Gesellschaft | Burqa

“Non possono essere vietati”

La parola alle donne. Il quadro normativo e giurisprudenziale. Avvocata Oberhammer: “E’ pericoloso vietare il burqa. Le donne rischiano di rimanere chiuse in casa”.
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Foto: upi

Ogni qual volta ci si imbatte per le nostre città in una donna vestita col burqa, è inevitabile che si sollevino questioni anche di natura giuridica.

Sugli aspetti normativi e giurisprudenziali del tema abbiamo chiesto il parere alla presidente della commissione per le pari opportunità della provincia di Bolzano l’avvocata Ulrike Oberhammer.

 

Salto.bz: Presidente Oberhammer, In Italia si può girare a volto coperto?

Ulrike Oberhammer: L’articolo 5 della legge 22 maggio 1975 n. 152 vieta, in assenza di un giustificato motivo, in luoghi pubblici o aperti al pubblico,  l'uso di caschi protettivi o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona.

La nostra giurisprudenza considera il burqa un mascheramento?

No, è un capo di abbigliamento, peraltro più diffuso in Germania che in Alto Adige, dove si vedono veramente poche donne col burqa. 

La giurisprudenza: il burqa non è una maschera né un mezzo atto a evitare il riconoscimento. Il vestito islamico e il velo non possono essere vietati se il loro uso trova giustificazione nelle tradizioni culturali e religiose della donna che li indossa. Il divieto di indossare il burqa deve invece sostenersi solo in occasione delle manifestazioni pubbliche. Importante è che la donna consenta la rimozione del velo alle autorità che lo richiedano per la sua identificazione.

Con quali argomentazioni giuridiche i giudici italiani escludono che il burqa integri una forma di travisamento del volto? Quali le principali pronunce al riguardo?

La sentenza del Tribunale di Treviso del 15 agosto 2005 ha annullato una multa dei vigili a carico di una donna straniera che aveva indossato il burqa: si è stabilito il principio, secondo cui coprirsi il volto per motivi religiosi non costituisca reato, salvo che non vi sia un rifiuto a sollevare il velo di fronte ad un’eventuale richiesta delle forze dell’ordine.

L’ordinanza 24/2004 del sindaco del comune di Azzano Decimo in provincia di Pordenone è stata annullata prima dal prefetto di Pordenone e poi dal Consiglio di Stato con la sentenza 3076 del 2008. Tale pronuncia ha sancito che il burqa non sia una maschera né un mezzo atto a evitare il riconoscimento: il vestito islamico e il velo non possono essere vietati se il loro uso trova giustificazione nelle tradizioni culturali e religiose della donna che li indossaIl divieto di indossare il burqa deve invece sostenersi solo in occasione delle manifestazioni pubbliche. Importante è che la donna consenta la rimozione del velo alle autorità che lo richiedano per la sua identificazione.

Nella sentenza del 14 marzo scorso la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che il divieto di velo sul luogo di lavoro in una ditta privata non sia discriminatorio. Quali le conseguenze?

La Corte di Giustizia Europea ha chiarito che possono essere vietati indumenti, che siano „segni religiosi“, come il velo, ma allo stesso tempo ha anche dichiarato che tale divieto deve valere per tutti ed essere motivato per esempio con la neutralità dell’impresa. Ora però dovranno decidere ancora i giudizi nazionali.

Quali ricadute avrà tale pronuncia sui diritti delle donne?

Tale sentenza può anche restringere le possibilità delle donne che vogliono portare il velo a trovare e potere continuare a svolgere il loro lavoro. Avere un lavoro e quindi un reddito vuol dire per tutte le donne essere più indipendenti.

Intanto in Liguria è stato introdotto il divieto di entrare col burqa negli uffici pubblici regionali, in ospedale e nelle strutture sanitarie. E’ favorevole?

No, non ha senso ed è gravissimo vietare l’ingresso a chi ha bisogno di aiuto.

Al Senato è stato presentato il disegno di legge Calderoli “Disposizioni volte a contrastare i precetti religiosi e ideologici incompatibili con i principi costituzionali, l’ordinamento giuridico, la pubblica sicurezza e il  benessere sociale della collettività”: si prevedono tra l’altro multe da 150 a 300 euro, commutabili in attività gratuita per la collettività, per chi indossa abiti in grado di travisare il volto in pubblico, un anno di reclusione ed un’ammenda di 30 mila euro per chi costringa altri ad indossare tali vestiti. Come valuta tale proposta di legge?

E’ una riforma pericolosa, perché invasiva rispetto alla libertà delle donne che sarebbero maggiormente esposte alla pressione di padri, mariti e parenti. In caso di divieto di uso del velo o di altro abito coprente in pubblico (burqa o niqab) i familiari impediranno alle donne di uscire di casa. Le donne devono invece poter uscire e partecipare alla vita pubblica. Poi una sanzione fino a 300 euro è elevata per le persone povere. Quanto alla reclusione di un anno per gli uomini, le carceri sono già sovraffollate. Infine, alcune donne vogliono indossare burqa, sicché è prioritario intervenire soprattutto su chi non vuole portare determinati vestiti.

E’ fondamentale l’integrazione delle donne straniere sia nella società sia sul lavoro nonché favorire la conoscenza della lingua.

Come si deve intervenire?

Con corsi di formazione indirizzati sia alle donne, specie le giovani e le bambine sia agli uomini, volta a spiegare le differenze tra vestiti (veli che coprono solo i capelli, niqab che lascia fessura degli occhi scoperta, burqa che copre integralmente il volto), dove essi siano usati, quali siano le diverse libere possibilità di praticare la religione. E’ fondamentale l’integrazione delle donne straniere sia nella società sia sul lavoro nonché favorire la conoscenza della lingua. Tali donne devono sempre più andare a scuola a colloquio con le insegnanti e a parlare col medico: ora, in prevalenza sono i mariti a farlo.

A suo avviso quale immagine della donna promuove il burqa?

Il burqa, simbolo soprattutto religioso, indossato non in tutto il mondo islamico, ma soprattutto in Afghanistan per tradizione, è negativo per le donne, che sono isolate, tenute a distanza e oggetto di sfiducia altrui.

Infine, alcuni affermano che per il principio di reciprocità internazionale noi dovremmo vietare il burqa allo stesso modo in cui in taluni Paesi noi siamo obbligati a indossare il velo. E’ d’accordo?

Noi dobbiamo rispettare la cultura dei musulmani e questi ultimi devono rispettare la nostra. E’ sbagliato sia imporre alle donne italiane di mettere il velo nei Paesi stranieri sia da noi vietare il burqa alle donne straniere.

Domani: Parte 3 - la voce della mediatrice culturale Fatima Azil.

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Oskar Egger Di., 21.03.2017 - 15:32

Aus dem Monatsmagazin Emma, für Frau RA Oberhammer, die sich im Sinne der Chancengleichheit, wirklich gut dokumentieren sollte!!:

Zwangsent- vs. Zwangsverschleierung

Dieses Foto aus Nizza löste eine verständliche Welle der Empörung aus. Nur: Wann empören wir uns endlich auch mal über die Zwangs-Verschleierung?! Dazu schweigen in Deutschland sogar die meisten Feministinnen. Und die Medien? Die erklären lieber en detail, wie frau sich richtig verschleiert.

Das Foto verbreitete sich im Rekordtempo im Netz: Drei Polizisten umstellten am Strand von Nizza eine Frau, die einen Burkini und eine hellblaue Tunika samt Kopfbedeckung trägt. Die Tunika zieht sich die Frau gerade unter den strengen Blicken der Polizisten über ihren Kopf.

Nicht zu Wort kommen Musli-ma, die weder Niqab nochKopftuch tragen

Die Empörung ließ nicht lange auf sich warten: Seht her, mitten in Europa werden Frauen von Polizisten dazu gezwungen, sich am Strand auszuziehen! So also sieht es aus, das Burkini-Verbot in der Praxis!

In den Wochen davor hatten rund 30 französische Strandgemeinden ein solches Burkini-Verbot erlassen. Es wurde inzwischen vom höchsten französischen Verwaltungsgericht gekippt.

Auch in Deutschland war die Sorge über den „mit Waffengewalt erzwungenen Striptease!“ (Welt) groß. „Hört endlich auf, uns vorzuschreiben, was wir anziehen dürfen!“ forderte zum Beispiel das sich als feministisch verstehende Web-Frauenmagazin Edition F. Denn dass „Burkinis verboten werden sollen, steht vor allem für antimuslimische Ressentiments und Angst vor Dingen, die der Scheuklappen tragende Europäer nicht näher kennenlernen möchte“. #WTFFrance (What the fuck France) lautete der Hashtag, der den Protest gegen die Polizei-Aktion bündelte. Zitat: „Lasst uns nicht länger so tun, als wäre Frankreich ein Land von Freiheit und Gleichheit, wenn es das zulässt!“

Diese Debatte platzte, wie passend, mitten in die Diskussion über das - in Frankreich schon seit 2010 vollzogene - Verbot einer Vollverschleierung in Deutschland. Die besorgten Kommentare von vielen Frauen und einigen Männern über die diskriminierte Burkini-Trägerin wurden flankiert von groß bebilderten Erklär-Stücken darüber, was die Muslima an sich heute alles so trägt.

Dabei sind sie in Deutschland in der deutlichen Mehrheit

Im Stern, auf Spiegel Online und auch in der Süddeutschen Zeitung erfahren wir: Vollverschleierung ist nicht gleich Vollverschleierung! Da muss frau schon unterscheiden! Es gibt Vollverschleierung in Blau (Burka) und in Schwarz (Niqab). Mit Sehschlitz, Sehschlitz plus Gitter oder schwarzem, nur leicht durchsichtigem Gesichtsschleier, der das gesamte Antlitz der Frau verdeckt. Es gibt übrigens die Vollverschleierung sogar mit Gesichtsschleier plus zusätzlichem Metallgitter vor dem Mund. Diese unter anderem in Saudi-Arabien verbreitete Variante war den KollegInnen der Tages- bzw. Wochenpresse aber scheinbar nun doch too much, sie blieb unerwähnt.

Kaum zu Wort kommen in diesen Tagen die Frauen aus dem muslimischen Kulturkreis, die weder Burka noch Kopftuch tragen. Das ist übrigens die Mehrheit: Nur eine von fünf Musliminnen trägt in Deutschland ein Kopftuch. Vier tragen keines.

Spät zu Wort kommen durfte die Stadt Nizza. Die erklärte auf Nachfrage der Deutschen Welle, dass die Frau am Strand gar nicht dazu gezwungen worden war, sich auszuziehen. „Die Frau wollte zeigen, dass sie einen Badeanzug trägt - aber keiner hat sie dazu gezwungen, ihr Oberteil auszuziehen", sagt Erwann Le Hô, Sprecher der Stadt. Die Frau habe 38 Euro Strafe gezahlt und kurze Zeit später den Strand ruhig verlassen.

Aber: Immerhin haben sich jetzt wieder alle ganz trefflich empört. Und deswegen, liebe Anti-Rassistinnen, möchten wir euch ein neues Betätigungsfeld vorschlagen: In Ländern wie Iran, Saudi-Arabien, Afghanistan oder Katar werden Tag für Tag unzählige Frauen nicht dazu gezwungen, sich zu entschleiern. Sondern sich zu verschleiern. Von selbsternannten Sittenwächtern wie von der Sittenpolizei, die nicht verschleierte Frauen auf der Straße verhaften. Wer sich dem widersetzt, wird eingesperrt oder auch schon mal gesteinigt.

Und was ist mit den Frauen in Saudi-Arabien und dem Iran?

Darauf wiesen apropos Nizza auch die Iranerinnen von „My Stealthy Freedom“ hin. Sie erklärten: „Wenn Frankreich für seine Kleidervorschriften für Frauen verurteilt wird - dann sollte auch der Iran für seine Kleidervorschriften für Frauen verurteilt werden. Im Namen der 3,6 Millionen 'schlecht verschleierten' Iranerinnen, die allein im vergangenen Jahr von Religionswächtern verwarnt oder eingesperrt worden sind.“

Di., 21.03.2017 - 15:32 Permalink
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Waltraud Astner Di., 21.03.2017 - 18:41

Werte Frau Oberhammer, mit ihren Ansichten erweisen sie den muslimischen Frauen einen Bärendienst und legitimieren die Symbole einer Gegengesellschaft. Anstatt diese Praktiken ( für die sich JEDER aufgeklärte Mensch einfach nur schämen muss) vehement zu verurteilen, verharmlosen Sie sie noch mit der fadenscheinigen Ausrede, ohne Burka oder Niqab würden sich Frauen erst gar nicht mehr aus dem Haus trauen. Also da kann man nur staunen ob dieser Einfalt. Ja was glauben Sie, wenn es erst mal so weit ist, dass Frauen sich überhaupt so einen Sack überwerfen müssen, dann ist es mit deren Unterdrückung eh schon so weit, dass das aus dem Haus gehen oder aus dem Haus gehen mit männlicher Begleitung (mit kurzen Hosen und Sandalen) auch nicht mehr relevant ist. Unter dem Deckmantel der Religionsfreiheit werden Frauen zu Menschen 2. Klasse herabgewürdigt indem sie genötigt werden, Arme, Beine Haare und im schlimmsten Fall auch das Gesicht zu verhüllen um nicht Männer sexuell zu erregen. Das muss man sich einmal vorstellen. Warum sonst empfiehlt die österreichische Muslimgesellschaft ungeniert das Kopftuch für Frauen ab der PUBERTÄT? Weil sie da anfangen für Männer interessant zu werden und durch das Tragen demonstrieren sollen dass sie auf gar keinen Fall Flittchen sind. Das ist der Grund für Kopftuch, Burka, Niqab usw. und nicht religiöse Motive, wobei man sich eh fragen muss, wieso gerade Frauen ab der Pubertät für das Demonstrieren ihrer Religion in der Öffentlichkeit zuständig sein sollen.
Das Argument es gäbe eh so wenige Burkaträgerinnen sticht auch nicht. Ob viele oder wenige, die Burka in der Öffentlichkeit ist eine Schande für unsere Gesellschaft uns sollte verboten werden, wie es einige Länder schon vorgemacht haben. Das hilft den Frauen eher weiter als diese unsägliche Duldung von Symbolen hinter denen eine Haltung steckt, die man eigentlich schon überwunden glaubte.

Di., 21.03.2017 - 18:41 Permalink
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gorgias Di., 21.03.2017 - 18:51

Ulrike Oberhammer ist eine verkappte Abtreibungsgegnerin die im Zweifel die Interessen der Frauen und der Gesellschaft allgemein so umdefiniert, dass sie mit ihrem Glauben kompatibel ist.
Wer eine Burka trägt wird sich in diese Gesellschaft nicht integrieren können. Auch ist es unzumutbar mit jemanden der sein Gesicht voll verdeckt am Arbeitsplatz normal zusammenarbeiten zu können.
Wenn die Religion so totalitär ist, dass man sich nur durch sie definieren kann uns sich niemals als Bürger einer Gesellschaft sehen kann und die religiöse Identität einmal nicht die dominierende sein kann, passt nicht wirklich in eine pluralistische Gesellschaft.

Ich möchte dazu auch noch anfügen, dass diese Reihe einseitig ist und nur Menschen interviewt die aus religiösen Interessen die Sache nur aus einer Seite sehen will.

Ich möchte es nochmals anfügen, dass ich es ein Witz finde dass Ulrike Oberhammer die so stark durch ihr religiöses Frauenbild geprägt ist so eine Rolle einnehmen kann. Sie ist einfach zu kompromittiert um die Problematiken die mit dem Glauben zusammen hängen objektiv zu betrachten.

Di., 21.03.2017 - 18:51 Permalink
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Oskar Egger Mi., 22.03.2017 - 07:55

Ich bin so froh, dass es Menschen gibt, die ihren klaren Verstand noch gebrauchen und sich kritisch zu diesen fragwürdigen Artikeln äußern. Das gibt mir Hoffnung, dass wir diesem Missverständnis von Demokratie nicht ganz schutzlos ausgeliefert sind.

Mi., 22.03.2017 - 07:55 Permalink
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Ludwig Thoma Mi., 22.03.2017 - 08:11

Einige Kommentatoren hier glauben es wäre besser, die von Haus aus diskriminierten Frauen (die meisten werden wohl von ihren Männern dazu gezwungen sich zu verhüllen) ein zweites Mal zu diskriminieren, in dem ihnen den Zutritt zum öffentlichen Raum verwehren möchte, anstatt ihnen zu helfen.

Mi., 22.03.2017 - 08:11 Permalink
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Waltraud Astner Mi., 22.03.2017 - 10:06

@Ludwig Thoma
Der Zutritt zum öffentlichen Raum steht ALLEN frei aber OHNE Symbole einer Gegengesellschaft. Oder dürfen Sie sich ggf. nackt im öffentlichen Raum aufhalten? Eben auch nicht, weil es eine gesellschaftliche Vereinbarung gibt, dass das nicht erwünscht ist. Da können Sie sich auch nicht auf ihre Religion oder Kultur berufen, sondern müssen zuhause bleiben. Wer in ein Land kommt und sich integrieren möchte, muss eben SELBST alles dafür tun, dass dies möglich ist. Wenn das für mich aus ideologischen Gründen nicht möglich ist, bin ich im falschen Land. Deshalb käme für mich persönlich auch ein Leben z.B. in Saudi-Arabien nie in Frage, ganz einfach weil ich mich den dortigen Gegebenheiten, die für Frauen herrschen, nicht anpassen kann.
Helfen kann man Frauen nur indem die Gesellschaft (die Männer) zwingt sich an die vor Ort herrschende Kultur anzupassen. Letztendlich müssen sich die Frauen aber selbst emanzipieren. Wir können da nicht viel mehr tun als eben das geeignete Umfeld zu schaffen und das besteht eben NICHT darin menschenverachtende Praktiken zu tolerieren.

Mi., 22.03.2017 - 10:06 Permalink
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Ludwig Thoma Mi., 22.03.2017 - 10:13

Antwort auf von Waltraud Astner

"Anstatt diese Praktiken ( für die sich JEDER aufgeklärte Mensch einfach nur schämen muss) vehement zu verurteilen, verharmlosen Sie sie noch mit der fadenscheinigen Ausrede, ohne Burka oder Niqab würden sich Frauen erst gar nicht mehr aus dem Haus trauen."
und
"Da können Sie sich auch nicht auf ihre Religion oder Kultur berufen, sondern müssen zuhause bleiben."
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Mi., 22.03.2017 - 10:13 Permalink
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Waltraud Astner Mi., 22.03.2017 - 13:38

Antwort auf von Ludwig Thoma

@Ludwig Thoma
Da kommen Frauen aus dem Amazonagebiet oder aus bestimmten Zonen Afrikas zu uns bei denen es üblich ist nackt herumzulaufen. Sie können nicht aus dem Haus denn da müssten sie sich bekleiden, weil bei und Nacktheit in der Öffentlichkeit nicht möglich ist. Was ist zu tun? Wie kann man diese Menschen integrieren. Nach Ihrer Logik sollte man sie auch nackt am gesellschaftlichen Leben teilnehmen lassen um sie nicht zu diskriminieren. Merken jetzt Sie etwas? Also Klartext: Mit bestimmten Aufzügen kann es keinen Auftritt in der Öffentlichkeit geben: Nackt, mit Hakenkreuz oder anderen Symbolen menschenverachtender Ideologien, mit Burka, Niqab oder anderen frauenverachtenden Symbolen. Diejenigen, die solche tragen wollen müssen es in den eigenen 4 Wänden tun. Was nicht heißt, dass sie keinen Zugang zum öffentlichen Raum haben sollen, aber dann müssen sie bestimmte bei uns geltende Regeln einhalten.

Mi., 22.03.2017 - 13:38 Permalink
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Ludwig Thoma Mi., 22.03.2017 - 14:19

Antwort auf von Waltraud Astner

"Diejenigen, die solche tragen wollen müssen es in den eigenen 4 Wänden tun." Schon klar, aber solche die das nicht wollen, sondern dazu gezwungen werden, was ist mit jenen? Von mir aus kann jeder rumlaufen wie er/sie will, wenn das selbstbestimmt geschieht. Wenn jemand dazu gezwungen wird, seh ich das anders.
Stellen sie sich mal vor, bei "uns" (wer sind eigentlich wir?) fielen Rollstuhlfahrer in die Kategorie " in bestimmten Aufzügen kann es keinen Auftritt in der Öffentlichkeit geben". Wären die dann nicht doppelt diskriminiert?

Mi., 22.03.2017 - 14:19 Permalink
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Waltraud Astner Mi., 22.03.2017 - 18:01

Antwort auf von Ludwig Thoma

@Ludwig Thoma
Wenn ich also selbstbestimmt entscheiden kann morgen nackt durch Bozen zu laufen oder es mir danach ist mit einem Hakenkreuz öffentlich aufzutreten dann sollte mir das erlaubt sein, nach Ihrer Logik jedenfalls.
Genauso ist es eben NICHT . Auch wenn ich es selbstbestimmt mache, kann ich nicht in menschenverachtenden oder im Fall der Burka in frauenverachtenden Aufzügen in der Öffentlichkeit auftreten oder eben auch nicht nackt, weil es eine gesellschaftliche Übereinkunft darüber gibt. Mit "bei uns" und "wir" ist unsere aufgeklärte Gesellschaft gemeint in der niemand zu etwas gezwungen zu werden braucht was er/sie nicht will. Wenn es doch geschieht ist es Zeit sich aus diesen Abhängigkeiten zu befreien, dazu gibt es auch genügend Hilfen für betroffene Frauen und Strafen für betroffene Männer. Wie war noch mal der Wahlspruch der Aufklärung: "Auszug des Menschen aus seiner SELBSTVERSCHULDETEN Unmündigkeit ".
P.S. Nachdem Rollstuhlfahrer nicht in die Kategorie "menschenverachtender Aufzug " hineinfallen, ist dieser Vergleich total danebengegriffen oder aber Sie sind der Meinung dass das Tragen einer Burka in der Öffentlichkeit mit dem Auftritt eines Rollstuhlfahrers gleichzusetzen ist. Oder anders gesagt Burkatragen ist genauso wenig menschenverachtend wie Rollstuhlfahren.

Mi., 22.03.2017 - 18:01 Permalink
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Ludwig Thoma Mi., 22.03.2017 - 20:51

Antwort auf von Waltraud Astner

"Mit "bei uns" und "wir" ist unsere aufgeklärte Gesellschaft gemeint in der niemand zu etwas gezwungen zu werden braucht was er/sie nicht will. "
Und wenn jemand nackt oder vollverschleiert rumlaufen will, möchte man ihn dazu zwingen etwas zu tun was er/sie nicht will....toll was so eine aufgeklärte Gesellschaft alles kann.
Ich möchte nicht Rollstuhlfahrer mit Burqaträgerinnen vergleichen. Aber das was als "bestimmte Aufzüge" die in der Öffentlichkeit keinen Platz haben gilt, ist von Zeit und Ort abhängig. Es hat ja mal Zeiten gegeben, in denen Behinderte als lebensunwertes Leben galten und in New York wird man das mit der Verschleierung anders sehen als in einem Dorf in Südtirol.
Aber wenn Sie die Form des Beispiels stört, hier ein anderes. Eine Frau wird von ihrem Mann gezwungen, sich tätowieren zu lassen. Dann kommen Leute die ihr nicht etwa helfen wollen, nein sie sagen, Tätowierte haben in unserer Gesellschaft keinen Platz und sollten lieber zu Hause bleiben.

Mi., 22.03.2017 - 20:51 Permalink
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Waltraud Astner Mi., 22.03.2017 - 22:39

Antwort auf von Ludwig Thoma

Ich kann immer wieder nur dasselbe antworten, siehe oben. Auch für die Tätowierte wird es Zeit sich aus der selbstverschuldeten Unmündigkeit zu befreien. Zum Glück ist das möglich weil schon Unzählige seit Kants Zeiten in Sachen Mündigkeit Vorarbeit geleistet haben. Und Tätowierungen sind genauso wie Rollstuhlfahrer keine Zeichen einer menschenverachtenden Ideologie. Vielleicht fragen Sie mal die Frauen in Saudi Arabien oder im Iran wie sie zur Vollverschleierung stehen. Das ist relevanter als die Meinung der meist Nichtbetroffenen in New York oder in einem Südtiroler Dorf. Was Sie da zuhören kriegen, da werden Ihnen Ihre leichtfertigen Aussagen, die nur frauenverachtend sind, gleich und gründlich vergehen.

Mi., 22.03.2017 - 22:39 Permalink
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Ludwig Thoma Do., 23.03.2017 - 11:22

Antwort auf von Waltraud Astner

Ich glaube langsam Sie wollen gar nicht verstehen was ich die ganze Zeit versuche zu sagen. also nochmal:
1.Wenn sich eine Frau gerne vollverschleiert (und ja die gibt es) dann soll sie das machen dürfen. Wär ja noch schöner, dass in einer wie Sie sagen, "aufgeklärten Gesellschaft, in der niemand zu etwas gezwungen werden braucht was er/sie nicht will" jemandem Vorschriften gemacht werden sollten, wie er oder sie sich zu kleiden hat.
2. Wenn eine Frau gezwungen wird sich zu vollverschleiern, dann sollte man ihr nicht verbieten wollen den öffentlichen Raum zu betreten, sie wäre dann zweimal Opfer, sondern man sollte ihr helfen.

Do., 23.03.2017 - 11:22 Permalink
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Robert Tam... Do., 23.03.2017 - 11:56

Antwort auf von Ludwig Thoma

Ludwig/Ghysmo, Du bist doch Jurist: Ist eine Verhüllung des Gesichts laut italienischem Recht nicht bereits unzulässig? Ausnahmen gelten meines Wissens natürlich, wenn es eine Faschingsmaskierung oder Kältschutz ist.
Mich würde wirklich interessieren, wie der rechtliche Rahmen hier aussieht.

Do., 23.03.2017 - 11:56 Permalink
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Robert Tam... Do., 23.03.2017 - 14:49

Antwort auf von Ludwig Thoma

Du hast Recht, Ghysmo. Ich habe meine Frage schlecht formuliert: wie wird das bestehende Verhüllungsverbot im italienischen Recht in der Realität gehandhabt? Kommt es in der Praxis zu Verurteilungen oder bleibt es ein Papiertiger?
Stimmt die Passage im Artikel, laut der die Burka juristisch nicht als Verdecken des Gesichts (occultmento) zählen würde? Oder liegt Deiner Meinung nach Frau Oberhammer hier falsch?
Als Anwalt kannst Du die Lage besser beurteilen als die Nicht-Juristen hier (zu denen auch ich gehöre), lieber Ghysmo. Vielen Dank im Voraus.

Do., 23.03.2017 - 14:49 Permalink
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Waltraud Astner Do., 23.03.2017 - 21:03

Antwort auf von Ludwig Thoma

@Ludwig Thoma
Ich bin vollkommen mit Ihnen einverstanden : Niemand sollte zu etwas gezwungen werden was er nicht will und wenn jemand doch gezwungen wird, muss man den Zwang aufheben. Es soll auch niemandem Vorschriften gemacht werden wie er sich zu kleiden hat, auch Zustimmung. Jetzt kommt das Aber: Man darf eben nicht alles tun was man kann und was man möchte, das versuche ich die ganze Zeit zu erklären. Normalerweise versteht das jeder, der dem Kindesalter entwachsen ist. Was man NICHT DARF auch wenn man es möchte findet seine Grenzen eben in der menschenverachtenden Ausdrucksweise. Eine Burka ist eben menschenverachtend aber es geht gar nicht so sehr um die Trägerin, sondern um das Signal das in die Öffentlichkeit gesandt wird: Es wäre ok und erlaubt, dass Frauen sich so verhüllen, ob sie wollen oder müssen spielt da nur sekundär eine Rolle. DAS ist der springende Punkt. Dass die Gesellschaft das eben NICHT ok findet, darum geht es und darum sollte so eine Verhüllung auch nicht öffentlich gezeigt werden. Genauso verhält es sich um ein T-shirt mit Hakenkreuz. Auch wenn ich es tragen will und tragen darf, kann ich es doch nicht in der Öffentlichkeit tun, weil das Signal eines menschenverachtenden Regimes davon ausgeht. Wobei es wieder nicht um mich selbst geht, sondern darum dass ich keine menschenverachtenden Signale in der Öffentlichkeit verbreiten darf. Also nochmal: Burka und Hakenkzeuzleibchen senden eine Botschaft in die Öffentlichkeit die für Menschen unwürdig ist, deshalb ist diese Botschaft verboten. Um die Träger geht es gar nicht sondern darum dass diese Träger Botschaften die menschenverachtend sind, in die Welt tragen. Diese Objekte sind deshalb keine Kleidungsstücke sondern Zeichen für Dinge die es nicht geben soll. Verstanden? Die fatale Botschaft ist es die geächtet wird und nicht der / die Trägerin von Hakenkreuzshirt oder Burka.

Do., 23.03.2017 - 21:03 Permalink
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Max Benedikter Mi., 22.03.2017 - 10:20

Ich persönlich bin für ein Gesetzt, dass die Gesichtsverschleierung behindert.
Nicht weil burqa o niqab eine religiöse Meinungsäußerung wären oder ein Sicherheistsproblem darstellt, sondern weil in unserem Kulturkreis für effektive Kommunikation (und Intgration) das freie Gesicht unverzichtbar ist. Ich glaube auch nicht, dass Argumente instrumentalisiert oder verzerrt werden sollen. Man muss dasa Thema klar aussprechen. Es geht um die Basis des Zusammenleben. Es geht nicht in erster Linie um Frauenrechte oder Sicherheit.
Ich bin mir allerdings bewusst, dass die Umsetztung problematisch sein kann und auch sehr unangenehme Reaktionen unter den muslimischen Populisten (wie den "unseren") verursachen kann. Deshalb würde ich für einen selektiven Verbod in Schulen und öfentlichen Ämtern plädieren (nicht im Krankenhäusern).

Mi., 22.03.2017 - 10:20 Permalink
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Karl Trojer Mi., 22.03.2017 - 11:43

Ein Verbot von Kopftüchern oder Badeanzügen von Hals bis Fuß erscheint mir als freiheitsberaubend und lächerlich, Ein EU.weites Verbot von Gesichtsmaskierungen im öffentlichen Raum und in Betrieben erachte ich aber als unbedingt notwendig.

Mi., 22.03.2017 - 11:43 Permalink