Politik | Autonomia

L’Alto Adige e il referendum

La consultazione sull'autonomia in Lombardia e Veneto vista dalla politica altoatesina. Soddisfatta la destra tedesca. I Verdi: "Risultato da non trascurare".
Referendum
Foto: upi

L’indubitabile segnale politico derivato dall’esito del referendum lombardo-veneto di ieri (22 ottobre) ha innescato reazioni anche in Alto Adige. “Grazie a Veneto e Lombardia con i referendum oggi si è scritta la prima pagina per il federalismo”, esulta Carlo Vettori, consigliere comunale della Lega Nord a Bolzano.

Soddisfatti anche i secessionisti della destra tedesca, per la compagine dei Freiheitliche i cittadini delle due regioni interessate dalla consultazione popolare hanno, con questo voto, chiesto chiaramente più autonomia e più libertà da Roma “e da convinti federalisti ce ne rallegriamo”, afferma l’Obmann Andreas Leiter-Reber che vede in questo risultato anche una sponda utile per le proprie battaglie, “perché un rafforzamento dell’autonomia nelle regioni vicine dà più spinta al nostro impegno per ottenere l’indipendenza dal governo centrale. Ci auguriamo quindi che la Lombardia e il Veneto siano tenaci nel chiedere che le proprie istanze vengano ascoltate”.

L’apertura del sottosegretario per gli Affari regionali Gianclaudio Bressa, in questo senso, sembra far ben sperare, dicono Die Freiheitlichen, “ma non dimentichiamoci che è stato Bressa, amico caro della Svp, a mettere ‘in panchina’ diversi progetti sull’autonomia”. In sintonia la Südtiroler Freiheit che ricorda come meno di un anno fa “il Pd, con il supporto attivo della Svp, avrebbe voluto far passare una riforma costituzionale centralista che avrebbe privato le regioni del loro diritto all’autonomia. Il rifiuto a questa riforma era il preludio alla richiesta per un maggiore autogoverno espresso con il voto di ieri dai cittadini di Lombardia e Veneto”. Secondo il consigliere provinciale di STF Sven Knoll occorre tuttavia evidenziare una differenza sostanziale e cioè che l’autonomia delle due regioni in questione non è paragonabile a quella del Sudtirolo (per diventare regioni a statuto speciale è necessario modificare la Costituzione, in ogni caso) che serve a “tutelare la minoranza austriaca, una soluzione di transizione fintanto che il Sudtirolo farà parte dello Stato italiano”.

Si congratula con i governatori del Veneto e della Lombardia Luca Zaia e Roberto Maroni la consigliera provinciale di Team Autonomie Elena Artioli: “ll futuro per l’Italia è la responsabilità regionale e il riconoscimento per i territori più virtuosi che vanno finalmente premiati. Auspico che Lombardia e Veneto diventino come le Provincie di Trento e Bolzano, non il contrario come sperano in molti a Roma. Bolzano è oggi tra le regioni più virtuose con un residuo fiscale positivo, ovvero contribuisce fattivamente a sostenere la spesa pubblica statale, al netto di quanto versa a Roma e di quanto Roma spende per i servizi in Provincia. Anche Lombardia e Veneto continueranno a contribuire a Roma e per questa ragione non comprendo le posizioni verticistiche del Partito Democratico che non rispetta la democrazia e vuole continuare con il solito centralismo. Renzi non fa bene a rincorrere la Meloni: si deve accettare la volontà dei cittadini e del territorio, senza inciampare nel solito statalismo che ha dimostrato inefficienza”.

Per i Verdi altoatesini non si può trascurare il desiderio espresso dai lombardi e dai veneti di una maggiore autonomia da Roma, “è un dato che va preso seriamente. Dopo il referendum costituzionale del 2016 il vento è cambiato” e un nuovo modello di federalismo si fa strada. “L’autodeterminazione e la secessione non sono più un tema della Lega che dovrebbe quindi smorzare questa euforia dei suoi supporter secessionisti. La strategia soft di Lombardia e Veneto rispecchia anche il risultato in Catalogna, dove il separatismo è minacciato non solo dalla brutale caparbietà e dall’ostilità di Madrid ma anche dalla sua intransigenza”.

“Come Presidente del Consiglio regionale - commenta infine Thomas Widmann - seguirò con attenzione la trattativa con lo Stato dei nostri vicini e mi confronterò con i colleghi di Veneto e Lombardia, mettendo a disposizione l'esperienza acquisita in settant'anni della nostra Autonomia speciale. La vittoria inconfutabile del sì evidenza come siano stati compresi dai cittadini i vantaggi di politiche che nascono sul territorio per il territorio. I risultati delle consultazioni referendarie sono un passo importante verso la costruzione di uno Stato che sappia valorizzare chi dimostra di sapere amministrare bene e di un'Europa delle Regioni, in un'ottica di sussidiarietà orizzontale e verticale, dove i territori, chiamati ad essere protagonisti delle scelte che li riguardano, contribuiscono, attraverso il proprio impegno, al bene dell'intera collettività”.

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Massimo Mollica Mo., 23.10.2017 - 14:17

E come al solito non si è capito nulla (anche localmente) di un referendum farlocco che tra l'altro ha dimostrato come ai lombardi non interessi il federalismo e della totale incapacità del loro governatore.
La risposta è chiaramente l'autonomia gestionale a livello PROVINCIALE. Che non centra nulla con il pacchetto sudtirolese, ma semmai attinge a ragione storiche nonché logiche nel gestire il bene locale. Questo comporta uno svuotamento del governo centrale, concentrato solo a controllore lo standard qualitativo di ogni cittadino e a relazionarsi con gli altri paesi europei, facendo gli interessi nazionali. Comporta anche uno svuotamento delle regioni (istituite dopo il '45) e un' attribuzione totale di tutte le competenze (a livello GESTIONALE) alle PROVINCE. Punto

Mo., 23.10.2017 - 14:17 Permalink