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“Saper dire di no alla SVP”

Roberto Bizzo si smarca rispetto al collega Christian Tommasini e denuncia: “nel PD c’è chi nega l'esistenza del cosiddetto disagio degli italiani”.
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Foto: Suedtirolfoto.com / Othmar Seehauser

Nei giorni scorsi un nuovo fatto ha marcato ancora più le distanze tra i due rappresentanti del PD in Consiglio Provinciale e cioè il vicepresidente della Giunta Christian Tommasini e il presidente del Consiglio Roberto Bizzo, che da tempo ormai vivono da ‘separati in casa’. 

La nuova occasione in cui Bizzo ha avuto la possibilità di puntare i piedi è stata una riunione della Commissione dei 6 durante la quale è apparso conclamato un nuovo ‘muro contro muro’ sulla toponomastica. Con il presidente della Commissione Francesco Palermo a proporre una mediazione, la SVP impegnata a strappare un accordo con il maggior numero di cancellazioni nella toponomastica in lingua italiana e appunto Roberto Bizzo a dirsi non disponibile. 
Per capire meglio i termini della questione ed anche comprendere l’orizzonte politico in cui sta cercando di collocarsi l’attuale presidente del Consiglio Provinciale abbiamo pensato di interpellarlo direttamente. 

salto.bz : Cosa sta succedendo in Commissione dei 6?
Roberto Bizzo - Mi preme ricordare il fatto che la Commissione dei 6 ha il compito di occuparsi di norme e non toponomastica. Nello specifico noi cerchiamo di definire delle condizioni che consentano di decidere e fare delle leggi. Quanto di più lontano ci sia dallo stilare degli elenchi visto che tra l’altro non siamo esperti del settore.

Eppure punto di riferimento sono due accordi politici, quelli stilati in momenti successivi da Durnwalder prima con Fitto e poi con Delrio. 
Quegli accordi fanno riferimento a criteri stilati da una commissione che aveva lavorato sulla toponomastica di montagna. E da queste liste discese il famoso elenco A allegato all’accordo Durnwalder Fitto. 
Noi ci occupammo una norma e poi ci venne chiesto di allegare anche l’elenco A. Su quello si poteva ragionare ed andava anche bene, perché la cosa aveva seguito comunque dei criteri che erano stati validati da una commissione di esperti ad hoc. E la norma di per sé la condivido in pieno, avendovi dato anzi anche il mio contributo nello scriverla ma lì mi fermo. 

Poi però arrivò un secondo elenco…
Sì, che venne stilato all’interno della SVP, senza criterio e senza passare in commissione, perché qualcuno riteneva che non fosse sufficiente l’elenco A. Io allora dico che la norma che avevamo approvato la ritengo valida e sono disponibile anche ad allegarci l’elenco A, ma non sono disponibile ad andare oltre, cioè ad allegare anche l’elenco B come richiedono Karl Zeller e la SVP.
Palermo ha proposto di vedere se c’era qualcosa di passabile nei due elenchi, facendo un nuovo elenco C. 
Io ho detto di no a questo, perché non lo ritengo il mio lavoro. 

Lei a questo proposito nei giorni scorsi ha dichiarato che “la SVP non può ogni volta stravincere”. Cosa intendeva dire?
Non può essere che ogni volta alle norme ci si attacca una cosa nuova a posteriori. 

Insomma: chi si prende la mano poi vuole anche il braccio, dice lei. Il compromesso di Palermo proprio non va? 
Già la norma era un compromesso tra il dettato statutario che dice bilinguismo secco per tutto e per tutti ed una realtà che oggettivamente è diversa. 

In Provincia al momento attuale però sembrano coesistere due differenti anime nel PD. Quella governativa e un po’ silente di Tommasini e quella di principio e quasi d’opposizione di Roberto Bizzo.  Che però si muove dalla poltrona del presidente del Consiglio Provinciale. Non si tratta di una situazione un po’ disorientante?
La posizione del Presidente del Consiglio Provinciale non è mica di maggioranza. E in ogni caso anche stare in maggioranza non vuol mica dire di sì a prescindere.

"Si può stare in maggioranza e dire anche di no su cose che non fanno parte del programma di governo"

Il ciclo di incontri per discutere delle prospettive del nuovo statuto di autonomia da lei organizzato è stato visto male da Tommasini, che sostiene come l’iniziativa non sia stata concordata con lui. Si dice che Bizzo stia già lanciando la sua campagna elettorale per il 2018. 
Qualcuno diceva che la campagna elettorale per un politico inizia il giorno dopo la sua elezione. In ogni caso sugli incontri sono disposto solo a rispondere nel merito. L’atteggiamento strumentale del dire “non ragiono su quello che fai ma sul fatto stesso che lo fai” non funziona con me. 

Insomma: la critica non è arrivata nel merito dell’iniziativa. 
Sì e poi ho visto che in realtà gran parte del partito c’era, a cominciare dalla segretaria. Poi ho anch’io una domanda da fare. Fazzi, Pallaver e Scaglia secondo lei sono venuti a farmi la campagna elettorale? 

Beh, in effetti sembra davvero un po’ surreale. Anche se nei prossimi incontri previsti ad esempio tra i relatori ci saranno Mauro Randi e Luisa Gnecchi, senz’altro più vicini a lei che alla corrente che fa capo a Christian Tommasini. 
Io le persone le valuto per quello che dicono e non per il fatto che mi siano più o meno amiche. 

Per la ricandidatura in Provincia però il PD prevede un limite di due mandati…
No, il limite dei mandati esiste solo per le funzioni esecutive. 

In vista ci sono forse anche le Politiche del 2017. Anche questa potrebbe essere un’opzione per Roberto Bizzo?
Nemmeno sotto tortura. No nella maniera più assoluta. Non mi renderò disponibile per candidarmi in quel senso.

Roberto Bizzo cosa auspica che possa avvenire nei prossimi mesi all’interno del suo partito? Da tempo tutti sentono il bisogno di una maggiore coerenza e coesione. 
Mi auguro che il partito faccia quello che auspico da sempre. E cioè che prenda atto del fatto che esiste una  comunità di lingua italiana dell’Alto Adige che ha un forte radicamento nell’autonomia nel territorio e che ha un forte bisogno di essere rappresentata nel governo di questa Provincia. Questo a mio avviso significa qualche volta appunto anche saper dire di no alla SVP.

"La vera differenza all’interno del partito è sempre stata questa. Tra chi ritiene risolto e inesistente il problema del cosiddetto ’disagio’ e chi come me ritiene che il problema non va solo affrontato ma anche risolto."

Sì, ma come fare?
Io ho iniziato a porre questa questione come tema di discussione. Ma le cose le discuti con chi c’è e le vuole discutere. Confrontarsi con chi nega l’esistenza dei problemi diventa difficile. Per me questo è il vero problema. 

Si rifiutano di discuterne?
No, per loro il problema non esiste. Ci sono anche delle questioni personali, ma quelle in politica in realtà non sono così determinanti. 

In questo senso c’è una forte responsabilità anche da parte della segreteria?
Bisognerebbe chiederlo a Liliana Di Fede. Io prendo atto di quello che ha detto sabato al primo degli incontri sul nuovo statuto. Ha fatto un intervento lucidissimo e che condivido. Dicendo che il partito in qualche modo deve ripartire da un confronto su questi temi e con la propria base. 

Si tratta di un confronto quanto mai opportuno visto che oggi appunto sembra plausibile che a breve vi sarà anche una campagna elettorale in vista di elezioni politiche anticipate. 
Io sono convinto che non ci saranno elezioni anticipate per tutta una serie di motivi. Dico anche noi dovremo iniziare a guardare con meno ansia ai fatti nazionali e con molta più attenzione ai fatti locali e territoriali. 

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Ingo Dejaco Sa., 28.01.2017 - 23:35

Bizzo macht sich einmal mehr den sogenannten "disagio" als politisches Thema zueigen. Nun muss also auch die Toponomastik dafür herhalten. Dabei wäre ein Kompriss dringender denn je!

Sa., 28.01.2017 - 23:35 Permalink