Politik | IL VERDETTO

Catalogna, stallo e speranza

No degli elettori all'indipendenza, ma i pro secessione hanno più seggi. Crollo di Rajoy, boom di Ciudadanos. Zeller: "Si tratti sull'autonomia. L'Alto Adige con Rajoy?"
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Foto: El Pais

L’indipendentismo conserva la maggioranza nonostante la storica vittoria di Ciudadanos, scrive su El Paìs Miguel Noguer, da Barcellona, sul voto definito il più anomalo della storia della Catalogna.  Con l’estrema sinistra, aggiunge la Stampa, i partiti pro secessione raggiungono i 70 seggi, due in più della maggioranza del Parlament. Altri dati sono l’affluenza record all’82% e il crollo del partito popolare di Mariano Rajoy, presidente del governo spagnolo dal 2011. Della Galizia, regione autonoma nell’estremità nord occidentale della Spagna dove si parla un idioma regionale, si è trovato a bloccare quasi manu militari la dichiarazione di indipendenza di Carles Puigdemont, sospendendo il governo autonomo catalano e rinviando alle elezioni. Per i sostenitori ha salvato l’unità nazionale – ma per i critici nulla aveva fatto prima per mediare con Barcellona dopo la cancellazione dell’accordo sull’autonomia fiscale. Ora ha portato a casa un risultato (nessun plebiscito a favore dell’indipendenza) ma si è indebolito e qualcosa dovrà inventare a livello politico, sperando in un’apertura sul fronte del prossimo governo catalano.

I risultati: le elezioni del 21D, 21 dicembre, come sono state ribattezzate in Spagna, sanciscono un leggero arretramento degli indipendentisti che si erano presentati divisi ai comizi. Su 135 seggi, Junts per Catalunia di Puigdemont (in Belgio) ne ottiene 34, guidando il fronte dove al secondo posto c’è Esquerra Repubblicana con 32. Per governare, come notano tutti i commentatori, avranno bisogno dei 4 degli “antisistema” del Cup, Candidatura d’unitat popular, che per El Pais “ha condizionato la vita politica degli ultimi anni”. Otto seggi vanno a ai «Comuns» della sindaca di Barcellona Ada Colau (contro gli 11 del 2015), referente catalana di Podemos. Ridotti i margini di azione di una forza contraria all’indipendenza ma anche alle misure coercitive di Madrid.

Per gli unionisti, si profila il “risultato storico” per Ciudadanos, forza centrista di nuovo conio (una Podemos moderata) che balza da 25 a 37 seggi, il partito più votato. L’exploit di Ciudadanos, guidato in Catalogna dalla giovane Ines Arrimadas, di origine andalusa e residente a Barcellona, diventata il volto mediatico di questa elezione, non basta per il fronte pro unità. Si fa sentire “el fracaso” del partito popolare, che crolla da 8 a 3 seggi. I socialisti aumentano di uno, da 16 a 17. Sommando i seggi si arriva a 57, lontano dalla maggioranza a 68.

“La repubblica catalana ha vinto sulla monarchia del 155” afferma Puigdemont alludendo all’articolo 155 della Costituzione applicato dopo il referendum illegale e la dichiarazione d’indipendenza che hanno portato all’intervento statale. “Futuro incerto” commenta sempre El Paìs, contrario all’indipendenza, sottolineando che l’orizzonte non si rasserena.

Una nota. Al referendum del primo ottobre 2017 sull’indipendenza avevano votato 2.020.144 persone, che per il 90,09% si sono espresse a favore. Alle elezioni di giovedì del Parlamento regionale il fronte pro secessione ha ottenuto 2.063.361 voti. Gli unionisti sommati ne ottengono 1.889.176, con CatComù-Podem di Colau sono 2.212.871. Quindi la maggioranza degli elettori catalani si è espressa contro la secessione.

Mentre il risultato rimbalza in tutto il mondo e in Europa, dove non cessano le rivendicazione delle piccole patrie e i desideri di ricongiungimento alle Heimat di provenienza, in Alto Adige si registra l’analisi che aveva fatto a elezioni in corso Karl Zeller, parlamentare Svp e grande mediatore. “Se gli indipendentisti perdono seggi ha vinto Rajoy, viceversa avrebbero vinto loro” nota il senatore che vede nella ripresa della trattativa per l’autonomia l’unica via di uscita dallo stallo (confermato dal voto). Rivolto anche ai sostenitori nostrani dell’annessione all’Austria del Sudtirolo (c’è chi sventola la bandiera catalana in tal senso) precisa: “La strada è l’autonomia, l’indipendenza non avrebbe senso, la Catalogna uscirebbe immediatamente dall’Unione europea e non potrebbe tornarci per il veto degli Stati che non approverebbero per non scatenare un effetto valanga. Lo dico ai nostri, che senso avrebbe rimanere fuori?”.

Per Zeller in molti hanno sbagliato in Spagna. “L’accordo sull’autonomia fiscale catalana, con un’intesa sul 50% del gettito, raggiunto nel decennio del 2000 è stato bocciato dalla corte costituzionale spagnola. Da lì la situazione è peggiorata, ora servirà più sensibilità ma finché rimarrà Rajoy sarà difficile. I socialisti erano stati più concilianti”.

Il deputato chiude con un parallelo molto evocativo. “Chiediamoci cosa sarebbe successo se il Pacchetto di misure per l’autonomia altoatesina negli anni Sessanta e Settanta fosse stato bloccato dalla corte costituzionale a Roma. Se invece che Aldo Moro e Andreotti ci fosse stato un Rajoy. Con l’Msi al governo e la chiusura totale in Alto Adige avremmo avuto la delegittimazione di Silvius Magnago, le bombe e gli attentati. Oggi invece abbiamo un canale aperto con il governo centrale, abbiamo ottenuto 18 norme di attuazione e 4 modifiche dello Statuto di autonomia in 4 anni. E avremo ulteriori competenze” conclude il “romano” Zeller che si accinge a lasciare (a malincuore?) dopo 5 legislature.

 

 

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Martin Daniel Fr., 22.12.2017 - 09:55

"Quindi la maggioranza degli elettori catalani si è espressa contro la secessione" - das gilt nur, wenn man eine bestimmte politische Bewertung vornimmt und die 7,45% der CatECP (Colau et al.) als Gegner der Unabhängigkeit einstuft und mit den Prozenten des Unionisten-Lagers zusammenzählt. Der Spiegel gibt diese Stimmen in die Kategorie "nicht eindeutig festgelegt", wodurch die Befürworter der Sezession mit 47,5% die Gegner mit 43,7% schlagen. Wenn man gleich rechnen würde wie in der zitierten Aussage (und der Einstufung des Spiegel folgte), könnte man mit gleichem Recht behaupten, 55% der Wählerschaft habe sich gegen die Union mit Spanien ausgesprochen, was ebenfalls unkorrekt wäre.

Fr., 22.12.2017 - 09:55 Permalink
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Harald Mair Fr., 22.12.2017 - 13:24

Martin Daniel und Harald Knoflach haben Recht.

Auch Pro-Spanische Medien wie Elmundo geben wieder, dass CEC sich neutral zur Unabhängigkeit verhält. CEC befürwortet aber ein Selbstbestimmungsreferendum. Man kann somit sagen, dass die Selbstbestimmungbefürworter mit 78 zu 57 Sitzen klar gewonnen haben.
"No degli elettori all'indipendenza" stimmt auf keinen Fall, es muss "Si" heißen.
Ich würde mir, nachdem bereits der 3. Kommentarschreiber dies feststellt, von einem seriösen Medium erwarten, dass der Artikel samt Vorspann umgeschrieben wird.

Fr., 22.12.2017 - 13:24 Permalink