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I bin a Südtirolerin

Chi ha vissuto le bombe, le scuole divise, il Monopolio avrebbe meritato una rappresentanza. Chi ha cercato e lavorato per la convivenza ma mantenendo una dignità.
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Caro professore Riccardo Dello Sbarba

Mi ha commosso il Suo discorso d'addio in cui annuncia di cedere il testimone, con la frase:

"Ed è doveroso che una generazione lasci spazio ai più giovani. I boomers hanno occupato tutte le posizioni e non riescono ad abbandonarle, soprattutto se sono maschi."

Peccato che ci siano boomers (non proprio un toscanismo) che hanno combattuto tutta la vita per il plurilinguismo.

Che sono nati e cresciuti qui.

Che sono maschi e femmine.

Che non hanno occupato posizioni di prestigio, che non appartengono a partiti o fazioni politiche, ma che, non dico un grazie, ma una parola di riconoscimento la meriterebbero.

Ma, forse, se si arriva a Bolzano nel 1988, tutto questo non si sa.

Condivido, a questo punto, esattamente, le Sue parole, sperando anch'io ("Südtirolerin") di conservare, come dice, "questa meravigliosa interetnicita'":

-Detto questo, “I bin a Südtiroler”-

Mi rimane solo un dubbio: ma in che senso gli istriano-dalmati, i moltissimi poveri profughi inviati a Bolzano, i nostri genitori, avrebbero "optato"?

Anzi, due: "I sudtirolesi sono i toscani del mondo tedesco e i toscani sono i sudtirolesi dell’Italia."

Non c'è mai stato un Tommaso Crudeli, in Sudtirolo. La Toscana non ha avuto un Conrad Norbert Caser.

Non interpretiamo una commedia, noi, mi dispiace. 

Stiamo parlando di esseri umani, di famiglie, che hanno vissuto e sono cresciute, tra i confini.

Non in vista, senza posizioni privilegiate. Persone che nel 1979 erano scese in piazza e discusso con Alexander Langer, ma anche e soprattutto con i molti altri, italiani, tedeschi e ladini, che avevano veramente creduto nella convivenza. Eravamo una comunità che avrebbe meritato una degna rappresentanza. E che sarebbe stata anche più rispettata, dalle altre, di quanto oggi non lo sia.

Buon meritato riposo

Firmato: una boomer di Bolzano 

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Hartmuth Staffler Di., 18.04.2023 - 14:26

Wir Südtiroler haben halt mit der Generation RSI zu tun gehabt, die die faschistische Politik in Südtirol nach dem Zweiten Weltkrieg an allen verantwortlichen Stellen in Polizei und Justiz weiter betrieben hat. Mit dem Unterschied, dass die faschistischen Verbrechen nie verfolgt worden sind und faschistische Verbrecher heute noch verehrt werden (siehe Fall Gennaro Sora in Brixen).

Di., 18.04.2023 - 14:26 Permalink
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Simonetta Lucchi Di., 18.04.2023 - 14:34

Sì, con il rispetto di tutti. Ma anche con la dovuta considerazione per chi in questo difficile territorio ha compiuto un lungo percorso. Inoltre l'argomento "profughi istriani" meriterebbe tutt'altra attenzione e di essere finalmente più conosciuto.

Di., 18.04.2023 - 14:34 Permalink
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Riccardo Dello… Mi., 19.04.2023 - 08:51

Antwort auf von Simonetta Lucchi

Gentile signora Lucchi,
grazie per la sua attenzione. Una cosa volevo farLe sapere, che mi preme. Sulla storia degli esuli istriano-dalmati in Alto Adige io ho svolto una lunga inchiesta nel periodo in cui lavoravo per la ff, che fu pubblicata su quel settimanale e poi, rielaborata in saggio, in diverse pubblicazioni. Credo sia stato il primo racconto completo, con anche tanti nomi e cognomi e destini, pubblicato in Alto Adige sull’argomento. Mi farebbe piacere regalarle una copia.
Nel corso di quell’inchiesta, tra l’altro, mi capitò di ritrovare e mettere in salvo tutto l’archivio della Associazione esuli di Istria e Dalmazia, che giaceva in una cantina di una casa di viale Trieste. Lo presi in consegna, lo studiai, lo raccontai sul giornale e poi lo donai all’archivio storico del comune di Bolzano a disposizione della memoria della città e di chi vuole studiarlo (cosa che diversi storici locali stanno facendo).
Come detto, Le vorrei regalare una copia di questo mio lavoro. Se è interessata, mi può contattare (ancora fino a metà ottobre) all’indirizzo mail [email protected].

Mi., 19.04.2023 - 08:51 Permalink
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Simonetta Lucchi Mi., 19.04.2023 - 09:19

Antwort auf von Riccardo Dello…

Gentile Professore, conosco benissimo tutti i Suoi lavori. Anch'io ho pubblicato un libretto, che ho portato e raccontato nelle classi dei licei "Linea di confine", e altri scritti su questo tema. Premiati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2018e da altre istituzioni. Proprio per questo mi sono permessa di puntualizzare: neanche lontanamente, e nemmeno in una breve frase, si possono associare le opzioni in Sudtirolo con quanto successo in Istria. Ma queste cose, chi più di Lei può dirle? Non io, perché porto queste informazioni nelle classi, modestamente, ma altre possibilità, non le ho. Così come sulle vicende degli anni passati in provincia, quanto si potrebbe dire. I giovani, ma anche molti adulti, non possono sapere...per cui, mi scusi se sono dovuta intervenire. Io parto dal basso, cercando di divulgare nel mondo della scuola. Mondo in cui stanno accadendo cose gravissime, che forse sottovalutiamo. Peraltro La ringrazio molto del contatto e dell'attenzione. Volentieri proseguirò la conversazione.

Mi., 19.04.2023 - 09:19 Permalink
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Manfred Gasser Di., 18.04.2023 - 19:56

"Peccato che ci siano boomers (non proprio un toscanismo) che hanno combattuto tutta la vita per il plurilinguismo".
Warum "peccato"? Ist doch gut, wenn es einige wenige wenigstens versucht haben, viele waren es damals ja nicht, und recht viel mehr sind es heute leider auch nicht.

Di., 18.04.2023 - 19:56 Permalink
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Simonetta Lucchi Mi., 19.04.2023 - 08:24

Antwort auf von Manfred Gasser

Certo. Come dico, ma come ho anche scritto più volte, ricordo tutta una generazione, ovviamente con le solite eccezioni, lottare per le scuole unite e la pacifica convivenza. Erano lotte per noi ragazzi vere e proprie, basta vedere le foto del Monopolio in rete. Chi più impegnato, chi meno, ovviamente. I tanti insegnanti che come Alex Langer hanno protestato. Lui è noto, gli altri no. Magari scriverò le loro storie, per ricordarli. Tutto questo poteva essere più valorizzato invece ci si è persi. Questo mi dispiace molto anche se, ovviamente, ci sono sempre persone che ci credono.

Mi., 19.04.2023 - 08:24 Permalink
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Peter Gasser Mi., 19.04.2023 - 08:37

Antwort auf von Simonetta Lucchi

Ich bleibe ein bißchen an diesem Satz hängen: „per le scuole unite e la pacifica convivenza“...
... und hoffe, das „e“ ist lediglich aufzählend und nicht verbindend gemeint.
Denn auch wer die Schule in der Muttersprache befürwortet, ist gleichermaßen für ein friedliches Zusammenleben.

Mi., 19.04.2023 - 08:37 Permalink
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Simonetta Lucchi Mi., 19.04.2023 - 09:48

Antwort auf von Peter Gasser

Da insegnante di Italiano e Storia trovo veramente interessante questa conversazione. È difficile in brevi frasi condensare argomenti complessi. Tenga conto che insegno da oltre trent'anni, in scuole italiane, tedesche e ladine, di ruolo. Questo per dire che conosco molto bene la situazione. E dico chiaramente che ha indebolito non solo la conoscenza delle tre lingue - tutte e tre- ma, veramente, anche la reciproca conoscenza tra i gruppi. Aumentano i pregiudizi e la diffidenza, mentre invece, dopo tanti anni, dovrebbe essere l'opposto. Io non avrei nulla per principio contro la divisione tra le scuole. Apprezzo però il modello delle International Schools, che conosco e che le mie figlie hanno frequentato. Ma qui non ci sono. Per me, è un peccato.
Io sono certa che un modello così non indebolirebbe assolutamente la madrelingua tedesca, al contrario.

Mi., 19.04.2023 - 09:48 Permalink
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Peter Gasser Mi., 19.04.2023 - 10:14

Antwort auf von Simonetta Lucchi

Hierin stimme ich Ihnen zu: die Möglichkeit einer „internationalen Schule“ sollte es geben, warum nicht.
Zu Ihrer Erfahrung, die ich sehr wertvoll finde, gehört wohl auch, dass übersteigerter Individualismus, Einzelkindproblematik, Höherwertung des Schülers bei Abwertung des Lehrers und Ähnliches dazu führen, dass „weniger gelernt wird“, dass es weniger Toleranz gibt; allgemein sind „gute Kultur“ und auch Allgemeinwissen wohl entwertet gegenüber Ellebogen-Leben und Fachwissen.
Auch ich finde die Entwicklung schade und nicht gut.
Besten Dank für Ihre Rückmeldung.

Mi., 19.04.2023 - 10:14 Permalink
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Manfred Gasser Mi., 19.04.2023 - 08:56

Antwort auf von Simonetta Lucchi

""Peccato" in senso ironico, signor M.Gasser. " und "Warum "peccato"? Ist doch gut, wenn es einige wenige wenigstens versucht haben" in senso ironico.
Ich habe nicht die Absicht, Ihre Beiträge ins Lächerliche zu ziehen, war auch nicht so gemeint, nur kann ich mich nicht recht damit anfreunden, dass es in den 80er- und 90er- Jahren anscheinend so viele Kämpfer für die Mehrsprachigkeit gegeben hat. In meiner Erinnerung war das mehr ein Kampf gegen etwas(Sprachgruppenzugehörigkeitserklärung, Proporz), und weniger ein Kampf für etwas(Mehrsprachigkeit, Schulreform).

Mi., 19.04.2023 - 08:56 Permalink
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Simonetta Lucchi Mi., 19.04.2023 - 09:29

Antwort auf von Manfred Gasser

Probabilmente, sig. Gasser, sono più vecchia di Lei (qui sì, il purtroppo ci sta). Io ho iniziato le elementari nel 1970. E ricordo che avrei tanto voluto iscrivermi nelle scuole tedesche, ma non mi era consentito. Ci sono state fasi molto diverse nella nostra provincia e nella scuola. Gli anni ottanta erano molto diversi dai settanta o sessanta. Dipende probabilmente anche dal luogo in cui ci si trovava. Ormai, credo sia quasi un dovere ricordare queste cose e mi dispiace molto vedere chiusure e pregiudizi ancora oggi. Credo che dovrò scrivere un libro... grazie comunque dello scambio

Mi., 19.04.2023 - 09:29 Permalink
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Manfred Gasser Mi., 19.04.2023 - 16:06

Antwort auf von Simonetta Lucchi

Ma mica tanto, ho iniziato la scuola nel 1974, e non mi sono mai posto la domanda. Probabilmente perché in un paesino con qualche ferroviere e qualche lavoratore agricolo, che parlavano l'italiano, un ragazzino di 6 anni aveva altro da pensare. C'era anche la scuola italiana, ma per noi a quei tempi, era un mondo staccato, e l'unico posto, dove eravamo tutti insieme era il campo di calcio.
Ma giá a metá degli anni ottanta ho sentito parlare di quel Langer, che voleva "rovinare" la nostra autonomia, il nostro diritto dell`uso della linguamadre. E visto, che ero molto interessato alla politica, volevo sapere e capire di piú. E ho capito, che non si trattava di "rubare" o "rovinare" qualcosa, ma che quel movimento cercava una possibilitá, di far si, che la societá del Sudtirolo trovi un punto di partenza insieme, un punto di comune accordo, senza togliere niente a nessuno.
E fino adesso, 35 anni dopo, non siamo ancora partiti, ne in scuola, ne la societá.

Mi., 19.04.2023 - 16:06 Permalink
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Hartmuth Staffler Di., 18.04.2023 - 21:21

Die faschistischen Verbrechen, die in der Zeit der Repubblica Sociale Italiana (RSI) Hand in Hand mit den Nazis ausgeübt wurden, sind keineswegs eine Erfindung der Südtiroler Oppositionsparteien, sondern eine auch von italienischen Historikern dokumentierte Tatsache. Nach dem Krieg waren verschiedene RSI-Funktionäre in wichtigen Positionen in Justiz und Polizei in Südtirol tätig. Bezüglich des Umganges mit faschistischen Verbrechen verweise ich auf den Fall Gennaro Sora, der in Abessinien 1500 Frauen und Kinder ermordet hat, wie Matteo Dominioni in seinem Buch "Lo sfascio dell'Impero" schildert. Sora ist Ehrenbürger von Brixen, aber die SVP getraut sich nicht, diese beschämende Tatsache zu ändern, weil man das "den Italienern nicht zumuten kann". Offenbar haben die Italiener keine anderen Helden.

Di., 18.04.2023 - 21:21 Permalink
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Simonetta Lucchi Mi., 19.04.2023 - 08:40

Antwort auf von Hartmuth Staffler

Sig. Staffler, mi sembra che ci siamo distanziati tutti. O forse pensa che tutti gli italiani siano fascisti, ma qui sbaglia Lei. Io ho avuto una nonna, slovena, che ha passato sei mesi di carcere perché teneva le Katakombenschulen in Slovenia durante l'occupazione fascista. Lì è successo come in Sudtirolo, ma molto peggio. Migliaia di persone uccise o deportate. Crede che non sappia cos'ha sofferto mia nonna a 27 anni? Eppure, nessuno in Slovenia mi ha mai minimamente offeso perché io ormai sono italiana. Quindi? È ora di finirla con questi lamenti. È ora di andare avanti altrimenti ognuno può trovare motivo di risentimento o rivendicazione per mille diversi motivi.

Mi., 19.04.2023 - 08:40 Permalink
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Christian I Mi., 26.04.2023 - 13:42

Antwort auf von Simonetta Lucchi

Bravissima! Qui c'è gente che vive ancora in un passato lontano e non vede che il mondo è andato avanti. Il fascismo esiste ancora, ma ha completamente cambiato volto e parte, ma non metodi (esclusioni, obblighi, tessere, persecuzioni, propaganda, ...). Ma chi vive nel passato queste cose non riesce a percepirle!

Mi., 26.04.2023 - 13:42 Permalink
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Simonetta Lucchi Mi., 19.04.2023 - 08:44

Su questo punto tengo a precisare che la discussione sarebbe utile procedesse senza intenti ideologici o altro. La mia osservazione riguardava solamente il sentire e la volontà della popolazione. Questo è quello che conta e la necessità che le richieste della popolazione vengano ascoltate e supportate.

Mi., 19.04.2023 - 08:44 Permalink
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Hartmuth Staffler Mi., 19.04.2023 - 21:34

Antwort auf von Simonetta Lucchi

Gennaro Sora war, wie ich öfters schon geschrieben habe, ein Alpini-Offizier, der in Abessinien üble Kriegsverbrechen begangen hat. Als im Jahr 1928 Umberto Nobile mit seinem Luftschiff beim Versuch, den Nordpol zu erreichen, abstürzte, unternahm Sora mit mehreren Alpini einen Rettungsversuch, der kläglich scheiterte. Trotzdem ernannte Mussolini Sora zum "Eroe del polo" und der faschistische Podestà von Brixen ernannt ihn zum Ehrenbürger der Stadt. Sora schrieb daraufhin das Gebet "Preghiera dell'Alpino" mit Fürbitten für Mussolini und den König, das heute noch (ohne Erwähnung von Mussolini und König) gebetet wird. Nach dem Abessinienkrieg tat sich Sora bei der Verfolgung angeblicher Rebellen hervor und richtete unter der Zivilbevölkerung Massaker an. Bekannt ist vor allem das Massaker von Gaja Zeret, bei dem 1500 Frauen und Kinder getötet wurden, wie Matteo Dominioni in seinem Buch "Lo sfascio dell'impero" schreibt. Die Frage ist nur, warum ein Kriegsverbrecher Ehrenbürger von Brixen sein muss, und warum die italienischen Koalitionspartner der SVP auf dieser Ehrenbürgerschaft beharren. Die SVP lässt sich erpressen und die Grünen schweigen wie üblich, wenn es um Faschismus geht.

Mi., 19.04.2023 - 21:34 Permalink
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Simonetta Lucchi Do., 20.04.2023 - 09:21

Antwort auf von Hartmuth Staffler

Sì, infatti, queste cose le conoscevo. Ma, appunto, non mi risulta che abbia compiuto crimini in Sudtirolo, al di là di altri che comunque andrebbero confrontati con altre fonti. Di questo passo, non dovremmo più entrare in una Chiesa, dati gli orribili crimini compiuti, nel corso della storia, anche dove noi ci troviamo. O bruciare tutti i crocifissi. O gli "italiani" rivendicare le loro proprietà a Bolzano dopo essere stati cacciati in massa nel 1300. Tutto va contestualizzato sig. Staffler, ma, soprattutto, è importante non dare colpe a chi non le ha.

Do., 20.04.2023 - 09:21 Permalink
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Simonetta Lucchi Fr., 21.04.2023 - 17:37

Antwort auf von Martin Piger

Volentieri. Personalmente non ho trovato queste informazioni sui libri di Storia, bensì sui testi di Storia dell'arte. Lì viene raccontata questa vicenda in quanto, come saprà, sussisteva allora distinzione tra "parte italiana" e "parte tedesca" della città di Bolzano. Se non ricordo male, Niccolò Rasmo e altri studiosi avevano trattato l'argomento.

Fr., 21.04.2023 - 17:37 Permalink
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Gustav Pfeifer Fr., 28.04.2023 - 07:53

Antwort auf von Simonetta Lucchi

Wie Frau Lucchi als Geschichtslehrerin weiß, beruhen historische Kenntnisse nicht auf „Erzählungen“ oder „gefühltem Wissen“, sondern speisen sich aus durch – methodisch sauber interpretierte – Primärquellen belegten Sachverhalten.
Das 14. Jahrhundert war nun beileibe kein irenisches Zeitalter, aber für die hier lediglich mit einem vagen Hinweis auf Rasmo behauptete „cacciat[a] in massa“ von Italienern aus Bozen kenne ich – trotz längerer Beschäftigung mit der Zeit – weder wissenschaftliche Literatur noch Quellen; vielmehr kennen wir Beispiele gelungener Integration zugewanderter Eliten, wie jene des Boccio de Florentia/Botsch von Florenz († 1374).
Ich ersuche daher um präzise Nennung vor allem von zeitgenössischen Primärquellen zu dem angeblichen Sachverhalt (die urkundliche Überlieferung zum 14. Jahrhundert ist für Bozen ja ausgesprochen gut, da müsste sich eigentlich ein Hinweis finden lassen). Lassen sich solche Quellenbelege nicht beibringen, bewegen wir uns im Bereich von – in diesem Fall gar nicht so harmlosen – Mystifikationen, und die haben weder im Unterricht etwas verloren noch sind sie eine brauchbare Grundlage für einen Dialog.

Fr., 28.04.2023 - 07:53 Permalink
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Simonetta Lucchi Fr., 28.04.2023 - 21:27

Antwort auf von Gustav Pfeifer

Abbia pazienza Sig. Pfeifer
Stiamo continuando a trattare altri argomenti ma non quelli del mio articolo. Non possiamo qui discutere di migliaia di anni di storia o storia dell'arte. Altrimenti andiamo a parlare di Ötzi se venisse dalla Lessinia o dalla Baviera, per esempio. Ricordo quanto Le ho riferito dalle mie letture, era solo un esempio per dire che in questo territorio abbiamo avuto molte vicende, di popolazioni e invasioni, di lingue che si sono incrociate e sovrapposte, e non penso di dover indicare ogni riferimento bibliografico in merito. Come scrive Luca Marcon, o vogliamo capirci, dialogare senza eccessiva diffidenza, altrimenti è veramente impossibile, soprattutto in brevi commenti, arrivare a intendersi.

Fr., 28.04.2023 - 21:27 Permalink
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Simonetta Lucchi Do., 20.04.2023 - 09:31

Antwort auf von Hartmuth Staffler

Se posso poi aggiungere, senza voler negare le responsabilità degli italiani a Zeret, di cui si parla poco, come di quelli in Slovenia, il libro di Matteo Dominioni è stato ritenuto poco affidabile in più punti da diversi studiosi. Nel mio articolo qui su "Salto" "Lapidi e nuvolette" mi sembra sia chiaro il riferimento a monumenti che anche sarebbero meglio fossero immediatamente tolti, ma rimangono ben fissi.

Do., 20.04.2023 - 09:31 Permalink
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Hartmuth Staffler Do., 20.04.2023 - 14:59

Antwort auf von Hartmuth Staffler

Mit der Presse- und Meinungsfreiheit ist es in Südtirol, wie ja auch von Salto vollkommen zu Recht beanstandet wurde, schlecht bestellt. Das wird mich nicht daran hindern, mich weiterhin gegen faschistische und nationalsozialistische Tendenzen einzusetzen, auch wenn das von Salto nicht gerne gesehen wird.

Do., 20.04.2023 - 14:59 Permalink
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Simonetta Lucchi Do., 20.04.2023 - 09:11

Sì, confermo assolutamente. E aggiungo che allora e in questi ultimi anni ci si è sforzati in ogni modo di imparare il tedesco, si pensi a tutte le famiglie che hanno mandato i figli a studiare in Germania. Un impegno di soldi e di tempo incredibile, che non sempre è stato poi adeguatamente riconosciuto.
Da insegnante posso dire che ai ragazzi che hanno problemi con le lingue si consiglia di "andare in Germania" per imparare il tedesco, e di "andare a Bolzano" per imparare l'italiano. Non è proprio la stessa cosa.

Do., 20.04.2023 - 09:11 Permalink
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Josef Fulterer Fr., 21.04.2023 - 05:51

Antwort auf von Simonetta Lucchi

Es ging zu Magnagos Zeiten, der "als deutscher Südtiroler" vom Langer mit der Mehrsprachigkeit belästigt wurde, mehr um die Erlangung "des quell pezzo di carta" um die Zulage zum Lohn zu erreichen, als um die gelebte Doppelsprachigkeit.
Das hat auch "die ZELGERsche Dreifaltigkeit der Schulämter befördert," die schon längst zu verräumen wäre!
In Südtirol hattten damals an zu vielen leitenden Stellen, "die unter Mussolini groß-gewordenen Anhänger und ihre Nachkommen das Sagen." Auf ihnen lastet auch die Haupt-Verantwortung für die 60er Bombenjahre und für die 35.000 Südtitoler, die zu jener Zeit nur im umliegenden Ausland einen Arbeitsplatz gefunden haben.

Fr., 21.04.2023 - 05:51 Permalink
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Simonetta Lucchi Fr., 21.04.2023 - 18:06

Antwort auf von Josef Fulterer

Sig. Fulterer, mi scusi, non capisco bene l'ultima parte, in quanto mi sembra che si riferisca agli optanti, quindi precedentemente agli anni sessanta, quando pure gli optanti erano già rientrati..Ma in ogni caso, concordo che la logica delle divisioni dovrebbe essere superata se, e dico se, verrà proposto un modello veramente efficace e altrimenti, meglio evitare improvvisazioni.

Fr., 21.04.2023 - 18:06 Permalink
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Josef Fulterer Fr., 21.04.2023 - 21:48

Bis in die sechziger Jahre des vorigen Jahrhunderts wurden die Arbeitsplätze in den Industriezonen von Bozen und Sinich, auch in weiteren Bereichen die nicht im Einfussbereich der SVP lagen (die SVP-Abgeordneten hatten damals die vom Minister-Präsidenten Alcide Degasperi eingeführte Regional-Verwaltung der Provinzen Trient und Bozen abgelehnt und sind nicht zu den Sitzungen der Regional-Verwaltung nach Trient gefahren. Dem entsprechend waren im Einflussbereich der SVP kaum Arbeitsplätze zu besetzen.), wurde die Arbeitsplätze mit Zuwanderer aus Italien besetzt. Auch die Nachkommen der Zuwanderer wurden bevorzugt angestellt. Die Folge = 35.000 Deutsch-sprachige Arbeitskräfte mussten im umliegenden Ausland arbeiten.
Ein leitender Beamter hat mir erzählt: "Als ich damals bei der Regional-Verwaltung in Trient angeheuert habe, bei der doppelsprachiges Personal dringend gebraucht wurde, musste ich mir von Seiten der SVP ernsthafte Vorhaltungen anhören: Zu den Walschen nach Trient geht man nicht!"
Erst als sich die Gruppe um Magnago zu zähen Verhandlungen mit der Region und den Ministerien in Rom herab gelassen hat, wurden auch Deutsch-sprachige Arbeiter in den Industrie-Betrieben gebraucht, da inzwischen wegen der Konjuktur in Italien die Zuwanderung versiegt ist.

Fr., 21.04.2023 - 21:48 Permalink
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Simonetta Lucchi Sa., 22.04.2023 - 01:30

Certamente gli operai di Sarentino lavoravano nelle fabbriche. A Bolzano furono portati anche molti esuli istriano- dalmati, parte dei quali hanno poi chiesto con insistenza di essere inviati in Australia perché non si sentivano ben accettati dalla popolazione locale . Credo che queste richieste venissero raramente accolte, come risulta da alcuni scritti di De Gasperi.

Sa., 22.04.2023 - 01:30 Permalink
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Simonetta Lucchi Sa., 22.04.2023 - 08:00

Vorrei però tornare al punto del mio intervento: è importante che le vicende del passato non vengano dimenticate, ma contestualizzate. È ora di conoscere una storia condivisa, e, devo dirlo, non è così. Se non partiamo dalla scuola a insegnare coerentemente la Storia, rispettando ogni punto di vista ma evitando manipolazioni, non troveremo mai un punto di accordo. La Scuola è in un momento delicatissimo, di questo occorre rendersi conto.
È un tema complesso, particolarmente qui in provincia con la divisione dei sistemi che non facilita uno scambio, se non in brevi contesti formali.

Sa., 22.04.2023 - 08:00 Permalink