Politik | Riforma Costituzione

Addio Democrazia Diretta

Come cambiano gli strumenti di Democrazia Diretta se vince il SI al Referendum
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Foto: Salto.bz

Gli art. 71 e 75 della Costituzione sono quelli che regolano sia pur miserevolmente gli strumenti di Democrazia Diretta.

L'art. 71 recita: … Il popolo esercita l'iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli.

Il Parlamento avrebbe dovuto fare un regolamento che indicasse i tempi di discussione delle proposte ma non è mai stato fatto. Infatti i cassetti di Camera e Senato sono pieni di proposte di legge mai discusse.

L'art. 75 si occupa del solo referendum abrogativo e dice: E` indetto referendum popolare [cfr. art. 87 c. 6] per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge [cfr. artt. 7677], quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.

La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

La legge determina le modalità di attuazione del referendum.

Un quorum del 50% quindi.

Un referendum vale 5 anni dopodiché può essere dimenticato e ripresentata la legge abrogata.

Questa è comunque la costituzione attualmente in vigore. Ma cosa succederà con la riforma costituzionale voluta dal governo che per un soffio non è stata approvata e ora è soggetta referendum?

Il testo dell'art. 71 resta uguale, cambia solo una parolina: il cinquantamila diventa centocinquantamila! Il Triplo!!! Ecco il testo: Il popolo esercita l'iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno centocinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli. Al fine di favorire la partecipazione dei cittadini alla determinazione delle politiche pubbliche, la legge costituzionale stabilisce condizioni ed effetti di referendum popolari propositivi e d’indirizzo, nonché di altre forme di consultazione, anche delle formazioni sociali. Con legge approvata da entrambe le Camere sono disposte le modalità di attuazione.

Triplicato il numero delle firme necessarie!!! Ancora si rimanda a modalità di attuazione!! Campa cavallo … Presentare leggi di iniziativa popolare oltre che più difficile diventerà inutile.

L'art. 75 invece cambia cosi: La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto o, se avanzata da ottocentomila elettori, la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera dei deputati, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

Se la richiesta di referendum è avanzata da 800.000 elettori invece che 500.000 , allora il quorum non è più il 50% ma la maggioranza di quanti hanno votato alle ultime elezioni. Alle elezioni del 2013 hanno votato il 75% degli aventi diritto Quindi un quorum del 37%. E il PD lo vende come un regalo, una facilitazione. Evidentemente non hanno mai raccolto firme e non sanno quanto sia difficile raccogliere 800.000 firme in tre mesi senza un'organizzazione strutturata e capillare come quella dei partiti. Di fatto è un affossamento dell'istituto referendario peraltro limitato alla sola abrogazione di leggi o parti di esse.

Non c'è nemmeno una garanzia che il risultato referendario venga rispettato come è successo con il referendum del 2011 sull'acqua, disatteso dal primo giorno. 

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Martin Daniel Sa., 22.10.2016 - 11:09

Da sostenitore mite della democrazia diretta mi permetto di dissentire sulla valutazione dei cambiamenti in caso di una vittoria del si. È vero, la cifra delle firme per le leggi di iniziativa popolare si triplica, ma quanto mi ricordi io queste iniziative hanno avuto comunque poca incidenza nella legislazione generando il solo obbligo per i parlamentari di trattare il ddl. Considero invece molto più importante la riduzione del quorum al 50%+1 dei partecipanti alle ultime elezioni politiche quando si raccolgono più di 800.000 firme. Pochi referendum hanno superato l'attuale quorum dal 2000 ad oggi, anche per una sorta di uso inflazionistico dello strumento. Quindi su (pochi) temi con grande presa nell'elettorato esiste la possibilità di superare questa cifra rendendo poi molto, ma molto più fattibile il raggiungimento del quorum per la validità. Inoltre va anche in una direzione di equità: perchè i fautori di un no dovrebbero poter aggiungere al loro mulino anche l'acqua della crescente parte di elettorato che diserta regolarmente le urne?
È vero, in passato diversi referendum (finanziamento pubblico ai partiti o abolizione ministro agricoltura) sono stati ripetutamente disattesi. Bene questa prassi vergognosa va soppressa, ma non è nella Cost. che poi impedirlo, è la cultura politica, la Costituzione vivente, materiale, che deve adeguarsi finalmente a livelli democratici internazionali. Sulle procedure di raccolta: d'accordo, ma anch'esse vanno regolate con legge e non nella Costituzione. Non si può additare alla riforma (e all'intento riformatore) colpe che invece sono della prassi esistente e che andrebbero spazzate con un cambio di spirito poitico.

Sa., 22.10.2016 - 11:09 Permalink
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Martin Daniel Sa., 22.10.2016 - 11:13

... che pUoi impedirlo ...
... spazzate VIA con un cambio di spirito poLitico.

Quanto ci manca la funzione di correzione per i commenti!

Sa., 22.10.2016 - 11:13 Permalink
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Argante Brancalion So., 23.10.2016 - 14:26

Concordo su molto di quello che dici. Sono convinto però che lo strumento referendario vada facilitato specie in questo momento dove corruzione e governi supini ai diktat della finanza globale, rendono necessario un controllo e un indirizzo popolare delle scelte politiche. Per questo però c'è bisogno della garanzia di rispetto dei risultati elettorali. Ad ora questa garanzia c'è solo se vince la posizione governativa. L'esempio è il referendum contro la privatizzazione dei beni pubblici, quello dell'acqua per intenderci. Nonostante l'oltre il milione di firme e la schiacciante vittoria del no e una sentenza della Corte Costituzionale, fu disatteso fin dall'inizio e ultimamente, passati i 5 anni ripresentato tal quale. Ora trovo che la Costituzione dovrebbe prevedere una formula che obblighi al rispetto dei risultati, qualsiasi essi siano (anche quelli contrari ai promotori). In Svizzera i risultati referendari entrano a far parte della Costituzione obbligando il parlamento a considerarne il risultato.
La scelta fatta dal legislatore di rendere più difficile la promozione di un referendum, mi pare vada nella direzione generale della modifica alla costituzione; centralizzare il potere ed evitare inciampi popolari sul cammino dei governi futuri.
Si parla poi dei soli referendum abrogativi mentre ci potevano essere anche altre forme di partecipazione attiva come per esempio i referendum propositivi e confermativi. Ma questo solo se si vuole che i cittadini partecipino alle decisioni politiche, ma pare non sia questa l'intenzione.

So., 23.10.2016 - 14:26 Permalink
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Martin Daniel Mo., 24.10.2016 - 08:50

Condivido quasi tutto quello che scrivi. Solo la dizione "rendere più difficile la promozione di un referendum" mi pare non del tutto rispondente ai fatti: La promozione del referendum con 500.000 firme, infatti, rimane, ma in quel caso resta anche il quorum attuale. Si introduce una leva (+300.000) che consente di alleggerire la partecipazione richiesta. Del resto, è vero, è troppo poco. Ma chiaramente da un Governo che intende rafforzare la propria posizione sia verso il legislatore che nei confronti delle Regioni non ci si poteva aspettare un'apertura al popolo...

Mo., 24.10.2016 - 08:50 Permalink