Gesellschaft | Diritti

“Fuori dall’invisibilità”

Attivo il gruppo “Donne Lgbt Alto Adige - Südtirol”, la coordinatrice Francesca Delise: “La solitudine il disagio maggiore, soprattutto nelle valli”.
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Foto: Pixabay

Una “comfort zone”, uno spazio di condivisione e aggregazione, perché, come spesso viene a ragione accentuato, le donne omosessuali sono un gruppo discriminato all’interno di un gruppo discriminato. Queste le ragioni che hanno convinto un piccolo drappello di volontarie a rompere gli indugi e a fondare “Donne Lgbt Alto Adige - Südtirol”, costola di Centaurus, di cui la coordinatrice è Francesca Delise, già membro di Arcigay Trento e del gruppo giovani dell’associazione presieduta da Andreas Unterkircher.

“A stimolare la creazione di questo team è stata Eleonora Lionte, che vive a Merano e che aveva banalmente bisogno di essere ascoltata, di un luogo dove potesse sentirsi libera di esprimere il proprio disagio in quanto madre lesbica, e fra donne c’è sicuramente una sensibilità più peculiare rispetto a determinate situazioni -  spiega Delise a salto.bz -. Ad esempio, se c’è una cosa che è trasversale alle persone etero e Lgbt è il sessismo, un fenomeno che, senza togliere nulla agli uomini dell’Arcigay, per noi donne è più semplice comprendere meglio”.

Il gruppo è aperto anche a donne transgender e intersessuali, ma in generale non c’è alcun limite di orientamento sessuale, età o vissuto di genere. Finora una quindicina di donne hanno partecipato agli incontri organizzati dal gruppo nella sede di Centaurus, prima una volta al mese poi due (in futuro saranno tre). Fra gli argomenti affrontati finora la “gestazione per altri” (GPA), mentre il prossimo meeting sarà incentrato sulle sex worker. “Oltre a questo è previsto un momento in cui chi vuole può raccontare di sé, se invece si ha bisogno di un confronto ‘privato’, offriamo anche colloqui individuali”, afferma la coordinatrice del gruppo. E poi naturalmente ci si prepara per l’appuntamento dell’anno: il Pride di Trento il prossimo 9 giugno. Ma non è tutto.

La comunità Lgbt, soprattutto quella femminile, in Alto Adige è piuttosto invisibile e anche se Bolzano si distingue, tutto il resto del territorio è molto al di sotto della media in questo senso”

“Stiamo ultimando la formazione di alcune volontarie dopodiché ci uniremo al progetto del Comune di Bolzano WE (Women Empowerment) che intende promuovere la cultura di genere e offre sportelli alle donne in difficoltà. Il nostro intento, come gruppo, è quello di giungere ad essere il più capillari possibile e arrivare a tutti, anche a chi vive nelle valli. La comunità Lgbt, soprattutto quella femminile, in Alto Adige è piuttosto invisibile e anche se Bolzano si distingue, tutto il resto del territorio è molto al di sotto della media in questo senso”, puntualizza Delise che poi aggiunge: “C’è un disagio innegabile legato molto spesso alla solitudine di chi abita in comunità ristrette e riesce a trovare sollievo durante i nostri incontri a Bolzano, perciò è essenziale che il gruppo acquisisca visibilità”.

Una certezza, a differenza del vacillante panorama politico nazionale, con i protagonisti che si arrovellano sullo scacchiere del nuovo governo e che poco si sono occupati dei diritti della comunità arcobaleno in campagna elettorale. È noto che la maggior parte delle liste, infatti, non avesse nei programmi punti cari alla compagine Lgbt, “avranno pensato che ottenuta la legge sulle unioni civili ce ne saremmo stati buoni per un po’, capisco che certe tematiche siano impopolari dal punto di vista elettorale per molti partiti ma non c’è dubbio che noi continueremo a lavorare per conquistare i nostri diritti”, afferma Delise. Si ricorderanno, inoltre, le recenti esternazioni fatte dal centrodestra in merito all'abolizione della legge Cirinnà sulle unioni civili. “Non è mai successo che si sia tornati indietro sui diritti civili, quindi è una cosa che personalmente non temo, più preoccupante invece il fatto che il prossimo esecutivo che si insedierà non sarà esattamente un governo che avrà a cuore i diritti Lgbt, per cui leggi sul matrimonio egualitario, o sull’adozione per le coppie omosessuali subiranno evidentemente ulteriori ritardi”. 

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gorgias Mi., 14.03.2018 - 16:43

Non dovrebbe chiamarsi LBT? Donne lesbiche, bi e trans si può anche capire, ma la G sta per gay.
E le intersessuali e asessuali sono escluse?

Mi., 14.03.2018 - 16:43 Permalink