Politik | 100 ragioni del NO

Le 100 ragioni del NO!

Bocciata la Riforma Costituzionale. Sono diverse le ragioni del NO. Alcune le ha suggerite direttamente il comportamento del Governo Renzi in questi anni.
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Le ragioni del NO alla riforma Costituzionale fatalmente chiamata Renzi-Boschi sono molteplici. Si parte da chi, leggendo il teso, si è reso conto che il compromesso raggiunto era oggettivamente troppo sbilanciato verso il basso, con scenari di governabilità difficili da immaginare in caso di conferma popolare.

Poi c'è la questione del mancato inserimento nel testo costituzionale della modalità di elezione dei senatori: un errore, anche questo, dovuto alla necessità di giungere a un compromesso accettabile, per demandare a una legge ordinaria la chiarificazione di quanto sussurrato nel nuovo testo costituzionale. Follia!

Ha votato No anche chi ha seguito l'indicazione di Forza Italia, partito che dopo avere approvato il testo in entrambi i rami del Parlamento - ha spiegato Berlusconi - per il fatto di non essere stato consultato in occasione della elezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha deciso di togliere l'appoggio alla riforma. E qui, un altro errore di ingenuità da parte dell'ex Premier Matteo Renzi che per mesi ha baldanzosamente sbeffeggiato Berlusconi, convinto forse che debolezza dei forzisti e patto del Nazzareno sarebbero stati due fattori sufficienti per tenerlo alle briglie. Invece, abbiamo assistito a un perfetto gioco di logoramento da parte di Berlusconi il quale, memore della sua esperienza sulla riforma Costituzionale del 2005, poi non confermata dal voto popolare del giugno 2006, proprio per via del passo indietro di Alleanza Nazionale, ha dato il colpo di grazia alla riforma, utilizzandole contro esattamente gli stessi argomenti (centralista, pasticciata ecc..) che erano stati riservati alla sua riforma del 2005.

Hanno votato NO quelli che hanno iniziato a disinnamorarsi di Renzi, proprio quando questo iniziava a perdere il suo tratto ironico percorrendo la strada della comunicazione sarcastica, convinto che quel 40% di voti alle ultime Europee fosse garanzia di lunga vita e che la sciabola della “rottamazione” avesse fatto breccia nell'elettorato. Lui, che al Governo aveva messo amici e amici degli amici.

Da li la personalizzazione della riforma, altro errore fatale, probabilmente prodotto da una trofizzazione spontanea dell'ego. Era Andreotti a sostenere che “il potere logora chi ce l'ha”.

Hanno votato NO tutti quelli che piano piano hanno segnato nel taccuino le mille promesse dell'ex Premier, a partire da quel mirabolante elenco di riforme “una al mese” per poi toccare con mano quanto i mesi necessari per riforma iniziassero a diventare due o tre o infiniti, e che le stesse riforme approvate non erano così incisive come promesso.

Hanno votato NO tutti quelli che, feriti dalla crisi economica o in crisi loro stessi, non hanno tratto beneficio alcuno dalle pur moltissime riforme approvate dal governo Renzi, lo ricordiamo, il più prolifico degli ultimi 30 anni in termini di provvedimenti portati a termine.

E allora, perché mai, a fronte di questo attivismo, tanti NO? Sicuramente per le ragioni elencate, e forse altre dimenticate, ma certamente per via della natura stessa delle riforme approvate, tutte monche, prive di quegli interventi decisivi di attacco verso privilegi indebiti e caste da smantellare: ma non certo per colpa dell'Europa, che ha aiutato Renzi turandosi le orecchie quando il Premier la attaccava cercando di dar da bere al suo elettorato d'averlo duro. Un silenzio da Bruxelles, proprio perché di li a poco ci sarebbe stato un Referendum di storica portata. Un silenzio che è significato anche una eccezione poco indagata dalla stampa, soprattutto se si considera la regolarità svizzera dei burocrati di Bruxelles. Ovvero, il rinvio a dopo il Referendum della valutazione sui conti italiani.

Insomma, tante riforme delle politiche pubbliche ma tutte poco incisive, o almeno questa è stata la percezione degli elettori. Poco percepibili per forza, in quanto frutto di estenuanti compromessi al ribasso nella maggioranza variegata di Governo, lo ricordiamo, con la presenza della truppa di Angelino Alfano, sicuramente distante anni luce da qualsiasi corrente del Partito Democratico. E dall'altra parte, la misteriosa presenza di una maggioranza per le riforme costituzionali con Forza Italia. Un mistero inaccettabile per chi dice di volere rottamare la vecchia politica di Palazzo. Insomma, come se il pittore avesse deciso di dipingere il quadro da entrambe i lati, per mostrarne uno o l'altro, a seconda della convenienza. Vallo a spiegare agli elettori, che domenica si sono spiegati benissimo.

E tutta questa confusione, perché? Per via di una cronica ingovernabilità dovuta non solo alle scellerate leggi elettorali che i leader politici hanno recentemente cucito addosso al popolo italiano, prendendo però le misure della propria segreteria di partito; ma soprattuto per via di una bizzarra forma di Stato che abbiamo, a un funzionamento del procedimento legislativo che, schiavo dell'assenza di maggioranze di governo autosufficienti e stabili, è obbligato a passare per la tortuosa strada del compromesso su ogni minima questione.

E lo sappiamo tutti noi che il compromesso non soddisferà mai l'egocentrismo dei nostri rappresentanti politici. Una trappola nella quale sono caduti tutti i recenti governi, basta pensare alla Riforma Fornero, come caso estremo.

In definitiva, abbiamo bisogno di un Governo che sia messo nelle condizioni di portare a termine le sue riforme, senza alcun compromesso. Ma per ottenere questo risultato, abbiamo bisogno di modificare la legge elettorale, perché oggi in Italia esistono tre aree politiche che si equivalgono in termini di voti, ma si disprezzano in termini politici. Dato questo stato di cose, la governabilità - senza il compromesso continuo al ribasso e il ricatto imperante dei veti trasversali - si ottiene solo se si accetta che a chi ha più voti, a prescindere da quanto sia questo “più voti”, sia associata la possibilità istituzionale di governare per cinque anni il paese. Punto!

Infine, abbiamo bisogno di un impianto costituzionale che renda possibile governare in modo snello, ma per fare questo ci vuole una vera Riforma costituzionale non prodotta da compromessi interpartitici.

In questo momento, l'Italia sembra proprio un buffet da villaggio turistico, al quale accorrono tutti i partiti per arraffare quanto possibile, poi i cittadini entreranno in sala al secondo turno, raccogliendo gli avanzi. Ecco perché, in definitiva, l'Italia ha votato NO, ovviamente, secondo chi scrive.