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“Arroccarsi sull’Aventino è inutile”

La prova del 9: il 3 maggio la direzione nazionale Pd per decidere il da farsi. Carlo Costa ci sarà: “Basta con i personalismi, ipotesi governo non impossibile”.
Carlo Costa
Foto: Screenshot/Youtube

salto.bz: Costa, come membro della direzione nazionale del Pd, sarà a Roma - unico altoatesino, peraltro - il 3 maggio per dire la sua su un eventuale accordo con i 5 stelle, ipotesi tuttavia già scartata con decisione da Matteo Renzi che evidentemente dà ancora le carte nel partito. Condivide la sua linea?

Carlo Costa: Vedremo come si articolerà la discussione in direzione, ritengo sia giusto avere un confronto all’interno del partito. La mia opinione non è molto diversa da quella che ha espresso Renzi. L’esito delle elezioni del 4 marzo è molto chiaro: una vittoria secca dei 5 stelle e una coalizione, quella del centrodestra, che ha ottenuto un risultato importante, con il Pd che certo non ha vinto. Rispetto alle necessità del Paese trovo corretto aprire un dialogo con i 5 stelle anche se costituire un governo sarà difficile dato che le posizioni sono evidentemente troppo diverse. Penso al Jobs Act, per esempio, che pur essendo un provvedimento migliorabile e forse non sufficiente, ha tuttavia creato le condizioni per poter riattivare il mondo del lavoro o quantomeno le imprese che, e posso confermarlo in base alla mia diretta esperienza, hanno apprezzato questa riforma. Se ne parla pochissimo ma anche la legge sul Dopo di noi è stato un passaggio di una civiltà assoluta, così come la legge sulle unioni civili. Allo stesso tempo trovo poco responsabile dire mi metto sull’Aventino e qualunque cosa succeda io non ci sono.

Insomma con i 5 stelle dialogo sì, accordo no.

Io sono per un appoggio esterno con un piano a tempo in cui si rimette mano alla legge elettorale, una legge che è il motivo principale per cui oggi ci si ritrova in una condizione di ingovernabilità.

Negli ultimi 15 anni, ogni volta che si è toccata la legge elettorale, c’è sempre stato chi in Parlamento si è battuto per creare condizioni che portassero di fatto a uno stallo e che impedissero all’altro di governare, piuttosto che fare una legge chiara che permettesse effettivamente a chi vince le elezioni di governare.

Legge che ha il timbro del Pd.

Le colpe non stanno né da una parte né dall’altra, perché negli ultimi 15 anni, ogni volta che si è toccata la legge elettorale, c’è sempre stato chi in Parlamento si è battuto per creare condizioni che portassero di fatto a uno stallo e che impedissero all’altro di governare, piuttosto che fare una legge chiara che permettesse effettivamente a chi vince le elezioni di governare. E su questo devo dire che la riforma costituzionale, pur con le sue luci e ombre, metteva fine a questo “vizio storico”. 

Ma sappiamo com’è andata. L’ipotesi del doppio turno alla francese potrebbe accontentare tutti?

Un sistema del genere consentirebbe con certezza di mettere in campo i due soggetti che hanno avuto il miglior risultato al primo turno, dopodiché il Paese si deve schierare per l’uno o per l’altro candidato. Forse per alcuni non sarà l’opzione migliore, ma almeno si sceglie. 

Non faccio discorsi come quelli che fa Renzi in merito al fatto che i 5 stelle ci abbiano coperto di insulti, questi sono fatti di carattere personale che la politica deve imparare a tenere a distanza.

E tornando al “qui e ora”?

Trovo sia utile confrontarsi sui temi con il Movimento 5 stelle. Non faccio discorsi come quelli che fa Renzi in merito al fatto che i 5 stelle ci abbiano coperto di insulti, questi sono fatti di carattere personale che la politica deve imparare a tenere a distanza…

Del resto il Pd si è prestato allo stesso gioco, denigrando Berlusconi, prima che si suggellasse il patto del Nazareno…

Infatti. Io dico: sui temi bisogna essere chiari, sull’Europa ad esempio. Sul reddito di cittadinanza e su quello di inclusione che io non trovo così dissimili. Non vedo assolutamente impossibile un’idea di governo, dico che è più complicato rispetto a un’ipotesi di appoggio esterno. 

Ma l’opposizione è l’unico lido dove recuperare consensi, ha messo in chiaro Renzi.

È vero, ma questa è una valutazione in merito al risultato del Pd mentre ne vanno fatte altre nell’interesse del Paese. 

Si tratta di un atto di responsabilità che i renziani non sono disposti a fare?

Non per nascondersi dietro un dito ma io credo che le affinità maggiori ci siano tra Lega e Movimento 5 stelle per la costituzione di un governo, ma la presenza di Forza Italia genera, come sappiamo, uno stallo. 

 Il motivo per cui è nato il Pd si basa sulla capacità di riformare, bisogna capire se è ancora in grado di farlo.

Se si torna a votare il Pd non rischia il colpo di grazia? 

L’impressione che ho io è che il quadro politico, non solo a livello nazionale ma anche europeo, cambi con una velocità inaspettata. In questo senso, per esempio, non mi sarei aspettato che il centrosinistra in Friuli Venezia Giulia si avvicinasse al 30%. Ciò significa che anche di mese in mese si possono avere delle modifiche sull’orientamento politico dell’elettorato. Poi è chiaro che il Pd non è in una fase brillante e che potrebbe avere un’ulteriore contrazione.

Fare autocritica non aiuterebbe?

Credo sia sempre un errore personalizzare i fatti politici. Il Pd si è costituito con l’idea di fondere le due culture di provenienza, quella cristiano-popolare e quella socialista-riformista per creare un polo democratico in stile anglosassone. Il motivo per cui è nato il Pd si basa sulla capacità di riformare, bisogna capire se è ancora in grado di farlo. A Renzi va dato atto di aver attuato questo tentativo di riforma pur con tutti gli errori del caso. Ora va aperta una discussione serena sul ruolo e l’indirizzo che potrà avere un soggetto politico come il Partito democratico. E in questo processo l’autocritica è un esercizio che va fatto costantemente.

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Karl Trojer Mi., 02.05.2018 - 10:59

Ich finde die Darlegungen von Carlo Costa , PD, zutreffend, würde aber der Bildung einer Regierung M5S + PD den klaren Vorzug vor einer bloßen Unterstützung einer M5S- Regierung von außen geben. Es gibt, nach meinem Verständnis, derzeit zwei Hauptgefahren für Demokratie und Gemeinwohl : da ist einmal die Narrenfreiheit die dem Neoliberalismus mit seinem " immer schneller und immer mehr (Profit)" zugestanden wird , und dann die Hetze gegen alles was von außen kommt, "das Fremde", welche Angst erzeugt, mit der die rechtsextremen Parteien , die demokratischen Freiräume mißbrauchend, auf Stimmenfang gehen. Dem gilt es mit aller Kraft durch Stärkung von Partizipation, gegenseitigem Respekt, Wertschätzung der Verschiedenheiten und durch achtsames Zuhören, auf allen Ebenen, entgegenzuwirken.

Mi., 02.05.2018 - 10:59 Permalink