Gesellschaft | Immigrazione

“Non sulla pelle delle persone”

Paolo Valente (Caritas) critica aspramente le modifiche ai criteri di accoglienza per i migranti decisi dalla Provincia. Sospeso il servizio consulenza profughi.
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Foto: Salto.bz

“Su un totale di 1.060 richiedenti asilo siamo riusciti a dare un lavoro retribuito a 120 persone. Altri 70 sono impiegati in attività volontarie e altri 50 frequentano i tirocini”. Con queste parole la Provincia, nella persona dell’assessora Martha Stocker, rendeva noto appena una settimana fa, in pieno spirito autocelebrativo, i progressi fatti nel campo dell’integrazione dei profughi sul territorio altoatesino. Eppure ecco che l'accertato vuoto pneumatico in materia di accoglienza torna sciaguratamente ad allargarsi.

Cosa cambia
Il direttore di Ripartizione politiche sociali Luca Critelli ha inviato al Nucleo di accoglienza, alle associazioni Caritas e Volontarius e al SIS - Servizio Integrazione sociale una nota in cui si invitano i soggetti sopraelencati ad applicare sostanziali cambiamenti nei criteri di accoglienza temporanea dei profughi. Nello specifico vengono escluse dal sistema “quali soggetti ‘vulnerabili’ (donne e bambini, ndr) le persone che risultano essere state presenti in altri stati europei, o in altri stati esteri anche non europei nei quali era presente la possibilità di chiedervi asilo, nonché le persone per le quali sia riscontrabile una presenza anche temporanea (non il mero transito) in altre regioni italiane”. E ancora: “Nel caso di famiglie o genitori singoli la possibiltà di accoglienza è data in presenza di bambini di età inferiore a 14 anni. Gli eventuali componenti maschi adulti (maggiorenni) del nucleo familiare sono esclusi dalla possibilità di accoglienza temporanea, tranne nel caso si tratti dell’unico componente adulto del nucleo”. Vengono estromessi anche quanti non formalizzeranno “la richiesta di protezione internazionale nei termini indicati” e “le persone che ricadono nella possibilità di ‘relocation’ europea, qualora non esercitino tale possibilità”.

Non nel mio nome
Il refrain è sempre lo stesso: il diritto all’accoglienza, dice la Provincia, non spetta a chi non è inserito nel sistema di distribuzione nazionale. Ma questa accoglienza, secondo la normativa nazionale, va garantita durante il periodo di tempo necessario per accertare la competenza e decidere l’eventuale trasferimento allo Stato membro competente, anche ai profughi ordinari ovvero coloro che hanno presentato richiesta di protezione in Alto Adige accedendo direttamente alla Questura di Bolzano. “Vorremmo tanto che qualcuno spiegasse in maniera chiara e definitiva di chi è la competenza per i cosiddetti fuori quota, è dello Stato o della Provincia? Perché assistiamo a un continuo rimpallo di responsabilità e a trovarsi in mezzo sono quelli che si danno da fare e che si assumono proprio quelle responsabilità, che evidentemente appartengono ad altri”, dichiara amareggiato il presidente della Caritas Paolo Valente a salto.bz. L’associazione, in seguito alle direttive imposte dalla circolare in questione, ha deciso di sospendere il Servizio consulenza profughi (portato avanti da oltre 20 anni) e la sua collaborazione all’interno del Nucleo di accoglienza. Negli ultimi tempi si era fatta più insistente la voce che la Provincia intendesse rendere più restrittivi i criteri di accoglienza ma “queste istruzioni sono tecnicamente ed eticamente inapplicabili - spiega Valente -. Tecnicamente perché non è compito del Servizio consulenza profughi della Caritas, quando si presenta una famiglia di richiedenti asilo, aprire un’istruttoria e ricostruire il loro vissuto: da dove vengono, per quali motivi, quali Stati hanno attraversato e se hanno fatto domanda d’asilo altrove. È invece eticamente inaccettabile voler accogliere famiglie solo con minori che hanno meno di 14 anni, i minori sono tali fino al compimento dei 18 anni, perciò se si vogliono lasciare per strada i maggiori di 14 anni, ciò non può essere fatto con la nostra collaborazione. Se la circolare dovesse essere applicata fino in fondo nessuno avrebbe praticamente più diritto ad essere accolto perché verrebbero tagliate fuori tutte le persone che arrivano sul territorio autonomamente”.

Altra questione è quella relativa alla frammentazione delle famiglie, “accogliere le mamme e i bambini e lasciare i papà fuori dalla porta non è una politica familiare degna di questo nome, così non si fa altro che aumentare il disagio”. I profughi che oggi sono ospitati nelle varie strutture provvisorie come l’ex Lemayr, negli alberghi, o chi vive per strada, le persone che sono accolte quindi da diversi mesi e che hanno avviato piccoli percorsi di integrazione o che magari hanno i figli già inseriti nel sistema scolastico verrebbero esclusi dall’accoglienza temporanea, “questo tipo di ospitalità, infatti, va riconfermata con una certa frequenza, perciò al prossimo rinnovo rimarrebbero fuori”, riassume Valente che così conclude: “È tutto il contesto che non funziona, evidentemente questi provvedimenti vengono presi per fare pressione sullo Stato, ma questo non può essere fatto sulla pelle delle persone né degli operatori che lavorano in questo settore”.

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Maximilian Ben… Sa., 01.10.2016 - 08:04

Le persone dell'ufficio consulenza profughi sono persone competenti e molto impegnate, che nei ultimi mesi hanno sopportato un carico di lavoro ed emozionale pesantissimo. Con grande senso di responsabilità hanno sempre cercato di trovare soluzioni dignitose. Quando non ci riuscivano tornavano a casa con in mente e nell'animo gli sguardi preoccupati di bambini e adulti.
Piena solarità ai operatori della Caritas, settore profughi! Grazie e adesso basta indifferenza.

Sa., 01.10.2016 - 08:04 Permalink
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Massimo Mollica Sa., 01.10.2016 - 12:38

Una delle pagine più vergognose della mia terra dalla fine della seconda guerra mondiale. E qui mi fermo perché è meglio.

Sa., 01.10.2016 - 12:38 Permalink