Politik | Il nodo

Toponomastica: la serata dei ‘tavoli’

Gleich doppelt wurde am Montag das derzeit wohl heißeste Eisen in der politischen Debatte des Landes angepackt. Zweierlei Resümee.
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Foto: Facebook

Il 6 marzo a Bolzano si sono svolte quasi in contemporanea due tavole rotonde dedicate al tema della norma di attuazione sulla toponomastica in montagna. La prima, in lingua tedesca, è stata trasmessa da Rai Südtirol. Registrando la partecipazione di Cristian Kollmann, Karl Zeller, Francesco Palermo e Alessandro Urzì
Dopo il dibattito alla Rai Palermo e Urzì quindi si sono trasferiti al Teatro Cristallo dove hanno partecipato questa volta ad un incontro pubblico, molto affollato e in lingua italiana. Questa volta organizzato dal sindaco di Laives Christian Bianchi e al quale hanno preso parte anche Roberto Bizzo e Riccardo Dello Sbarba.
Ecco a seguire il sintetico resoconto dei due incontri a firma rispettivamente di Gerhard Mumelter e Luca Sticcotti. 

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Hätte es noch eines Beweises bedurft, dass es sich bei der Toponomastik um kein harmloses Thema handelt, das sich in einigen Sitzungen der Sechserkommission abhaken lässt - der runde Tisch auf Rai Südtirol hat ihn am Montag geliefert.
Dabei wurde einmal mehr deutlich, welche Sprengkraft das Thema für den ethnischen Frieden in Südtirol besitzt.
Die ethnischen Hardliner Cristian Kollmann und Alessandro Urzí nutzten die Gelegenheit, um den Wahlkampf für die Landtagswahlen im kommenden Jahr einzuläuten.  Der Pressesprecher der Südtiroler Freiheit warf der SVP vor,
"Tolomeis Kulturverbrechen zu legitimieren". Urzí wandte sich entschieden gegen die "Bevormundung der italienischen Sprachgruppe" durch die von der Sechserkommission beschlossene Regelung. Francesco Palermo und Karl Zeller
plädierten an die Vernunft und verteidigten die jetzt beschlossene Lösung als rationalen Kompromiss. Doch die Diskussion erwies sich als klassischer dialogo tra sordi. Und sie hat gezeigt, dass die SVP die Dimension des italienischen disagio in Südtirol unterschätzt. Bei einem weitgehend irrationalen Thema, das den ethnischen Frieden gefährdet, scheint die Zahl der zu erhaltenden italienischen Ortsnamen eher nebensächlich - vor allem dann, wenn sie im Sprachgebrauch ohnedies nicht benützt werden. Doch die SVP fürchtet die Propaganda der rechten Parteien. Das keineswegs ermutigende Ergebnis: der Appell der 102 Parlamentarier an den Staatspräsidenten, die Stellungnahmen der ehemaligen Verfassungsrichter Giovanni Mara Flick und Antonio Baldassarre und die Drohung, den Fall vor das Höchstgericht zu bringen. Dort könnte das Ergebnis freilich ganz anders ausfallen als von der SVP gewünscht.

 

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Organizzato in sostanza dal sindaco di Laives - che per l’occasione si è appoggiato sull’associazione di area Raetica coordinata da Paolo Zenorini - l’incontro sulla toponomastica andato in scena Teatro Cristallo di Bolzano aveva il compito in sostanza di portare davanti al popolo della destra i responsabili e protagonisti italiani dell’operazione (Palermo e Bizzo). Seppur con lo stile dialogante ed ecumenico che caratterizza il (forse) nuovo corso di governo del centrodestra altoatesino inaugurato da Christian Bianchi. 

Nella tavola rotonda il ruolo dell’inquisitore naturalmente è stato svolto da Alessandro Urzì, cha ha avuto gioco facile nell’indicare quello che a suo avviso è stato l’errore di fondo (politico e culturale) rappresentato dall’intenzione di “togliere nomi italiani”. Ed affermando in questo senso che “nessun elenco è un compromesso, perché gli altri non rinunciano a nulla”. 
Il consigliere provinciale, ultimo sopravvissuto oggi dell’allora vista schiera di rappresentanti della destra italiana, ha quindi colto l’occasione per ricordare come sia falso affermare che l’attuale toponomastica italiana sia fascista, “visto che è stata successivamente recepita dalla Repubblica Italiana”. 

Roberto Bizzo ha quindi cercato di spiegare i motivi del suo dietrofront, dalla posizione intransigente intrapresa in un primo momento all’atteggiamento più conciliante dell’ultimo periodo. 
Il presidente del Consiglio Provinciale ha detto di aver cambiato idea dopo aver avuto la garanzia che con il meccanismo della doppia maggioranza nessun nome italiano potrà essere cancellato in futuro senza l’accordo dei 2/3 degli italiani facenti parte della commissione di tecnici che si dovrà occupare della questione. 

L’intervento che ha suscitato più malumori e brusii è stato quello di Francesco Palermo, soprattutto perché i senatore non ha esitato a fare riferimento anche alle ‘ragioni’ della parte tedesca. Ma l’invito ai presenti a lasciare da parte le emozioni, per cogliere l’occasione anche per tornare a far apparire i nomi italiani negli ultimi anni scomparsi dai cartelli in montagna potendo contare sul vuoto normativo, alla fine è caduto nel vuoto. Quando Palermo ha detto che il problema non sono alcune decine di nomi ma cogliere l’occasione rappresentata dall’inedita apertura manifestata dalla SVP per chiudere la questione, in sala sono stati in pochi innanzitutto a comprendere, ma poi soprattutto a recepire il l’appello del senatore. 

Interessante è risultato quindi l’intervento del Verde Riccardo Dello Sbarba. Che ha esordito ricordando l’errore di fondo compiuto a suo avviso dalla SVP, lasciando aperta la ferita della toponomastica e in questo modo “promuovendone la cancrena”. 
Dello Sbarba quindi ha cercato di spostare l’attenzione sulla qualità della convivenza, quello che a suo avviso è “il vero problema”. Ed affermando che la toponomastica è ormai un tema da sottoporre “a sanatoria”, in questa prospettiva. Il consigliere Provinciale Verde ha ricordato che il vizio di fondo sta sia nell’imporre nomi che nel cancellarli. Invitando i presenti a comprendere il dolore quasi secolare della popolazione di lingua tedesca, legato ai nomi imposti da Tolomei. 
Dello Sbarba ha quindi detto di considerare un “errore madornale” della SVP l’aver inserito liste di nomi italiani da cancellare nelle bozze della norma d’attuazione. Ma allo stesso tempo ha pragmaticamente detto che ha senso che restino solo i nomi italiani veramente in uso possano restare. 
A livello nazionale è una cosa normale, ogni toponimo non più in uso dopo un tot degli anni viene cancellato, perché questo non può avvenire anche in Alto Adige”, si è quindi chiesto Dello Sbarba suscitando, forse anche un po’ a sorpresa, l’applauso dei presenti. 

 

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Alessandro Stenico Di., 07.03.2017 - 17:55

Nel giugno del 1935 Ettore Tolomei scriveva nell’introduzione al prontuario:
La nomenclatura delle nuove provincie
Nell’atto di riprendere il proprio suolo fino ai termini sacri, di riunire alla Patria i lembi della Regione Veneta, in parte inquinati nei secoli da genti straniere, l’Italia doveva affermare il suo diritto e il suo genio reimprimendo con tutti i nomi dei monti e delle acque, delle città e di paesi, fino all’ultimo casolare, il sigillo perenne del nazionale dominio.
Dopo più di ottanta anni sarebbe ora di chiudere con il passato senza trascinare all’infinito la ricerca di una soluzione /compromesso su tale materia e liberare le prossime generazioni da questo conflitto.
Spesso alcuni amici sudtirolesi di lingua tedesca mi chiedono chi sono questi nostalgici che non prendono atto dei cambiamenti occorsi nell’ultimo secolo e della situazione di fatto, dell’ottima segnaletica sentieristica senza troppi toponimi sconosciuti del prontuario e dalle popolazioni locali, delle cartine escursionistiche dalle quali sono scomparsi innumerevoli toponimi mai utilizzati, delle varie guide online o forum di pubblicazione delle gite nelle quali moltissimi toponimi del prontuario non vengono più menzionati.
A prescindere dalla difesa delle norme statutarie che garantiscono il bilinguismo, quando molto spesso vengono lese dagli stessi in altri ambiti, con quale giustificazione essi vogliono difendere toponimi per la gran parte inutilizzati e sconosciuti. Quando vedo i personaggi che si battano per tale battaglia, mi chiedo quanti di questi percorrono regolarmente i sentieri sulle nostre montagne, penso che la gran parte non ci abbia mai messo piede e non sappia neppure dove si trovano le località per i quali nomi essi si battono. Insomma detto in parole povere i soliti bolzanini, nelle valli la situazione è diversa.
Ma quel che non riesco neppure io a comprendere quando me lo chiedono gli stessi amici è a prescindere dai simpatizzanti di destra, come mai le opinioni a proposito di alcuni personaggi della sinistra bolzanina siano quasi le stesse ??
Sempre a proposito di toponimi volevo raccontarvi questo:
Alcuni miei amici provenienti da fuori provincia spesso mi chiedono di spiegare loro la dinamica di alcuni incidenti occorsi qui da noi in montagna, perché il resoconto pubblicato sui quotidiani di lingua italiana non è esauriente. Mentre il Dolomiten pubblica una descrizione dettagliata del luogo dove ad esempio è scesa la valanga citando fonti autorevoli del posto ed utilizzando toponimi conosciuti ed immagini del luogo dell’incidente, la stampa di lingua italiana cita nomi di cime sconosciute e pubblica immagini riferite ad altri luoghi. Sono informazioni importanti che aiutano a creare una memoria storica per chi è alle prime armi nell’apprendere ad esempio l’arte dello scialpinismo, nel vicino Nord-Tirolo accanto alla pagina ufficiale del bollettino valanghe esiste un blog nel quale vengono descritte le cause di tali eventi. Qui spero che le sinergie delle redazioni del gruppo dell’Athesia si fondino anche nelle redazioni locali, copiando gli ottimi resoconti forniti dal quotidiano di lingua tedesca e tralasciando nella descrizione l’utilizzo del solo toponimo del prontuario.
Io e molti dei miei amici di entrambi gruppi linguistici con i quali trascorro molto tempo libero in montagna, quando citiamo la gita nei resoconti utilizziamo da anni il solo nome più comune, lo troviamo giusto per vari motivi che non sto qui a ripetere, ognuno poi può chiamare la propria meta come vuole, ma un conto è la denominazione ufficiale. Perciò ancora adesso non riesco a capire chi rifiuta un compromesso sul compromesso……. che già è al ribasso per chi ne chiedeva la loro quasi totale cancellazione……..e troppo per chi chiede lo status quo….

Di., 07.03.2017 - 17:55 Permalink