Politik | Landeshauptmann

“Uns eint der gemeinsame Kampf”

Arno Kompatscher sulle multiformi anime della Svp, le alleanze post-voto, l’Autonomia del dialogo, la metamorfosi dei tempi e quella diplomazia provvidenziale.
Kompatscher - salto
Foto: Salto.bz

salto.bz: Presidente Kompatscher, prima che siano gli elettori a esprimersi, lei che voto dà al suo operato in questa legislatura? La sente la pressione del confronto con il suo longevo predecessore Durnwalder? L’ansia da prestazione?

Arno Kompatscher: In quanto al voto preferisco lasciare la parola agli elettori. Per il resto, beh, era chiaro fin dall’inizio che chiunque fosse succeduto a Durnwalder avrebbe dovuto confrontarsi con un personaggio storico di grande levatura che ha governato in un periodo in cui il Sudtirolo si è sviluppato in maniera eccezionale, e ottenere lo stesso consenso non sarebbe stato facile.

Va detto però che i tempi sono cambiati, oggi tutto è più veloce anche a causa dei social media, tutti commentano tutto, ognuno è confinato nella sua bolla e l’interlocuzione diretta con le persone è diventata più complicata. Una volta c’era anche più rispetto verso le istituzioni e i politici, oggi la democrazia tradizionale è in crisi. Ci sono nuove sfide da affrontare, ma l’ambizione di voler fare bene per la gente e il territorio è qualcosa che mi accomuna all’ex Landeshauptmann Durnwalder e vorrei raggiungere anch’io ottimi risultati. Intanto posso dire che abbiamo centrato gli obiettivi primari che ci siamo posti nel programma di coalizione del 2013, superando anche le aspettative. Che non è poco.

Sie sagen, der direkte Dialog wird immer schwieriger. Welche Frage stellen Ihnen die Menschen, die Sie auf der Straße treffen, am häufigsten?

(überlegt eine Weile) Wie derpacken Sie das?

Ihre Antwort?

Die Arbeit für die Menschen gibt immer wieder neue Motivation. Manchmal antworte ich auch: Ich habe sehr starke Arme und Schultern.

Ohne einen starken Rücken geht es als Landeshauptmann auch nicht. Sie wissen, dass Sie nicht nur Freunde, sondern auch Feinde im Edelweiß haben, auf der Parteikonferenz in Vahrn Ende Juni haben Sie sich an die Kritiker und Zweifler in den eigenen Reihen gewandt. Wie stark spüren Sie den Rückhalt in der SVP?

Es geht nicht um ein Freund-Fein-Schema. In einer Sammelpartei gibt es Menschen, die einzelne Entscheidungen oder auch gewisse grundsätzliche Herangehensweisen nicht so toll finden und sich einen anderen Stil wünschen würden. Das liegt in der Natur einer Partei, die sehr breit aufgestellt ist.

In Vahrn wollte ich zwei Dinge klar stellen: Autonomie, starke Identität und friedliches Zusammenleben sind für mich kein Widerspruch. Für mich haben in diesem System alle Platz. Nicht im Sinne, sich nur geduldet zu fühlen, sondern eine Heimat zu haben. Nur mit einem gemeinsamen Gefühl, dieses Modell Südtirol ist toll, kann es funktionieren. 

Zweitens ging es mir um die Stilfrage. Mit Auf-den-Tisch-Schlagen und danach für einen Tag der Held sein ist am Ende gar nichts zu holen. Mein Vorbild ist Silvius Magnago, der mit Verhandlungen und Dialog zum großen Erfolg gelangt ist. Diesen Stil lebe ich, das bin ich. Und wer dafür ist, möge mitgehen. Das war meine klare Botschaft an die Partei. Und das Resultat hat mich sehr gefreut.

Trotz der 95,8 Prozent, mit denen Sie zum SVP-Spitzenkandidaten für die Landtagswahlen gekürt wurden, haben Sie parteiintern offene Flanken. Da war die holprige Kandidatenfindung im Pustertal. Auch Umfragen haben ergeben, dass der Rückhalt für Sie im Pustertal am geringsten ist. Weil mit Luis Durnwalder, der als Ihr Vorgänger einen anderen Stil pflegte und seinem Neffen, Meinhard Durnwalder ein Bezirksobmann und Senator, der Ihre Linie nicht immer teilt, dort die Fäden ziehen? 

Diese Leseart sehe ich absolut nicht. Die Unterschiede auf Bezirksebene, die sich in den Umfragen herausgestellt haben, würde ich nicht überbewerten. Aber wenn man sie anschaut, haben sie sicher mit der ganzen Debatte um die Gesundheitsreform zu tun. Im Gegensatz zu dem, was Tatsache ist, überwiegt draußen  leider die Meinung, dass man dort künftig weniger machen will. Ziel der gesamten Reform aber ist, Strukturen und Dienste in der Peripherie langfristig sicherzustellen. Das zu vermitteln, haben wir nicht geschafft. Man merkt das nicht nur im Pustertal. Sondern auch im Vinschgau und im Wipptal. Deshalb kann man die Unterschiede in den Umfragen nicht so interpretieren wie Sie. Denn wer wäre dann im Vinschgau und im Wipptal der Schuldige?

In Sudtirolo ci sono ancora lavoratori in seria difficoltà. E questo per me è motivo di profonda insoddisfazione, anche se i margini per fare di più ora che le imprese sono più competitive ci sono. Il successo deve riguardare tutti.

Un esercizio di autocritica fa parte del rito del bilancio. Se dovessimo basarci sui giudizi dei suoi detrattori l’elenco degli insuccessi sarebbe lungo: dalla sanità al carovita, dal nuovo carcere di Bolzano ancora fermo agli affitti e prezzi delle case alle stelle. Cosa le pesa di più non essere riuscito a portare a casa in questa legislatura?

Mi faccia premettere che abbiamo messo al centro del programma di coalizione il lavoro e che oggi c’è una piena occupazione…

E tuttavia persistono le disuguaglianze a livello di reddito. 

Dal 2011 al 2016 i salari netti sono scesi, è vero, ma nella legislatura Kompatscher sono aumentati, dal 2014 c’è un’inversione di tendenza e questo è un dato statistico. Con la defiscalizzazione e il raddoppio dell’assegno famigliare, per esempio, abbiamo migliorato anche la situazione del lavoratore dipendente. Gli stessi rappresentanti delle categorie economiche e i sindacati, in un recente incontro, hanno constatato che la giunta ha fatto i compiti a casa. Ma arrivo all’autocritica: considerando l’ambito degli impieghi meno qualificati e alcune categorie, come quella del commercio, ci sono ancora lavoratori in seria difficoltà. E questo per me è motivo di profonda insoddisfazione, anche se i margini per fare di più ora che le imprese sono più competitive ci sono. Il successo deve riguardare tutti.

Sul capitolo sanità vorrei spendere qualche parola in più: non si può pretendere di risolvere in due, tre anni una situazione sfavorevole che dura da molto tempo. Per vent’anni si sono assunti dottori con contratti d’opera perché non si trovava il personale medico fino a che tale pratica non è stata dichiarata inapplicabile dai giudici. A questo si è aggiunta anche la nuova regolamentazione europea degli orari di lavoro del personale medico. Per tutto ciò abbiamo dovuto assumere medici in deroga al bilinguismo, sempre bersagliati di critiche e con la Südtiroler Freiheit che oggi “si ricorda” che il proporz viene violato, quando noi invece chiediamo che entro 3 anni i medici abbiano il requisito del bilinguismo. Io dico che siamo sulla strada giusta. E non dimentichiamo che in Sudtirolo abbiamo prestazioni mediche di alto livello. Ci sono problemi organizzativi, è indubbio, ma questo accade perché mai siamo riusciti a costruire un’azienda sanitaria unica, idea difficile da far digerire a tanti gruppi di interesse, sindaci e rappresentanti locali e anche qualche dipendente dell’azienda che non sono interessati a questo tipo di svolta. Ma ora con il principio “un ospedale - due sedi” abbiamo creato i presupposti per andare in quella direzione. Anche sui tempi d’attesa bisogna lavorare come azienda unica, riorganizzare il Pronto soccorso a Bolzano è possibile solo col nuovo edificio che sarà operativo già nel 2019. Infine sulla digitalizzazione avremmo dovuto essere più veloci, non lo siamo stati, ma abbiamo anche incontrato tanta resistenza.

 

Wie ist Ihr Verhältnis zu Philipp Achammer, den Sie nicht nur als Landesrat, sondern auch als Parteiobmann zur Seite haben?

Persönlich ist das Verhältnis ein sehr, sehr gutes. Aufgrund unserer unterschiedlichen Rollen gibt es natürlich immer wieder Reibungspunkte. Ich als Landeshauptmann habe eine klare Vorstellung davon, in welche Richtung wir bei bestimmten Entscheidungen gehen müssen. Und Entscheidungen tun irgendjemandem immer weh. In seiner Funktion als Parteiobmann muss Philipp Achammer eher darauf schauen, mit allen Seelen in der Partei zurechtzukommen. Anders als der Landeshauptmann, der irgendwann sagen muss, das wird jetzt gemacht, auch wenn es jemandem nicht passt.

Riguardo le alleanze post-voto la Lega, per ovvi motivi, tenta la corsa in solitaria alle elezioni e punta a scalzare il Pd per entrare in giunta insieme alla Svp. Con Salvini vi incontrerete per discuterne? E sul fronte opposto ritiene ancora plausibile una coalizione con il vostro partner storico, il Pd, magari imbarcando anche i Verdi?

Il mio partito punta a ottenere il massimo del consenso e quindi a garantire stabilità con i partner che ci ritroveremo. Avremo una coalizione perché lo Statuto prevede la rappresentanza di tutti i gruppi linguistici nel governo, ma con chi la costituiremo lo decideranno gli elettori. Sono tutti potenziali alleati di governo purché rispettino 3 principi: Europa, autonomia e convivenza. Per quel che riguarda Salvini ho appreso dai giornali che farà tappa in Alto Adige, ma finora non mi è stato chiesto alcun incontro.

Auch Bundeskanzler Kurz ist sehr bewusst , dass das gesamte Autonomiemodell neben der völkerrechtlichen Verankerung mindestens gleich stark auf den guten bilateralen Beziehungen zwischen Österreich und Italien aufbaut.

Ein unverhandelbarer Baustein für eine Regierungskoalition ist für Sie die Autonomie. Nun haben Sie in Vahrn zu Ihren Parteigenossen gesagt: “Nur wir und niemand anderes ist die Partei der Autonomie.” Sehen Sie da keinen Widerspruch? Wie soll eine “Autonomie für alle” gelingen wenn die SVP den alleinigen Anspruch darauf erhebt?

Die Aussage in Vahrn war vor allem als Abgrenzung zu den anderen deutschsprachigen Parteien zu verstehen, zu jenen, die immer wieder gern andere Wege einschlagen möchten, um dann wieder zu sagen “Wir müssen die Autonomie verteidigen!” Denen sage ich: Wer hat immer an diesen Weg geglaubt und ihn immer erfolgreich beschritten? Wer hat Verantwortung übernommen und Südtirol zum Erfolg geführt? Wir sind die Partei der Autonomie, es ist unsere Partei, die sie geschaffen hat – und das kann uns niemand streitig machen. Die anderen haben alle möglichen Vorstellungen, die in die Irre führen. Da nimmt man Katalonien als Vorbild – naja, was haben die jetzt? Wenn sie Glück haben, kehren sie wieder an den Verhandlungstisch zurück.

1969 war es bei Gott nicht leicht, sich für das Paket zu entscheiden. Aber da haben Leute Verantwortung übernommen und sind nicht unrealistischen Träumereien verfallen. Man hat nicht gesagt, wir haben lieber die Taube auf dem Dach als den Spatz in der Hand. Und der ist inzwischen zum Schwan geworden! Gehen wir diesen Erfolgsweg doch weiter! 

Dabei dürfen wir nie vergessen, dass wir ihn immer mit Partnern gegangen sind. Die Autonomie ist im Dialog entstanden. Nicht umsonst zähle ich nicht nur einen Silvius Magnago und einen Alfons Benedikter zu den Vätern der Autonomie. Es hat auch einen Alcide Berloffa gegeben, einen Aldo Moro, Giulio Andreotti, Bruno Kreisky – und auch Lokalvertreter als Baumeister dieser Autonomie. Alle sind eingeladen, an der Autonomie mitzuarbeiten.

A proposito di “inviti a lavorare insieme per l’autonomia” Köllensperger è pronto a governare con la Svp, ma la Svp è pronta a governare con lui?

Se lui rappresenterà il gruppo linguistico italiano, e ho i miei dubbi, vedremo. Mi chiedo: ma se ci fossimo permessi noi di comportarci come Köllensperger se li immagina i titoli sui giornali? Tutti avrebbero gridato allo scandalo. Mi riferisco a quando ha firmato la lettera sulla doppia cittadinanza e poi ha cercato di correggere il tiro; a quando ha detto che si sarebbe dimesso dal consiglio provinciale, poi ci ha ripensato e ha deciso solo di “ritirarsi”. Aveva anche annunciato in consiglio provinciale che si sarebbe rivolto a Di Maio per far modificare la legge urbanistica perché non gli piaceva, ma è questo l’approccio autonomista di Köllensperger? Andare a Roma e chiedere all’amico ministro di intercedere?

E oggi il suo programma elettorale dov’è? Tutto questo però è passato quasi inosservato, pare che Köllensperger venga trattato con i guanti dai media.

A differenza di lei, intende dire?

No, non voglio dire questo. Io non sono trattato né meglio né peggio di altri, vengo criticato, ma è nell’ordine delle cose. Quel che noto è che i media a volte non riescono, anche se non gliene faccio una colpa, a contrastare questo vento populista e distruttivo, molto pericoloso per la democrazia, che bolla tout court i politici come ladri e incapaci. Per dire, parte dell’opinione pubblica è ancora convinta che incassiamo i vitalizi come gli ex. Nessuno va più in politica per fare cassa, privilegi non ce ne sono più, l’onore nemmeno. Sono scontento di questa situazione che, beninteso, non riguarda solo il Sudtirolo, e mi chiedo a questo punto chi avrà ancora voglia, in futuro, di mettersi in gioco per fare politica.

 

Für die einen ist Katalonien ein Vorbild, die anderen nehmen es als Drohszenario. Urzì hat jüngst davor gewarnt, dass die SVP mit Gesetzesinitiativen zur Reform des Autonomiestatuts in Rom Südtirol in Richtung “interne Sezession” steuere.

Biancofiore hat von einer “secessione di velluto” gesprochen.

Warum ist es bislang nicht gelungen, solche Stimmen zum Verstummen zu bringen?

Weil es noch nicht gelungen ist, einen sprach- und volksgruppenübergreifenden Autonomiepatriotismus zu schaffen. Sehr viele, aber längst nicht alle identifizieren sich mit diesem Modell. Viele tun sich auch deshalb sehr schwer, weil sie das Gefühl haben, nicht dazuzugehören. Das betrifft sehr oft Teile der italienischen Sprachgruppe, aber auch der Ladiner und ebenso Gruppen in der deutschen Sprachgruppe, die meinen, “Ich bin draußen”, “Das ist die Autonomie für die anderen”. Genau das ist zu überwinden.

Selbstverständlich ist unsere Autonomie ein System, das zunächst zum Schutz für eine bzw. zwei Sprachgruppen in einem italienischen Mehrheitsstaat erdacht sind. Man hat aber damals verstanden – und deshalb ist die Südtirol-Autonomie ja so genial und besonders und wird weltweit herumgezeigt –, dass die Autonomie neben ihrer Schutzfunktion auch ein soziales und wirtschaftliches Entwicklungsinstrument sein muss. Und das Recht, gesetzgeberisch tätig zu sein und selbst zu verwalten, gilt eben nicht mehr nur für eine Sprachgruppe. 

Wir tragen alle unseren kulturellen Rucksack – was gut und schön ist –, aber was uns eint, ist der Kampf, um dieses System zu verteidigen und immer weiter zu verbessern, gemeinsam weiterzuentwickeln. Es ist mein Wunsch, dass das gelingen möge. Aber weil wir noch nicht soweit sind, ist es ganz leicht, zu provozieren.

Wie können Mauern abgebaut werden, wenn sie zugleich vom System aufrecht erhalten werden?

Ich bin ein überzeugter Verfechter – und bin überzeugt, dass das eine moderne Haltung ist – unserer Schutz- und Garantiesysteme. Sie sind die einzige Möglichkeit, um die Angst um die eigene Identität, die eigenen Wurzeln und Unsicherheit überwinden zu können. Interessant ist ja, dass die Schutzinstrumente inzwischen für alle Sprachgruppen wirken. 

In diesem Punkt widerspreche ich Alexander Langer. Er hat gesagt, das Proporzsystem würde zu ethnischen Käfigen führen. Ich sage Nein, beim Proporz kommt kein Beistrich weg. Inzwischen wird er flexibler angewandt, ja, aber diese Schutzinstrumente sind die Voraussetzung, damit wir Angst überwinden können. Weil wir sicher sind. An den Sicherungsleinen dürfen wir nichts ändern, dann schaffen wir es auch. Gerade weil du weißt, du hängst an einem gesicherten Seil und da passiert nichts, kannst du dich öffnen und aufeinander zugehen.

Mein Vorbild ist Silvius Magnago, der mit Verhandlungen und Dialog zum großen Erfolg gelangt ist. Diesen Stil lebe ich, das bin ich. Und wer dafür ist, möge mitgehen.

Il passo verso il tema del plurilinguismo è breve. L’impressione è che sul piano politico si tratti l’argomento come uno slogan, una cantilena, una cassaforte per i voti in certi casi, mentre la società, trasversalmente ai gruppi linguistici, e anche il mondo economico, domandano azioni concrete ricordando come per esempio il 77% dei genitori di lingua tedesca voglia che a scuola venga migliorato l’insegnamento della lingua italiana (una richiesta che peraltro non arriva solo dalle famiglie residenti nel capoluogo ma anche dalle valli). Cosa aspettate a tirare fuori quel coraggio che vi chiedono di mostrare?

Il problema non è la mancanza di coraggio. Molte sono le cose che si possono fare, tutti questi progetti nelle scuole d’infanzia, per esempio, l’apprendimento precoce della seconda lingua, il CLIL, metodi che hanno basi giuridiche, basta applicarli, ma non lo si fa ancora abbastanza. Abbiamo una didattica, sia nell’ambito della lingua tedesca sia in quella italiana, che è sicuramente superata e chiediamo anche ai nostri istituti scolastici di scegliere testi differenti e altri metodi di insegnamento perché hanno l’autonomia per decidere nel merito.

Poi però facciamoci anche una domanda: perché i nostri ragazzi imparano così bene l’inglese, con meno ore di insegnamento e senza scuole miste? Perché lo vogliono fare. Non ci sono in questo caso resistenze individuali né di gruppo, il problema allora è un altro. E non riguarda solo la scuola ma l’approccio alla lingua. Dove arriveremo di questo passo? Al punto che i ragazzi per comunicare fra loro si parleranno in inglese? Ecco, questa è la sfida per la nostra società, è qui che possiamo fare la differenza. Creare più occasioni di incontro.

Io ricordo che quando da piccolo portavo la pagella a mio padre la prima cosa che lui andava a guardare era il voto della seconda lingua, la voce più importante, mi diceva: “Se andrai a Bolzano e avrai a che fare con la mano pubblica devi sapere l’italiano”. È un grande risultato che oggi ognuno può usare la propria madrelingua nei rapporti con l’amministrazione pubblica ed è un diritto sacrosanto. Eppure, innegabilmente, chi ha successo in questo territorio è prima di tutto almeno bilingue.

Nicht nur in der Schule, auch in der Kultur sehen viele die Trennung auf politischer und verwaltungstechnischer Ebene als längst nicht mehr zeitgemäß. 

Für mich ist es richtig, drei verschiedene Kulturassessorate zu haben, mit jeweiligen politisch Verantwortlichen. Zum Schutz, um sicherzustellen, dass es nicht zu einer Majorisierung kommt. Das ist auch im Interesse der “kleineren” Bereiche italienische und ladinische Kultur. Darüber hinaus gibt es heute schon jede Menge Möglichkeiten. Meine lieben Kulturschaffenden, niemand verbietet euch ein gemeinsames Kulturprojekt! Es finden ja laufend welche statt. Und wenn nicht, ist es ungerechtfertigt, das auf das Bestehen der Kulturämter zurückzuführen. Damit wälzt man Verantwortung ab. Genau die Kulturschaffenden haben die Aufgabe, diesen Mehrwert herauszuarbeiten.

 

La prossima legislatura si muoverà all’interno di uno scenario completamente diverso dal precedente: la Lega probabile partner di governo sulla spinta del consenso nazionale, la crisi della sinistra che non è episodica, a poca distanza geografica Kurz che non è esattamente un europeista convinto. Come si rapporta con queste nuove contingenze?

Resto fedele ai miei valori. Di certo non mi metterò a rincorrere gli estremisti né permetterò, per quel che mi riguarda, che tutto quello che è stato costruito dal dopoguerra a oggi venga spazzato via d’un colpo. È da irresponsabili anche solo pensare di poter tornare a relegarci in piccoli staterelli, una prospettiva che non risolverebbe un bel niente. Bisogna continuare a lottare per difendere certi principi. Vede, è un paradosso sentire i nazionalisti, a livello europeo, dire “noi lavoriamo per la stessa idea”. Non è così, i nazionalisti lavorano l’uno contro l’altro, perché lo Stato a cui fanno riferimento è sempre e solo il loro. 

In merito al nazionalismo, se la formazione di estrema destra volesse entrare in consiglio provinciale potrebbe avere qualche chance di riuscita, a meno che la Lega non catalizzi anche quei voti. 

Se l’estrema destra dovesse farcela sarebbe davvero una tragedia, dopo tutto quello che in passato questo territorio ha dovuto affrontare. Se certe idee tornano nelle istituzioni vuol dire che non abbiamo imparato nulla dalla Storia. 

Io ricordo che quando da piccolo portavo la pagella a mio padre la prima cosa che lui andava a guardare era il voto della seconda lingua, la voce più importante, mi diceva: “Se andrai a Bolzano e avrai a che fare con la mano pubblica devi sapere l’italiano”.

Sie waren jüngst mit Ihrem Tiroler Amtskollegen und dem österreichischen Bundeskanzler auf der Dreiländerspitze unterwegs. Als wie verlässlich empfinden Sie die Seilschaft mit Platter und Kurz?

Mit Günther Platter habe ich seit fünf Jahren eine sehr enge Zusammenarbeit – obwohl wir manchmal unterschiedliche Interessenlagen haben. Reden wir offen: Seine Sicht auf die Frage der Grenzkontrollen am Brenner war schon einmal einen andere – nachvollziehbarer Weise. Inzwischen ist auch Platter ein wirklich feuriger Verfechter der offenen Brennergrenze. Ich arbeite wirklich hervorragend mit ihm zusammen. Sebastian Kurz war in all den Fragen, in denen es wirklich um etwas gegangen ist, als Außenminister und als Bundeskanzler, bislang absolut verlässlich.

Gab es Gelegenheit, am Gipfelkreuz über den Doppelpass zu sprechen?

Ja, aber nicht zum ersten Mal. Ganz wichtig ist, dass Österreich eines geklärt hat: Dass es keine einseitigen Maßnahmen seitens der Republik Österreich geben wird. Nicht etwa, weil man Italien fragen müsste – das ist rechtlich nicht notwendig. Sondern weil auch Bundeskanzler Kurz sehr bewusst ist, dass das gesamte Autonomiemodell neben der völkerrechtlichen Verankerung mindestens gleich stark auf den guten bilateralen Beziehungen zwischen Österreich und Italien aufbaut. Wenn man das weiß, fängt man nicht an, irgendwelche Dinge einseitig zu machen. Deshalb bin ich davon überzeugt, dass die Republik Österreich das in der richtigen Form machen wird.

Parliamo di immigrazione. A distanza di anni ammette che la Provincia abbia sottovalutato la portata del fenomeno continuando a trattare il tema in un’ottica emergenziale con tutte le conseguenze del caso?

Chi in Europa era pronto per affrontare un evento del genere? Tutti eravamo impreparati, e questa non vuole essere una scusa. L’Europa non ci ha dato gli strumenti per trattare il fenomeno in modo non emergenziale.

Oggi si grida ancora al panico come se fossimo ancora nel 2015, ma il numero dei richiedenti asilo presenti sul territorio è diminuito e oltre il 30% di queste persone hanno un rapporto di lavoro, e non parlo solo di stage. Siamo passati dal subire una situazione al gestirla. E questo è anche merito delle associazioni di volontariato oltre che delle nostre strutture e della distribuzione dei richiedenti asilo sul territorio. Ammetto che abbiamo sottovalutato l’allarme sociale, sì, la gente è andata in crisi ed è tornato lo spauracchio del confine.

Come giudica la gestione salviniana dell’immigrazione?

Salvini fa annunci. Ma non è che se si fanno le parole grosse il fenomeno sparisce. Piuttosto diciamo la verità e cioè che il calo degli arrivi c’era già stato con il precedente ministro dell’Interno Minniti. Su una cosa Salvini ha ragione, l‘immigrazione illegale va combattuta ed è necessaria una distribuzione dei richiedenti asilo in Europa. Ma questo lo chiedevano già altri governi, solo che lui lo fa in modo più duro.

Finanche ricattatorio.

Si può dire anche così. I singoli stati membri non riusciranno a gestire da soli il fenomeno. Perfino Salvini ora si è reso conto che è l’Unione europea tutta a dover puntare su una strategia condivisa.

Stichwort Europa: Sie sind derzeit Präsident der Europaregion Tirol-Südtirol-Trentino. An grenzüberschreitenden Themen mangelt es nicht, um mit Migration und Transit bzw. Verkehr nur zwei zu nennen. Was wurde in den vergangenen fünf Jahren auf Euregio-Ebene weitergebracht?

Als politische Plattform war die Euregio enorm bedeutend, gerade bei den angesprochenen Themen. Hätten wir zum Beispiel beim Thema Flüchtlinge und Schließung der Brennergrenze die Europaregion nicht als Klammer gehabt – wer weiß, was alles hätte passieren können! Wir haben alle etwas davon, wenn diese politische Plattform funktioniert. Sie ermöglicht es, gemeinsame Lösungen für die großen politischen Fragen zu finden. Zudem sind gemeinsame Beschlüsse und ein gemeinsames Auftreten im Spannungsfeld mit den Staaten, in dem wir uns als Region befinden, enorm wichtig. Die Euregio funktioniert als Interessengemeinschaft, gegenüber, Deutschland, Österreich, Italien beziehungsweise den Nachbarregionen.

Haben Sie den Eindruck, dass die Europaregion im Alltag der Bürger viel weniger greifbar ist als auf dem politischen Parkett?

Ich bin ein überzeugter Europäer und Euregio-Verfechter, nicht zuletzt weil sich auch die Bevölkerung wünscht, dass mehr passiert. Das geht aus den Euregio-Studien hervor, die übrigens belegen, dass gerade in Südtirol die Euregio erstens bekannt ist und zweitens als etwas Positives empfunden wird. Es überrascht mich immer wieder, wie sehr das Bewusstsein für die Europaregion da ist. Ich hatte oft Sorge, gerade weil es an Sichtbarkeit und Konkretem noch fehlt. Es ist also durchaus noch Luft nach oben da. Nichtsdestotrotz hat es in den vergangenen Jahren eine Vielzahl an konkreten Maßnahmen und Projekten gegeben: In Sachen Universität, Forschung, Wissenschaft und Kultur wächst die Euregio immer enger zusammen. 

In der Mobilität haben wir mit dem Euregio-Ticket große Pläne. Es soll morgen einen Südtirolpass geben, der zwischen Ala und Kufstein funktioniert. Der Wunsch war, das Euregio-Ticket noch in dieser Amtsperiode einzuführen. Aber es hakt noch daran, dass das Bundesland Tirol ein völlig anderes System hat. Die Umsetzung ist sehr schwierig, doch der politische Wille und die Voraussetzungen, es schrittweise einzuführen, sind da. 

Il rinnovo della concessione autostradale dell’A22. Davvero lei spinge per una holding pubblica del Nordest?

Non so perché sia rimbalzata sui media questa notizia. A che pro una holding del Nordest? L’Autostrada del Brennero è un’arteria peculiare, con il finanziamento trasversale della costruzione del tunnel di base del Brennero tramite il fondo ferrovia, che è ancora un unicum in Europa.

Dopo la terribile tragedia di Genova il governo si è convinto che una gestione privata non è garanzia di sicurezza, la proposta della Provincia ha già incassato il parere positivo del Consiglio di Stato e dell’Autorità di regolazione dei trasporti. Per quel che riguarda le perplessità europee finché si parla di accordo interistituzionale tra lo Stato e gli enti pubblici sul territorio e non di concessione l’Ue ha assicurato che non si metterà di traverso. Il ministro Toninelli ha chiesto una verifica per cui a breve andremo a Bruxelles a portare la bozza del contratto, ma so già che la risposta della commissione europea sarà positiva perché ci troveremo davanti a una organizzazione interna dello Stato.

 

Senta Presidente, lei è sempre molto diplomatico, ma non perde mai le staffe?

Altroché. E quando mi arrabbio è davvero un problema serio per chi si trova dall’altra parte e quella reazione l’ha provocata. Ma difendo la mia diplomazia che a Roma mi ha fatto ottenere ottimi risultati, anche insperati. Sono tenace e sempre gentile, fermo sulle mie idee. lI Sudtirolo ha sempre avuto successo con il dialogo e il confronto, non con la violenza, lo ribadisco: ce l’ha insegnato Magnago. 

Herr Kompatscher, Sie sind in den vergangenen fünf Jahren…

Grauer geworden, ja (deutet auf seine Haare und schmunzelt).

Um wieviel älter fühlen Sie sich?

Natürlich bin ich nur um fünf Jahre gealtert. Aber ich habe in dieser Zeit mehr gelernt, mehr Erfahrung gesammelt und mehr Entscheidungen getroffen als je zuvor. Das bringt das Amt als Landeshauptmann mit sich. Es ist spannend, aufreibend, anstrengend. Man macht enorm viele Stunden, schläft sehr wenig. Ich hatte einmal Gelegenheit, mich mit meinem Vorgänger darüber zu unterhalten und habe ihn gefragt, ob er 25 Jahre mit so wenig Schlaf ausgekommen ist. Er hat mir gesagt, daran wirst du dich schon gewöhnen. Jetzt kann ich feststellen: Er hatte auch in diesem Punkt recht.

Zudem bin ich neben Landeshauptmann auch Privatmensch. Und es gibt immer wieder familiäre Situationen, die zum aufreibenden Beruf dazu kommen. Da geht es einem Landeshauptmann nicht anders als allen anderen Menschen im Land.

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rotaderga Mo., 27.08.2018 - 08:31

Zweifelsohne ist Arno Kompatscher ein Meister und Perfektionist des gesprochenen Wortes und der Eigen - Inszenierung. Der Alltag spiegelt ein anderes Bild der letzten Legislatur, ist es seine Machtlosigkeit, ist es die Unfähigkeit und Unerfahrenheit in der praktischen Arbeit, sind es die vielen Kirchtürme oder der nicht immer angebrachte Vergleich mit früheren Legislaturen?
(Magnago sollte er ruhen lassen, es war nicht alles gut von ihm ).
In seiner Selbstdarstellung hinterlässt er dem oberflächlichen Betrachter immer ein gutes Bild. Mir ist das zu wenig. Energie, Sanität, Mobilität, Politkerrenten- Vorschusszahlungen, Steuerabfluss von Gemeindebeteiligungen über SEL Alperia ins Ausland.

Wenns gut war, dann wars die Landesregierung und hinderlich war immer Rom, Brüssel oder die Anderen.
Dass er sich nicht ganz sicher ist, zeigt aber das Angstbrunserle zum Thema Köllensperger.

Mo., 27.08.2018 - 08:31 Permalink
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Martin B. Mo., 27.08.2018 - 21:58

Antwort auf von rotaderga

Roterga spricht einige wichtige Punkte und Reflektionen an. Interessant die Verwendung des Wortes "Kampf" durch den geschliffenen Rhetoriker, jetzt wo alte und neue Konkurrenz im Wahlkampf als peloton ziemlich leicht an die entzauberte maillot jaune und die sehr lahm wirkende tête de la course aufschließen kann. Kein Landesrat wirkt dynamisch und stark für die nächsten fünf Jahre, von den Zurücktretenden sprechen wir gar nicht (Stocker, Mussner). Ein Spaziergang wird das nicht.

Mo., 27.08.2018 - 21:58 Permalink
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Karl Trojer Mo., 27.08.2018 - 18:20

Dem Kompatscher "Unfähigkeit in der praktischen Arbeit" vorzuwerfen , ist unfair und schlichtweg falsch. Ihm "Machtlosigkeit" zu unterstellen, hängt wohl damit zusammen, dass als mächtig erfahren wird, wer allein entscheidet und als ohnmächtig jemand gilt, der wie Kompatscher, Andere in seine Entscheidungen partizipativ einbindet. Die Geschmacklosigkeit des obigen Kommentars krönt schließlich im "Angstbrunserle".

Mo., 27.08.2018 - 18:20 Permalink
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rotaderga Mo., 27.08.2018 - 22:04

Antwort auf von Karl Trojer

„Fragen“ sind keine „Werturteile“, es sie denn man ist nicht fähig ziwschen „Frage“ und „Urteil“ zu unterscheiden.

Ihre Worte im März, Herr Trojer.

Flughafenreferendum, Arno Kompatscher ???? - LH dafür.

Finanzbeteiligungen der Gemeinden bei SEL Alperia Arno Kompatscher ??? , LH dafür.

Verfassungsreferendum Arno Kompatscher ??? , LH dafür.

Kandidatur Boschi im Wahlkreis BZ Unterland Arno Kompatscher ????, LH dafür.

Situation Schael, Impfpflicht -
und nochmals O Ton Schael auf Frage von Salto vor einem Jahr:
(Salto an Schael)
Sie sagen: Die Athesia greift den Landeshauptmann an....
Nein, sie schalten ihn aus. Im Hintergrund sind hier gewisse Seilschaften und Netzwerke aktiv, die Druck auf Kompatscher und die amtierende Landesregierung machen wollen.

Machtlosigkeit oder Ohnmacht???

Noch Fragen Herr Trojer?

Schönen Abend

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Mo., 27.08.2018 - 22:04 Permalink
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Karl Trojer Di., 28.08.2018 - 10:12

Man kann Fragen so stellen, dass sie Urteile implementieren... im übrigen, möge wer nur kritisiert sich doch selbst zur Wahl stellen und möglichst regieren, um fehlerfrei nur Dank zu ernten...

Di., 28.08.2018 - 10:12 Permalink
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19 amet Di., 28.08.2018 - 12:38

Herr Trojer, es gibt eben Leute, denen aber auch gar nichts passt, es sind die sogenannten "Säuerlinge", die vom permanenten Kritisieren leben. Da hilft kein Zureden. Ich möchte nur noch zu dem Fall Köllensberger kurz Stellung nehmen. Der Mann in ein Chamäleon, der sich nach dem Wind bewegt. Als er in Diensten der Firma Grillo & Casaleggio stand, duckte er sich gefühltermassen zweimal die Woche weg um nicht die idiotischen Schreiereien dieser Leute kommentieren zu müssen. Heute sagt er anscheinend er hätte sich dabei geschämt. Aber wie soll man jemand, der so ein biegsames Rückgrat hat, abnehmen was er für die Bürger tun will, vorausgesetzt wir bekommen jemals ein Progamm zu sehen. Und wer garantiert, dass er nach den Wahlen nicht wieder den Schulterschluss mit seinen Freunden sucht.

Di., 28.08.2018 - 12:38 Permalink
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rotaderga Di., 28.08.2018 - 12:59

Und ich dachte hier geht es um das Interview mit LH Kompatscher. Nein da fliegen Seitenhiebe um , wenn die Argumente fehlen, vom Thema abzuschweifen.

Es braucht in der Politik beides, Lob und Kritik. Unehrlichkeit im Lob wird meistens von unbedachten Menschen oberflächlich nachgeäfft. Kritik fordert eher zum Nachdenken auf, aber nicht bei allen.

Di., 28.08.2018 - 12:59 Permalink
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Martin B. Di., 28.08.2018 - 18:41

Wenn Kritik nicht mehr erlaubt ist, sind wir dann noch in einer Demokratie? Statt "Intanto posso dire che abbiamo centrato gli obiettivi primari che ci siamo posti nel programma di coalizione del 2013, superando anche le aspettative" hätte ich mir eigentlich eher eigene Unzufriedenheit und Selbstkritik bei der Prüfung anhand der Ziele 2013 und Willen und Aufbruch zum Nachholen erwartet. Diese Selbstbeweihräucherung kennt man eigentlich von früheren Legislaturen und macht den LH ein ganz schönes Stück unglaubwürdiger, insbesonderer bezüglich kraftvoller Gestaltung der nächsten Legislatur. Aber jedem sein Bild und noch was: das scheinbar kein anderer "leuchtender Stern" vorhanden ist, war schon beim Vorgänger Thema. Eher scheint es das innerhalb der SVP sich wenige Leute mit Fähigkeiten engagieren wollen, bzw. nicht hochkommen (gilt auch für andere Parteien).

Di., 28.08.2018 - 18:41 Permalink
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Profil für Benutzer Thomas Benedikter
Thomas Benedikter Sa., 01.09.2018 - 15:36

"Nur wir und niemand anderes sind die Partei der Autonomie", sagt LH Kompatscher. Eine unberechtigte Feststellung. Ist sie in Richtung deutsche Oppositionsparteien gemünzt, die die Autonomie nicht ablehnen, doch als unzureichend betrachten, müsste es korrekter lauten: "Wir von der SVP begnügen uns mit Autonomie, andere glauben, den Weg der Selbstbestimmung und Sezession gehen zu müssen." Auch die GRÜNEN stehen auf dem Boden der Autonomie, wollen eben einige Korrekturen in ihrem Sinn. Dann gibt es jetzt das Team Köllensperger mit einem anderen Projekt zum Ausbau der Autonomie mit anderen Akzenten z.B. mit mehr Rechten auf direkte Bürgerbeteiligung und eine stärkere Rolle des Landtags im Statut. Die Deutungshoheit, wieviel und welche Autonomie die Südtiroler brauchen und ihnen gut tut, hat die SVP nicht mehr, spätestens seit der vom Volk gekippten Verfassungsreform von 2016. Wäre sie in Kraft, wäre es so gut wie unmöglich die Autonomie wesentlich auszubauen. Die Architektin dieser zentralistischen Staatsreform hat die SVP ins neue Parlament mitbefördert.
Den Ausbau der Autonomie hat die SVP bisher der Allianz mit dem PD untergeordnet. Dieser hat in der Parlamentslegislatur 2013-2018 die Statutsreform von Zeller und Berger ignoriert, ohne Folgen. Jetzt macht die SVP den wortgleichen Entwurf im Senat zur Bedingung für jede Zusammenarbeit mit anderen Parteien. Konsequent?

Sa., 01.09.2018 - 15:36 Permalink