Umwelt | L'ASSDA non vede?

Amici dei fitofarmaci

Il finto studio della Provincia di Bolzano sull’impatto sanitario dei fitofarmaci
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Foto: giorgio santoriello

Mentre nel Sud Italia non ci sono gli strumenti per calcolare gli impatti ambientali della filiera petrolifera, in Alto Adige tra centri di ricerca e centri di medicina ambientale  ci sarebbero strumenti e strutture per studiare meglio l’ambiente ma alla fine manca l’autonomia della scienza rispetto ad economia e politica. Mesi fa il consigliere provinciale Paul Kollensperger mi girò uno studio dell’azienda sanitaria di Bolzano sull’impatto sanitario dei fitofarmaci, per formulare un parere. Lo studio non è datato, nè firmato, non ha un comitato scientifico responsabile, nè pare abbia ricevuto una revisione da terzi, non si sa se sia gemmato in una pubblicazione scientifica, non ha neanche una foto nè dei prelievi, nè dei laboratori usati, insomma pare uno studio fai da te, in perfetto stile “provinciale”. Le analisi  riportate nello “studio” sarebbero state svolte tra il 2014 ed il 2015 durante e a distanza dai trattamenti fitosanitari.

I comuni atesini vengono suddivisi sulla base di un’arbitraria e discutibile suddivisione per vocazione agricola, che non tiene conto nè della realtà d’impiego e propagazione dei fitofarmaci, nè nelle delle superfici agricole usate (SAU) infatti per esempio Malles o Laives come tanti altri comuni “agricoli”, non rientrano nello studio! Dopo questa prima truffa, gigantesca e che pregiudica dall’inizio ogni buona intenzione, lo studio viene presentato come epidemiologico, in realtà è solo statistico e neanche completo da quest’ultimo punto di vista, anzi il termine ISTAT neanche compare!

Lo studio ha la presunzione anche di stabilire un nesso tra l’utilizzo di un solo principio attivo, il clorpirifos, ( messo in commercio negli USA negli ’60 ed i cui studi sulla tossicità sono terminati oltre 40 anni dopo ) e la salute della popolazione. La premessa dello studio ignora totalmente: tutti gli altri fitofarmaci, i relativi coformulanti, la modellistica di dispersione dei medesimi in acqua come in aria, o la semplice assimilazione attraverso alimenti non prodotti in situ ma che importati trasportano a loro volta eventuali residui di fitofarmaci. Senza studiare la dieta, la persistenza ed il bioaccumulo di queste sostanze la Provincia di Bolzano come fa a definire queste 32 pagine “studio” tra l’altro ignorando un approccio comparativo tra terreni a biologico e terreni ad uso intensivo? Si vuol far credere che entrambi abbiano anche lo stesso impatto sanitario?

A pag. 9 gli scienziati bolzanini riportano che: ” … nelle zone ad alta vocazione agricola  l’incidenza di Alzheimer e demenze sul periodo 2010-2014 per le femmine è significativamente più elevata nell’area ad alta intensità di coltivazioni rispetto a quella con bassa intensità… – dopo però dicono -…questi dati suggeriscono che sia l’area a bassa intensità di coltivazioni ad avere, rispetto al resto della provincia, una incidenza più bassa, non l’area ad alta intensità ad avere una incidenza più elevata… – dopo però dicono –  … se da un lato questa procedura (che produce una mappatura del fenomeno) permette di ottenere una misura della dimensione del fenomeno nella realtà altoatesina, dall’altro può essere affetta da bias di completezza e di accuratezza diagnostica, data la mancanza di un flusso informativo ad hoc.  Quindi la provincia dice il suo parere ma allo stesso tempo afferma che le fonti usate per raggiungere il suo parere potrebbero essere non affidabili ?! Ed in questi decenni di agricoltura intensiva piuttosto che pensare a fiere, mercatini, brochure e marketing turistico perchè non hanno fatto le analisi tossicologiche sulla popolazione residente in provincia? Perchè a Malles è stato fatto quello che la Provincia non ha voluto fare sino ad oggi? Perchè nello studio non si citano nè i quantitativi nè la tipologia dei prodotti fitosanitari venduti in provincia? E gli uffici competenti, ambientali e sanitari, quali controlli fanno sul corretto uso dei fitofarmaci e dove pubblicano i risultati della sorveglianza?

A pag.10 lo studio riporta lo stesso “giochetto” fatto per l’Alzheimer, ripetendolo per le patologie tiroide, giocando con i termini ed i numeri, ammettono il problema ma non danno certezza sull’affidabilità delle loro fonte riportando che: “… questo fa propendere per la presenza di altri possibili fattori, oltre a quello oggetto di studio , che stimolino una infiammazione cronica della ghiandola tiroidea e sfocino poi nella tireopatia di Hashimoto”. Quindi se i principali indiziati dalla letteratura scientifica non sono i responsabili, allora chi infiamma le tiroidi altoatesine? Stesso gioco di parole per l’incidenza del Parkinson nelle aree più esposte ai fitofarmaci ( pag. 8 ) ove l’incidenza è maggiore di molto per i maschi ma “se correlata alla bassissima incidenza del resto del territorio”; peccato che anche per il Parkinson manchi un registro specifico e quindi punto e a capo, vuoti conoscitivi senza colpevoli e senza conseguenze. Privo di ogni ratio scientifica il giungere a conclusioni finanche parziali, per aver ricercato un solo principio attivo tra centinaia in commercio, per giunta su un campione di persone ristrettissimo, una cinquantina circa, su oltre cinquecentomila residenti ! Non c’erano nella ricca e verde provincia bolzanina i soldi per allargare la coorte di studio?

Le domande che scaturiscono da questo pseudo-studio sono anche altre: se l’ISPRA nell’ultimo rapporto nazionale, annovera Bolzano tra le province con le falde più contaminate da pesticidi ( oltre il 90% dei campioni positivo alla presenza di uno o più pesticidi ) e l’APPA è comunque tra le agenzie locali che ha ricercato più sostanze, mediamente 170 circa, perchè questo studio non è stato calibrato e continuato in considerazione a questi dati ambientali ? Come vengono controllati i residui di fitofarmaci negli alimenti in provincia, con quante non conformità ?Quanti controlli sanitari sono a sorpresa? Queste contaminazioni influiscono anche sulla rete idrica potabile? Qualcuno studia il bioaccumulo di queste sostanze nella flora/fauna locale o nei sedimenti fluviali e lacustri? Il servizio di fito-sorveglianza provinciale quante sanzioni eroga annualmente? Chi controlla i trattamenti in fase di fioritura che spesso i pendolari notano mentre si recano a lavoro assieme agli studenti che mentre raggiungono le scuole costeggiano campi in corso di trattamento? Quante aziende altoatesine partecipano al Global Gap (http://www.suoloesalute.it/globalgap/ ) e perché non mettono in rete gli esiti delle analisi svolte in autocontrollo da queste aziende? Perchè non si ricercano i metalli pesanti e le altre sostanze chimiche presenti nei formulanti dei fitofarmaci o i relativi metaboliti, sottoprodotti della degradazione dei principi attivi? Perchè negli USA il clorpirifos è stato “bandito” in ambito domestico invece in agricoltura si continua ad usare? Perché nella redazione dello studio non è stata debitamente coinvolta la cittadinanza e le associazioni? Pongo queste domande perchè sui siti istituzionali provinciali non vi è risposta alcuna.

Come ha detto il Dott. Antonello Russo nel leggere lo studio in questione: “…che siano comuni a vocazione frutticola non presuppone fitosanitari in egual misura, e poi i comuni “frutticoli” non c’entrano con la popolazione residente, che invece può essere esposta o meno a seconda del dove risiede (vicino o lontano dai campi), manca l’analisi per la mortalità complessiva ed una differenziazione tra la situazione nei pressi del biologico rispetto al convenzionale…” ed ovviamente non si tiene conto degli stili di vita personali, magari di chi lavora dove risiede e di chi invece fa il pendolare verso aree più urbanizzate o con regimi agricoli diversi, e neanche se viva sotto o sopravento rispetto al campo trattato.

La Provincia accenna nello studio alle nascite ma ignora completamente qualsiasi riferimento al tasso di malformazioni, endometriosi, disturbi sessuali, endocrinologici in giovane età o in fascia pediatrica, metabolici o neurologici, mortalità infantile etc, tutti fenomeni che da letteratura potrebbero ricondurre soprattutto a fattori ambientali o all’influenza proprio dei fitofarmaci!

La Provincia di Bolzano ha i mezzi che altre regioni sognano, dalla biobanca al centro di biomedicina con annessa sezione di medicina ambientale, ma è palese che manchi la libertà scientifica e politica di procedere con un vero studio esteso e dettagliato. Si è stabilito a pag. 20 che i lavoratori agricoli avevano nelle urine i segni dell’esposizione al clorpirifos, con i tassi più elevati tra quelli raccolti, e perchè non si è proceduto ad uno screening sanitario più esteso di quei lavoratori a fronte delle varie forme di tossicità note? Acquisito il dato o l’indizio era doveroso procedere con ulteriori analisi altrimenti si accetta la distruzione della prevenzione primaria. Ma il problema tossicologico è condiviso con la popolazione altoatesina residente che mostra una media di TCP nelle urine ( marker clinico della presenza di clorpirifos ) molto più alta dei valori riscontrati in analoghe rilevazioni svolte in Trentino, negli USA o in Spagna ( pag 32 ). Lo studio bolzanino è anche privo di allegati, come i certificati di analisi dei singoli campioni.

Lo pseudo-studio dell’azienda sanitaria di Bolzano è volutamente sottodimensionato: con i mezzi economici e non solo, presenti in provincia, si poteva e si doveva allargare la base dei prelievi e delle sostanze da ricercare, dare solide fondamenta ambientali e statistiche allo studio e soprattutto non limitarsi a 32 pagine “spot”. Lasciamo sempre ai cittadini ed alle associazioni l’onere di controllare gli impatti ambientali? Quali sono i controlli sulla deriva e biomagnificazione dei principi attivi e quali impatti sanitari hanno ed hanno avuto sinergicamente ? Perchè la Provincia di Bolzano non ha fatto quello che hanno fatto in questi anni i cittadini di Malles ricercando e trovando il glifosato nelle proprie urine, o il monitoraggio svolto dal Dachverband für Natur- und Umweltschutz sui  residui di pesticidi nei parchi giochi provinciali, oppure in Trentino ove i residui di fitofarmaci sono stati ritrovati anche nelle feci degli orsi. O si sconfiggono le ingerenze lobbistiche nelle nostre presunte democrazie o dovremmo relegare all’antiquariato la nostra cara Costituzione Italiana.

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Pietro Fischer Fr., 28.09.2018 - 20:02

"... è palese che manchi la libertà scientifica e politica di procedere con un vero studio esteso e dettagliato..."
Dem ist nichts hinzuzufügen.

Fr., 28.09.2018 - 20:02 Permalink
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Massimiliano Rausa Sa., 29.09.2018 - 00:50

Visto il prologo "Mentre nel Sud Italia non ci sono gli strumenti calcolare gli impatti ambientali della .." volevo già abbandonare la lettura.
Però il tema è centrale e sono andato avanti.
Tenendo da parte il tono dell'analisi 'tipo 5stelle', che a me personalmente non piace, è chiaro che c'è veramente da farsi e da fare domande sulla qualità di questi studi, e quindi su cosa ci sta dietro..
Ben vengano queste analisi, anche a costo di sbagliare.

Sa., 29.09.2018 - 00:50 Permalink
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giorgio santoriello Sa., 29.09.2018 - 11:07

lo studio è in pdf in calce al secondo link e si può scaricare lì altrimenti su google basta scrivere "studio sanitario bolzano fitofarmaci " ed esce su sabes.it . La cosa assurda è che la provincia non dia un link chiaro per scaricarlo e che i cittadini debbano farlo da un blog o da un giornale

Sa., 29.09.2018 - 11:07 Permalink
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Klaus Griesser Di., 09.10.2018 - 22:33

Ich warte anscheinend vergeblich auf eine Reaktion des Südtiroler Sanitätsbetriebs auf diese -scheint mir - sorgfältig begründete Kritik an dessen offizieller Studie. Soll ich das so verstehen, dass diese nur dazu dient, die von vielen konzernunabhängigen Wissenschaftlern gemeldeten Gesundheitsrisiken bei vielen "Pflanzenschutzmitteln" zu vertuschen mittels gezieltem Vorbeiforschen an der Situation? Damit würde sich der Sanitätsbetrieb mitschuldig machen an allen realen gesundheitlichen Schädigungen, oder?

Di., 09.10.2018 - 22:33 Permalink