Gesellschaft | Sviluppi

Bolzano senza pietà

Si conclude con una sconfitta per tutta la città la vicenda della famiglia curda già colpita dal lutto: verrà accolta a Trento. Stamani era di nuovo finita in strada.
Rifugiati
Foto: upi

L’abborracciata ed evidentemente dilettantesca accoglienza altoatesina colpisce ancora. I fatti: stamani (12 ottobre) il padre di A., il bambino profugo - affetto da distrofia muscolare e costretto su una sedia a rotelle - morto sabato notte a Bolzano per un’infezione sopraggiunta dopo una caduta, aveva appuntamento al parco della Stazione con un giornalista del Guardian, noto quotidiano britannico, che voleva intervistarlo (la vicenda ha inevitabilmente suscitato l’interesse non solo della stampa nazionale).

Al parco cittadino, tuttavia, questa mattina non c’era solo il capofamiglia, ma anche i tre figli di 12, 10 e 6 anni insieme alla madre, inconsolabile. I volontari di SOS Bozen la trovano accasciata a terra, in lacrime, con bagagli al seguito. I connazionali, che da domenica notte li ospitano, non possono più tenerli con loro, ma la Volontarius non viene allertata. Ci pensa allora SOS Bozen, che oltre alla Onlus avvisa anche SIS (Servizio Integrazione Sociale) e Consulenza profughi, e nel frattempo si mette all’opera per trovare un posto alla famiglia curdo-irachena finita di nuovo in strada nella disinvolta indifferenza delle istituzioni. Si tenta in prima battuta all’hotel Adria che però rifiuta di accogliere la famiglia viste le condizioni della donna, si teme infatti che possa compiere un gesto estremo.

Prossima destinazione, dunque, l’hotel Alpi. Intanto arriva la Volontarius con un mediatore curdo e gli avvocati. Si apre uno spiraglio grazie all’intervento dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR): c’è la possibilità di spostare la famiglia in un appartamento a Trento messo a disposizione dal circuito Sprar, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati che la Provincia di Bolzano continua a snobbare. Una lieta notizia anche per i diligenti burocrati altoatesini, supponiamo. La famiglia chiede che il loro A. venga quindi sepolto nel capoluogo trentino, la richiesta viene accettata, a breve ci sarà il funerale, organizzato dagli alfieri di SOS Bozen. Per il momento la famiglia resta all’Alpi, il trasferimento a Trento è previsto nei prossimi giorni, il 18 ottobre, forse prima. Domani l’autopsia sul corpo del piccolo A.

Smentire Stocker

Sul profugo tredicenne la Procura ha aperto due fascicoli, la prima indagine riguarda l’ipotesi di reato di omissione d'atti d'ufficio e la mancata accoglienza della famiglia in strutture ufficiali, l’altro fascicolo è stato invece aperto per omicidio colposo, gli inquirenti in questo caso valuteranno se ci siano state delle responsabilità da parte di medici e personale sanitario durante i due ricoveri in ospedale del bambino. Parallelamente i consiglieri provinciali dei Verdi continuano a denunciare ciò che in questa storia non torna.

 “L’assessora Stocker continua a scaricare le responsabilità su altri, con argomenti che sono contraddetti dai fatti”, affermano gli ambientalisti che smentiscono alcune dichiarazioni della stessa assessora intervistata da Tageszeitung. “Da nessuna parte è venuta la richiesta che la famiglia fosse accolta in una struttura pubblica”, dice la Stocker, “Questo non è vero. Non solo questa richiesta è stata fatta quotidianamente da volontarie e associazioni, ma è arrivata addirittura dalla Azienda Sanitaria al momento della dimissione del piccolo Adan dall’ospedale”, ribattono i Verdi.

“La circolare era lo specchio dell’atteggiamento generale della Provincia nella politica di accoglienza, cioè quella di 'accogliere il meno possibile, altrimenti arrivano tutti da noi'. Di questa impostazione politica errata è responsabile non solo l’assessora Stocker, ma l’intera Giunta provinciale”

A proposito dell’uscita dall’ospedale di A. Stocker ha parlato di una “dimissione ospedaliera protetta”, ma ciò non risulta, spiegano Dello Sbarba, Heiss e Foppa, e ciò è contraddetto dalla stessa mail della Referente dell’ambulatorio STP dell’ospedale. La famiglia ha sempre avuto una sistemazione, sottolinea l’assessora che che peraltro “questa settimana non ha mai accettato un confronto alla pari”, “si dimentica di dire che tali sistemazioni non sono state fornite dalle istituzioni competenti, ma dai volontari”.

E ancora: “L'assessora ripete che la circolare provinciale del 2016, che limita l’accoglienza delle persone vulnerabili (il cui ritiro è stato chiesto persino dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati UNHCR) avrebbe consentito l’accoglienza di un caso come questo. Questo argomento è semmai un’aggravante, perché il fatto incontrovertibile è che l’accoglienza non c’è stata”, così i Verdi che infine aggiungono: “La circolare era lo specchio dell’atteggiamento generale della Provincia nella politica di accoglienza, cioè quella di 'accogliere il meno possibile, altrimenti arrivano tutti da noi'. Di questa impostazione politica errata è responsabile non solo l’assessora Stocker, ma l’intera Giunta provinciale”.

Per sabato (14 ottobre) alle ore 14.30 è in programma una manifestazione, "Nessuna persona è illegale", promossa dal gruppo SOS Bozen in piazza Verdi.

 
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Mensch Ärgerdi… Do., 12.10.2017 - 20:19

Incredibile come i verdi si accaniscono con tanta insistenza sulla vicenda. La magistratura sta indagando, lasciatela lavorare. O vogliono usurpare la morte di un bambino fino alle elezioni?

Do., 12.10.2017 - 20:19 Permalink