Politik | Autonomia quo vadis?

Forum dei cento, fra alti e bassi

Alcuni appunti dalla mia esperienza al F100 con un bilancio misto d’impressioni e di considerazioni. Fra divisioni e tempo... perso per un'occasione gettata alle ortiche?
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Foto: Rai Südtirol Tagesschau

Una piccola premessa è necessaria perché sembra che questo intervento esca fin troppo dopo il termine dei lavori del F100. Ho elaborato questo testo alcune settimane fa ed ero molto incerto se pubblicarlo o meno. Alla fine, dopo aver sentito un po’ di tutto, ecco qua.

Il Forum dei 100 è ormai storia. Avevo espresso alcune mie perplessità nell’aprile 2016 qui su salto.bz e, rileggendo tale intervento, non poco ha avuto conferma. Ammetto pure che non poche volte ho pensato di non prendervi più parte, alla fine però la curiosità e anche per onorare l’impegno assunto, mi hanno fatto desistere, forse per l’iniziale poca chiarezza di cosa effettivamente dovesse fare il Forum dei 100. Altri hanno ritenuto di partecipare con una presenza altalenante, altri, forse delusi dalle prime sedute, non si sono fatti più vedere.

Documenti finali influenzati dalla composizione dei gruppi di lavoro

I documenti finali hanno riflesso una composizione che, come da più parti si era evidenziata, aveva una ben marcata presenza di una certa “tendenza” politica. Peccato che l’aver messo nero su bianco alcune considerazioni chiaramente molto schierate (si vedano il tema dell’autodeterminazione e la secessione sui cui si espresso Christoph Franceschini, di cui condivido appieno la secca e spietata analisi), rendono i “paper” prodotti non propriamente “digeribili”, anche se sono segnali di uno spaccato di società che continua a pensarla in un certo modo. Non mi soffermerò qui sui contenuti anche se nel gruppo di lavoro 1 a cui ho partecipato è stato sottolineato che documenti troppo “schierati” sarebbe stati solo fini a sé stessi considerando che se ne dovrà discutere con il Trentino e poi a Roma. Va da sé che potrebbero (forse dovrebbero) essere oggetto di discussione in qualche forum, incontro, dibattito, anche quando il Consiglio Provinciale ne discuterà… se mai ne discuterà ancora in questa legislatura e se lo si farà saremo in piena campagna elettorale, quindi… buonanotte. Che poi taluni aspetti rivelino una certa misconoscenza o lettura piuttosto unilaterale dei fatti storici, questo appare un dato di fatto. Senza una storia condivisa, seppur spinosa in molti aspetti, non si va e non si andrà da nessuna parte.

I commenti un po’ così

Quello che sinceramente mi ha dato da pensare, sono stati taluni commenti che ho letto sui media dopo la presentazione al K33 avvenuta il 12 maggio. Giusto per rendermi un po’ antipatico, chi ha scritto taluni commenti aveva fatto quel minimo di sforzo di iscriversi allora al Forum dei 100? Hanno presenziato ai lavori del F100? Hanno posto domande a chi partecipava? Ha chiesto informazioni a chi ha organizzato il tutto? Non mi sembra, altrimenti non capirei il tenore dei commenti letti nel recente passato. Le critiche su metodo e risultati sono legittime ma sparare a zero, con articoletti di fondo, delegittimando il tutto... Se il F100 ha avuto molta presenza di taluni indirizzi politici, gli altri dov’erano? Hanno dormito? Hanno sottovalutato la tematica rispetto ad altri che si sono iscritti in massa? Criticare dopo è facile, come definire chi ha partecipato come quelli “che non contano”, come m’è capitato di leggere con un mio non piccolo giramento… di qualcosa. Onorato comunque d’esserlo.

Il “consenso”, sistema poco capibile e “maldigerito”

Il sistema del “consenso”, che a dire la verità ha fatto discutere pure alla riunione del K33 durante la presentazione del documento del F100, è stato un leit-motiv costante in questi mesi. Ogni proposta, infatti, era caratterizzata da “consenso” se tutti i componenti la condividevano, altrimenti questa non aveva il “consenso” e si sono evidenziate posizioni, proposte, suggerimenti diversi. Credo che si sia trattato di un problema di comunicazione iniziale, ma, tale sistema è sempre stato oggetto di domande e foriero di dubbi dall’inizio alla fine.

F100 & media: un rapporto mai instauratosi

Qui si apre una mia riflessione sullo scarso interesse mediatico, al di là di qualche articolo ripreso dai comunicati stampa, che avrebbe dovuto far riflettere sulla necessità di porre un vero e proprio “servizio comunicazione/stampa” ad hoc a disposizione della “convenzione” per informare i media e quindi la cittadinanza. Una manchevolezza che può aver contribuito a creare un clima di disinteresse nei confronti della “convenzione” pur comprendendo come oggi la volatilità dell’informazione sia del tutto deleteria per tematiche complesse non riassumibili in 140 caratteri.

Qualcuno mancava, gli assenti hanno davvero avuto torto... oppure no?

Altra cosa che pare (anzi, senza pare) non essere stata molto capita è che al F100 hanno preso parte cittadini/e che, per gran parte, non erano giuristi, né politici navigati (con qualche ben nota eccezione, s’intende). Quelli che ne sono venuti fuori sono documenti poliedrici, frutto di un confronto, spesso acceso e foriero di discussioni, quindi uno spaccato d’idee di parte della società civile. Gli assenti e coloro che non si sono iscritti, lo ripeto, debbono probabilmente recitare un “mea culpa” gigantesco. Il documento finale, di natura non vincolante, che certo a tratti discutibile e questo è ed era chiaro almeno per me fin dall’inizio, probabilmente sarà solo parte della base di discussione in Consiglio Provinciale o, ancora, finirà semplicemente e banalmente in un cassetto nonostante le rassicurazioni finali. Tanto che nell'intervista alla Tagesschau del 12 maggio il presidente del K33, Tschutschenthaler ha praticamente sotterrato il F100: "... prenderemo quel o quell'altro argomento del F100...".

Molte indicazioni del documento del F100 sono considerazioni, infatti, da discussione politica consiliare, come immaginavo fin dall’inizio. Indizio comunque che c’è la voglia di dibattere, di discutere, di decidere. Un tema che, ad esempio, mi ha lascito assai perplesso è la confusione che regna attorno alla questione delle dichiarazioni di appartenenza linguistica che nemmeno l’ex LH nella discussione ha contribuito a chiarire, anzi. Appare davvero “curioso” che sulla tematica, normata in modo palesemente barocco (e tuttora con dubbi aperti dal punto di vista della privacy) esista una simile confusione che nemmeno gli uffici competenti pare siano riusciti a diradare ai rappresentanti del F100 che hanno dibattuto in merito.

Consegna del documento del F100 senza i/le consiglieri/e provinciali: così NON si doveva fare!

Un particolare mi ha dato sinceramente molto da pensare il 12 maggio 2017. Dove erano i/le consiglieri/e provinciali membri del “convento dei 33”? Si sa, erano impegnati in Consiglio Provinciale fino a mezzanotte fra legge elettorale e prebende da approvare. Causalità? Mancanza di programmazione dei lavori? Banale errore? L’aspetto sul perché è relativo, l’aspetto concreto dell’assenza no perché aveva natura sostanziale. Qualsivoglia sia la spiegazione, il dato di fatto erano le tante sedie vuote rispetto a quelle piene del pubblico dove si erano seduti, come me, molti componenti del F100. Al termine della presentazione c’era, infatti, spazio per le domande fra i membri del K33 e i rappresentanti del F100. Insomma, un’occasione persa visto che non ci saranno più momenti ufficiali di dibattito. Una pessima figura per il Consiglio Provinciale che, ben sapendo dell’appuntamento, ha dato la netta impressione di dare zero peso a quanto elaborato dal F100. In poche parole, uno schiaffo, seppur diplomatico, in faccia al F100.

I momenti d’incontro

Alcuni aspetti positivi li voglio, però, rilevare. L’incontro fra persone diversissime fra loro, che mai si erano incontrate fino ad allora, a parlare di autonomia e rendersi conto talvolta di profonde differenze ma anche, ma solo per quanto riguarda il gruppo di lavoro a cui ho partecipato (“Ampliamento dell’Autonomia, ruolo della Regione, rapporti con Roma/lo stato e Vienna, doppia cittadinanza”), si è arrivati ad un progressivo smussamento di posizioni inizialmente molto differenti fra di loro. Almeno nel gruppo cui ho partecipato, in altri mi sembra che la connotazione fosse facilmente identificabile.

La conoscenza delle lingue: vero nodo della convivenza e/o coabitazione?

Un aspetto appare rilevante: la conoscenza delle lingue, che sui fronti dei due principali gruppi appare tuttora problematica (ad eccezione dei componenti ladini, e ci sarà pure un perché, no?). O ci si mette sul serio a impararle, altrimenti questa barriera linguistica rimarrà sempre un pesante ostacolo di comprensione e diffidenza reciproca. La diffusione della ricerca dell’Eurac, con annesse discussioni, analisi e paturnie varie evidenzia come i problemi della reciproca conoscenza delle lingue altrui siano ancora molto grandi. In un contesto europeo, se non mondiale, che dovrebbe prevedere di parlarne almeno cinque di lingue.

Regione: ma cosa si vuole veramente?

Un esempio tipico di uno dei temi, spesso riportato dai media, è stata la Regione. Avendo partecipato al gruppo di lavoro n. 1 che se n’è occupato, il dibattito è stato fra l’eliminazione totale e quello di una regione rivalutata. Quanto leggo di “regione come luogo di mediazione” o cose similiari, mi chiedo se si guarda in faccia alla realtà o meno e se si sappia di cosa si sta scrivendo. Un ente che oggi è limitato a poche competenze, a fungere da “bancomat” per le due province e null’altro. Baluardo per l’autonomia trentina, un sovrappiù per quella altoatesina. Cosa fare? Lo spettro di soluzioni è ampio e lo abbiamo riassunto nel documento finale sulla base anche di considerazioni espresse dagli esperti che abbiamo ascoltato durante le varie sessioni, soprattutto considerando che il tutto debba fare la “quadra” con i “cugini” trentini.

Giusto qualche settimana fa, consiglio convocato per sedute di un’oretta e poi brindisi, commissioni convocate per uno o due punti all’odg, se va bene… cosa dire altro… Sono le due Province che dovrebbero capire che questo andazzo porta alla considerazione che l’ente regionale così com’è non serva a nulla. Poi si legge della recente riorganizzazione interna della struttura amministrativa, insomma una serie di segnali a dir poco contrastanti, quindi? Poi si scava nel recente passato e si scova questo articolo. Della serie: ci si metta d’accordo. Ma questo lo devono fare i nostri rappresentanti seduti in Consiglio Provinciale, a cui è data la delega di governare la vita pubblica e le sue istituzioni.

Ladini: la richiesta di... poltrone e con regole ad hoc solo per sé stessi?

Un altro aspetto che, in tutta sincerità, mi ha creato non poco “prurito” nei mesi scorsi e mi dà fastidio tuttora, che ha evidenziato anche il cons. prov. dei Verdi Dello Sbarba, sono le continue richieste del gruppo ladino. Una certa “strafottenza” assieme ad un “vittimismo” che ho notato pure nel F100 è ormai davvero sopra le righe e sono certo che questa affermazione non mi renderà molto simpatico, ma tant’è. Quasi quasi la proposta la faccio io: “Fatevi una regione tutta vostra!” (parafrasando Razzi-Crozza) e la si smetta di piagnucolare. Non mi sembra proprio che quelle valli siano sottosviluppate e povere, o sbaglio? Quello che è stato proposto si definisce solo con una frase: “Ich will einen Sessel!”, cioè vogliamo anche noi le poltrone, assieme a regole che si applicano solo a noi (tanti auguri con la Corte Costituzionale...). Alla faccia della convivenza, dell’intoccabile “Proporz”, se si vogliono creare attriti ci si sta riuscendo benissimo… Se poi, come ho letto di recente, ci si lamenta che non risulterebbe la richiesta di inserire la riunificazione delle zone ladine, allora chi scrive queste cose avrebbe fatto meglio a venire al forum e sentire le relazioni degli esperti per capire che un tema del genere non solo non potrebbe trovare spazio nel nuovo statuto, ma che è un processo oggi praticamente impossibile da attuare.

Diffidenza e differenze, lo spaccato della società “altoatesina-sudtirolese”

Debbo dire che in generale ho notato molta diffidenza per le posizioni altrui, almeno inizialmente. Però c’è stato uno spaccato di popolazione altoatesina che rappresenta la sintesi degli ultimi decenni di politica e di sviluppo della società caratterizzata da profondi solchi che, però, sono solchi dovuti al prevalere di pregiudizi degli uni contro gli altri e che, puntualmente, saltano fuori a ogni appuntamento elettorale e, temo, sarà così pure per la prossima tornata.

Un cliché già visto e duro da mutare vista la ricerca di consenso politico che spesso va a cozzare contro la voglia di cambiare qualcosa in questa terra.

Si può cambiare? Ho seri dubbi in merito perché è più facile tenere su steccati invece che abbatterli. Sono scelte, ma le scelte che si fanno oggi si ripercuoteranno sul domani e sul dopodomani. Non mi sembra che si voglia mutare molto lo status quo perché molto probabilmente costerebbe molto in termini di consenso e della sua “distribuzione” sul territorio.

Partecipazione, il F100 ne è stato un esempio?

Il F100 rimarrà come un esempio di partecipazione? Forse, con tanti difetti ma anche pregi, ma soprattutto d’incontro fra persone che forse non si sarebbero mai incontrate. Il tutto, beninteso, è costata fatica, impegno e disponibilità al compromesso (che talvolta non c’è stato, ma pazienza). Alla fin fine sedersi e discutere, per quanto possa essere banale, è e sarà fondamentale. Anche se ho l’impressione che certi arroccamenti, se pur contrassegnati ideologicamente, siano spesso solo un paravento per difendere consenso e una certa ripartizione del potere, evidente talvolta anche nel F100.

Per me un'esperienza fatta quindi di chiaro-scuri, ma sempre di un'esperienza si tratta e che mi ha arricchito di tante informazioni e di conoscenze giuridiche e storiche. Chi rimarrà deluso dell'eventuale bozza che sarà elaborata a Bolzano e che sarà presentata al Trentino e poi in Parlamento non sarò certamente io ma giocoforza coloro che hanno cercato di "forzare la mano".

Un piccolo ma doveroso ringraziamento, infine, a tutti i membri del gruppo di lavoro 1 a cui ho partecipato per la fattiva collaborazione.

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Christian Mair Do., 13.07.2017 - 09:09

Es braucht eine sachliche Auseinandersetzung über das gemeine Interesse der Bewohner der Euregio/Region/Provinz.
Nicht politische Scharmützel und MAchtspiele sollten in der Öffentlichkeit stehen, sondern echte Problemlösungsstrategien. Und vor allem: die Auseinandersetzung um ein neues Statut hat doch gerade erst begonnen!
Hier eine Auswahl der besten Ideen des Autonomiekonvents: mitmachen und teilen!
allourideas.org/autonomiekonvent-consulta

Do., 13.07.2017 - 09:09 Permalink
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Erwin Valentini Do., 13.07.2017 - 14:54

Posso capire il fastidio del sig. De Luca di fronte all’asserito „vittimismo“, al “piagnucolare“ y alla „strafottenza“ dei ladini; essi osano rivendicare nientemeno che ciò che era previsto all’art. 2 dello Statuto del 1848:
NELLA REGIONE È RICONOSCIUTA PARITÀ DI DIRITTI AI CITTADINI, QUALUNQUE SIA IL GRUPPO LINGUISTICO AL QUALE APPARTENGONO, E SONO SALVAGUARDATE LE RISPETTIVE CARATTERISTICHE ETNICHE E CULTURALI.
Tuttavia, se ci tiene a rendersi simpatico ai ladini potrebbe davvero fare la proposta “Fatevi una regione tutta vostra!”; non sarebbe comunque più irrealistica del diritto all’autodeterminazione (di chi?) che ha trovato ingresso nella proposta di preambolo del nuovo Statuto.

Do., 13.07.2017 - 14:54 Permalink
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Michele De Luca Fr., 14.07.2017 - 00:36

Antwort auf von Erwin Valentini

Immagino sia 1948. Il fatto è che può esserci una statuizione di principio, bisogna vedere cosa prevedono poi nel particolare le norme e il "diavolo", si sa, sta nei dettagli. Nella mia "battuta" molto salace sulla questione ladina, il problema è quello che è stato richiesto anche nell'ambito del F100 di derogare alla proporzionale etnica per avere maggiori posti, soprattutto di vertice, nella p.a. Allora, questo sì che è lesivo dei diritti altrui stabiliti dalla proporzionale etnica, che, volenti o nolenti, regola la suddivisione dei posti nella p.a. Altrimenti la deroga deve essere per tutti e quindi, come propose in modo lungimirante il prof. Toniatti, si potrebbe ipotizzare di lasciare spazio al "talento", cioè ai migliori indipendentemente dal gruppo etnico. Questo in quanto la proporzionale è ormai stabilizzata da tempo nell'ambito pubblico e quindi una "sperimentazione" simile potrebbe essere ipotizzabile. Quindi, regola per tutti o per nessuno (di qui il mio riferimento alla Corte Costituzionale). Se poi si vogliono creare ulteriori posti ai vertici di società & c., questo è un ragionamento politico che, se non erro, mi pare sia già stato approvato dal Consiglio Provinciale. Invece di ridurre poltrone & strapuntini, si moltiplicano, salvo che non abbia capito male. Ha senso tutto questo sistema? Qualche dubbio mi sorge ma ai posteri l'ardua sentenza. La battuta di crozziana derivazione sulla "regione ladina" è tale visto che sarebbe praticamente impossibile realizzare nell'attuale struttura giuridica e costituzionale italiana che prevede un'infinità di passaggi e di spostamenti di confini regionali, per quanto suggestivi, a livello politico-amministrativo sono sempre incorsi in sonore bocciature formali. L'autodeterminazione poi si può anche declamare, dubito che possa essere digerita a Trento (a Roma neanche parlarne di questi tempi...) quindi non si può dire un atto di pragmatismo per quella che è la miglior ed ampia autonomia su questo globo. Per cui l'averla messa dentro nel preambolo (un addendum più che altro formalistico) appare una mossa miope e destinata quasi certamente all'insuccesso ma certamente, come avvenuto, delle consuete polemiche politiche. Quel che è peggio è stato il goffo tentativo del presidente del K33 di affermare, a posteriori, che si intendeva e si intende la autodeterminazione interna, ma evidentemente, piccolo particolare, ci si è "solo" dimenticati di specificarlo.

Fr., 14.07.2017 - 00:36 Permalink
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Erwin Valentini Fr., 14.07.2017 - 14:08

Mah, l'art.2 della Statuto e l'art.6 della Costituzione vengono prima, se non sbaglio, della vacca sacra del Proporz, che non è che un mezzo, assieme ad altri, per realizzare la tutela delle minoranze.
I ladini non cercano certo una qualche poltrona in più per arricchirsi, come insinuato nell'articolo, bensì per attuare il diritto di autorappresentarsi nelle istituzioni e non dipendere dalle grazie della maggioranza, in primis ma non solo, dalla SVP.
I ladini, poi, non hanno mai chiesto una "regione ladina", bensi l'aggregazione dei comuni ladini del Veneto all'Alto Adige e dunque alla regione esistente Trentino/Südtirol. Sarà anche questa un'utopia politica ma certamente non un insulto alla Costituzione.

Fr., 14.07.2017 - 14:08 Permalink
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roberto paiarola Fr., 14.07.2017 - 20:00

Nel gruppo di lavoro 8, Forme di partecipazione (democrazia rappresentativa e diretta, partecipazione), abbiamo lavorato in ottimo accordo, (componenti dei tre gruppi linguistici). Abbiamo trovato ampio consenso, anche se devo ammettere che su questo tema è più facile.
Spero che il nostro lavoro non finisca nel cassetto o, peggio ancora, in quell' "archivio storico" che è il cestino della carta straccia.
A proposito di democrazia diretta, ricordo che si stanno raccogliendo le firme per le proposte di legge di iniziativa popolare (http://www.dirdemdi.org/index.php/it/?jjj=1500054160684) . Non c'è più tanto tempo! Se le firme saranno sufficienti, Il Consiglio Provinciale dovrà discutere obbligatoriamente il disegno di legge prima che finisca la legislatura.

Fr., 14.07.2017 - 20:00 Permalink