Politik | Terzo statuto

Bizzo batte leopoldina 2 a 1

Convegno molto partecipato, ma per Palermo e Kronbichler l’autonomia viene oggi vissuta dagli italiani “con rassegnazione” e dai tedeschi come “il male minore”.

Una cosa è certa: il successo ottenuto dal vicepresidente del consiglio provinciale Roberto Bizzo con il convegno "Una comunità in cammino verso la riforma dello statuto" è doppio. 
Da una parte la sala di rappresentanza del comune strapiena ha sancito che, forse, Bolzano non è ancora pronta per celebrare incontri politici pubblici 2.0 come la leopoldina, preferendo forme più tradizionali e rassicuranti come i convegni. 
In secondo luogo il leader della minoranza virtuale del PD bolzanino è riuscito, oltre alla quantità, ad ottenere una notevole qualità per quanto riguarda i partecipanti al suo convegno sull’autonomia, sia sul palco dei relatori che tra il pubblico. 

Con un abile gioco di contrappesi Bizzo è infatti riuscito ad avere attorno a sé il Landeshaptmann Arno Kompatscher e ad aprire la prospettiva verso Trento ospitando il deputato e presidente della commissione dei 12 Lorenzo Dellai insieme al presidente del consiglio provinciale trentino Bruno Dorigatti. Oltre al senatore Francesco Palermo, Roberto Bizzo ha quindi invitato anche il deputato di Verdi-Sel Florian Kronbichler confermando in questo modo l’invito più volte rivolto al PD a rinsaldare il precedente accordo con la sinistra, rotto come si ricorderà nei mesi convulsi della fine del secondo e dell’inizio del terzo mandato del sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli. 
A completare il tavolo dei relatori Bizzo ha quindi chiamato due esponenti ‘emeriti’ della vecchia sinistra DC come Giancarlo Bolognini e Michele Di Puppo quasi volesse riaffermare la sua origine, chiamando a raccolta il ‘mondo’ cattolico progressista. 
Dulcis in fundo due parole vanno spese anche a proposito delle sedie vuote e dei corollari. 
Tra le assenze particolarmente significativa è stata quella del vicepresidente della Provincia Christian Tommasini che Bizzo ha riferito essere “impegnato fuori Bolzano”. Dopo aver citato qualche parola da un messaggio che Tommasini ha inviato al convegno, Bizzo è passato oltre senza fare alcun riferimento al paradosso evidente legato al fatto che Tommasini (e Carlo Costa) sono in questi giorni a Firenze per partecipare alla Leopolda, quella vera. Quella alla quale il renziano della prima ora Roberto Bizzo fino all’anno scorso non avrebbe mai mancato di partecipare. 
La seconda assenza è stata quella della deputata Luisa Gnecchi, in qualche modo ‘sostituita’ da Florian Kronbichler. La Gnecchi in sostanza è rimasta vittima del suo stacanovismo parlamentare, essendo impegnata oggi nella commissione bilancio a Montecitorio. 
Per quanto riguarda i corollari si è trattato del vicario generale della diocesi Michele Tomasi (come a dire: "la chiesa è con noi") e della tecnica Elisabeth Alber che ha avuto occasione di sintetizzare le modalità e la tempistica con cui provincia di Bolzano ha deciso di sancire in maniera partecipata la stesura della proposta di revisione dello secondo statuto di autonomia.

Il resto l’ha fatto la platea dove rispetto alla leopoldina sono sì mancati (?) Holzmann, Hager ed Artioli. Ma invece sono arrivati in massa ecosociali (Gallo, Lorenzini, Margheri), i sindacati al completo con i loro segretari ed anche rappresentanti delle categorie come Claudio Corrarati degli artigiani. Tra il pubblico sedevano anche l’ex assessora De Lorenzo e Matteo Bonvicini, Angelo Gennaccaro, Paolo Berloffa, Paolo Berlanda, i meranesi Balzarini e Casolari, Lorenzo Sola e il direttore generale della Provincia Eros Magnago. 
Insomma: un parterre molto imponente. Soprattutto in vista delle primarie di febbraio 2016, quando verosimilmente il PD sceglierà il suo nuovo candidato sindaco di Bolzano e Roberto Bizzo con il suo gruppo potrebbe anche cogliere l’occasione per ‘conquistare’, formalmente o informalmente, la maggioranza del Partito Democratico. 

Questo per quanto riguarda le formazioni perché poi, naturalmente, sono arrivati i numerosi interventi che hanno fornito diversi spunti di riflessione.

Ad aprire le danze è stato Arno Kompatscher, riassumendo il suo approccio complessivo al restyling dello statuto d’autonomia, non risparmiando una valutazione molto critica sulla riforma federalista del 2001 (“attuata in modo pessimo, anche perché non collegata al federalismo fiscale e senza un passaggio vero e proprio di competenze”). 

Gli ha fatto eco Lorenzo Dellai, che ha esordito con un classico approccio ‘trentino’ (“ci vuole cautela, non parlerei di terzo statuto ma di adeguamento progressivo del secondo”). Il deputato ex governatore ha anche detto di essersi meravigliato della “polemica tutta altoatesina che non riconosce l’ottimo risultato dei recenti accordi ed anzi vi addebita una serie di errori”. 

Il successivo intervento di Giancarlo Bolognini, seppur scritto e letto da un politichese d’altri tempi, non ha lesinato quindi critiche all’attuale momento della politica locale (“finora la grande capacità elettorale della SVP ha consentito di attutire le inquietudini che però recentemente sono esplose”). 

A svegliare i presenti ci ha quindi pensato Florian Kronbichler, con un intervento volto a punzecchiare su più fronti. Innanzitutto sull’ipotesi Dunrwalder sindaco di Bolzano (“una candidatura che appare come uno spettro e una provocazione, un ritorno caricaturale che sarebbe una contraddizioni in termini di uno dei pilastri dell’attuale sistema”). Kronbichler ha quindi invitato il PD a non perdere il suo ruolo di rappresentanza con i ‘suoi’ ed ha quindi attaccato il ruolo delle commissioni (“possibile che tutto venga deciso in queste specie di ‘centrali atomiche’ che tra l’altro sono tutt’altro che paritetiche?”.

Dopo Kronbichler è giunto quindi l’intervento di Michele Di Puppo, che ha avuto il pregio di descrivere in una maniera molto efficace l’attuale momento politico, sia locale che nazionale (“quando la politica è in crisi invoca le riforme, ma poi non riesce a farle appunto perché è in crisi”). Di Puppo quindi per primo si è chiesto se la proporzionale sia ancora utile e si poi lanciato in una forte critica alla scuola altoatesina (“non dice nulla ai giovani su cos’è l’autonomia”). 

Dopo la veloce testimonianza sul sinodo diocesano appena concluso del vicario generale Michele Tomasi e una breve sintesi della timeline della convenzione sull’autonomia della Provincia di Bolzano esposta da Elisabet Alber, ha quindi preso la parola il presidente del consiglio provinciale di Trento Bruno Dorigatti. Che non tradendo il suo passato da sindacalista si è lasciato andare prima ad un richiamo (“consulta e convenzione vengano rispettati dalla politica”), lamentandosi del lavoro sotterraneo compiuto finora dietro alle quinte dai senatori Berger e Zeller. E prendendosela poi in maniera plateale (al punto di essere l’unico relatore interrotto dagli applausi durante il suo intervento) contro il fatto che la convenzione non sia stata concepita come un percorso unico a livello regionale. 

I lavori del convegno sono stati quindi conclusi dal senatore Francesco Palermo. Che dopo aver ribadito il leit motiv dei risultati straordinari ottenuti dal 2013 ad oggi nonostante le pessime premesse, si è quindi lasciato andare ad una serie di osservazioni che è poco definire pessimistiche. 
Il costituzionalista prestato alla politica si è posto in sostanza una serie di domande.

“Siamo in grado di gestire gli strumenti che abbiamo? La società è in grado di affrontare queste sfide di governance? E con le relazioni tra i livelli di governo come la mettiamo?”

Dopo di che si è risposto da solo, scuotendo la testa.

“Oggi in consiglio provinciale si discute ancora di toponomastica o delle divise degli atleti. C’è stato addirittura che ha proposto di parlare delle divise degli atleti nella convenzione, una cosa allucinante. Insomma: non siamo in grado di gestire le sfide. Il nostro provincialismo è tale che non siamo in grado di capire come siamo fatti.”

Dopo di che Palermo ha ripreso quanto affermato precedentemente da Florian Kronbichler (“siamo divisi tra italiani rassegnati e tedeschi che vedono nell’autonomia il male minore”), lanciando una stoccata finale davvero brutale.  

“Condiamo il tutto con l’arroganza di cui siamo maestri. Siamo fuori dal mondo e non ce rendiamo conto.  Pensiamo di essere i migliori ma, attenzione, non lo siamo. Il secondo statuto aveva una prospettiva provinciale. Quello nuovo non può che averla europea. Ed è che per questo che sono assolutamente pessimista.”

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Albert Hofer Sa., 12.12.2015 - 18:30

Chapeau Kronbichler! Eine sehr prägnante Zusammenfassung (“siamo divisi tra italiani rassegnati e tedeschi che vedono nell’autonomia il male minore”), wie die Südtiroler Autonomie gemeinhin empfunden wird, scheint mir.

Aber ich muss auch gestehen: Etwas gelangweilt bin ich zunehmend von dieser ewigen Palermo'schen Litanei, wie furchtbar provinziell Südtirol doch sei, welch brunzblöde Dinge im Landtag verhandelt würden, welch Idiotien hierzulande mit eherner Ernsthaftigkeit debattiert werden... Jajaja, mag alles sein, ich streite aber entschieden ab, dass es sich dabei um einen Südtiroler Exzeptionalismus handelt. Ich hab den Großteil meines Lebens im Ausland verbracht (und nein, Nordtirol ist damit nicht gemeint) und meine Erfahrungswerte sind da ganz andere: Die ganze Welt ist Provinz.

Ja glaubt denn wirklich irgendwer, dass im Burgenländischen Landtag, im Hamburger Senat, in der Legislative Assembly von Western Australia kein intellektueller Bullshit breitgetreten werde? Dass dort keine Lokalpossen enormen Raum einnähmen? Dass dort keine populistischen Zugeständnisse an ideologische Kleingruppen gemacht würden? Nein sorry, das stimmt einfach nicht. Dass Nichtigkeiten überproportionalen Raum im parlamentarischen Debatten einnehmen, ist Teil des Systems. Ein besonders großes Versagen der Südtiroler in dem Bereich ("non siamo in grado di gestire le sfide") scheint mir eine beleglose Behauptung.

Sa., 12.12.2015 - 18:30 Permalink
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Harald Knoflach Sa., 12.12.2015 - 19:37

Antwort auf von Albert Hofer

danke. ich bin auch sowas von genervt von typen wie ladurner und co., die die provinzialität südtirols als alleinstellungsmerkmal dieses landes ausmachen. das ist sowas von blödsinn. "intellektueller bullshit" macht nicht vor staats- und landesgrenzen halt. vielmehr zieht sich das phänomen quer durch alle bevölkerungen auf dieser welt. stadt wie land. europa wie asien.

Sa., 12.12.2015 - 19:37 Permalink
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Albert Hofer Sa., 12.12.2015 - 20:34

Antwort auf von Harald Knoflach

Nunja, man muss schon schaun, mit wem man sich da ins Bett legt. "Genervt" bin ich von den Mementos eines Ladurner oder Palermo sicher nicht. Dass ein guter Teil der öffentlich geführten Debatten in Südtirol atemberaubend "provinziell" sind oder auf absurd niedrigem Niveau geführt werden, da würde ich sogar zustimmen.

Für faktisch falsch halte ich aber die immer wieder entweder implizit oder explizit eingebrachte These, Südtirol rage da im besonderen Maße heraus. Südtirol ist, was es ist: ländliche, rurale Peripherie mit Respektabstand zu Metropolen. Dass hier dümmer oder hinterwäldlerischer debattiert werde als in vergleichbaren Gegenden, ist meinen Erfahrungswerten nach einfach falsch. Klar, wer in der Zeit-Redaktion oder in der hyper-internationalen scientific community sozialisiert wurde, den mag Südtirol enorm anöden. Aber bei diesem Vergleich können letztendlich auch Ulster, Iowa und Thüringen nur verlieren. Etwas anderes zu behaupten, halte ich dann doch für etwas weltfremd.

Sa., 12.12.2015 - 20:34 Permalink
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Harald Knoflach So., 13.12.2015 - 11:11

Antwort auf von Albert Hofer

Karl-Markus Gauß hat einmal gesagt: "Provinz ist dort, wo Provinzler Provinzler Provinzler schimpfen."
Wobei ich bemerken möchte, dass mir Palermo in dieser Hinsicht noch nicht wirklich negativ aufgefallen ist. Aber ich verorte sehr wohl eine Tendenz innerhalb der vermeintlichen intellektuellen Elite Südtirols, ständig dem Reflex nach einer nahezu autorassistischen Selbstgeißelung zu erliegen. Das Stereotyp vom hinterwäldlerischen Südtiroler wird genüsslich zelebriert, ja es scheint sogar, dass dieser Reflex eine Art Meinungskatalog beinhaltet, welchen zu befolgen einem zu höheren gesellschaftlichen Weihen gereicht. Defizite werden zu Wesens- und Alleinstellungsmerkmalen Südtirols erhoben. Und das nervt mich in der Tat. Nicht zuletzt deshalb, weil es latent rassistisch ist.

"Die Südtiroler erschaffen in der Abgrenzung ihre Identität. Erst der Feind gibt ihnen die Möglichkeit, zu wissen, wer sie sind. Er ist der Spiegel, in dem sie sich erkennen. Ohne ihn wären sie orientierungslos und verloren. […] Denn die Südtiroler erleben jetzt, was geschieht, wenn sie wirklich unter sich sind: Sie versinken im Sumpf der Korruption. […] Die Südtiroler sind die größten Feinde der Südtiroler, weil sie es verlernt haben, sich auf angemessene Weise mit der Welt zu verbinden. Sie verstehen sich nicht als Bürger dieser Welt, sondern als räuberische Piraten." - hat Ladurner einmal generalisierend in der ff geschrieben. Man ersetze Südtiroler durch Albaner oder Sinti und Roma und überlege, wie "hochintellektuell" und "weltoffen" dieser Absatz dann auf einmal klingt.

Noch ein paar Beobachtungen:
1. Beispielsweise ist auch die Debatte um den wohl einflussreichsten Posten der Welt von atemberaubender Provinzialität und absurd niedrigem Niveau gekennzeichnet, wenn man sich so die Äußerungen Donald Trumps und Konsorten anhört. Südtirol ragt da tatsächlich nicht in besonderem Maße heraus.
2. Ich würde nicht einmal sagen, dass man "vergleichbare Gegenden" heranziehen muss, um Südtirol nicht als Ausnahme erscheinen zu lassen. Das funktioniert auch mit Metropolen. Freilich herrscht dort eine andere intellektuelle Dichte, aber eben auch eine enorme Heterogenität. In Berlin, London, New York findet man daher auch tiefste Provinz - zumindest was die Köpfe betrifft; während es in Ulster, Iowa und Thüringen Avantgarde gibt.
3. Gerade wenn ich in der scientific-community oder in der Zeit-Redaktion sozialisiert wurde, sollte ich Anstrengungen unternehmen, um nicht die Bodenhaftung zu verlieren - sprich völlig weltfremd zu sein. Konservatismus, Dilettantismus und Borniertheit sind nicht ureigene Eigenschaften der Südtiroler sondern wohl gut der Hälfte der Weltbürger.

So., 13.12.2015 - 11:11 Permalink
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Albert Hofer So., 13.12.2015 - 11:56

Antwort auf von Harald Knoflach

Danke für den in weiten Teilen guten Beitrag. Ein paar Details nehme ich anders wahr, aber ist jetzt etwas zu kompliziert für dieses Medium. Ich möchte jetzt auch nicht alle "Provinz-Beschimpfer" über einen Kamm scheren, die jeweilige Motivlage und Argumentationsgüte variiert doch deutlich. Aber Zustimmung zu Ladurner: Bei manchen von seinen Beiträgen war meine einzige Empfindung eigentlich Fremdschämen.

So., 13.12.2015 - 11:56 Permalink
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Francesco Palermo Sa., 12.12.2015 - 23:45

Ich stimme Ihnen zu, Herr Hofer. Anderswo ist es nicht anders. Die Frage ist nur, ob wir uns so einen Ansatz leisten können. Die Autonomie hat ganz viel Potential und ist stärker denn je, ist aber einfach reformbedürftig und ich fürchte, wir nutzen die Gelegenheit nicht (genug) aus.

Sa., 12.12.2015 - 23:45 Permalink
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Sepp Bacher So., 13.12.2015 - 09:25

Antwort auf von Francesco Palermo

Sie mögen Recht haben Herr Palermo. Ich musste letzthin aber verschiedentlich hören, dass deutsche und ladinische Südtiroler Ihnen zunehmend mit Skepsis und Misstrauen begegnen. Sie meinen, es sei nach bestimmten Stellungnahmen Ihrerseits nicht gut ersichtlich, in welche Richtung ihre Reformbestrebungen gehen sollten!

So., 13.12.2015 - 09:25 Permalink
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maurizio ferrazin So., 13.12.2015 - 12:15

12 febbraio 2013.....Bizzo ottimista: «Memc, la soluzione entro dieci giorni» MERANO. «Vogliamo chiudere la trattativa entro una decina di giorni e comunque prima delle elezioni. Il governo in tal senso ci ha dato ampie assicurazioni». Sono parole dell'assessore provinciale all'industria in merito alla vicenda della Memc che, come noto, si trascina da oltre un anno con il blocco della produzione e con 500 dipendenti in cassa integrazione. "Per chi ha la memoria corta"........

So., 13.12.2015 - 12:15 Permalink