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Ma quale giustizia riparativa?

Come può esistere una riparazione quando i reati della violenza di genere oltre a essere tollerati vengono continuamente e sistematicamente giustificati?
tribunale, Bolzano, giustizia
Foto: Suedtirolfoto/O. Seehauser

Viene rinviata al 30 giugno 2023 l’entrata in vigore delle disposizioni in materia di giustizia riparativa della riforma Cartabia. Di cosa si tratta? Della nuova riforma della giustizia penale e del sistema sanzionatorio, un intervento ampio che va a modificare parte delle norme processuali, alcune previsioni del sistema sanzionatorio penale, oltre ad introdurre il nuovo regime della giustizia riparativa. Questa giustizia riparativa prevede una risposta al reato che sia incentrata sulla riparazione del male subito dalla vittima piuttosto che sulla retribuzione del male causato, ovvero volge a ripristinare la relazione sociale tra autore, vittima e comunità che la commissione del reato ha leso.

Un esempio concreto ne è l’iniziativa pilota “Ruote ferme, pedoni salvi“ di Torino: si tratta in prevalenza di giovani tra i 20 e i 28 anni condannati per reati stradali (guida in stato di ebrezza, omissione di soccorso…) che si impegnano in attività di sicurezza per i pedoni. Un progetto che rafforza il messaggio della funzione rieducativa della pena.

Ora, ciò che può funzionare per reati come quelli sopra citati, non è invece funzionale nel caso della violenza di genere. Anzi, la riforma Cartabria addirittura viola la Convenzione di Istanbul e le Direttive del Parlamento Europeo secondo cui le vittime possono scegliere autonomamente se partecipare ai programmi di giustizia riparativa. Questo diritto di scelta viene esplicitamente motivato con il fatto, che nel caso di violenza di genere, le parti non sono in posizione di parità di potere e che l’imposizione di ulteriore contatto con il violento comporta un considerevole pericolo per la vittima e produce vittimizzazione secondaria. Avete presenti i femminicidi che sconvolgono (almeno per qualche giorno) il circondario? Ecco, in buona parte avvengono proprio in occasione del famigerato ultimo incontro chiarificatore. Ma questo non basta, apparentemente non sono sufficienti i 122 femminicidi avvenuti nello scorso anno a scuoterci. Anzi, invece di interrogarci su come contrastare la violenza maschile contro le donne e ratificare davvero le direttive esistenti per la loro tutela, per la prevenzione e per la persecuzione, in Italia attendiamo l’introduzione di norme che costringono le donne in uscita dalla violenza a percorsi di mediazione e conciliazione, costringendole di fatto a quello stesso rischio e obbligandole ad aggiungere un ulteriore step al percorso ad ostacoli che è la fuoriuscita dalla violenza.

Al di là delle implicazioni legali e del gergo giuridico vi chiedo: come può esistere una riparazione quando i reati della violenza di genere oltre a essere tollerati vengono continuamente e sistematicamente giustificati? Dal violento, certo. Ma anche dalla società tutta. Ogni volta.

Parliamoci chiaro: le attiviste delle Case delle Donne conoscono bene gli stereotipi e preconcetti patriarcali dei quali è permeata la società italiana. Conoscono bene la cecità di chi dovrebbe vedere la violenza e tutelare le donne, i loro figli e le loro figlie, ci fanno i conti tutti i giorni. Nei tribunali, nei servizi preposti, nei media, nei servizi sanitari… la lista è lunga.

La giustizia riparativa per i reati di violenza di genere è in contrasto non solo con il buonsenso e con l’esperienza di chi combatte la violenza quotidianamente. È anche una prova tangibile di quanto patriarcale sia la nostra società che ancora non ha preso consapevolezza del fatto che la violenza maschile contro donne, bambini e bambine è un fenomeno strutturale. Prima di una qualsiasi riparazione è indispensabile la presa di coscienza e l'assunzione di responsabilità, e di questi due aspetti nella nostra società non c’è nemmeno l’ombra!

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gorgias Mo., 06.02.2023 - 22:27

Questo è l'articolo con la più estrema percezione selettiva forzata che ha prodotto questa serie. E questo la massima esponente di un ethos misandrico.
Anche per una vittima maschile di violenza fisica è una cosa veramente sgradevole essere obbligato di trattare nuovamente con l'aggressore. E che esso sia dello stesso sesso non lo vedo come consolazione.
Perché tutti questi ragionamenti non si limitano alla violenza di genere, ma alla violenza in generale. Cioè per tutte le vittime. Anzi gli uomini sono le maggiori vittime di violenza fisica e di omicidio. Però questo alla autrice di questo bel articolo non iene frega niente. La cosa che frega alla autrice di questo articolo è di tenere intatta la proprio percepione manichea del rapporto fra i sessi.

Mo., 06.02.2023 - 22:27 Permalink
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Rolanda Tschugguel Di., 07.02.2023 - 23:00

Antwort auf von gorgias

Gentile Gorgias, 
precisiamo: nel 2021 sono stati commessi 303 omicidi. In 184 casi le vittime sono uomini e in 119 sono donne. Gli autori sono nel 96,6% uomini (ultimi dati rilevati 2018).  
Parlando di donne in situazioni di violenza, per il 58,8% delle donne l'autore è un partner o ex partner, spesso in occasione dell' "ultimo incontro" come è stato scritto. 
La violenza non sarà mica un problema prevalentemente maschile? Non aumenterà la probabilità di creare situazioni pericolossissime per le donne favorendo la giustizia riparativa?
Ma che "ethos misandrico", purtroppo la violenza contro le donne e misagonia sono realtà... come mostrano tra l'altro i Suoi attacchi personali e disprezzanti contro l'autrice!

Di., 07.02.2023 - 23:00 Permalink
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Gianguido Piani Di., 07.02.2023 - 08:57

L'autrice di questo contributo (o preferisce farsi chiamare autor?) ne ha inviato copia alla Signora Marta Cartabia (e non "Cartabria"), Ex Presidente della Corte Costituzionale, chiedendole un parere sui contenuti? Parere che in diversi avremmo piacere a leggere.
[Ho usato il termine "Presidente" come riportato in Wikipedia e non "Presidentessa", "Presidenta" o "President" confidando che in quel sito abbiano verificato la forma preferita dall'interessata.]

Di., 07.02.2023 - 08:57 Permalink