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Gesellschaft | energia

Siamo davvero i più forti?

Se non siamo in grado di neutralizzare neppure le distorsioni prodotte dal nostro sistema come possiamo pensare di provvedere a quelle di chi ci sta facendo la guerra?

Certe domande sono lecite, anche perché sono in molti a porsele e ad aspettarsi risposte. E non si accusi chi le fa di intelligenza col nemico, perché questa sarebbe davvero un'accusa da stato di guerra, e fino a prova contraria non siamo in guerra.
Comunque, per l'evenienza ci dicono che siamo i più forti. Ho sentito alla radio Maurizio Molinari, direttore de “La Repubblica”, sostenere che né la Russia, né la Cina potranno mai vincere la competizione con l'occidente: sia sul piano economico, che su quello tecnologico, che su quello militare. Mi sembra un'affermazione azzardata. È notorio che quanto a potenza militare il primo posto spetta agli Usa, seguiti a poca distanza da Russia e Cina; quarta e più distanziata l'India. Se ne deduce che un'alleanza Russia – Cina, tutt'altro che impensabile, sarebbe fortissima. Chi vincerebbe il risiko mondiale in quello sciagurato caso?

La Russia ha venduto all'Europa meno gas dello stesso periodo dell'anno precedente, ma ha incassato di più

Notoriamente esistono altri mezzi di pressione: sanzioni. L'occidente ha scelto questa strada, oltre all'invio di armi sul campo di battaglia, sempre senza essere in guerra. Prima ancora del 24 febbraio la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva dichiarato: "Wenn Wladimir Putin einen Krieg beginnt, werden wir mit dem mächtigsten Hebel antworten, den wir haben: Wirtschafts- und Finanzsanktionen, denn die Wirtschaft ist die Schwachstelle Russlands ... Finanzsanktionen würden bedeuten, dass Russland praktisch abgeschnitten wird von internationalen Finanzmärkten". La cosa funziona quanto alle forniture di tecnologie, di cui la Russia ha estremo bisogno; e lo conferma lo stesso Putin quando afferma che le forniture riprenderanno solo se le sanzioni verranno tolte. Che sia in difficoltà lo dimostrano anche i dati economici complessivi: il paese è in forte recessione e c'è malcontento, anche se represso. Però un meccanismo penalizzante scatta anche a parti rovesciate, ossia per le forniture di energia, e in particolare di gas, dalla Russia, di cui noi abbiamo estremo bisogno. E infatti la Russia ha venduto all'Europa meno gas dello stesso periodo dell'anno precedente, ma ha incassato di più. E oltretutto incassa in rubli, non in dollari o euro: e su questo l'ha vinta chiaramente Putin.

Non siamo in grado di neutralizzare neppure le distorsioni prodotte dal nostro sistema, figurarsi quelle di chi ci sta facendo la guerra

Pochi giorni dopo l'invasione dell'Ucraina, il 5 marzo, il segretario del PD Gianni Letta prevedeva: “Le sanzioni sono le più dure mai comminate, veramente devastanti e in qualche giorno porteranno al collasso l'economia russa che finirà in ginocchio: gli effetti stanno già arrivando”. Del 31 maggio è invece questa dichiarazione di Mario Draghi: “Le sanzioni sono un successo completo, che non penalizza l'Italia”. Leggo per contro una dichiarazione del vice cancelliere tedesco Robert Habeck: bisogna dire chiaramente "dass Sanktionen auch unsere eigene Wirtschaft hart treffen werden". Siamo messi meglio della Germania o ci manca il coraggio della verità?
L'aumento della bolletta energetica colpisce duramente l'economia delle famiglie e delle imprese. Si legge che la riduzione delle forniture non ne sarebbe la causa, da ricercare invece nei meccanismi speculativi della finanza: il famoso mercato del gas di Amsterdam. Ma questo, a ben guardare, è  peggio, perché dimostra ancora una volta che non siamo in grado di neutralizzare neppure le distorsioni prodotte dal nostro sistema, figurarsi quelle di chi ci sta facendo la guerra.

Un'altra cosa che faccio fatica a capire è il “price cup”, di cui tanto si parla. Se tutto va secondo i piani europei, gli stati dovrebbero concordare un prezzo massimo, fermando così la corsa verso l'alto. Sennonché proprio l'economia di mercato ci ha insegnato che il prezzo è determinato dalla quantità di domanda e di offerta di un bene o servizio. Se c'è alta domanda di gas, e un fornitore importante chiude il rubinetto, il prezzo non potrà che salire. Si può cercare di ridurre la domanda attraverso il risparmio energetico, che tra l'altro è buona cosa di per sé, a prescindere dall'emergenza che viviamo. Ma al di sotto di una certa soglia, si va solo aumentando l'efficienza energetica dell'intero sistema di produzione e consumo: una via che stiamo imboccando, ma che ha tempi decisamente lunghi. 

Fino a pochi anni fa nessuno poteva prevedere qualcosa come l'assalto al Campidoglio di Washington, segno che le radici della democrazia non sono affatto salde in quel paese

Resta infine la questione europea. Si è detto che la crisi ucraina ci ha ricompattato e che la forza e i valori occidentali reggono. Io credo che in questo caso si confonda l'auspicio con la realtà. L'occidente, delle cui conquiste sociali, politiche, culturali, scientifiche a ragione andiamo fieri, è in realtà diviso. Il suo pilastro militare, gli Stati Uniti, resta sempre interessato a indebolire la Russia; ma per il resto ha altri fronti, affatto pacifici, ad iniziare da quello interno. Fino a pochi anni fa nessuno poteva prevedere qualcosa come l'assalto al Campidoglio di Washington, segno che le radici della democrazia non sono affatto salde in quel paese. L'Europa non ha governo se non la somma dei governi che compongono l'Unione, non ha esercito se non eserciti nazionali, non ha risorse; e in più occasioni dimostra di non riuscire a trovare nei fatti e nelle decisioni l'unità che invoca nei discorsi ufficiali.

Un paese armato fino ai denti, in crisi economica, destabilizzato, è uno scenario rassicurante?

Ora ci dicono di aspettare la fine dell'anno, massimo la primavera e in ogni caso la fine del 2023, quando potremo fare a meno del gas russo, e Putin perderà la sua più efficace arma. Dicono. Ma anche questo, di un paese armato fino ai denti, in crisi economica, destabilizzato, è uno scenario rassicurante?

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Gianguido Piani Mi., 07.09.2022 - 21:10

Lucio, hai fatto un'ottima sintesi di una questione molto complessa!
Un solo, microscopico, dettaglio. In diversi articoli, anche su testate nazionali, si fa spesso riferimento al "price cup". La "tazza del prezzo?" Lo spelling e' "price cap" dove "cap" sta per cappello, cioe' limite superiore.
Riguardo le sanzioni, l'Europa gioca con parecchi svantaggi. Uno dei principali e' il dovere seguire regole prefissate, ben conosciute anche in Russia. La Russia gioca quindi di anticipo, sa esattamente cosa aspettarsi dalla UE, puo' permettersi di essere spregiudicata e imprevedibile. L'Europa da questo punto di vista e' totalmente impreparata. Sapra' diventare anche lei spregiudicata e imprevedibile nel difendere i propri interessi, soprattutto dopo avere definito quali questi esattamente siano?

Mi., 07.09.2022 - 21:10 Permalink
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Massimo Mollica Mi., 07.09.2022 - 22:59

Troppa carne al fuoco. Iniziamo col dire che i paesi occidentali sono paesi democratici. E non è poco. Aggiungiamo che siamo il mercato più ricco in assoluto. Tanto che dalla nostra ricchezza dipende il benessere di altri stati come India ma anche Cina. Quindi il price cap parte dalla considerazione che il cliente migliore e più grande stabilisce il prezzo. Detto questo parte una questione etica: si può fare speculazione sull' energia? E si può fare speculazione sull'edilizia? Per me no. Ultimo punto: se si fosse investito pesantemente in rinnovabili Putin non avrebbe nemmeno iniziato la guerra. Chi ha permesso tutto ciò in Italia? E in Europa?
Nota finale: c'è in gioco una guerra di secondo livello tra i nazionalismi e la globalizzazione. Si può tornare indietro dopo aver provato i migliori prodotti al mondo. Io scommetto sul no e faccio il tifo per la globalizzazione, che non è il bene ma è meglio di Putin.

Mi., 07.09.2022 - 22:59 Permalink
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Manfred Klotz Do., 08.09.2022 - 07:30

A gennaio 2020 il PUN (Prezzo Unico Nazionale) è stato pari a ca 47 €/MWh. Da febbraio il PUN ha subito un calo, complice il crollo del prezzo del petrolio e il blocco dell'economia mondiale dovuto alla pandemia del Coronavirus. Il livello del PUN nel corso del 2021 è più che triplicato già da inizio anno, passando da 50€/MWh a valori intorno a 150€/MWh e battendo tutti i record, per via dell'aumento consistente del prezzo del gas, materia prima utilizzata per la produzione energetica, in seguito alla maggiore domanda al termine della situazione di emergenza sanitaria.
Si noti che il PUN ha subito una vera e propria impennata molto prima dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. È quindi riduttivo sostenere che le bollette sono così care a causa delle sanzioni.

Do., 08.09.2022 - 07:30 Permalink
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Christian I Do., 08.09.2022 - 13:53

Grazie sig. Giudiceandrea per il bel articolo. Sì, sono domande che molti si pongono e sono più che lecite, MA in questo periodo storico non è permesso porsi certe domande... neanche se le cose sono più che evidenti.
E ha ragione il sig. Marcon; noi non siamo alleati degli USA, siamo sudditi. L'Italia in particolare!

Do., 08.09.2022 - 13:53 Permalink