Politik | L'intervista

La luna di miele è finita

Günther Pallaver: la vittoria del “no” ha visto prevalere le ragioni della salute su quelle dell'economia ed ha una chiara rilevanza politica.

La schiacciante vittoria del “no” al referendum sull'ampliamento dell'aeroporto ha dato voce a un inequivocabile sentimento collettivo, riconosciuto anche dal Landeshauptmann. Significativamente, durante la conferenza stampa che Arno Kompatscher ha tenuto a Palazzo Widmann assieme agli assessori Richard Theiner e Florian Mussner, le sue parole sono state “commentate” in prima battuta dai festeggiamenti che alcuni avversari del “sì” hanno inscenato per strada, tanto che lo stesso Kompatscher, udendoli, è stato costretto a scherzare: “Là fuori stanno per caso celebrando una vittoria agli europei di calcio?”. Le battute però non consentono di mettere a fuoco il significato più profondo del voto di ieri. Per questo ci siamo rivolti al politologo Günther Pallaver che da Innsbruck, dove insegna, ha brevemente analizzato per il nostro quotidiano i risultati della consultazione popolare.

Salto.bz: Professor Pallaver, qual è stata la sua prima reazione appena è venuto a conoscenza del risultato?
Günther Pallaver: Francamente sono rimasto molto sorpreso. E il mio stupore riguarda sia la notevole affluenza che una così chiara affermazione del fronte contrario all'ampliamento dell'aeroporto.

Secondo lei perché i contrari hanno potuto imporsi in modo talmente netto?
Penso che stavolta la narrazione fornita dai fautori del “sì” non sia risultata convincente. O meglio: se consideriamo che in questo referendum le narrazioni in competizione procedevano in sostanza dal dissidio tra le ragioni della salute e quelle dell'economia, ritengo che la narrazione economica, cioè quella che puntava a magnificare gli effetti di progresso legati ad un incremento del traffico aereo, sia rimasta ad un livello troppo astratto. Stavolta, contrariamente a quanto accaduto nella consultazione sul progetto Benko, gli scrupoli inerenti l'impatto ambientale hanno sicuramente pesato in modo decisivo.

La voglia di grandi progetti ha subito quindi una battuta d'arresto...
Diciamo che stavolta la tendenza ad avversare interventi di grandi dimensioni, senza guardare alle possibili ricadute sulla salute e sulla qualità della vita, ha preso nuovamente il sopravvento, facendo prevalere il meccanismo mentale mosso dalla preferenza per le piccole dimensioni rispetto al gigantismo.

Possiamo dire che si sia trattato anche di un fallimento personale del Landeshauptmann?
Certo, Kompatscher si è speso molto per sostenere le ragioni del “sì” e i risultati raccolti testimoniano anche un fallimento della sua strategia comunicativa. Se stiamo ai dati è indubbio che si sia trattato di uno schiaffo politico. Direi che con il voto di ieri è finito il periodo, durato relativamente a lungo, della sua “luna di miele” con l'elettorato.

Oltre ad Arno Kompatscher chi sono gli altri perdenti?
Senza dubbio tra le loro file conterei il sistema dei partiti in generale. La mobilitazione ha infatti chiaramente evidenziato che le tradizionali agenzie di formazione del consenso non riescono più a controllare l'opinione degli elettori. E lo stesso discorso può essere esteso anche ai mezzi d'informazione dominanti, che in un certo senso costituivano la principale cassa di risonanza per gli stessi partiti.

Il Dolomiten – se posso interpretare questa sua ultima allusione – si era in effetti esposto nettamente a favore del “sì”...
Senza dubbio il Tagblatt der Südtiroler stavolta ha mancato il bersaglio. Le persone ormai hanno imparato ad utilizzare uno spettro di fonti informative molto più vasto, senza contare poi quello che accade sui social network, ed è diventato molto difficile che attribuiscano ad una sola testata il compito di farsi dettare la linea.

Come interpreta il fatto che il voto contrario si sia distribuito in un modo abbastanza uniforme tra il capoluogo e il resto della provincia?
Qui il ragionamento da fare è molto interessante, anche alla luce di una sommaria analisi comparativa dei risultati del referendum precedente sullo stesso argomento (quello del 2009, ndr). Sette anni fa, ricordo, l'affluenza a Bolzano fu bassissima. Segno che la popolazione di lingua italiana non si sentì troppo coinvolta. Adesso invece i bolzanini hanno partecipato maggiormente, tanto che il quorum è stato raggiunto anche grazie al loro contributo, e il verdetto non è poi difforme da quello emesso nei principali luoghi periferici. Da questo punto di vista la classica frattura “etnica” è stata superata. Personalmente valuto questo aspetto in modo positivo.

Alla fine come potremmo sintetizzare il senso di questo voto?
Sicuramente non seguendo la linea che vedrebbe ingenuamente una vittoria dei fautori della chiusura o del mantenimento dello status quo su coloro che invece hanno puntato sulla retorica dell'apertura e dell'innovazione. Direi che la popolazione ha colto l'occasione per indicare quale tipo di mondo futuro sarebbe più auspicabile e il messaggio è quello di un progresso che non sia da comprendere solo in termini di accumulo e potenziamento delle risorse. Con le parole dell'architetto Ludwig Mies van der Rohe si potrebbe dire “weniger ist mehr” (meno è meglio). E non si tratta di un motto regressivo, ma di una versione possibile della modernità. 

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Massimo Mollica Di., 14.06.2016 - 10:56

Sono totalmente in disaccordo! Non si può fare di tutta l'erba un fascio! Se davvero le ragioni ambientaliste prevalessero sempre noi tutti non prenderemmo l'auto per spostarci e chiuderemmo la vera fonte d'inquinamento che è l' A22! Qui c'è stata una semplice valutazione e l'aspetto economico non era così lampante e tale giustificare un aumento d'inquinamento. PUNTO! Discorso a parte quello sui partiti, dove si può dire che non c'è stata discussione all'interno. Ma questo in tutti anche in quelli contrari all'allungamento. Questo problema persiste da parecchio tempo!
E comunque il senso del voto non è certo questo:" la popolazione ha colto l'occasione per indicare quale tipo di mondo futuro sarebbe più auspicabile e il messaggio è quello di un progresso che non sia da comprendere solo in termini di accumulo e potenziamento delle risorse" Semplicemente perché è stato espresso solo un NO e un semplice NO su un quesito specifico! Nella stessa logica con il referendum Benko allora dovremmo dire che la popolazione vuole un progresso in termini di centri commerciali e potenziamento delle risorse. E allora come la mettiamo? Cosa cavolo vuole la popolazione?

Di., 14.06.2016 - 10:56 Permalink
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Michela Dalla L. Di., 14.06.2016 - 12:12

Antwort auf von Massimo Mollica

Se la consultazione per Benko fosse stata a livello provinciale forse avrebbe vinto il NO.
Non é un paragone che si puó fare insomma.
Che sull'A22 ci sia troppo inquinamento é risaputo, é da tempo che si cerca una soluzione e i Verdi, cosí come i comuni limitrofi, sono anni che denunciano la cosa e si battono in proposito con mozioni che puntualmente vengono bocciate in giunta!
Se li si lasciasse lavorare, magari.
Si domanda cosa vuole la popolazione: se il 52% della popolazione non sa cosa vuole che facciamo? Ci fermiamo? Aspettiamo? Lasciamo che facciano i nostri governatori? A posto... Non capisco cosa la faccia tanto arrabbiare stamattina, davvero.
Chi sa cosa vuole si é pronunicato, il diritto era di tutti, si vede che gli altri lasciano carta bianca a chi ancora crede nel sistema.
E comunque, di persone che ogni volta che possono si muovono in bici, in treno, in autobus ce ne sono piú di quante lei crede.

Di., 14.06.2016 - 12:12 Permalink