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I giovani non vogliono lavorare?

Apprendisti pagati 3 € l’ora, minorenni obbligati agli straordinari e riposi non rispettati. Tra sfruttamento e regali alle aziende, la retorica si scontra con la realtà.
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Foto: Unsplash

Dal settore ricettivo a quello dell’edilizia. Ciclicamente l’imprenditore di turno balza alle cronache, che siano locali o nazionali, per lanciare il solito allarme: nonostante offra un impiego non riesce a trovare dipendenti disposti a lavorare per lui. Le spiegazioni di politici e cosiddetti esperti non tardano a sprecarsi. Negli ultimi anni il dito viene puntato contro il Reddito di cittadinanza, poche centinaia di euro “colpevoli” -dicono - di sottrarre manodopera e di mandare in stallo l’intero circuito economico. Ancora più spesso la causa millantata è il problema generazionale: i giovani non vogliono lavorare, non vogliono fare fatica, alimentando retoriche razziste sul fatto che il loro posto deve essere preso da lavoratori stranieri. 

Ma è davvero così?

Siamo andate a chiederlo a Young SGB/CISL l’organizzazione sindacale giovanile che rappresenta i giovani lavoratori sotto i 35 anni. Tra le attività del sindacato ci sono quelle di formazione e sensibilizzazione nelle scuole sul tema del diritto del lavoro, soprattutto negli istituti professionali. Un contesto, spiega il coordinatore provinciale Gianluca Da Col, che fa emergere il forte interesse delle studentesse e degli studenti nell’avere informazioni rispetto al  funzionamento del mondo del lavoro, dalla lettura di una busta paga e in generale dei propri diritti sindacali. Al tempo stesso, attraverso gli sportelli all’interno delle scuole professionali, diventa possibile anche sondare la situazione dei giovani ​apprendisti, decisamente meno rosea di quanto il così tanto celebrato modello altoatesino potrebbe indurre a pensare.
In Alto Adige la formazione lavorativa può articolarsi in due percorsi diversi: dalla scuola professionale alla formazione “duale”, rivolta a giovani tra i 15 e i 25 anni. Con questa opzione, per tre o quattro anni si frequenteranno le lezioni vere e proprie l'equivalente di un solo giorno a settimana, mentre l’80% del tempo rimanente verrà trascorso a lavorare all’interno di un’azienda privata riconosciuta dalla Provincia come “formatrice”. Ad oggi in Alto Adige si contano circa 3700 giovani inquadrati contrattualmente come apprendisti.

 

Formazione o sfruttamento?

 

Al fine di evitare dinamiche sfruttamento, la legge tutela i lavoratori minorenni con alcune clausole che il datore di lavoro è obbligato a rispettare: i giovani tra i 15 e i 16 anni non possono lavorare più di 35 ore a settimana e non possono essere più di 40 per i giovani con un'età compresa tra i 16 e i 18 anni. In nessun caso sono previsti straordinari e devono venire garantiti due riposi a settimana.

Alcuni settori del artigianato sono tra i peggiori in assoluto, con una retribuzione lorda minima che arriva a poco piú di 3 euro l’ora per il primo anno di apprendistato

“Ovviamente non si può generalizzare a tutte le aziende, ma ci sono molte problematiche che vengono denunciate dagli apprendisti, in primis riguardo la retribuzione bassissima – spiega invece il sindacalista Matthias Sommadossi –. Alcuni settori dell'artigianato sono tra i peggiori in assoluto, con una retribuzione lorda minima che arriva a poco piú di 3 euro l’ora per il primo anno di apprendistato. Un altro tema è quello degli straordinari: dal momento che non possono figurare in busta paga vengono pagati in nero o, peggio, non vengono pagati affatto. Inoltre – aggiunge Sommadossi – soprattutto nel settore turistico il diritto dei due riposi settimanali viene a mancare in molte occasioni”.

La retribuzione degli apprendisti viene calcolata sulla base di quella percepita da un operaio specializzato. Nel settore edilizio per esempio, un apprendista muratore guadagnerà il primo anno solamente il 35% della paga standard, vale a dire 3,87 € lordi, che con l’indennità di introduzione al settore edile artigianato arriveranno a 5,02 €. Dopo 4 anni in cantiere, la paga oraria, al netto dell’indennità arriverà a 7,74 € lordi.

Un apprendista falegname, guadagnerà il primo anno di assunzione 552,15 € lordi al mese. Se dopo 36 o 40 ore lavorate a settimana riuscirà a studiare abbastanza da mantenere in pagella il voto medio di 7+, ecco che la paga potrà aumentare fino a 709,91 € lordi mensili. Va un po’ meglio nel settore alberghiero, dove la retribuzione arriva a poco più di 900 euro lordi, sebbene sia il campo in cui si registrano maggiori irregolarità, se non vere e proprie dinamiche di sfruttamento.

 

“Un regalo alle aziende”

 

Lo scorso agosto era stata annunciata dall'Assessore al Lavoro Philipp Achammer una misura economica in favore delle imprese che decideranno di assumere apprendisti, un’iniziativa - a detta della Provincia - per far fronte alla carenza di manodopera qualificata.​
Il premio di 2000 euro verrà erogato al datore di lavoro per ogni apprendista che assumerà fino all’esame finale.  Se il rapporto di lavoro si conclude almeno a metà del percorso previsto, l’impresa potrà comunque beneficiare di un bonus di 1000 euro per apprendista. “Non comprendiamo il senso di questa misura – fa notare Da Col –. L’erogazione del bonus non è vincolata a un miglioramento delle condizioni di lavoro o a un investimento sulla sicurezza di chi verrà impiegato. Il problema non è la mancanza di imprese disposte ad assumere giovani apprendisti, già comunque propense visti gli sgravi fiscali, è che non si trovano gli apprendisti. Far fronte alla mancanza di manodopera significa lavorare sull’aumento della retribuzione e delle condizioni di lavoro. È questo che può incentivare i giovani a intraprendere un percorso di apprendistato. La misura della Provincia – ribadisce il sindacalista – è semplicemente un regalo alle aziende”.


Secondo il sindacato, la sicurezza sul lavoro passa necessariamente per i controlli: “Un ruolo cruciale è senza dubbio quello dell'ispettorato del lavoro, incaricato a vigilare e scongiurare episodi di sfruttamento. Da anni le categorie sindacali chiedono di aumentare il numero degli ispettori incaricati”. Le problematiche sul lavoro, dalla bassa retribuzione a veri episodi di sfruttamento, ovviamente non riguardano solo il mondo dell’apprendistato. Per questo, fanno notare i sindacalisti, è necessario che i lavoratori e le lavoratrici prendano coscienza del proprio potere contrattuale: “La contrattazione individuale è fondamentale – spiegano –. Siamo in un periodo storico che sta soffrendo di un calo generalizzato della disponibilità di manodopera. Per questo motivo i lavoratori si trovano in una posizione di forza: devono prendere il coraggio di chiedere aumenti, di non accontentarsi del minimo tabellare. Se loro lasciano il posto di lavoro, il datore di lavoro rischia fortemente di non poterlo rimpiazzare, soprattutto se parliamo ​di personale specializzato. Per quanto riguarda la difficoltà di reperire personale – aggiunge Da Col – per capire davvero il problema bisogna avere consapevolezza dei dati e delle difficoltà strutturali, entrambe cose che mancano a i detrattori del Reddito di cittadinanza o a chi accusa i giovani di non voler lavorare. Bisogna tenere conto dell’andamento demografico, dei giovani che vanno a studiare all’estero e non tornano perché i nostri stipendi a fronte del carovita non sono concorrenziali. Se vogliamo affrontare il problema – sottolinea – partiamo da questo, tutto il resto è propaganda”.

 

Abbiamo davvero bisogno di studenti in fabbrica?


Per molti osservatori, la crisi della scuola italiana è il riflesso di un declino complessivo della società. Tra le concause viene spesso indicato il processo di aziendalizzazione e dirigenzializzazione della scuola, non più agenzia educativa ma costola integrante del mercato del lavoro. Le proteste studentesche che si sono verificate negli ultimi mesi riguardano proprio l’opposizione al modello dell’alternanza scuola-lavoro introdotto nel 2017 dal Governo Renzi e che mai nessun partito di governo ha mai davvero messo in discussione, nemmeno di fronte a una già troppo lunga lista di morti e feriti.

Se l’apprendista viene utilizzato come semplice manodopera gratuita o a basso costo, se non vengono rispettati i criteri formativi questo percorso diventa deleterio

Lo scorso maggio a Merano uno studente minorenne è rimasto gravemente ustionato mentre svolgeva in un’officina la settimana di alternanza. Dopo pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, nella zona industriale di Noventa di Piave ha perso la vita Giuliano De Seta, travolto e ucciso da una lastra di acciaio di due tonnellate, il terzo incidente mortale dall'inizio del 2022.

 


“Come sindacato non possiamo essere contrari alla possibilità che i giovani possano fare esperienze professionali e che la scuola possa avere connessioni con il mondo del lavoro – chiarisce Da Col – ma deve essere inserito nell’ambito di un progetto formativo chiaro. Che si tratti di formazione duale o di alternanza scuola lavoro non c’è nulla di formativo per un ragazzo che viene messo alla catena di montaggio. Se l’apprendista viene utilizzato come semplice manodopera gratuita o a basso costo, se non vengono rispettati i criteri formativi questo percorso diventa deleterio. Le morti sul lavoro sono sempre inaccettabili  – conclude il sindacalista - ma quando riguardano giovanissimi alla prima esperienza, mandati dalla propria scuola a svolgere mansioni di cui non si dovevano occupare, queste morti sono ancora più intollerabili”.
 

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rotaderga Sa., 12.11.2022 - 21:02

Zum Vergleich bitte auch die Löhne für einen "Lehrling" mit abgeschlossenem Doktorat im Anwaltsbüro oder Wirtschaftsberatungsbereich veröffentlichen.
Lernjahre bedeuten fast immer Ausbeutung.

Sa., 12.11.2022 - 21:02 Permalink
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Alberto Stenico Sa., 12.11.2022 - 21:03

Attenzione a non gettare anche il bambino assieme all'acqua sporca. Denunciare i singoli casi, sì, ma svalutare il sistema dell'apprendistato altoatesino, no.

Sa., 12.11.2022 - 21:03 Permalink