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Un seggio per pochi

Urne anche nel carcere di Bolzano. Ma solo 4 possono votare. La garante: "Detenuti, legge poco chiara. Il diritto va riconosciuto, è il primo passo della rieducazione".
Carcere
Foto: upi

Si voterà in carcere anche a Bolzano, così come a Trento, nel seggio straordinario aperto domani per le elezioni nazionali del 4 marzo. Su una novantina di detenuti, tutti di genere maschile (nella casa circondariale non è presente la sezione femminile), hanno fatto richiesta di voto in 11. Ma a poter esercitare il loro diritto, a quanto pare, saranno solo in 4, quelli dotati del certificato elettorale. Per gli altri, secondo l’interpretazione data della normativa, non sarà possibile visto che non hanno provveduto in tempo a farsi inviare la scheda elettorale dal proprio municipio di residenza.

Non è d’accordo Franca Berti, garante per i diritti dei detenuti in provincia di Bolzano, che nota anche come la normativa in materia si presti a differenti interpretazioni. “La legge non è così chiara riguardo alle categorie di persone esentate dall’obbligo di votare nel comune di residenza. Vale per personale di polizia, o negli ospedali, ma per i detenuti che sono confinati in una struttura la norma non è precisa. La situazione – prosegue – va chiarita fino in fondo. Non è possibile che persone che hanno diritto di voto non possano esercitarlo perché ristrette in base agli obblighi con la giustizia”.

Lo Stato, secondo Berti, deve garantire di prassi il diritto di voto a tutti i detenuti, senza più lasciare come ora l’iniziativa alle persone “di buona volontà”, che si sono prodigate per allestire il seggio volante. Berti ricorda “la direttrice del carcere, che ha fatto domanda per il seggio, e il comandante delle guardie”. “Da entrambi c’è stato un grande aiuto”. Lo scoglio è stata la questione del certificato elettorale. “Entro tre giorni dalle elezioni – illustra – occorre dare conferma degli aventi diritto. La risposta del Comune però per coloro che erano sprovvisti del certificato è stata che i residenti fuori provincia non possono votare”. I soli infatti che potranno depositare la propria preferenza nell’urna saranno i residenti in Alto Adige, tre in provincia e uno a Bolzano. Gli altri avrebbero dovuto farsi inviare in tempo la documentazione, ma come sottolinea la garante chi sta nella struttura ha ben altri problemi.

“Non è colpa dell’ente locale – nota Berti –, che interpreta la normativa. Esiste però un problema che ha che fare con l’istituzione carceraria stessa e con le sue finalità, che oggi non sono perseguite in modo efficace”. Il diritto di voto, quindi, è “un primo passo” per il detenuto per riavvicinarsi a quella società nella quale, esaurita la pena, dovrà per forza tornare. “È un primo passo, appunto, per i reclusi che ricominciano a sentirsi parte del sociale. Prima o poi torneranno a essere cittadini liberi. Se la società si limita a escluderli avrà un danno sociale, perché si troverà persone più arrabbiate e potenzialmente più inclini alla delinquenza. Viceversa – conclude –, l’integrazione passa anche per questo, in un’istituzione carceraria che in Italia fatica ad assolvere il suo compito costituzionale di trattamento e rieducazione”.

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Alessandro Stenico Sa., 03.03.2018 - 18:42

Concordo che è giusto l'intento di far votare piu reclusi nei luoghi di detenzione, ma la polemica è fuorviante. Il testo unico a questo proposito è sempre lo stesso da molti anni ed è abbastanza chiaro, regola allo stesso modo i degenti nei luoghi di cura e i detenuti nei luoghi di detenzine. Per entrambi vale la stessa prassi, devono essere in possesso della tessera elettorale del comune di residenza (perciò non cancellati per perdita dei diritti politici), dichiarare il proprio intento alla relativa amministrazione ospedaliera o carceraria, la quale in calce alla richiesta di autorizzazione al voto nel luogo di cura o detenzione compilata dall'interessato, dichiara che l'interessato è ivi degente o detenuto. L'amministrazione spedisce la richiesta al relativo comune, il quale risponde trasmettendo l'autorizzazione al voto alla casa di cura o detenzone e per conoscenza al comune nel quale si trova la struttura. Tutto qua, non è complicato e funziona da anni, neppure negli ospedali le richieste sono massicce, i degenti hanno sicuramente altro di cui preoccuparsi.
Per pura onestà bisogna sottileneare che viene già fatto anche troppo a questo proposito, prendiamo per caso un istituto ospedaliero periferico con più di duecento posti letto nel quale viene costituita una sezione elettorale: quattro scrutatori, un presidente ed un segretario per il seggio ordinario piu un altrettanto presidente e due scrutatori per il seggio volante e due agenti di polizia per il servizio di vigilanza, una mole di persone per un 'affluenza massima di trenta persone, ma negli anni passati erano anche solo sei o otto.......................................................non aggiungo più altro................

Sa., 03.03.2018 - 18:42 Permalink