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“Libero l’ha sparata grossa”

“L’Alto Adige ce l’hanno regalato nel 1919, ora merita di tornare in Austria”, l’editoriale di Zulin scatena una dura critica di Urzì (AANC): “Italiani ancora più derisi”
Libero
Foto: libero

L’Alto Adige merita di tornare a casa sua: l’Austria”. Si apre così l’editoriale di Giuliano Zulin pubblicato sull’edizione odierna di Libero, quotidiano fondato da Vittorio Feltri. Un assist che certo farà esultare la compagine di Südtiroler Freiheit & co. che preme, ansimante, per la concessione del doppio passaporto ai sudtirolesi. L’uscita del vicedirettore di Libero, il quale, come riporta la testata della bassa veronese Legnago24 ha militato in passato con la Lega, non è però naturalmente piaciuta ai “tutori dell’italianità”. Il guanto di sfida viene lanciato dal consigliere provinciale dell’Alto Adige nel cuore Alessandro Urzì che invita il giornalista, reo di averla “sparata grossa”, a un confronto faccia a faccia proprio sul tema degli italiani dell’Alto Adige. 

Gli Italiani che conoscono l’Alto Adige solo per la settimana bianca per favore si astengano dal pronunciare banalità che contribuiscono una volta di più, nella peggiore tradizione italiana, a renderci ancora più derisi oltre che calpesti (Alessandro Urzì)

Le posizioni espresse da Libero “si allineano a quelle dei Freiheitlichen, se non di Eva Klotz”, sottolinea Urzì. “È l’approccio culturale di una certa area politico/culturale che in passato anche la Lega locale aveva rivendicato soffermandosi su letture semplificate, quasi banalizzate degli eventi storici. E con esse si mette in discussione non solo la attuale sovranità italiana sull’Alto Adige ma anche la dignità e la tutela della minoranza italiana. Quasi non esistesse o non avesse diritti”. L’esponente di centrodestra non risparmia un’altra picconata ai leghisti sostenendo che gli atteggiamenti descritti “non sono diversi da quelli dei candidati italiani (come italiano è anche lo stesso Zulin) che si vestono in Lederhosen e le signore in Dirndl (il riferimento è a Carlo Vettori e ad alcune candidate del Carroccio, ndr), per esibire la loro sudditanza culturale e politica di fronte ad un sistema. Lo dice anche l’Inno d’Italia che sono gli Italiani stessi ad avere una innata propensione a farsi deridere e calpestare”.

 

 

Insiste Urzì: “Ecco, mi piacerebbe parlare di questo nel faccia a faccia con il vicedirettore di Libero, di quello che è invece l’orgoglio da Italiano di avere saputo costruire pace e sicurezza lungo uno dei confini più instabili e dolorosi d’Europa, costato tanti denari all’Italia, costato tante rinunce agli Italiani dell’Alto Adige, costato tanta intelligenza fra i fratelli concittadini di lingua tedesca che hanno accettato l’autonomia. Con lungimiranza. Sino a quando ora qualcuno non ha deciso di riaccendere le micce. Passi Kurz e i Freiheitlichen, passi anche Kompatscher che deve farsi la campagna elettorale - conclude il consigliere provinciale dell’Alto Adige nel cuore”, ma gli Italiani che conoscono l’Alto Adige solo per la settimana bianca per favore si astengano dal pronunciare banalità che contribuiscono una volta di più, nella peggiore tradizione italiana, a renderci ancora più derisi oltre che calpesti.

 

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Martin B. Mo., 24.09.2018 - 13:37

"Gli Italiani che conoscono l’Alto Adige solo per la settimana bianca per favore si astengano dal pronunciare banalità che contribuiscono una volta di più, nella peggiore tradizione italiana, a renderci ancora più derisi oltre che calpesti": genau das könnten die Südtiroler gegenüber Nationalisten und unkonstruktiv blockierenden Ministerien und Beamten sagen. Es ist m.E. unaktzeptabel das ein ital. Minister ein Treffen mit der öster. Kollegin absagt, einfach aus Gründen der "schlechten Stimmung die von Wien ausgeht" oder wie auch immer. Das hat glaub ich F. Palermo richtig kommentiert mit "Reden muss man immer", auch wenn das Gegenüber völlig diverse Standpunkte hat. In diesem Sinne könnte auch Schottland ein Vorbild sein, das mehr Autonomie erreicht, da die Separatisten nur knapp in der Minderheit sind.

Mo., 24.09.2018 - 13:37 Permalink
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Stephan H. Mo., 24.09.2018 - 14:48

Objektiv gesehen muss doch jeder zugeben, dass der Artikel von Giuliano Zulin der historischen Wahrheit entspricht. Es ist wohltuend, dass jemand aus Italien die Wahrheit über Südtirol und Italien ausspricht.

Mo., 24.09.2018 - 14:48 Permalink
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luigi spagnolli Mo., 24.09.2018 - 15:49

Libero non l'ha affatto sparata grossa. Ha semplicemente raccontato la Storia com'è andata, ma traendone una conclusione discutibile: ovvero, che l'Alto Adige debba "tornare all'Austria". Nella Storia si va sempre avanti, non si torna mai indietro. Oggi il Südtirol è completamente diverso da quello che era 100 anni fa, a partire dal nome: allora con il termine Südtirol si intendeva semmai l'odierno Trentino (ai cui abitanti ovviamente un toponimo di riferimento in lingua tedesca, in epoca ancora fortemente nazionalistica, non poteva piacere, e infatti l'hanno abbandonato, semplicemente non più usandolo). Oggi l'Alto Adige/Südtirol ha maturato un'esperienza di convivenza tra diversi straordinaria, che può essere usata come esempio, nel bene ma anche nel male s'intende (anche noi siamo tutt'altro che perfetti), da tantissimi altri territori alle prese con la necessità di far convivere chi ci abitava prima con chi ci abita ora proveniendo da altre parti del mondo. Esperienza che va e che deve andare avanti, perché la convivenza, come l'armonia in famiglia, va riconquistata ogni giorno. Dire quindi semplicemente che dobbiamo "tornare all'Austria" è una fesseria, sapendo tra l'altro che è tutto da vedere che l'Austria ci voglia alle condizioni che vorremmo. Dire invece che vogliamo staccarci sempre più dalle inefficienze dello Stato Italiano, centralista e patologicamente burocratico, per amministrarci da soli è corretto: non per avere privilegi, che l'attuale meccanismo di finanziamento statale non ci dà più, ma per non dover essere continuamente frenati, bloccati, limitati dai meccanismi amministrativi di uno Stato che, per prevenire chi imbroglia (senza riuscirci), fa lavorare male chi vuole lavorare onestamente. Garantendo peraltro in tal modo le migliaia di posti di lavoro della propria macchina burocratica, pagati con le tasse di tutti noi. Urzì invece come sempre la spara grossa lui, con l'unico obiettivo di tornare a sedersi nella sua poltroncina in Consiglio Provinciale.

Mo., 24.09.2018 - 15:49 Permalink
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△rtim post Mo., 24.09.2018 - 17:03

Per fortuna, qc. ragiona ancora, anzi, sa ragionare in modo libero.
Oggi, inoltre, hanno confermato che la Marmolada fa parte integrante del Trentino Tirolese.
Speriamo che il popolo di questa terra possa decidere finalmente sulla propria sorte.

Mo., 24.09.2018 - 17:03 Permalink
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vettori carlo Mo., 24.09.2018 - 18:00

Ancora una volta abbiamo un politico locale che pensa di risolvere i problemi del gruppo linguistico italiano, parlando di moda, neanche fosse il conduttore di “ma come ti vesti”.
Andiamo avanti e pensiamo ai veri problemi della nostra Terra, non curandoci di chi, sguazza ancora nel torbido del conflitto etnico. Il nemico comune è fuori e si chiama globalizzazione, non Mario Rossi Vs. Manfred Tschurtschenthaler

Mo., 24.09.2018 - 18:00 Permalink
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Paolo Carbone Di., 25.09.2018 - 08:23

Anche questa volta Libero si distingue per la sua imbecillità. E, mio malgrado, questa volta condivido totalmente il pensiero di Urzì. La semplificazione, la superficialità con cui viene trattato il problema dell’Alto Adige da parte della maggioranza degli italiani d’Italia è imbarazzante e tanto più odioso a fronte delle sparate austriache sul doppio passaporto.
Il modello di convivenza (pur difficile e spesso da separati in casa) tra le etnie e di efficienza dei servizi, di tutela dell’ambiente, delle tradizioni dovrebbe essere uno stimolo per tutte le altre Regioni d’Italia. Invece viene sbrigativamente considerato privilegio. E a rimetterci sono per primi gli altoatesini di lingua italiana.

Di., 25.09.2018 - 08:23 Permalink