Umwelt | Quale exit Strategy?

L'inceneritore non sarà per sempre necessario

La via d'uscita dall'impianto passa da una corretta gestione dei rifiuti, senza il bisogno di bruciarli.
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Marialaura Lorenzini ha avuto il merito di aprire un dibattito su quello che è un problema finora sottostimato e trattato sottotraccia: i Rifiuti urbani della città. L'assessora come dice Luca Sticcotti su questo giornale, ha esternato due cose:

  1. La necessità di pensare ad una exit strategy dall'inceneritore entro il 2030. La data mi pare buttata lì ad occhio ma ha fatto muovere parecchie bocche altrimenti ben chiuse nei loro uffici. Su questo tema si è mosso un certo dibattito da cui sono uscite posizione e anche qualche dato circa il mutuo (a questo proposito una domanda: come mai lo sta pagando la provincia con i soldi delle tasse? E non Ecocenter con i propri incassi?), circa la durata dell'impianto; tirando un po' la corda stabilita in 30 anni e la provenienza europea dei denari per il teleriscaldamento. Anche una certa ansia di Ecocenter è leggibile dalle dichiarazioni del suo presidente che da assessore verde andava dicendo che vi si sarebbero bruciati solo rifiuti Sudtirolesi doc, ma ora è felice dell'arrivo di quelli trentini. Ma d'altra parte le posizioni di Stefano Fattor e Marco Palmitano (Tageszeitung) sono ovvie, essendo dipendenti di Ecocenter e quindi gestori e responsabili dell'inceneritore. Solo Sticcotti chiede lumi sul dopo inceneritore e Giulio Angelucci che ci fa sperare in prossime tecnologie ancora più pulite, ci dice tra le righe che questo impianto pulito proprio non è. Sul futuro comunque nebbia. Male che vada ne facciamo un altro ancora più bello, magari con lo skilift sul tetto come quello di Copenaghen.

  2. L'assessora e con lei il Consiglio Comunale (sia pur con qualche distinguo) indica anche la via d'uscita dalla nebbia: Strategia Rifiuti zero (che non è il porta a porta).

    Lo fa per tempo, circa 25 – 30 anni prima, giusto il tempo necessario per preparare un sistema più virtuoso, che rispetti la natura (in natura non esistono i rifiuti), che non inquini, che non spechi materiali preziosi per l'industria, l'economia locale, l'umanità, il pianeta.

    Su questo tema invece non si è visto molto, anzi nulla. Eppure questo avrebbe dovuto essere il principale dei temi.

    Rifiuti zero non significa ovviamente il magico completo azzeramento dei rifiuti, soprattutto in questa società iperconsumista.

    Strategia Rifiuti Zero è l'OBIETTIVO che gli amministratori e i tecnici si pongono. Tra l'oggi e quell'obiettivo c'è un percorso lungo il quale tutti: amministratori, tecnici, cittadini sono chiamati ad impegnarsi. Illuminante è sia il precedente piano provinciale dei rifiuti, sia la bozza del nuovo piano al momento in discussione. L'obiettivo provinciale è quello di togliere i rifiuti organici che abbassano il potere calorico del residuo al fine (ecco l'obiettivo) di far funzionare al meglio l'inceneritore e il teleriscaldamento. L'indirizzo provinciale ha quindi bisogno di rifiuti costanti finché dura il teleriscaldamento (non l'inceneritore). L'obiettivo comunale invece sembra essere quello di far sparire dalla vista i rifiuti più in fretta possibile a costi che non scatenino le proteste popolari. SEAB avanza al buio, zigzagando tra i problemi mano a mano che arrivano ma senza un indirizzo strutturato o riconoscibile.

    La strategia Rifiuti zero non è altro che questo, un obiettivo ideale da perseguire con costanza e determinazione. Ogni passo, ogni decisione deve andare in quella direzione. Ogni problema va affrontato avendo chiaro in testa che i rifiuti devono diminuire, che i materiali devono essere rimessi nel circolo produttivo (economia circolare). Uno dei mezzi è la raccolta di ogni frazione di rifiuti porta a porta, un altro è la creazione di un centro del riuso e riparazione di beni ancora in buono stato, un altro ancora è l'istituzione di un centro provinciale di ricerca sui rifiuti urbani, speciali e pericolosi, poi ci si può rivolgere anche ai produttori di beni difficili da riciclare, e ancora, una volta tolto l'organico si possono estrarre dai rifiuti residui quanto ancora c'è di riciclabile (sarebbe interessante sapere quanto vetro, metalli, carta e plastiche facilmente riciclabili finiscono a pagamento nell'inceneritore) e infine la trasformazione di quel che resta in sabbia sintetica per la realizzazione di manufatti in plastica riciclata. E il cerchio si chiude!

    Quanto sopra non sono fantasie utopiche di un ambientalista stravagante ma esperienze reali praticate in centinaia di Comuni italiani ed europei. Molti dei quali delle dimensioni di Bolzano come la vicina Trento (che per questo ha rinunciato all'inceneritore) ma anche Parma, Mantova, La Spezia. Tutte città che hanno adottato con delibera comunale la Strategia Rifiuti Zero. E c'è chi dice che a Bolzano il porta a porta è impossibile tecnicamente! E i costi sono ovunque calati e con loro le tariffe. È un problema di volontà, prima politica e poi tecnica. La Strategia Rifiuti Zero è la exit strategy possibile.

    Davanti alla montagna lo scalatore guarda la parete e poi comincia ad arrampicare valutando ogni volta dove mettere mani e piedi e piano piano raggiunge la cima.

    25 – 30 anni possono essere sufficienti se non si perde tempo.

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Argante Brancalion Do., 18.08.2016 - 22:39

"Nel mercato già oggi la tecnologia sta sperimentando soluzioni che consentano un impatto ambientale ancora più basso rispetto agli inceneritori."

Ecco è tutto qui in questa frase del dott. Angelucci. Finora tutti, tecnici e politici avevano affermato che le emissioni del nuovo inceneritore sono irrisorie. Invece da questa frase si ammette che emissioni ci sono. E si spera nel futuro. Intanto Lei ed io e gli altri Bolzanini con noi respiriamo... meglio se in silenzio.

Non mi faccio colpire dalle righe offensive del suo commento, evidentemente non ha capito. Spero in altri.

Do., 18.08.2016 - 22:39 Permalink
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Argante Brancalion Sa., 20.08.2016 - 18:30

Seguo l'inceneritore e i rifiuti da oltre 10 anni, verità e mezze verità, falsità e mezze falsità sono all'ordine del giorno. Gli interessi attorno all'impianto sono milionari (costruttori, Ecocenter SEL (Alperia) e si è visto il bisogno di farlo passare a tutti i costi e contro l'ovvio buon senso, passando sopra la salute dei cittadini di Bolzano e soprattutto quelli di Firmian.
Personalmente non sono contrario al teleriscaldamento in sé ma piuttosto legarlo all'inceneritore la trovo una pazzia. I rifiuti non sono costanti nel tempo dal 2008 sono calati per effetto della crisi economica e le Direttive Europee chiedono sempre che sempre più rifiuti vengano rimessi in circolazione (proposta del Consiglio e del Parlamento EU sull'Economia Circolare attualmente in discussione). sempre maggiori percentuali di plastica, carta, vetro e metalli dovranno essere riciclati. Far funzionare il teleriscaldamento a rifiuti è una stupidaggine. Si assiste infatti già ora alla frenetica ricerca di rifiuti, prima con l'assimilazione di rifiuti speciali e ora con il desiderio di quelli trentini (indipendentemente dalle promesse fatte a suo tempo) per far funzionare il teleriscaldamento (non più l'inceneritore). Il ricatto alla politica è palese: "più rifiuti, meglio se urbani, altrimenti il teleriscaldamento non può funzionare". Poi sempre personalmente pensando, non so se è intelligente affidare ad un monopolio il riscaldamento di casa mia.
La mia non fu una "reazione" ma piuttosto una dovuta precisazione. Come questa tra l'altro. Tra persone che stanno discutendo di temi ai quali in qualche modo sono interessati.

Sa., 20.08.2016 - 18:30 Permalink