Books | Tra gli scaffali

I perpetratori

I ritratti degli autori della Shoah nel notevole saggio di Alessandro Costazza presentato qualche tempo fa a Bolzano.
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Foto: w

La settimana scorsa abbiamo dedicato questo spazio alle storie di due giovani ebrei, vittime, sia pure in modo diverso, del genocidio. Le loro storie che si intrecciano con le vicende del nostro paese, sono fra le tante che la memorialistica ha portato e porta ancora alla luce e che accomunano in un grande racconto corale la sorte delle vittime di quell’olocausto e di coloro che, essendo fortunosamente riusciti ad evitare la soluzione finale, si pongono come testimoni di quell’orrore di quella malvagità.

Esiste tuttavia anche un altro punto di vista dal quale raccontare quella stessa storia. È quello che indaga sui carnefici o, per usare il termine che compare sul titolo del libro di cui parliamo questa volta, sui perpetratori della Shoah. Il volume, mandato alle stampe dall’editore Giuntina e presentato non molto tempo fa a Bolzano, si intitola infatti I perpetratori della Shoah nella letteratura, nel cinema e in altri media. Raccoglie una dozzina di saggi di autori diversi coordinati dallo storico Alessandro Costazza che firma, oltre all’introduzione, anche uno dei contributi più interessanti: quello che indaga sull’autobiografia mendace e autoassolutoria scritta, prima dell’esecuzione, dall’ex comandante del campo di Auschwitz Rudolf Höss. Tra gli altri contributi da ricordare quello dello storico Gustavo Corni che si occupa del modo con cui la figura di Adolf Hitler è stata lumeggiata dalle biografie che su di lui sono state scritte.

Il volume nasce per registrare una svolta dell’approccio storiografico riguardante lo sterminio e i suoi protagonisti avvenuto negli anni 90 del secolo passato. “La storiografia – scrive Costazza nell’introduzione - comincia infatti ad occuparsi in maniera sistematica dei reali perpetratori della Shoah, vale a dire non solo dei grandi criminali più conosciuti, bensì anche di quell’infinità di soggetti, di giuristi, funzionari, burocrati, semplici cittadini, studenti, lavoratori e buoni padri di famiglia, che nei diversi paesi all’interno di differenti contesti avevano collaborato in maniera più o meno diretta a mettere in pratica lo sterminio. Per cercare di capire come normali cittadini avessero potuto trasformarsi in organizzatori, esecutori, collaboratori e talvolta anche solo in testimoni immobili e dunque complici di crimini inauditi, tali ricerche hanno indagato la provenienza sociale e culturale di tali perpetratori, l’influenza svolta dall’ideologia e dalla propaganda, dalla pressione del gruppo od alla ricerca di vantaggi personali, studiando a fondo anche le organizzazioni burocratiche le strutture di comando spesso molto complesse dei vari organi militari e di polizia, per cercare di determinare quali fossero all’interno di esse gli spazi di azione dei singoli. Il risultato di queste ricerche hanno deciso ampliamento delle diverse categorie di perpetratori, non più riconducibili semplicemente all’alternativa tra mostro sadico e brutale da una parte, è banale burocrate esecutore di ordini dall’altra”.

C’è spazio, come d’altronde indicato nel titolo stesso del volume, per accurate analisi su quelli che potremmo definire gli aspetti audiovisivi del modo in cui gli aguzzini sono stati o si sono raccontati. Sugli album fotografici dei carnefici dei campi di concentramento che puntano l’obiettivo sui quadretti di vita familiare, ignorando l’orrore quotidiano che si svolgeva con la loro regia a poche centinaia di metri di distanza. Ci sono analisi su un certo tipo di cinema o di letteratura che ha romanzato l’intera vicenda come nel caso del libro, assai controverso, Fatherland di Robert Harris.

Un saggio di notevole rilievo che ci restituisce tra l’altro le immagini di tutta quella vastissima schiera di personaggi minori, il cui ruolo è passato spesso in secondo piano rispetto quello dei carnefici più noti.

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a richter Sa., 22.04.2023 - 15:28

danke für den schönen Artikel

aber ich frage mich, wie steht es bei uns
die Täter waren auch hier, was war ihre Rolle und wer waren sie?

Wer hat die faschistischen Rassengesetze in der Provinz Bozen angewandt und was waren die Folgen?
Welche Rolle spielte der Gauleiter Peter Hofer? hatte er einen lokalen Stab? War er derjenige, der die SD ausrücken lies zur Durchführung des lokalen Holocaust
Welche Rolle spielte die Hofrätin Viktoria Stadelmayer, Nationalsozialistin der ersten Stunde , die ab 1943 in Bozen für die "völkische" Politik im Alpenvorland verantwortlich war?

Übrigens, wenn diese Dame auf den Magnagoplatz verewigt wird, sind wir mit dieser Autonomie schlecht bestellt.
Ich ziehe es vor, Kreisky als den Vater der Autonomie zu erinnern, einen großen Mann des Friedens und der Versöhnung.

Es ist Zeit auch darüber zu sprechen auch wenn es weh tut weil es das sind auch wir, unsere unsere Familiengeschichte, unsere Grossväter

Sa., 22.04.2023 - 15:28 Permalink