Wirtschaft | Agitazione

"A cosa serve lo sciopero generale del 12/12?"

Michele Buonerba, sindacalista di Cisl-Asgb, dice la sua. Per lui "servono obiettivi chiari per chiedere alle persone di rinunciare ad una giornata di retribuzione".
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Per la fine di questa (venerdì 12 dicembre 2014) settimana è stato indetto, da alcune sigle sindacali, uno sciopero generale per protestare contro le poltiche del Governo. Naturalmente si tratta di un legittimo diritto costituzionale che rispettiamo, ma nella fattispecie non condividiamo. Chiedere alle persone di rinunciare ad un giorno di stipendio, indipendemente dalla crisi economica in essere, dovrebbe essere la proposta che il sindacato promuove quando tutte le altre stade da percorrere non hanno portato ad alcuna meta. Inoltre gli obiettivi dovrebbero essere chiari e realizzabili.

Quello di venderdì viene proposto perchè i proponenti ritengono che l'ennesima riforma del mercato del lavoro toglie diritti e perchè la legge di stabilità non darebbe le risposte ad un paese in agonia. Si tratta certamente di argomenti nobili, ma nel merito il cosiddetto Jobs act contiene anche delle norme positive che però potranno essere valutate appieno quando saranno diponibili i testi dei dcreti attuativi. La legge di stabilità effettivamente non risolve molti problemi del paese che sono strutturali e affrontabili solo con una drastica riduzione del debito pubblico, attraverso un contrasto mondiale all'elusione fiscale e garantendo la certezza del diritto e delle relatice pene per chi lo viola. In questo senso, come da anni ormai, le leggi di bilancio affrontano il presente alla meno peggio e inseriscono qualche novità strutturale.

Questa volta la riforma strutturale potrebbe essere l'esclusione del costo del lavoro dal calcolo dell'IRAP che CGIL, CISL, UIL e Confindustria avevano chiesto attrarso un documento comune presentato a settembre 2013. Per il resto normale amministrazione, qualche norma spot come il TFR in busta paga e niente più. Se si continua con l'ordinario, si crede veramente che uno sciopero generale possa indurre in questa fase un cambio di paradigma? Evidentemente no. Quante persone ragionevolmente risponderanno alla chiamata alla protesta? Probabilmente molto poche e pertanto il sindacato nel suo complesso continuerà a perdere consenso sociale. Cosa fare allora?

Sicuramente ragionare con la classe dirigente, a tutti i livelli istituzionali, rispetto ad obiettivi chiari che permettano di guardare al futuro con ottimismo. Ci riferiemo ad esempio al welfare integrativo che non può che essere territoriale, alla conciliazione lavoro famiglia che non possiamo accettare si possa garantire solo nelle grandi industrie, ad una proposta di riduzione del debito pubblico che non può prescindere dalla vendita di una parte del patrimonio immobiliare dello Stato che è stimato in 800 miliardi di euro. 

Queste potrebbero essere delle proposte concrete che permetterebbero al sindacato di aggragare le persone per obiettivi concreti per i quali si potrebbe veramente pensare ad un futuri meno grigio del presente. Per farlo bisogna agire e l'impressione che diamo  pare essere quella di chi cerca di rimanere in gioco, ma che le carte vengono date sempre da altri.

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Palaia Renato Mi., 10.12.2014 - 10:52

La posizione di Michele Buonerba è in contraddizione con lo sciopero del pubblico impiego indetto recentemente dalla CISL, il sindacato a cui Michele appartiene. Se è difficile motivare la rinuncia allo stipendio di un giorno agli italiani, il ragionamento vale per qualunque settore lavorativo, compreso quello del pubblico impiego. Lo sciopero generale ha un significato prevalentemente politico ed esprime una contestazione rispetto alla gestione del governo del paese, che trascura le classi economiche meno abbienti e non affronta con le dovute misure il problema dell'occupazione. Da quando Renzi è alla guida del paese la crisi economica è peggiorata sensibilmente e nell'immediato non si vedono prospettive concrete, perchè ci sia un'inversione di tendenza.

Mi., 10.12.2014 - 10:52 Permalink
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Mensch Ärgerdi… Mi., 10.12.2014 - 11:39

Antwort auf von Palaia Renato

Di questi scioperi generali ne abbiamo avuti a bizzeffe negli ultimi decenni. A me è sempre parso nulla più di un palco per dare visibilità ai vertici di turno dei sindacati (quale risutltato concreto è stato mai raggiunto), dunque non posso che approvare la linea di quest'articolo.

Mi., 10.12.2014 - 11:39 Permalink
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Palaia Renato Mi., 10.12.2014 - 13:17

Credo che lo sciopero abbia sempre una doppia finalità: ottenere un miglioramento economico per una o più categorie salariali e manifestare una protesta rispetto ad una politica non condivisa. Quest'ultimo penso debba essere il senso dello dello sciopero generale. Chi sta al potere deve percepire di non godere del consenso dei lavoratori e di quanti altri hanno motivi di contestazione. Con la semplice logica dell'obbiettivo, anche molti dei grossi scioperi del passato non avrebbero avuto senso.

Mi., 10.12.2014 - 13:17 Permalink
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Alberto Stenico Mi., 10.12.2014 - 13:42

Col Jobs Act, il diritto del lavoro italiano si adegua, in ritardo, ai cambiamenti dei mondo del lavoro, delle imprese e della società. Un passaggio indispensabile, ma non sufficiente per creare nuova occupazione. Quella si crea ritrovando la responsabilità diffusa, lo spirito di iniziativa, la voglia di intraprendere e la disponibilità a collaborare. Ai posti di lavoro per decreto, non ci credo.

Mi., 10.12.2014 - 13:42 Permalink
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Argante Brancalion Do., 11.12.2014 - 00:35

Il patrimonio immobiliare dello stato appartiene ai cittadini e non al governo. I beni pubblici ci appartengono e pretendo un referendum confermativo nel caso si vogliano alienare proprietà statali. Vendendo la proprie proprietà lo stato diventa solo più povero mentre chi acquista dallo stato si arricchisce a scapito della qualità (vedasi la fine delle ferrovie e delle poste).
Non ho visto interventi seri ne di questo governo ne dei precedenti contro l'evasione fiscale, contro le mafie, ne tasse sulle grandi auto, barche, panfili ecc. , ho visto invece accanimento su quel che resta dei sindacati Cisl compresa ma il buon Buonerba non sembra essersene accorto.
A me lo sciopero di venerdì costerà 100 € ma i nostri padri scioperavano per settimane, mesi in tempi senza dubbio più difficili anche se senza "crisi". Noi che viviamo della rendita di quelle battaglie usiamo l'alibi della crisi per farci bastonare a sangue senza alzare la voce e senza vergognarci.
Caro signor Buonerba: MA VA A FARE IL SINDACO!!

Do., 11.12.2014 - 00:35 Permalink
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francesca lombardo Do., 11.12.2014 - 12:11

Mi ero decisa per lo sciopero.
Manifestare collettivamente per esprimere a gran voce il dissenso per scelte politiche che- tra le varie prioritá- eludono le piú sostanziali, evitando di affrontare il nucleo di ogni sofferenza sociale: le diseguaglianze nell'accesso a risorse vitali.
La sottrazione continua di ricchezze alla comunitá.
I megastipendi di politici e dirigenti pubblici. Corruzione mafia. Palazzi che marciscono e altri arredati con marmi pregiati. Ad esempio.

Ma non sciopero.
Questa cosa di pagare, di tagliarmi poco meno di un decimo di stipendio per aumentare ancora un pochino il mio debito con le banche proprio non mi va.
Non trovo logica in questo.
Ci sono stati i tempi degli eroi dei martiri e dei sacrifici.
Quand`è che passiamo a forme piú creative ...capaci di esprimere una dignitá emancipata, che non preveda quindi un prezzo aggiuntivo da pagare? (la dignitá prevede giá sacrifici impegni coscienza partecipazione presenza!).

Non possono piú realizzarsi forme di sciopero bianco? (Anche solo una piattaforma ...su cui registrarsi.... per contare le adesioni alle motovazioni dello sciopero pur senza farsi tagliare lo stipendio).

Oppure manifestazioni nei capoluoghi di provincia...collegate ed amplificate con musica e altre forme virtuali di partecipazione?

Quanta energia creativa... rinchiusa nelle cantine nei garage e nei centri sociali....potrebbe generare forme nuove di comunicazione del dissenso e di dirottamento del potere?

Il cambiamento pretende cambiamento.

Do., 11.12.2014 - 12:11 Permalink
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michele buonerba So., 14.12.2014 - 23:31

Rispondo, in ritardo, ai contributi che sono stati pubblicati. Innanzitutto a chi propone la fusione tra cisl e Asgb sottolineo che sarebbe un passo importante perché il sindacato etnico uscì da noi 50 anni fa e nel frattempo le ragioni di quella scissione sono state superate dall'evoluzione sociale. In merito al resto ribadisco che la nostra scelta di non scioperare è stata giusta perché ritengo si tratti di due leggi, Jobs act e stabilità, già approvate dal Parlamento. La seconda è infatti non è più emendabile nelle parti sostanziali. Rimane il ragionamento più generale sullo sciopero ripeto solo generale. Al di là della misera partecipazione allo stesso, il sindacato tutto deve fare una profonda riflessione sul suo essere attore sociale e quindi non può pensare, se vuole sopravvivere, di guardare agli schemi del passato. Serve un rinnovamento che non può prescindere dal pensare ad un nuovo soggetto confederale che sappia fare sintesi rispetto a quello che i suoi associati si aspettano. Mi riferisco alla capacità di coinvolgimento degli stessi rispetto a proposte che poi devono essere sottoposte con coerenza agli steakholder. Senza questa innovazione si rimarrà all'angolo, come un pugile suonato, a schivare i colpi di chi a tutto l'interesse a gestire, senza corpi intermedi, una società sempre più frammentata.

So., 14.12.2014 - 23:31 Permalink
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michele buonerba Mo., 15.12.2014 - 14:58

Alle volte un lapsus può sviluppare un'idea. Che sia questo il caso? Di certo avere molti sindacati non genera fiducia nella rappresentanza collettiva degli interessi e questo è un male soprattutto per coloro i quali, la grande maggioranza, che non hanno voce. Le divisioni del novecento sono anacronistiche, ma evidentemente si preferisce essere autoreferenziali piuttosto che incidere sulle politiche pubbliche nell'interesse dei citati cittadini.

Mo., 15.12.2014 - 14:58 Permalink