degli anabattisti tirolesi. Da martire morì sul rogo a Innsbruck il 25 febbraio 1536”.

 

Chi oggi vive al numero 27 di Palù abita in una casa moderna che nulla ha a che fare con l’immaginario di un’antica abitazione tirolese. Incontrato fuori dal numero civico di Huter, l’attuale proprietario di maso Prosl – luogo natio di Huter – ha spiegato che il maso originale andò bruciato in un incendio avvenuto nel 1930 e che nel 2009 un’ulteriore ristrutturazione modificò completamente l’aspetto dell’abitazione. Ma non è solo l’architettura contemporanea della struttura a non ricordare il movimento anabattista che animò il Tirolo nel ’500: interrogato sull’importanza di Huter per gli abitanti di Palù, l’inquilino di “casa Huter” afferma che le vicende storiche che maggiormente hanno lasciato il segno sono state le guerre contadine, non le lotte intraprese dall’ala radicale della Riforma Protestante. Sebbene dove è nato il leader degli hutteriti lo spirito del movimento anabattista sembra essersi del tutto affievolito, esistono luoghi oltreoceano dove l’ideologia sviluppatasi nel corso del 1500 non è mai tramontata.

 

Il censimento del 2016 ha registrato 370 colonie hutterite in Canada. In media una colonia ospita tredici famiglie per un totale di circa novanta persone. Quando la popolazione raggiunge i 150-160 membri, l’insediamento si divide e forma nuove colonie, avvenimento che capita circa ogni sedici anni. Gli hutteriti credono, infatti, che la comunità possa essere preservata meglio se rimane di piccole dimensioni e se si sviluppa in un ambiente rurale. In queste piccole realtà dove si parla un antico dialetto sudtirolese e il tedesco è la lingua delle cerimonie, dove gli abiti sono semplici e fatti in casa e i baffi sono vietati perché visti come un simbolo militarista, la vita è frugale senza rifiutare la tecnologia ed è comunitaria. Mettendo in pratica l’insegnamento presente negli “Atti degli Apostoli” capitoli 2, 4 e 5 – “tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune” – gli hutteriti vivono ancora in comunione dei beni e basano la propria economia principalmente sulla coltivazione di campi e sull’allevamento di bestiame.

Mark Waldner e Julian Waldner sono membri della Decker Colony di Manitoba – una provincia del Canada Occidentale che confina a sud con il North Dakota e con il Minnesota. È a loro che ho chiesto di raccontare chi sono gli hutteriti e come si vive nelle loro colonie così da far rivivere il numero 27 di Palù.

 

salto.bz: Cosa rappresenta per voi Jakob Huter e come riuscite a seguire il suo esempio nella società contemporanea?

Mark Waldner: Gli hutteriti prendono il loro nome da Jacob Huter. Huter occupa un posto d’eccezione nella testa e nel cuore del nostro popolo: noi lo riconosciamo come uno dei numerosi fondatori del movimento anabattista che ha portato alla nascita degli hutteriti e alla comunione dei beni (condivisione delle proprietà). Fu un leader solido e affidabile, organizzò le prime comunità nel XVI secolo e diede una linea su come dovevano essere strutturate e condotte.

Gli hutteriti, così come Jacob Huter, si considerano seguaci di Cristo, non seguaci di Huter.

Huter visse in un tempo e in un contesto molto diversi dal nostro: sebbene vorremmo dire che seguiamo almeno alcuni dei suoi insegnamenti, siamo consapevoli delle diverse condizioni politiche, sociali ed economiche in cui lui visse e esercitò. Sostanzialmente, gli hutteriti, così come Jacob Huter, si considerano seguaci di Cristo, non seguaci di Huter.

 

Avete un qualche legame con l’Alto Adige? Avete mai visitato questa terra?

M. W.: Molti hutteriti hanno visitato il Sudtirolo nel corso dei decenni passati. Io ci sono stato nel 2012 insieme a diversi miei compagni. Altri di noi hanno continuato ad andarci e Moos (Palù) è sempre una tappa.

Tra qualche settimana, alcuni membri della nostra comunità di Decker (Manitoba) andranno in Germania per studiare tedesco. Dopo di che vogliono passare per l’Alto Adige e visitare la casa natale di Jakob Huter oltre che altri luoghi d’interesse dove molti hutteriti furono martirizzati nei secoli passati. L’Hutterer Arbeitskreis Tirol & Südtirol, guidato da Robert Hochgruber e da altri, è stato fondamentale nell’accoglierci, nel darci informazioni e nel aiutarci con il tour. A questo gruppo gli hutteriti esprimono la loro sincera gratitudine.

L’Hutterer Arbeitskreis Tirol & Südtirol, guidato da Robert Hochgruber e da altri, è stato fondamentale nell’accoglierci.

Come mai l’insegnamento della lingua tedesca è così importante? Cosa rappresenta l’insegnante di tedesco nella vostra comunità?

Julian Waldner: I motivi per cui il tedesco è una lingua importante per gli hutteriti sono diversi. Gli hutteriti sono originari della Germania: il tedesco ci lega alle nostre origini e alla nostra eredità culturale. Inoltre molte fonti spirituali e insegnamenti religiosi nella nostra comunità sono in tedesco. Questa lingua ha un valore spirituale. Oltre a ciò è utile conoscere una seconda lingua.

Tradizionalmente i sermoni e i testi devozionali sono in tedesco: c’è un legame tra la lingua tedesca e l’istruzione religiosa. Per questo motivo il tradizionale ruolo dell’insegnante di tedesco non si è mai limitato all’insegnamento della lingua ma ha coinvolto anche l’insegnamento di aspetti morali e religiosi.

 

Come è organizzata la vostra comunità?

M. W.: Le nostre sono comunità di discendenza paterna e sono amministrare da un consiglio di anziani che include pastori laici, il capo colonia, il capo fattorie a dei diaconi. Questo gruppo gestisce le operazioni quotidiane. Le decisioni importanti vengono prese consultando tutti i membri maschi battezzati e talvolta con tutti i membri di età superiore ai 15 anni.

Il pacifismo e la comunione dei beni sono valori fondamentali. È difficile metterli in pratica in una società militarista e capitalista come quella attuale?

J. W.: Sicuramente può esserlo. L’ethos capitalista che privilegia l’efficienza e il profitto all’essere umano e al vivere bene è di certo una fonte di pressione per le nostre comunità. Per una comunità hutterita l’unico scopo è quello di massimizzare i profitti e stabilire e mantenere uno stile di vita borghese? Oppure per la comunità hutterita l’obiettivo è quello di essere testimone del pacifico regno di Dio? Possono esserci comunità dove i membri possono realizzarsi, fare un lavoro importante e parallelamente vivere con gioia? Queste sono questioni su cui le nostre comunità devono riflettere anche se all’apparenza siamo “separati dal mondo”.

Come comunità pacifista, dobbiamo sempre resistere al fascino del nazionalismo e della guerra.

Di certo, come comunità pacifista, dobbiamo sempre resistere al fascino del nazionalismo e della guerra. Nell’attuale crisi in Ucraina, per esempio, si fa sentire la pressione a conformarci a una logica di violenza laddove i nostri governi contribuiscono al conflitto con un supporto militare e fanno loro una violenta retorica della distruzione totale. In tale contesto, la sfida per le nostre comunità è duplice: da una parte dobbiamo mantenere la nostra integrità di comunità che testimonia la pace del regno di Dio, dall’altra dobbiamo trovare un modo per lavorare attivamente alla pace in un mondo fratturato dalla guerra.

Uno stile di vita sostenibile si basa anche sull’autoproduzione. Come vi organizzate rispetto alla produzione e consumo di cibo?

M. W.: Alleviamo tanti animali, per esempio polli, le uova sono delle nostre galline e tutte le nostre comunità hanno un orto molto grande. I vari membri della comunità sono responsabili delle diverse attività. Per esempio, la gestione dei maiali è controllata da uno di noi con l’aiuto di altri uomini. La maggior parte dei maiali viene venduta, ma quelli destinati alla colonia vengono macellati dai lavoratori della stalla dei maiali con il supporto del responsabile della carne. La persona incaricata alla lavorazione della carne supervisiona la macellazione dei polli e spesso fa altri prodotti a base di carne come la salsiccia.

 

In queste occasioni (fare le salsicce, macellare i polli) tutti i membri della comunità in grado di aiutare danno una mano. Allo stesso modo viene gestito l’orto, in genere coltivato dalle donne con l’aiuto degli uomini. Le donne piantano, raccolgono e cucinano. La maggior parte del cibo è a km zero: uomini, donne e bambini sanno molto bene da dove viene quello che si mangia. Produrre quello che mangiamo ci permette di creare un legame con la terra e di capire l’importanza della cura verso le creazioni di Dio: animali e piante.

È vero che il percorso scolastico termina spesso all’età di quindici anni? Se sì, c’è una motivazione?

J. W.: Le pratiche educative variano molto nel mondo hutterita. In alcune delle più tradizionali comunità la scuola termina intorno ai quindici anni (in particolare per i ragazzi). In altre comunità ci sono le scuole superiori. Alcune comunità assumono insegnanti non hutteriti, altre fanno sì che i proprio insegnanti si formino all’università. Non esiste una regola: alcuni hutteriti studiano fino ai 15 anni, altri hanno la laurea.

 

Nella vostra comunità esiste una divisione dei ruoli in base al genere?

M. W.: Nella società hutterita esiste una chiara divisione di genere. Gli uomini hanno ruoli definiti, tra cui quello di leadership. Inoltre si occupano del sostentamento e della gestione dei negozi, dei fienili, delle fattorie, della scuola e via dicendo. Anche le donne svolgono un ruolo importante, ma loro si occupano della preparazione dei pasti, dell’istruzione, dell’educazione dei bambini, del giardinaggio e cose simili. Gli uomini sono i capi famiglia; con l’appoggio delle mogli, si occupano anche loro dell’educazione dei propri figli.

Nella società hutterita esiste una chiara divisione di genere. Gli uomini hanno ruoli definiti, tra cui quello di leadership.

Quello dei pasti è uno dei momenti che condividete insieme. Perché donne e uomini mangiano in tavoli separati?

J. W.: La ragione principale è che questo è il modo tradizionale di sedersi a tavola. Ci sono delle eccezioni, come in occasione di matrimoni o importanti eventi dove ci si siede senza rispettare questa divisione. In alcune comunità il nucleo familiare rimane unito. Nella nostra comunità i giovani uomini siedono insieme agli uomini anziani e le giovani donne insieme alle donne anziane: in questo modo si creano legami intergenerazionali. Questo tradizionale modo di disporsi a tavola – dovuto anche ai ruoli differenti tra uomini e donne – può essere una forma di tutoraggio e un modo per introdurre i giovani uomini e le giovani donne nel contesto del loro genere.

 

Nell’immaginario comune nelle comunità anabattiste quella femminile è una questione problematica. Dal vostro punto di vista, è possibile dire che esiste una forma di oppressione femminile?

M. W.: La maggior parte degli uomini e delle donne accetta i loro ruoli nella comunità e la maggior parte delle donne hutterite si sentirebbe offesa se venisse insinuato che sono oppresse.

La maggior parte delle donne hutterite si sentirebbe offesa se venisse insinuato che sono oppresse.

A marzo è scoppiata la guerra in Ucraina. Come comunità antimilitarista cosa pensate rispetto alla situazione politica attuale?

J. W.: Gli hutteriti, come altri in Occidente, sono scioccati e addolorati per la situazione in Ucraina. È tremendo assistere alla carneficina provocata dalla folle invasione russa ed è altrettanto tremendo vedere l’innocenza dei civili ucraini violati costretti a imbracciare le armi. L’azione di Putin non può che essere descritta come “malvagia”. Allo stesso tempo, è indubbio che l’imperialismo occidentale abbia contribuito alla situazione attuale. Mentre la violenza continua ad aumentare e il mondo sembra correre verso il baratro, le nostre comunità vorrebbero offrire la visione del regno di pace di Cristo. Vorremmo puntare a un futuro in cui con spada si intenda solo il vomere* (*organo principale dell’aratro, costituito da una lama d’acciaio).

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Domenica Sputo So., 24.07.2022 - 11:00

Non c’è da stupirsi che “la maggior parte delle donne hutterite si sentirebbe offesa se venisse insinuato che sono oppresse”…
Posto che, secondo l’intervistato, in “alcune delle più tradizionali comunità la scuola termina intorno ai quindici anni (in particolare per i ragazzi)”, è evidente che i maschi hanno un livello di scolarizzazione molto, ma molto basso, mentre le femmine non sono neppure citate. Forse a queste, più che scolarizzazione, è riservata una mera alfabetizzazione?
In ogni caso, livello di scolarizzazione basso implica ignoranza. E la mancanza di strumenti culturali rende qualsiasi essere umano particolarmente manipolabile e indottrinabile, maschio o femmina che sia.
La chiave della sopravvivenza di queste comunità ante-secolo dei lumi, sta proprio nel basso livello di scolarizzazione: molto inquietante, specialmente nell’abuso del termine “tradizione” e del “contatto con la terra”, utili solo per cercare di giustificarsi.

So., 24.07.2022 - 11:00 Permalink
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gorgias So., 24.07.2022 - 13:52

Antwort auf von Domenica Sputo

Ich würde es mir zweimal überlegen so herablassend über den kurzen formalen Bildungsweg der Huterer zu sprechen. In unserer Gessellschaft hat sich die Ausbildungszeit verlängert, aber die Qualität der Personen die so ein Bildungssystem verlassen hat sich wohl im Durchschnitt verschlechtert.
Was früher der Mittelschulabschluss war, ist heute die Matura. Und die Universitäten sind derart verschult. dass kaum jemand diese verlässt mit der Fähigkeit sich kritisch und zusammenhängend mit einem komplexeren Sachverhalt auseinanderzusetzen.
Des weiteren werden in Univeristäten mehr und mehr pseudowissenschaftliche Ideologien verbreitet, wie Women-Studies, Gendertheorien, Post-Colonial-Studies, Fat-Studies und die ganzen anderen Studies die wissenschaftliche Methodologie zu Gunsten einer Agenda aufgeben.
Was heutzutage unser Bildungssystem erzeugt sind idologisch verblendetete Zeitgeistidioten, die nicht über ihre kleinkarierte beschränkte Sichtweise hinauskommen.

https://en.wikipedia.org/wiki/Grievance_studies_affair

So., 24.07.2022 - 13:52 Permalink
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Dietmar Nußbaumer So., 24.07.2022 - 19:28

Wer sich über die Hutterer informieren will, muss Zeit zur Recherche haben. Das Thema wird eher verschwiegen, scheint mir, ebenso wie die Bauernkriege. Das scheint wohl noch immer nicht in das Bild des aufrechten Tirolers zu passen (auch so ein Schmarrn von Worthülsen).

So., 24.07.2022 - 19:28 Permalink