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Spalancare gli algoritmi

Molti indicano nella trasparenza degli algoritmi la chiave per uscire dalle camere dell’eco digitali. Un gruppo di hacker italiani ha mosso un primo passo.
Hinweis: Dies ist ein Partner-Artikel und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
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Foto: Grace Doragon http://gracedoragon.deviantart.com/

di Flavio Pintarelli

Post factual society, fake news, post truth. Se seguite il dibattito sull’influenza che i media hanno sulla società anche solo di sfuggita allora ci sono ottime probabilità che abbiate sentito nominare almeno una di queste tre espressioni, se non tutte e tre. Post truth è stata addirittura nominata parola dell’anno dall’Oxford Dictionaries, decretandone il successo definitivo.

Per molti commentatori sono proprio queste tre cose a legare insieme fenomeni diversi tra loro come la Brexit, l’elezione Donald Trump e la vittoria del No al referendum costituzionale. Eventi in cui informazioni false o infondate hanno fornito a una propaganda in cui l’emozionalità ha sovente spodestato le argomentazioni razionali la base per il proprio successo. 

A dispetto delle letture semplicistiche che le vogliono espressione di un mondo in cui la menzogna ha definitivamente affermato il suo dominio sulla verità, ambe tre le definizioni sono in realtà un tentativo, forse maldestro o non ancora del tutto a fuoco, di pensare al cambiamento che le tecnologie digitali hanno apportato nel modo e negli strumenti con cui valutiamo e giudichiamo i fatti che accadono intorno a noi nel mondo.

In questo contesto Google, Facebook e molte altre compagnie del web non sono state solo accusate di contribuire al diffondersi di informazioni false e inattendibili, contribuendo almeno in parte all’accadere di eventi come quelli di cui stiamo parlando, ma è stato anche messo in luce il modo in cui i loro meccanismi contribuiscono a isolare gli utenti in un ecosistema in cui difficilmente vengono a contatto con informazioni capaci di contestare le loro credenze acquisite.

Che lo si chiami filter bubble o eco chamber o, ancora, information cocoon questo fenomeno ha sempre a che fare con il modo in cui le piattaforme che usiamo per comunicare formattano le informazioni a cui siamo esposti. Una modalità che possiamo definire con la parola personalizzazione. 

Gli strumenti che usiamo per mediare la realtà che ci circonda sono costruiti per restituirci un’esperienza ombelicale del mondo che ci circonda. Un’esperienza tagliata su misura a partire dalle nostre convinzioni e preferenze. 

A compiere questa operazione sono degli algoritmi, ovvero schemi o procedimenti sistematici di calcolo creati per risolvere un dato problema usando un numero finito di passi elementari. Anche se li diamo per scontati, perché non li vediamo ne percepiamo il loro agire, gli algoritmi non funzionano al pari di una legge naturale come potrebbe essere la forza di gravità.

Gli algoritmi sono creazioni dell’uomo, artefatti e, in quanto tali, possono rispecchiare e rispecchiano pregiudizi, convinzioni e sapere acquisito da coloro che li creano. Il problema sorge quando questi algoritmi, che regolano la nostra esperienza informativa sui social, sono proprietà privata di una o più aziende con un potere immenso nel definire ciò di cui possiamo o non possiamo venire a conoscenza. E questo accade sistematicamente.

È per questo motivo che da più parti viene invocata una responsabilità da parte degli algoritmi. Chiedere che questi artefatti così importanti e pervasivi possano fornire spiegazioni sul loro funzionamento a chi li usa significa che possiamo comprendere meglio i loro meccanismi e agire di conseguenza, per limitarne le problematiche.

E, come spesso accade nel mondo digitale, i primi a recepire queste suggestioni non sono state le aziende, ma gli hacker. È così che un gruppo di programmatori italiani, coordinati da Claudio Agosti, esperto di sicurezza informatica ed ex dipendente di Hacking Team, ha dato vita a Facebook Tracking Exposed.

Si tratta di un’estensione per browser - Chrome al momento in cui scrivo, ma la versione per Frefox è TBA - che attraverso la raccolta di metadati permette di ricavare una visualizzazione del livello di filtraggio e tracciamento a cui siamo sottoposti su Facebook. Lo scopo dell’iniziativa è sensibilizzare il pubblico sul funzionamento dell’algoritmo ed è un primo passo verso quella responsabilità che in molti si auspicano come presupposto per una democratizzazione degli ambienti digitali in cui viviamo.

A questo il guanto di sfida è stato lanciato, chissà se a raccoglierlo ci sarà anche qualche programmatore altoatesino...

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Karl Trojer Sa., 31.12.2016 - 09:58

Caro Falvio,
grazie della Tua proposta impegnativa !
Non farTi scoraggiare da chi chiama "scemi chi parla di algoritmi..." è la prassi di chi si sente vivo solo quando parla male degli altri... è una malattia di chi, per deficit di autocoscienza cerca di emergere sputando sui nemici self-creati...
Karl Trojer, Terlano
[email protected]

Sa., 31.12.2016 - 09:58 Permalink
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Karl Trojer Sa., 31.12.2016 - 19:55

Sehr geehrter Herr Less,
zur Logik gehört Genauigkeit im Sprachgebrauch : meinen Namen schreibt man mit j , nicht mit y; ich glaube nicht , dass Sie "krank sind" und hab´ das auch nicht gesagt; ich gratuliere zum "untoleranten Pseudorechten" und zum "Verwechwseln von Pädophilie mit Liebe"; Feindbilder sind nicht unheilbar, man kann sie loslassen. .... Warum "auch", wo ich Sie doch keineswegs als einen "Idiot" bezeihnet habe. Mag sein , dass Ihre Logik entwickelter ist als die meine, die sich nur auf Lebenserfahrung (78 Jahre), 40 Jahre Ingenieurtätigkeit und ein Philosophiestudium beziehen kann. Die Andeutung Ihres Zahlenspiels " 0.9..=1" macht neugierig, ist von Ihnen aber doch nicht als Beweis für Logik eingebracht, oder doch ? Es scheint, als ob Sie von IT viel mehr als ich verstünden, doch ist IT halt auch nicht die gesamte Logik...
Bei aller Meinungsverschiedenheit wünsche ich Ihnen, ehrlich, viel gute Zeit im 2017 !
Karl Trojer

Sa., 31.12.2016 - 19:55 Permalink
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Karl Trojer Mo., 02.01.2017 - 10:36

Werter Herr Less,
ich würde mich gerne mit Ihnen, bei einem Glas Wein oder Bier, oder ... austauschen... und Sie dazu einladen ; sicher kann ich von Ihnen lernen und das interessiert mich auch als radlaufender Hamster. Wenn es für Sie püasst, dann sagen Sie mir bitte wann und wo wir uns treffen könnten (Bozen würde, der Nähe zu Terlan wegen, ich vorziehen, muss aber nicht sein)
Viel gute Zeit !
Karl Trojer

Mo., 02.01.2017 - 10:36 Permalink