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“I promotori temevano il confronto”

Luigi Casanova, autore del libro-inchiesta sulle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 “Ombre sulla neve”, invita a informarsi e reagire nel nome della montagna.
Luigi Casanova
Foto: Luigi Casanova

salto.bz: Casanova, da dove viene l’idea di scrivere questo libro?

Luigi Casanova: È partita subito dopo la vittoria della candidatura italiana nel giugno 2019, in quanto era stato presentato un dossier di candidatura che anche noi ambientalisti avremmo potuto sottoscrivere. E invece da subito, come purtroppo succede sempre in Italia, in presenza di grandi eventi, ogni amministrazione locale regionale ha cominciato a inserire opere che nulla hanno a che fare con l'evento sportivo. Questo è stato il primo segnale d'allarme però ancora non era sufficiente, diciamo, per costruire un libro efficace. Poco dopo cominciamo ad accorgerci che i tempi trascorrono senza che nulla venga fatto: per affrontare il capitolo strategico del dossier di candidatura, cioè quello della valutazione ambientale strategica, delle valutazioni di impatto ambientale,  nonché dell'idea scritta nel dossier di candidatura che “le Olimpiadi invernali italiane dovevano essere un progetto pilota di applicazione dell'Agenda ambientale del CIO 2020”, tutto questo ha bisogno di tempi tempi lunghi perché c’è bisogno di un percorso partecipativo complesso. Ci siamo accorti che, al contrario, si taceva completamente su questi temi. Quando abbiamo maturato l’idea che gli organizzatori non avevano nessuna intenzione di affrontare questi aspetti è nata la necessità di un libro di denuncia.

 

La vittoria della candidatura di Milano Cortina è arrivata dopo diversi tentativi andati a vuoto negli anni. Come ci siamo arrivati?

È stato un regalo che ci hanno offerto le tante stazioni che si sono ritirate a seguito dei referendum: dal Canada, alla Svizzera, passando per Innsbruck. Man mano che ci si avvicinava alla decisione di localizzare le Olimpiadi 2026 nelle località democraticamente più mature, si affrontavano delle consultazioni popolari e ovunque i referendum dicevano “no” all'evento olimpico. A quel punto sono rimaste in piedi solamente due candidature, quella di Cortina d'Ampezzo, arrivata al quarto tentativo, che si allea con Milano, e la candidatura svedese. Quest’ultima aveva affrontato delle debolezze istituzionali significative. Per citarne una su tutte, il Consiglio comunale di Stoccolma non era per esempio assolutamente d'accordo con l’ospitare l’evento. Questo ha fatto sì che la Svezia si presentasse molto debole e divisa al suo interno. Quindi l’altra candidata Milano-Cortina, ha avuto gioco facile.

Perché secondo lei, nonostante l’esperienza disastrosa delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006, a “casa nostra” non si è innescato quel processo di opposizione popolare che invece ha caratterizzato le altre località candidate? 

Perché, come ho accennato prima fra le righe, l'Italia non è un paese democraticamente maturo. Ci sono stati diversi passaggi problematici. Il primo è stato quando le nostre istituzioni hanno rifiutato il referendum perché non volevano anticipare un confronto sui territori. Forse, noi ambientalisti, lo avremmo perso ma almeno si sarebbe potuto avviare un confronto pubblico democratico con le vallate e le città interessate dall'evento olimpico già dal 2018-2019. Le Regioni e i Comuni hanno scelto deliberatamente di impedirlo. Questo è stato molto grave ed è la prima picconata al processo di sostenibilità, quella parola che viene ripetuta pagina per pagina nel dossier di candidatura. Il secondo elemento problematico è stato il rifiuto della VAS, addirittura stabilito per legge, con il decreto del Presidente del Consiglio del 26 settembre 2022. Il terzo passaggio è stato poi il commissariamento di tutte le opere strategiche per le Olimpiadi. Questo impedisce alla cittadinanza di vedere i progetti in tempi utili. Perfino i consigli comunali interessati vengono coinvolti solo dopo che il progetto viene approvato in Conferenza dei servizi e possono avere solo 30 giorni di tempo per eventuali osservazioni. Prendiamo ad esempio il progetto delle piste di fondo di Tesero, un’opera banale a livello di impatto se confrontata alle altre strutture. Ecco solamente il progetto delle piste di fondo è composto da 5700 pagine e 250 schede. Come fa un cittadino, un consigliere comunale o chiunque voglia intervenire ad esprimere un giudizio fondato e scientificamente valido? È un'impresa impossibile. 

 

La presidente di Cipra Vanda Bonardi ha denunciato come la situazione attuale sia di gran lunga peggiore rispetto a Torino, considerando che allora esisteva almeno la possibilità di accedere integralmente ai progetti, mentre qui viene tutto secretato.

A Torino c'era stata una discussione preventiva con l'associazionismo e con i Comuni, si era deciso cosa fare e cosa non fare. Invece qui non c'è stato alcun confronto. Lo abbiamo visto tra il 2020 e il 2022. I nostri presidenti dei Consigli provinciali di Trento e Bolzano, Luca Zaia in Veneto e Attilio Fontana in Lombardia hanno continuato ad incontrare ministri del Governo per inserire questo e quell'altro e soprattutto per ottenere i finanziamenti pubblici di opere che non c'entrano niente con l'evento olimpico. Un documento pubblicato due mesi fa dall'ACI Lombardia l'associazione automobilistica dice che su 48 opere previste nella Regione Lombardia solo undici saranno realizzate in tempi utili. Come spiega Duccio Facchini, direttore di Altreconomia, un lettore superficiale potrebbe ricondurre il problema degli slittamenti all’impegnativa macchina burocratica tipica italiana. Invece, in questo caso, si dimostra scientificamente che il ritardo delle opere è stata una scelta strategica proprio per evitare percorsi partecipativi. I documenti e le cifre che io porto dentro nel libro, non ho potuto ottenerle attraverso un percorso logico di rapporto cittadino-istituzione ma solamente grazie a un lavoro sotterraneo dei comitati dei territori della Val Pusteria, del Cadore e della Valtellina. Senza il loro apporto questo libro non sarebbe stato possibile.

 

In Alto Adige la vera partita non si gioca tanto sulle infrastrutture olimpiche, bensì sulla mobilità. Cosa succederà su questo territorio?

La Lombardia, su 5 miliardi complessivi, destinerà alle opere sportive neanche 200 milioni. L'Alto Adige, che affronta una sola specialità olimpica, il biathlon, segue lo stesso ritmo. Nel dossier di candidatura c’è scritto che lo stadio di Anterselva è adatto e all'avanguardia, dal momento che nel 2020 si sono tenuti i campionati del mondo. Inizialmente venivano richiesti un milione e mezzo, massimo due, per adattare alcuni aspetti, come gli spogliatoi. Lo stesso Arno Kompatscher dichiarava nel 2019 che l’Alto Adige aveva già tutto. E invece lo stadio Olimpico di Anterselva, costerà 37 milioni e mezzo di euro. Praticamente si rifà tutto, si inserisce un nuovo poligono di tiro, si rifanno completamente tutti gli spogliatoi. 380 milioni di euro verranno invece spesi per altro. Un'opera noi la condividiamo che è la variante ferroviaria della Val di Riga dalla ferrovia del Brennero verso la Val Pusteria. Ma tutto il resto va in strade e in circonvallazioni. Pensiamo a quella di Percha, alle immense rotatorie di Brunico verso Anterselva, per andare in Val Badia, per andare da Dobbiaco verso Cortina. Il ponte che scavalcherà la ferrovia a San Candido che costerà dai 13 ai 17 milioni. L’Alto Adige è riuscito a inserire 200 milioni di opere stradali – su cui siamo molto critici – che aveva già nel cassetto e che non venivano realizzate per mancanza di fondi.

Dobbiamo assolutamente evitare i tre collegamenti sciistici e auspicare la riconversione delle spese previste per la grande viabilità stradale in ambito ferroviario

 

Siamo ancora in tempo per un'inversione di rotta? Quali soluzioni si potrebbero prospettare?

Siamo sicuramente in tempo per evitare a Cortina la pista di Bob e il villaggio olimpico che non servono assolutamente a niente. Cortina ha appena ospitato nel 2021 i campionati del mondo di sci alpino, maschile e femminile. Adesso ospita tre specialità: lo sci alpino solo femminile, il curling, che sono 50 atleti, e i bobbisti – che non raggiungono i 40 atleti. Se abbiamo ospitato nel 2021 i campionati del mondo di sci alpino,  significa che l'alloggio c'è – e avanza – anche per queste tre specialità. Dobbiamo assolutamente evitare i tre collegamenti sciistici e auspicare la riconversione delle spese previste per la grande viabilità stradale in ambito ferroviario. Secondo me possiamo lavorare su questo e cercare di trovare un punto d'incontro con le istituzioni per andare in questa direzione.

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Katja Renzler So., 26.02.2023 - 08:23

Im Namen der parteien- und ortsübergreifenden Initiative Olang/Rasen Antholz rufe ich interessierte Bürger*innen auf, sich bei der Initiative zu melden. Wir bleiben am Thema Mobilität (Kreuzung Antholzertal, Olang) dran, dazu ist aber Unterstützung nötig. Jede Hilfe ist willkommen, auch sehr kleine Aktionen können viel bewirken!

Bitte gerne melden bei: [email protected]

Herzlichen Dank und: Bleiben wir trotz Olympia sportlich. Lassen wir Transparenz und Teilhabe zu!

So., 26.02.2023 - 08:23 Permalink
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Karl Gudauner So., 26.02.2023 - 12:35

Sarà difficile fermare la macchina istituzionale e gare già avviate per gli appalti. Di fronte ai fatti indicati ed alle non poche perplessità sulla necessità di alcuni interventi e sul rispetto dell'impostazione green del progetto, ci si aspetta precisi chiarimenti da parte dei promotori dell'olimpiade. Si potrebbe rinunciare a qualche ambizione sovradimensionata o, perlomeno, ridurre l'impatto di alcuni interventi. Ma, come si fa infondere una tale accortezza nei decisori di fronte alla forza di persuasione dei numeri?

So., 26.02.2023 - 12:35 Permalink
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Josef Fulterer So., 26.02.2023 - 18:59

Antwort auf von Karl Gudauner

Bei sportlichen Großveranstaltungen und besonders bei Olympiaden, lassen sich die Politiker von den Sport-Funktionären zu den unsinnigsten Verrenkungen verleiten.
Die eigens dafür geschaffenen über-dimensionierten Sportstätten, verursachen sehr lästige hohe Folgekosten und vergammeln nicht selten nach dem sportlichen Groß-Ereignis.
Die eigens dafür "erfundenen pharaonischen Verkehrslösungen," werden "nicht einmal beim sportlichen-Groß-Ereignis ausgelastet," verursachen ebenfalls hohe Instandhaltungs-Kosten und "v e r g e w a l t i g e n die anliegenden Dörfer sehr NACHHALTIG!"

So., 26.02.2023 - 18:59 Permalink
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Katja Renzler Mo., 27.02.2023 - 12:59

Antwort auf von Karl Gudauner

Il problema principale secondo la nostra esperienza da iniziativa a Valdaora Rasun Anterselva è la carenza di informazioni molto probabilmente anche voluta da parte di chi ha il potere di poi decidere. Nonostante ciò nessuno dei politici vorrebbe assumersi le responsabilità in modo trasparente. Malgrado questo fatto si teme la partecipazione della popolazione (art. 118, costituzione italiana) che specificamente nel riguardo dell' ampiezza di specifici interventi megalomani previsti non viene assolutamente ritenuta necessaria- riguardando traffico, crisi climatica e criminalità organizzata che sono fenomeni che verrebbero confrontati proprio su un livello internazionale, non locale. Si ricordi la Legge provinciale 3 dicembre 2018, n. 22 sulla Democrazia diretta, partecipazione e formazione politica finora non implementata.
Non è uno spettacolo degno nè per il sovrano nè per i politici!

Mo., 27.02.2023 - 12:59 Permalink